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sabato 30 gennaio 2016

RAI 3 OKKUPATA L'assalto finale dei renziani: che succede in viale Mazzini

RAI 3 OKKUPATA I renziani vogliono la testa di Giannini




Sale la tensione a Rai3 dopo quella frase pronunciata da Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, su Maria Elena Boschi. L'ex direttore di Repubblica aveva parlato di "rapporto incestuoso" a proposito del caso della Banca Etruria, e ora i renziani vogliono la sua testa.

In primis, riporta il Giornale, c'è stato l'attacco di Michele Anzaldi, renziano, membro della commissione di Vigilanza, che ha chiesto a Giannini e ai dirigenti "che guadagnano quattro volte più del premier" di "rispondere" e che in realtà vuole il suo licenziamento. Poi è stata la volta di diversi esponenti renziani del Pd, che hanno a vario titolo attaccato Giannini.

Il conduttore di Ballarò finora non ha commentato le critiche: "Risponderò nella puntata di Ballarò di martedì prossimo", ha annunciato il giornalista. "Io non ho mai varcato il limite della mancanza di rispetto delle persone. Solo chi voleva in maniera subdola equivocare poteva farlo". 

Clamorosa lettera contro Renzi: la rivolta mai vista alla Farnesina

Caso Calenda, la lettera degli ambasciatori e dei diplomatici contro Matteo Renzi




I diplomatici italiani in rivolta contro Matteo Renzi. La gaffe delle statue velate per la visita dell'iraniano Rohani, visto da qualcuno come una maliziosa vendetta da parte della Farnesina nei confronti del premier, potrebbe non essere un caso, perché ora arriva la conferma ufficiale. Due lettere, una firmata da 230 diplomatici in carriera, l'altra da 24 ambasciatori di grado, protestano per la nomina del viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. A non andar giù al corpo diplomatico non è tanto l'uomo, quanto il metodo: praticamente mai era stato preferito un politico a un diplomatico di carriera. Tra l'altro, Renzi non era stato tenero con il rappresentante sostituito, Stefano Sannino, giudicato poco combattivo. Uno schiaffo per tutta la categoria. 

"Qua è pieno di rissosi" - La prima lettera, come scrive anche il Corriere della Sera, è stata inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro Elisabetta Belloni ed esprime "sorpresa e preoccupazione" per la scelta di Calenda e "il declino di autorevolezza dell'Amministrazione degli Affari esteri". Si chiedeva di rivedere la decisione, ma Renzi ha tenuto duro. Unico risultato: poter incontrare i due destinatari della lettera. Un caso politico, visto che al secondo dei due summit ha partecipato anche il ministro Paolo Gentiloni. Valensise ha spiegato che la designazione di Calenda è da considerare una eccezione, e non la regola. Molti però non sono stati convinti e qualcuno ha anche commentato con amara ironia una battuta di Renzi in persona: "Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni". 

La protesta degli ambasciatori - Con Renzi i giovani ambasciatori si sono detti "profondamente disorientati": "Non ci si improvvisa ambasciatori, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni". La scelta di un politico per Bruxelles "equivale a ignorare tutto questo" e per questo "le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche". Toni di fatto confermati anche dalla lettera degli ambasciatori di grado, che lanciano un "fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici"

Caivano (Na): Qerelle Forza Italia Nino Navas lascia il partito Scaricato da chi lo sosteneva in campagna elettorale

Caivano (Na): Qerelle Forza Italia Nino Navas lascia il partito Scaricato da chi lo sosteneva in campagna elettorale


Nino Navas

Nino Navas, storico esponente e sostenitore di Forza Italia, ha lasciato il partito. Ad annunciarlo lo stesso Nino Navas al Giornaledicaivano.it del giornalista Francesco Celiento, nella quale chiarisce d'averlo fatto dopo aver anticipato tale decisione al primo cittadino Simone Monopoli. Coerenza e lealtà - fa evincere Navas - all'interno della Missiva. Navas punta il dito anche contro un noto sito web molto vicino al sindaco che lo accusa riportando una cronistoria che nulla centra con la politica vera. Da precisare che lo stesso sito web che oggi lo accusa al punto da indurre Navas a rivolgersi ai suoi legali per costatarne eventuali estremi di querela a mezzo stampa, alle scorse competizioni elettorali lo sosteneva e lo difendeva anche dagli attacchi politici dell'attuale opposizione, uno dei tanti casi, la questione dei gelati Winner Taco, che lo stesso candidato al consiglio comunale, in una delle sue manifestazioni regalava ai partecipanti come gadget. Insomma, la solita politica che punta a scaricare il proprio alleato nel momento in cui tenta di formulare un pensiero. Lo si fa senza stile, senza professionalità, entrando nel personale. Navas l'ennesima vittima politica del sistema? Avanti un altro. Chi sarà il prossimo? 

Di seguito la Missiva che Nino Navas invia a ilgiornadedicaivano di Francesco Celiento:

Nei giorni scorsi, un piccolo quotidiano on line di provincia che non di rado, al posto di fare reale informazione viene utilizzato come “macchina del fango”, ha pubblicato un articolo ‘contra personam’ completamente fuorviante e con fatti descritti assolutamente non veritieri sul mio conto.

Proprio per questo intendo precisare alcune circostanze riportate, approfittando dello spazio che il Suo giornale, sempre attento alle dinamiche del territorio, mi concede.

In primo luogo, non mi sono mai definito “capo dei ribelli”, espressione giornalistica che ha utilizzato Lei, direttore, per semplificare la situazione di serrato confronto all’interno del partito di Forza Italia.

Personalmente posso dire di essere un imprenditore prestato alla politica che ha cercato in questi mesi di mettere a disposizione del sindaco i propri contatti e  la propria esperienza per realizzazione di progetti a favore del territorio e della comunità. E della bontà, oltre che dell’efficacia del mio contributo, il primo cittadino ne ha avuto sempre prova.

