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giovedì 11 aprile 2013

PD Come Casamicciola tra Renzi e Quirinale. Ecco le strategie di D'alema per far fuori Bersani

Pd a pezzi tra Renzi e Quirinale. Ecco le strategie di D'alema per far fuori Bersani


di Claudio Brigliadori



Di tele politiche da tessere in gran silenzio e strategie da realizzare sottobanco. Massimo D'alema è uno dei massimi esperti della politica nostrana. Non a caso, Baffino gode della simpatia degli avversari più acerrimi, compreso Silvio Berlusconi, che sempre gli hanno riconosciuto queste capacità machiavelliche, mentre è guardato con un misto di sussiego, timore e rancore dai suoi compagni di partito. Ecco perchè ogni sua manovra scuote il Partito Democratico fin dalle fondamenta, tanto più in un momento di collasso strutturale. Più vicino a Renzi che a Bersani - La cronaca di giornata parla di un D'alema in visita a Palazzo Vecchio dal Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Sì, il rottamato per eccellenza, nemico numero uno di Bersani, in visita proprio a Renzi, che ha basato la sua campagna elettorale per le primarie sulla demolizione dell'ex premier. Un incontro cordiale, anche se rapido, a margine di una lezione tenuta da D'alema all'Istituto di Scienze umane sulla crisi dei partiti in Europa ( astenersi commentatori ironici ). Visita di cortesia, si sarebbe detto in altri momenti e con altri protagonisti. Ma non è questo il caso: il faccia a faccia, oltre che di disgelo, sa di spostamento di equilibri notevolissimo. "E' stato un errore non far votare Renzi per il Quirinale", accusa D'alema intervenendo sul caso intervenendo sulla scelta dei rappresentanti della Regione Toscana chiamati a eleggere il prossimo presidente della Repubblica italiana. Il Sindaco Renzi, infatti, ne ha fatto un caso politico, ha parlato di "telefonata da Roma" per far pressioni e di "doppiogiochisti" nel partito, tirando in ballo direttamente Bersani. Un clima di tensione, quindi, ormai esploso e che ha fatto parlare Dario Franceschini di rischio scissione nel Partito Democratico. Con l'aiuto di Silvio -  E qui interverrebbe proprio la manovra di D'alema. Avvicinarsi a Renzi e, al contempo, picchiare duro su Bersani e il caso Quirinale, contribuisce a indebolire ulteriormente la posizione del segretario, già compromessa. Una voce sempre più pesante in largo del Nazareno riferisce di mire altissime da parte di Baffino: il Colle, addirittura, aprendo la strada di Palazzo Chigi niente meno che a Renzi. Il tutto, naturalmente, con il benestare di PDL e Silvio Berlusconi in persona. Nel giorno in cui Bersani si è tirato fuori dal dopo Napolitano, ("Io penso solo ai Colli piacentini"), anche D'alema ufficialmente l'ha fatto: "Io candidato? Non lo sono, il nome per il Quirinale lo sceglierà Bersani". Un cul-de-sac, insomma. Ma nello stallo assoluto passerà e tanto la posizione del Cavaliere. Un altro Gossip di Palazzo Chigi riferisce una battuta dell'ex. Pdl, oggi Fratelli D'Italia, Ignazio La Russa: "Io conosco il prossimo capo dello Stato". E' una donna e si chiama Salva di nome e Condotto di cognome". Battuta, per indicare l'eventuale "salvacondotto" che sarebbe stato richiesto dal Presidente Silvio Berlusconi in cambio di una stampella al Pd. E se quel salvacondotto fosse proprio D'alema??????!!!!!!!

CSM: Ingroia trasferito ad Aosta

CSM: Ingroia trasferito ad Aosta



L'ex Pm di Palermo Ingroia è stato trasferito alla procura di Aosta come sostituto. Lo ha deciso il plenum del Csm con 19 voti a favore e 7 astenuti. Il Csm gli aveva negato il via libera per ricoprire l'incarico di presidente della società di imposte Riscossione Sicilia che gli è stata offerta dal presidente della Regione Crocetta dopo la netta bocciatura elettorale. Pronta la risposta dell'ex Pm, Ingroia: "Il trasferimento a Aosta ha il sapore di un provvedimento punitivo". "Il Csm ha fatto valutazioni che mi lasciano abbastanza sconcertato. Prendo atto delle decisioni che non mi sembrano ispirate da disponibilità e attenzioni verso un magistrato come me che per 25 anni ha dedicato la propria vita e la propria attività nella lotta alla mafia". Conclude Ingroia. 

Politica. Il Movimento 5 Stelle occupa alla Camera la sala del mappamondo

Politica. Il Movimento 5 Stelle occupa alla Camera la sala del mappamondo 




A Montecitorio il Movimento 5 Stelle dichiara guerra sull'uso delle aule delle commissioni permanenti. Dopo l'invito alla autoconvocazione, esteso ieri a tutti i gruppi, i deputati stellati passano al contrattacco perchè si sono visti negare dai questori, annuncia la Capogruppo Lombardi, l'accesso alle aule di Commissione. Quindi il Movimento 5 Stelle ha deciso di occupare dalle 11 l'unica aula operativa, la sala del mappamondo, ora destinata all'attività della Commissione speciale. 