Anzi in più di un’ occasione sono stato compulsato, nonostante non ricoprissi alcuna carica, ad occuparmi di diverse questioni e problemi tanto da essere in varie circostanze delegato ufficialmente. (prot 21265/2015, prot 16160/20150, prot 16512/2015).

Anche per quanto riguarda la vicenda del coordinamento della locale sezione di Forza Italia le cose sono andate in maniera diversa. L’invito ad assumere il ruolo di commissario mi è stato fatto direttamente dai due fratelli Monopoli, Luca (coordinatore dimissionario) e Simone, sindaco di Forza Italia.

Io, semplicemente per spirito di servizio, ho dato la mia disponibilità a traghettare il partito fino all’individuazione del nuovo coordinatore da scegliere attraverso la partecipazione collegiale ed il voto di tutti gli iscritti.

Dunque, da un lato, mi si chiede di dare il mio contributo sottraendo tempo prezioso alle mia attività e dall’altro si scrive che il sottoscritto  “vuole fare qualcosa”. Un vero caso di dissociazione mentale o molto più semplicemente di contraddizione.

Per quanto riguarda la vicenda della prima riunione della cabina di regia, anche qui,voglio precisare come la stessa fu anticipata la mattina ed io trovandomi già in comune per un incontro tra me, il sindaco, ed un altro imprenditore lo stesso Monopoli mi invitò a prendervi parte. Del resto è noto come il sindaco ha come sua consuetudine quella di tenere sempre riunioni allargate al di là dei ruoli dei partecipanti, ruoli che solo quella mattina sono stati fatti valere. Ma va bene così.

Ed ancora, per quanto riguarda il documento firmato da una parte consistente dei candidati e sottoscritto dallo stesso ex vicesindaco, questo è giunto dopo una riunione e una condivisione rispetto ai contenuti. Non ho notizia di smentite pubbliche da parte di nessuno dei sottoscrittori.

In relazione, invece, alle ultime due riunioni di partito, le sole alle quali non ho partecipato, voglio puntualizzare che la mia assenza è stata dovuta dal fatto che gli incontri non sono stati convocati dal coordinatore pro – tempore. Del resto in tutte e due le occasioni si è avuta, non a caso, una esigua partecipazione.

Voglio ulteriormente ribadire che la mia è unicamente una passione civile perché non vivo di politica ma ad un certo momento della mia vita sento la necessità di dare un contributo in termini di impegno per la crescita di un territorio dove le imprese di famiglia sono presenti da oltre quarant’anni.

Questa mattina, in un incontro con il sindaco, gli ho preannunciato che avrei lasciato Forza Italia perché non condivido più il modo in cui viene gestito il locale circolo e per la mancanza di un coordinatore realmente terzo rispetto alle parti.

In conclusione di questa mia lettera, al sindaco che comunque è chiamato ad un compito gravoso e non facile, gli dico di guardarsi bene dal “cerchio magico” di cui si è circondato che in soli otto mesi è stato capace di far calare in maniera drammatica il consenso di cui godeva. La mia decisione è certamente sofferta e attendo di confrontarmi prossimamente con i miei riferimenti sovra comunali del partito.

Visto che l’articolo a cui ho fatto riferimento all’inizio di questa lettera contiene numerose circostanze non vere oltre che nefandezze sul mio conto, sto verificando con i miei legali se vi sono i presupposti per una querela per diffamazione a mezzo stampa.

Nel ringraziarLa, voglio evidenziare che tutto quanto ho riportato nella presente ha un comune denominatore: riscontri e testimonianze.

venerdì 29 gennaio 2016

Caivano (Na): Esclusiva Si spacca la maggioranza? Consiglio Comunale deserto Monopoli messo in un angolo

Caivano (Na): Si spacca la maggioranza? Consiglio Comunale deserto Monopoli messo KO


di Gaetano Daniele



I nodi vengono al pettine: Monopoli è giunto al capolinea. Stasera grande figuraccia del sindaco Monopoli che, in consiglio comunale non può contare su una maggioranza politica e neanche numerica, atteso che, i mal di pancia che erano presenti nelle varie formazioni che gli hanno consentito sebbene al ballottaggio di raggiungere lo scranno di sindaco del comune di Caivano, stasera non aveva neanche  i numeri per sedersi a discutere. Infatti, il consiglio comunale in seconda convocazione alle ore 19.00 è andato deserto. Forse perchè si era sbagliato nelle convocazioni? o forse perchè la famosa fase 2 è fuori fase? Evidentemente Monopoli ha perso la bussola. Basta al Sindaco Monopoli dettare legge attraverso una gestione familiare o a pochi noti del cerchio magico? Tra l'altro le possibili schermaglie, anzi, addirittura sarebbero quasi venuti alle mani, di alcuni consiglieri comunali che, discutendo animatamente si sono incorsi in reciproche offese. Monopoli quindi, in questi ultimi 8 mesi di amministrazione ha visto cambiato un segretario e ha visto la trasmigrazione di molti consiglieri comunali da un gruppo ad un altro sarebbe nell'angolo. Stamattina le dichiarazioni anche del suo amico e più volte delegato, certo Nino Navas, lasciavano intravedere qualche maretta, anzi, dire maretta è dir poco, e intanto la città proprio in questi momenti in cui si aggiudica la gara d'appalto per la NU  è allo sbando. La città si aspetta appunto risposte che tardano ad arrivare. Le dimissioni del vicesindaco Bellastella, e le dimissioni dell'ex Assessore Sorrentino, quote rosa, evidentemente erano già un segnale, ma adesso la situazione è ancora più stringente, vedremo gli eventi, ma la città aspetta tempestive risposte. Qualcuno parla di inesperienza, radio caivano parla di incapacità politica palese e manifesta, adesso attendiamo le risposte da parte di questa amministrazione e attendiamo soprattutto le manovre che questo Sindaco dovrà mettere in essere, speriamo che il tutto si risolva nella esclusiva e dettato interesse del Comune e della Città. 

Bomba sull'Airbus russo in Sinai Arresto choc: non è stato un terrorista

Bomba sull'Airbus russo: è stato un meccanico della Egyptair




La notizia l'ha data in esclusiva l'agenzia Reuters. E conferma i peggiori timori relativi alla sicurezza del trasporto aereo in Egitto: a mettere sull'Airbus russo della Metrojet la bomba che lo scorso ottobre lo ha fatto precipitare nel Sinai poco dopo il decollo da Sharm El Sheikh è stato un meccanico della compagnia di bandiera egiziana Egyptair. L'uomo, secondo la Reuters, è stato individuato e arrestato insieme a due poliziotti dell'aeroporto e un addetto ai bagagli, circostanza questa che non fa che aggravare la situazione della sicurezza nello scalo sul Mar Rosso. Secondo la ricostruzione delle fonti, una volta saputo che uno dei suoi componenti aveva un parente che lavorava all'aeroporto l'Isis gli avrebbe affidato la 'missione' consegnandogli una borsa con una bomba. Il cugino jihadista del meccanico si sarebbe unito allo Stato islamico un anno e mezzo fa. Nella strage sono morte 223 persone.

Bollo auto, cosa succede se non paghi: sanzioni e prescrizione, parla l'esperto

Bollo auto, cosa succede se non paghi: sanzioni, prescrizione ed esenzioni, parla l'esperto




Cosa succede se ci si dimentica di pagare il bollo dell'automobile? L'avvocato Valeria Zeppilli, in un articolo pubblicato all'interno della newsletter dello Studio Cataldi e ripreso dal sito dell'agenzia, spiega rischi e scappatoie per evitare stangate. 

Sanzioni, prescrizione, esenzioni - Se il pagamento avviene entro un anno dalla data in cui doveva essere effettuato, si applica il cosiddetto ravvedimento operoso e le sanzioni sono ridotte, altrimenti arrivano al 30 per cento. Il termine di prescrizione è triennale. Se l'amministrazione finanziaria non contesta nulla nei successivi tre anni rispetto a quello in cui si sarebbe dovuto provvedere al pagamento, nulla potrà più essere preteso dal contribuente. Lo stesso accade se l'avviso di accertamento, notificato nei termini, non è seguito da alcun altro atto interruttivo per i tre anni successivi al 61° giorno dalla notifica. Ciò anche se il credito è stato iscritto a ruolo. Alcune auto poi sono esentate (parzialmente o totalmente): non pagano il bollo i veicoli destinati al trasporto di disabili, le auto elettriche a emissioni zero e, a determinate condizioni, quelle di vecchia immatricolazione. Hanno invece diritto solo a una riduzione le auto alimentate esclusivamente a gas (in alcune zone l'esenzione è totale), anche se esenzioni e riduzioni variano a seconda della regione di residenza. 

Barbara Berlusconi, un siluro su Galliani in poche parole. Così affonda Adriano

Barbara Berlusconi, siluro su Galliani: "Siamo onesti, Milan da Europa League"




"Credo che si debba essere onesti, per quest'anno l'obiettivo è la qualificazione in Europa League ma dall'anno prossimo bisognerà puntare alla Champions". L'ammissione di Barbara Berlusconi, amministratore delegato del Milan, al di là dei toni diplomatici, suona come una nuova, durissima bordata spedita all'indirizzo di Adriano Galliani. Da quasi tre anni ormai i due "colleghi" coabitano, la figlia del Cav al marketing e Galliani al reparto sportivo. Come noto, però, i rapporti tra i due sono stati sempre tesi e l'entrata a gamba tesa di Barbara nel settore di competenza dello storico ad rossonero lo conferma. "Abbiamo investito tanto - aggiunge la Berlusconi alla conferenza stampa del Derby della Pace -, quindi la squadra è solida e per questo bisognerà ambire e raggiungere obiettivi importanti nelle prossime stagioni". Per quest'anno, però, la sfida appare già persa, con il Milan sesto a quota 33, a 14 punti dal Napoli primo e a 8 dal terzo posto, appeso a un successo in Coppa Italia per dare luce nuova a una stagione ancora una volta deludente. "Io e Galliani immaginiamo il futuro del calcio in modi differenti, ma non c'è volta in cui non abbiamo collaborato - cerca poi di glissare la figlia del presidente -. Abbiamo punti di vista diversi, ruoli, età e obiettivi diversi ma collaborare per il bene della squadra è la prima cosa. Nel piano Uefa dei prossimi quattro anni abbiamo deciso assieme gli obiettivi. Quest'anno non abbiamo raggiunto l'obiettivo e puntiamo l'Europa League, ma spero che mio padre e Galliani riportino il Milan dove merita".

L'ultima umiliazione per De Martino. Cosa vende Belen (a sua insaputa)

L'ultima umiliazione per De Martino. Colpo bassissimo: cosa vende Belen (a sua insaputa)




Riavvicinamento? Ma quando mai: tra Belen Rodriguez e Stefano De Martino è finita. Anzi, "finitissima". L'ultima prova (o presunta tale) è quella presentata da Novella2000, su cui si legge non soltanto che l'argentina non ci pensa proprio a tornare sui propri passi, ma anche che Belen "dopo avere iniziato il lungo lavoro per cancellare il tatuaggio che si erano fatti insieme, ha deciso di mettere in vendita la sua casa milanese". Il punto è che "come raccontano alcune sue amiche, le ricorda troppi momenti vissuti con il ballerino". Nel dettaglio, sarebbe stato messo in vendita un lussuoso appartamento nel centro di Milano: ci sarebbero già diverse persone interessate all'acquisto, e la Rodriguez sarebbe già alla ricerca di una nuova casa. Ma il punto più pruriginoso della vicenda raccontata da Novella 2000 è un altro: Belen avrebbe messo in vendita la casa all'insaputa di Stefano, "perché ormai non fa più parte della sua vita".