Politica. PDL, Schifani: O Governo con noi o al voto

Politica. PDL, Schifani: O Governo con noi o al voto 


Renato Schifani
Presidente Senatori PDL

"Non è colpa del Popolo della Libertà se dopo un mese e mezzo l'Italia non ha ancora un governo". Cosi il presidente dei Senatori del Popolo della Libertà, Schifani , al Tg1. "Bersani insiste per un esecutivo di cambiamento - continua Schifani - ma anche noi siamo per cambiare il Paese e la vita dei cittadini italiani, che vedono aumentare la pressione fiscale e la disoccupazione mentre crolla la produzione industriale. Allora, facciamolo insieme. Se cosi non fosse, meglio tornare subito alle urne, senza perdere altro tempo"

Politica. Renzi: Spero al voto il prima possibile

Politica. Renzi: Spero al voto il prima possibile



"Spero si vada alle elezioni il prima possibile". Lo afferma Renzi aggiungendo: "Se Bersani e Berlusconi riterranno più opportuna qualche forma di accordo nell'interesse del Paese, spero facciano presto". L'attuale legge elettorale "è un problema ma non può essere un alibi per non fare niente". La mancata nomina tra i grandi elettori toscani per il nuovo presidente della Repubblica? "Mi avrebbe fatto piacere - continua Renzi - rappresentare la mia Regione". Qualcuno - conclude - "mi aveva detto vai avanti tranquillo, ti votiamo, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma". Incarico da Premier? "Sono fuori dai giochi della politica romana". Insomma, Renzi torna sulla mancata nomina a "grande elettore" da parte del Consiglio regionale toscano, rinfocolando la polemica con il segretario del Partito Democratico, Bersani.

Pronta la replica del segretario del Pd, Bersani: "Nella sequela di quotidiane molestie, mi vedo attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la Toscana". "Smentisco - ha proseguito Bersani - di aver deciso o anche solo suggerito o pensato alcunchè a proposito di una scelta che riguarda unicamente il Consiglio regionale della Toscana". 

mercoledì 10 aprile 2013

Tangenti. Sul caso Serravalle spunta il nome di Massimo D'alema

Tangenti. Sul caso Serravalle spunta il nome di Massimo D'alema

di P. M. Dubito


Spunta anche il nome di Massimo D'alema nel verbale sul caso Serravalle. Nel carcere di Monza, il 4 febbraio, a fare il suo nome è stato il 67enne Renato Sarno, cioè l'architetto già incriminato dai Pm monzesi come "collettore di tangenti e uomo di fiducia di Penati nella gestione di Milano-Serravalle". L'articolo del Corriere della Sera a firma di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella racconta che quando la Provincia di Milano, presieduta dal Ds Filippo Penati, comprò nel 2005 dal costruttore Marcellino Gavio un pacchetto d'azioni della società autostradale Milano-Serravalle, "le esatte parole di Penati furono: "Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra cosi consistente, ma non potevo sottrarmi perchè l'acquisto mi venne imposto dai vertici del Partito nella persona di Massimo D'alema".

Si legge sul Corriere della Sera

Sarno asserisce dunque che fu Penati a indicare nell'allora presidente dei Ds, ex premier e poi Ministro degli Esteri, colui che lo aveva politicamente spinto a un'operazione finanziaria controversa già da quel 29 luglio 2005: da quando cioè la Provincia di Milano con Penati comprò dal gruppo Gavio il 15% della Milano-Serravalle al prezzo di 8,9 milioni di euro per ciascuna di quelle azioni che Gavio aveva acquistato in precedenza a 2,9 milioni di euro. Gavio incassò 238 milioni, temporalmente in coincidenza con l'appoggio finanziario (50 milioni) fornito poi dal Gavio alla "scalata" che l'Unipol di Giovanni Consorte (Compagnia assicurativa nell'orbita della sinistra) stava dando alla Bnl prima di essere fermata per aggiotaggio dai Pm milanesi. 


Dubito

CSM: No a incarico in Sicilia per Ingroia

CSM: No a incarico in Sicilia per Antonio Ingroia


Antonio Ingroia

Antonio Ingroia non può presiedere la Riscossione Sicilia Spa. E' quanto ha deciso la terza Commissione del Consiglio superiore della Magistratura. Il Csm ha difatto negato l'autorizzazione all'ex Pm di Palermo a ricoprire l'incarico di presidente della società incaricata di riscuotere tasse e tributi per conto della Regione Sicilia, che gli era stato offerto dal Governatore Crocetta. "Non conosco le motivazioni del Csm e non commento", ha dichiarato Ingroia. Il magistrato si era mpresentato alle elezioni con la sua lista elettorale, Rivoluzione Civile, e non ha raggiunto il quorum per entrare in Parlamento, pur avendo unito le sue forze con l'ex leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.