Beccato il trafficante di cocaina Clamoroso arresto a casa Pantani

Il trafficante di cocaina: un clamoroso arresto a casa Pantani




Un pusher di cocaina è stato arrestato mentre si trovava a casa di Laura Manola Pantani, la sorella del ciclista Marco, morto nel 2004 per un edema polmonare e cerebrale che si presume fosse dovuto a una overdose di cocaina. L'uomo finito in manette, 35 anni, è Lamine Sarr, considerato dagli investigatori "il referente per lo spaccio di cocaina a Genova". L'arresto è avvenuto a Cesenatico, nella casa della sorella del Pirata: lo spacciatore è stato sorpreso nella cucina della donna. Laura Pantani non risulterebbe indagata, e anzi ha affermato di non conoscere nulla del passato del pusher, un senegalese che era già stato condannato in via definitiva a sei anni per traffico di cocaina. La Pantani ha aggiunto di non sapere nulla "tantomeno del suo coinvolgimento nel mondo della droga". Secondo quanto si è appreso, lo spacciatore si trovava in casa della ragazza perché "era in difficoltà". La fedina penale di Lamine Sarr è piuttosto ricca: oltre all'arresto nel 2011 e a quello delle ultime ore, sul suo conto pendeva un provvedimento di espulsione, ovviamente eluso.

Il grande accusatore dei due marò? Spunta una mazzetta milionaria

La speranza per i marò. Il loro grande accusatore? Quella mazzetta da 19 mln...




L'uomo che accusa i marò sarebbe un corrotto. Si parla di Oomen Chandy, governatore dello stato indiano del Kerala e principale delatore dei nostri due militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che avrebbe intascato una mazzetta da 19 milioni di rupie, ovvero 2 milioni di euro. L'accusatore, insomma, potrebbe essere ben più sporco e compromesso degli imputati.

La notizia viene rilanciata dalla stampa locale: Saritha Nair, una donna imputata nel processo sulle mazzette del Kerala, ha fatto il nome di Chandy, affermando, appunto che avrebbe intascato l'equivalente di 2 milioni di euro. Il governatore da par suo si difende affermando che si tratta "solo di un complotto ai miei danni. Un complotto ben orchestrato". Ad oggi non è arrivata alcuna condanna, ma non si può non notare come anche l'accusa ai nostri marò, sfruttata da Chandy a fini elettorali, ad oggi sia soltanto un'ipotesi indiana.

L'uomo, inoltre, solo pochi giorni fa si è opposto alla decisione di prolungare il soggiorno di Latorre in Italia, dove si trova per le cure mediche necessarie dopo l'ischemia che lo ha colpito durante la detenzione in India. Oomen Chandy ha chiesto al premier Modi di far rientrare il fuciliere, puntando il dito e affermando che "i militari italiani hanno compiuto un crimine sul territorio indiano e dunque devono rispondere alle leggi indiane".

Ufficiale: in Svezia muore Schengen 80mila migranti espulsi con voli charter

La Svezia espellerà con voli charter fino a 80mila migranti. Salvini: "È la fine di Schengen"




Secondo il leghista Matteo Salvini "questa è la fine di Schengen". La Svezia chiude la porta ai migranti: nel giorno dell'ennesimo naufragio nell'Egeo (almeno 24 morti, tra i quali 10 bambini), il governo di Stoccolma rende noto che espellerà tra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo e li rispedirà a casa affittando voli charter (perché i voli commerciali usati abitualmente, dato il numero enorme non bastano più). Intanto un altro segnale di "chiusura" europea arriva dall'Olanda, che rispedirà in Turchia tutti i richiedenti asilo che arrivano in Grecia via mare in cambio di un piano di ingresso regolare in Europa per accogliere tra i 150mila e i 250mila rifugiati. Il Regno Unito invece ha reso noto che accoglierà i figli di rifugiati che siano stati separati dalla loro famiglia a causa dei conflitti in Siria e in altri Paesi. In gergo si chiamano "minori non accompagnati". Londra ha chiesto all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati di "identificare le situazioni eccezionali nelle quali è meglio, nell'interesse dei minori, il loro trasferimento nel Regno Unito", ha fatto sapere il governo, precisando tuttavia che nella "grande maggioranza" dei casi è bene che rimangano vicino al loro Paese di origine con familiari. 

Dopo il massacro della volontaria - Il governo svedese ha chiesto a polizia e ufficio migranti che organizzino le espulsioni, ma i tempi non saranno brevi: "Ci vorrà tempo, forse anni", ha spiegato il ministro dell'Interno Anders Ygeman. Nel 2015 sono arrivati in Svezia circa 163mila richiedenti asilo, il numero più alto pro capite in Europa (e delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55%). "Stiamo parlando di 60mila persone - ha spiegato il ministro - ma il numero potrebbe salire a 80mila". La decisione è la conferma delle difficoltà del governo svedese a gestire un così alto numero di migranti: in rapporto alla popolazione svedese, i 163mila rifugiati che hanno fatto richiesta di asilo in Svezia nel 2015 equivarrebbero a 1,3 milioni di persone in un Paese di 80 milioni di abitanti come la Germania (che ha ricevuto l'anno scorso 1,1 milioni di rifugiati). Il governo di Stoccolma ha annunciato la misura due giorni dopo l'uccisione di una 22enne, responsabile di un centro per minori stranieri alle porte di Goteborg, massacrata da un 15enne dopo un alterco.

CONTENTINO PER ALFANO Ufficiale: c'è il mini-rimpasto Due poltrone a Ncd: i nomi

Governo, via al rimpasto: contentino a Ncd, due poltrone a Enrico Costa e Dorina Bianchi




Via libera al rimpasto di governo, targato Ncd. Al termine del Consiglio dei ministri di questa sera sono stati "promossi" due uomini di Angelino Alfano: il nuovo ministro degli Affari regionali è Enrico Costa, mentre Dorina Bianchi è stata nominata sottosegretaria alla Cultura. Le due cariche erano vacanti da mesi, con la prima lasciata da Maria Carmela Lanzetta.  Sorpresa: Antonio Gentile, che si era dimesso nel 2014, torna al governo come sottosegretario allo Sviluppo. Per il senatore di Ap si prospetta però la promozione a vice ministro una volta che l'uscente Carlo Calenda, neo rappresentante del governo presso l'Ue, 
traslocherà ufficialmente a Bruxelles.

Salgono Zanetti e Cesaro - Promozione anche per il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti di Scelta Civica, che è stato nominato viceministro dello stesso dicastero. Il collega di partito Antimo Cesaro è a sua volta diventato sottosegretario alla Cultura. Sotto il profilo politico, il Pd si rafforza nel suo ruolo di traino della compagine con l'inserimento di tre nuovi sottosegretari più uno "d'area", Tommaso Nannicini. Ncd vede ripristinato il suo peso dopo le dimissioni di Maurizio Lupi. Ma la riorganizzazione della squadra di governo, come aveva promesso il presidente del consiglio la scorsa settimana, ha visto un vero e proprio vortice di nomi, con tanti spostamenti e qualche nuova entrata. Nei ruoli di sottogoverno si segnala, prima di tutto, la nomina di Tommaso Nannicini come sottosegretario alla presidenza del consiglio. Professore associato di economia politica alla Bocconi, Nannicini ha 42 anni ed è nativo di Montevarchi, in provincia di Arezzo. Il deputato del Pd, già capogruppo in Commissione Esteri, Enzo Amendola va a ricoprire il ruolo di sottosegretario agli Esteri con delega alla cooperazione internazionale, settore su cui il presidente del consiglio ha detto di voler investire molto in futuro. Volti nuovi anche alla Giustizia, con la deputata Pd Federica Chiavaroli e il collega Gennaro Migliore nel ruolo di sottosegretari. La sottosegretaria allo Sviluppo Economico Simona Vicari passa al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tra i promossi a viceministri anche Mario Giro (Esteri e cooperazione) e Teresa Bellanova (Sviluppo Economico).

giovedì 28 gennaio 2016

UE, COMI: GRAVE ESCLUSIONE assegnisti di ricerca Italiani da Horizon 2020

UE, COMI: GRAVE ESCLUSIONE assegnisti di ricerca Italiani da Horizon 2020 


di Gaetano Daniele


Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia
e vice-presidente del Gruppo PPE

"La Commissione Europea ha stabilito che gli assegni di ricerca (e con questi i co.co.co. e co.co.pro.) non sono ammissibili come "personnel cost" nei progetti finanziati dal programma Horizon 2020 dedicato alla ricerca e all’innovazione dell’Unione Europea. Così Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e vice-presidente del Gruppo PPE ai nostri microfoni, e nota: La decisione sarebbe addirittura retroattiva per l'Italia. Una iniziativa grave e un colpo durissimo all'università e alla ricerca italiana. Basti ricordare che nel 2014 - continua Comi - gli assegni di ricerca sono stati 22.093, molti dei quali coperti dai finanziamenti comunitari per la ricerca (Horizon 2020) erogati a giovani ricercatori. Secondo la Commissione Europea sono ammissibili solo ricercatori con contratto di lavoro dipendente, inoltre la remunerazione si baserà sulle ore di lavoro e non sui risultati. Un passo indietro che accomuna la ricerca a un lavoro impiegatizio. Le alternative proposte dalla Commissione Europea al momento non sono soddisfacenti. Occorre subito un chiarimento tra le parti: Università italiane, Miur, Commissione Europea. Il Governo italiano - conclude Lara Comi - sembra assente come al solito. A rischio il lavoro e il futuro dei tanti giovani di valore che sono un pilastro della competitività italiana. Il Commissario europeo per la ricerca, scienza e innovazione, Carlos Moedas, al quale ho chiesto un incontro urgente, ha risposto positivamente. Di questo lo ringrazio. La settimana prossima ci confronteremo per valutare possibili soluzioni". 

Caivano (Na): L'Architetto Luigi Sirico interviene sulla questione politica locale: Don Camillo, Peppone e....

Caivano (Na): L'Architetto Luigi Sirico interviene sulla questione politica locale: Don Camillo, Peppone e....


a cura di Gaetano Daniele





Dott. Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

Caivano - Dopo meno di otto mesi dall’insediamento dell’amministrazione Monopoli: dimissioni del vice sindaco Bellastella e dell’assessore Sorrentino e tante polemiche in maggioranza, tra rilancio amministrativo asini e cavalli. Rimpasto in Giunta o crisi politica? Chiediamo una opinione in merito al leader dell’opposizione in Consiglio Comunale, architetto Luigi Sirico

Architetto Sirico, cosa ne pensa, prego, ci dica. 

Architetto Luigi Sirico
Leader opposizioni (PD)
C’è una figura letteraria che si chiama inversione comica o inversione di senso. E’ una figura antica che si ritrova in Boccaccio, in certa novellistica rinascimentale di sapore goliardico e giunge fino a noi, con Guareschi. Si,  il nostro Giovannino Guareschi, quello di Don Camillo e Don Peppone, che tutti conosciamo. E’ lo stratagemma a cui ricorrono alcuni scrittori per suscitare ilarità e divertimento. Consiste nel dire una cosa dicendo esattamente il suo contrario, in tono ironico. Lo facciamo anche noi nella vita quotidiana. Ad un bambino che ha compiuto un pasticcio diciamo: “bravo hai fatto proprio un bel capolavoro”. 

L’amministrazione Monopoli è maestra dell’inversione comica, anche involontariamente. Assessori e aspiranti assessori, consiglieri eletti e consiglieri potenziali, vecchi politici in disarmo e nuovi politicanti, si affrontano quotidianamente in punta di penna su facebook e sui quotidiani locali, con una scrittura sorprendente se commisurata all’eloquio degli autori (si vede che è cambiato tutto: ai miei tempi i compiti scritti erano più difficili di quelli orali).

Peppone
Ma qual'è il contenuto di tutti questi sproloqui: le cariche di assessori e altri benefici. E allora nel nome di un posto in giunta o nel sottogoverno (come si diceva nella prima repubblica) si cambia partito, si fanno nuove alleanze, si attacca e ci si difende. Ma per fare cosa? Boh. Nessuno ancora lo sa. Se i cittadini di Caivano avessero la pazienza di andare a vedere i provvedimenti portati in Consiglio Comunale, si accorgerebbero che, tranne che per qualche adempimento di legge, sono stati tutti proposti dalla minoranza. 

E sempre la minoranza ha chiesto di porre all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale il tema del nuovo piano regolatore, del piano commerciale,  degli sgravi fiscali per le attività commerciali che si insedino nel centro storico. E stata la minoranza a porre alla attenzione del consiglio comunale la illegittimità di alcuni atti (proroghe di appalti e altre quisquiglie) e il disastro dei lavori del Castello Comunale. 

Don Camillo
E la maggioranza e il sindaco? Sono impegnati del delizioso gioco dell’inversione comica. A loro insaputa come al solito. Per cui la lotta senza quartiere per un posto in giunta la chiamano: “fase due di rilancio amministrativo”. La richiesta di un assessorato diventa: “coinvolgimento democratico nelle scelte politiche e nell’azione amministrativa da intraprendere”. E così via con altre chiacchiere. Ma i fatti ? Stanno ancora a zero. In giro c’è solo un gran disordine e oramai neanche le inversioni comiche suggerite dal ghost writer, pagato con i soldi dei cittadini di Caivano, riesce più a nascondere una superficialità e una insipienza amministrativa ormai sotto gli occhi di tutti.

Si parla tanto di discontinuità. E’ vero c’è discontinuità rispetto al passato. Il sindaco Falco fece il primo rimpasto di giunta dopo circa 18 mesi. Monopoli è stato più veloce. Cambia la giunta dopo meno di otto mesi. 

E per il resto? Sono costretti a intestarsi cose non loro. La Regione approva la variante al Piano ASI dopo dieci anni. I comuni coinvolti sono obbligati a prenderne atto in Consiglio Comunale. La maggioranza con una faccia tosta al limite della spudoratezza se lo intesta, e con una inversione comica dei ruoli, i consiglieri comunali pensano di essere diventati consiglieri regionali.

La minoranza propone ordini del giorno in consiglio comunale, con i quali dimostra la illegittimità di alcuni atti. La maggioranza è costretta a  prenderne atto e revocare le determine già approvate. Dopo qualche giorno leggiamo che la maggioranza ha posto fine a proroghe e gare contra legem: di nuovo con una comica inversione dei ruoli, dove i consiglieri di maggioranza credono di essere i consiglieri di minoranza.

Ora l’inversione comica di Guareschi e quella dei ruoli che si ritrova nella commedia da Plauto in poi, fino alla commedia all’italiana di Monicelli o Scola, ci fa divertire e sorridere, ma quella involontaria di questa amministrazione oltre ad essere stucchevole sta diventando dannosa per il paese. E cari cittadini ormai c’è poco da divertirsi. Davanti a tutto questo allarghiamo le braccia desolati. Come don Camillo.

Diocesi di Aversa: “Tra Memoria e Speranza” verso la GMG di Cracovia

“Tra Memoria e Speranza” verso la GMG di Cracovia


a cura di Gaetano Daniele




Venerdì 29 gennaio al Seminario Vescovile, incontro di riflessione su storia e presente organizzato dalla Pastorale Giovanile e dal Centro Diocesano Vocazioni

Continua il percorso di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, tracciato in sinergia dalla Pastorale Giovanile e dal Centro Diocesano Vocazioni.

Venerdì 29 gennaio 2016 alle ore 19:30, in occasione della Giornata della Memoria, il Seminario Vescovile di Aversa ospiterà l’incontro di riflessione “Tra Memoria e Speranza”, con la partecipazione del Prof. Sergio Tanzarella, docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

“Ci fermeremo a riflettere sulla Shoah e ci siederemo ai Tavoli di Testimonianza per ascoltare e conoscere storie che rendono la memoria fonte di speranza”, commenta don Francesco Riccio, responsabile della Pastorale Giovanile della diocesi di Aversa. “L’auspicio è che questo incontro permetta ai nostri ragazzi di fare memoria con il passato: in tal senso, la preziosa presenza del Prof. Tanzarella potrà certamente indicare ai giovani una corretta riflessione sul significato dello studio della storia”.

Al confronto parteciperanno anche due giovani autori: la giornalista e scrittrice Iolanda Corradino, che da pochi mesi ha pubblicato il suo primo romanzo “Giovanni, con i miei occhi”, opera che racconta la storia di un militare deportato nei campi nazisti; Davide Cerullo, ex detenuto affiliato alla camorra, oggi scrittore impegnato per il riscatto dei ragazzi di Scampia.

Oltre a dialogare e confrontarsi su una dolorosa piaga della storia come la Shoah, l’evento di venerdì sera intende anche centrare l’attenzione sul presente, ovvero su alcune situazioni di grave disagio che si ripetono o rischiano di ripresentarsi. Nella seconda parte della serata, dunque, i ragazzi della diocesi si riuniranno in  circoli e incontreranno giovani testimoni che, dopo aver vissuto situazioni di difficoltà e sofferenza, sono riusciti a riscattarsi. “Ascolteremo testimonianze di profughi che, dopo aver vissuto l’esperienza dei campi in Libia, sono giunti in Italia guidati unicamente dalla speranza di una vita migliore. Non solo, anche l’odissea di alcuni giovani venuti fuori da situazioni di dipendenza da alcol e gioco fornirà sicuramente un contributo interessante al nostro dibattito”.

Ballarò, licenziano Massimo Giannini? Frase "incestuosa" contro Renzi-Boschi

Licenziano Giannini? La frase "incestuosa" contro Boschi-Renzi

di Marco Gorra




La nuova Rai renziana indipendente e libera dai partiti riparte dalle epurazioni e dai bavagli. Per l’ironia della storia, a finire sul banco degli imputati è Rai Tre, la cara vecchia Telekabul che nei decenni uno si era abituato a vedere attaccata a testa bassa dalla destra al grido di «faziosi!» e difesa palmo a palmo dalla sinistra in nome del pluralismo del servizio pubblico. Tutto ribaltato: perché nell’era di Renzi, anche essere di sinistra nel modo sbagliato è passibile di editto etrusco.

L’ultimqa vittima sacrificale di premier e Pd si chiama Massimo Giannini, ed è reo di avere fatto una puntata di Ballarò sul caso Boschi-Etruria. Colpo durissimo alla narrazione tutta oleografia e understatement imposta dallo spin renziano e colpa oltre il grave che invoca il lavacro nel sangue.

Ad istruire la pratica è Michele Anzaldi, parlamentare renzianissimo cui le alte sfere hanno delegato il cruciale compito di vigilare sul settore radiotelevisivo. Il quale istruisce la pratica e, già che c’è, arriva pure a sentenza: Giannini va cacciato. «Ho trovato esagerato il licenziamento di Azzalini (il capostruttura del flop di Capodanno su Rai Uno, ndr)», afferma il deputato, «in Rai si vedono cose ben peggiori, tipo quello che è successo a Ballarò». Un’onta che per il renziano va raddrizzata con ogni mezzo, dalle carte bollate («Il conduttore Massimo Giannini ha affermato che sul caso Boschi-Banca Etruria c’è un “rapporto incestuoso”. È un’affermazione vergognosa, che avrà risvolti giuridici pesanti. Mi auguro che Boschi lo quereli») al benservito («C’è stato un cambio di rotta, ora si vada fino in fondo. Serve la stessa determinazione. Ballarò non è più una trasmissione di qualità»).

Il guaio è che l’idea di farla pagare all’ex vicedirettore di Repubblica va prendendo piede anche a piani più alti di quelli frequentati da Anzaldi. Secondo il renzianissimo consigliere di amministrazione Guelfo Guelfi, quanto andato in onda nella trasmissione di Giannini «è una cosa brutta». Anche al membro del cda non è andata giù l’espressione «rapporto incestuoso» con cui il conduttore ha descritto il coacervo di interessi intorno alla nota vicenda bancaria: «Bisogna avere il controllo di se stessi se si parla al pubblico», rampogna Guelfi, «ci vuole più attenzione con le parole».

Ma non di solo Ballarò vive la rappresaglia democratica. L’altro bersaglio è il Tg3, accusato dai renziani - e non da oggi - di tirare la volata ai Cinque stelle a scapito del Pd. Ieri nuova puntata dello psicodramma, col telegiornale che osa espungere dal servizio sulla sfiducia il battutone di Renzi su Quarto ed i fedelissimi a rampognare per la mancanza. Vale per tutti la renzianissima Alessia Morani: «Taglio chirurgico al Tg3, dalle parole di Renzi in Senato tolti riferimenti a Quarto e M5s. Eseguiti gli ordini del blog di Grillo».

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni di euro




Nella vicenda della famiglia Boschi e di Banca Etruria spunta il nome dello zio del ministro delle Riforme: Stefano Agresti, 57 anni, ragioniere, fratello di Stefania, professoressa ed ex vicesindaco di Laterina, mamma di Maria Elena. 

Riporta il Giornale che l'azienda in cui lo zio Stefano ha ricoperto per anni incarichi dirigenziali nel cda, la Saico, è tra quelle che hanno accumulato enormi debiti con Banca Etruria e che ha contribuito ad affossare l'istituto. La Saico, fondata nel '73, ha una sede ad Arezzo e una succursale a Laterina, la Saico Refinish, a un centinaio di metri dalla casa della famiglia Boschi.

La Saico fallisce nel 2013, dopo una crisi che determina un fabbisogno di più di 70 milioni di euro. Il 21 marzo 2013 il tribunale di Bologna dichiara il fallimento di Energia & Ambiente, la società che aveva "assunto" il concordato delle imprese rimaste formalmente attive dopo la fine di Saico Refinish. I debiti riguardano i forni (Refinish) e i pannelli frangirumore per le autostrade (Energia & Ambiente): 24,5 milioni spariscono nel crac. Circa 10 milioni di questi sono finanziati da Banca Etruria e non sono mai rientrati.

Stefano Agresti, come si legge sul suo profilo Linkedin è ora "Libero professionista Macchinari industriali" e su Facebook rimanda il suo nome alla Saicozero Sa di Stabio, nel canton Ticino, in Svizzera. Il centralino della Saicozero, però, è allacciato ad una segreteria telefonica

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi


di Maurizio Belpietro



Un caloroso messaggio di benvenuto è stato inviato ieri dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, ossia dal più prestigioso quotidiano tedesco, al nostro presidente del Consiglio. In vista dell' incontro che Matteo Renzi avrà venerdì con Angela Merkel, la Faz ricorda che il capo del governo italiano negli ultimi mesi è inciampato in un paio di grane un po' fastidiose. L' ultima riguarda la nomina di Marco Carrai a responsabile della cyber sicurezza italiana, un ruolo che otterrebbe senza un curriculum adeguato se non quello di essere particolarmente vicino al premier, tanto vicino da avere nel passato provveduto a saldare il canone di affitto dell' appartamento utilizzato dall' allora sindaco di Firenze. Altra grana rammentata in occasione dell' importante appuntamento di Berlino, il crac delle banche, con il particolare che di una di queste era vicepresidente il padre del ministro delle Riforme. Per il giornale dell' establishment politico-economico tedesco, per effetto di queste vicende, oggi il presidente del Consiglio sarebbe indebolito, accusato come un Berlusconi qualunque di essere più sensibile al clientelismo che alla meritocrazia.

Può darsi che la Faz abbia ragione e che Renzi abbia perso un po' di smalto. Tuttavia è difficile che il caso Carrai o quello ancora oscuro del fallimento della Popolare di Arezzo siano ostacoli tali da metterlo in difficoltà. Oggi il premier affronterà in Senato la mozione di sfiducia che è stata presentata dal centrodestra e per quanto sia la nomina dell' amico più fidato, sia il contorno di massoni che ha accompagnato la bancarotta dell' Etruria, possano essere difficilmente giustificati e spiegati, è altamente improbabile che il governo vada sotto. Il premier e i suoi ministri sebbene non abbiano fornito chiarimenti circa i fatti in discussione e sebbene sia impensabile che li forniscano durante la seduta di Palazzo Madama, quasi certamente supereranno lo scoglio della fiducia. Non solo perché oggi al Senato la maggioranza può contare sui voti dei senatori attratti da Denis Verdini, che già hanno dimostrato di essere pronti a soccorrere l' esecutivo appena questi sembri in difficoltà, ma perché dentro il Pd non c' è nessuno che abbia davvero intenzione di mandare a casa il presidente del Consiglio.

È vero, nel Partito democratico la maggioranza dei parlamentari rispedirebbe Renzi a Rignano, ma il problema è dato dal fatto che nessuno di quelli che sognano di far secco il premier se lo può permettere. I primi ad essere rispediti a casa infatti sarebbero gli onorevoli che desiderano la morte politica del loro capo. Lo detestano e non vedono l' ora che faccia una brutta fine ma sanno che il loro destino è legato al suo. Via lui, via tutti. Anzi. È più probabile che ad andarsene per primi siano proprio loro e solo in seguito Renzi. Risultato, in molti strillano, anche sui giornali e in tv. Ma quando arriva il momento, si allineano, nel timore che una crisi di governo si risolva con nuove elezioni ma senza di loro.

Dunque, il governo non cadrà su Carrai e nemmeno scivolerà sulle operazioni poco trasparenti che riguardano Banca Etruria. Certo, entrambi i casi sono bruttarelli da vedersi e figuratevi se non lo sono da spiegarsi, soprattutto all' estero, dove a queste cose non sono abituati. Lì i ministri li licenziano solo per aver copiato a scuola, immaginatevi che cosa succederebbe con uno che spaccia il suo amico per il massimo esperto di cyber sicurezza.

Ad ogni buon conto, la Faz non deve preoccuparsi. Indebolito o ammaccato nell' immagine, Renzi resta e non ci saranno unioni civili che tengano a schiodarlo. Passerà tutto. L' unica cosa che non passerà saranno i conti pubblici, che sono assai peggiori di quanto ci si immagini. Sarà quello il vero banco di prova per l' esecutivo e infatti prima che la Frankfurter Allgemeine Zeitung desse il benvenuto a Renzi ci ha pensato l' Unione Europea a mandare un saluto a Palazzo Chigi, sottolineando che il debito pubblico italiano potrebbe non essere sostenibile nel breve periodo. Vi chiedete perché parlare di breve periodo, ossia di 2020 e non di 2016 o 2017? La risposta è semplice: nel passato l' Italia ha firmato un accordo denominato fiscal compact che prevede una riduzione pesante del debito e comporta una manovra finanziaria da paura. In teoria l' operazione taglio dell' indebitamento dovrebbe già essere partita, ma il nostro Paese ha ottenuto un rinvio, promettendo di cominciare a limare nel prossimo futuro la montagna di titoli di stato emessi annualmente per finanziarsi.

Il problema è che dopo un primo rinvio ce ne può essere un secondo e forse un terzo, ma dal 2017 in poi Renzi dovrà cominciare a usare le forbici. E per lui sarà come tagliare l' albero su cui è seduto, perché senza la possibilità di distribuire mance, il ragazzo di Rignano si rivelerà quel che è: uno straordinario illusionista.

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato




Buona, anzi buonissima la prima. Ai test di Le Castellet, la Ferrari di Sebastian Fettel, alla guida della monoposto 2015 con piccole modifiche e nuovi pneumatici, alla seconda giornata di test sul bagnato artificiale ha letteralmente stracciato Red Bull e McLaren, in un'anteprima vincente senza però le Mercedes, papabilissime avversarie in un altrettanto probabile duello mondiale. I nuovi penumatici, dunque, piacciono a Seb, che viene segnalato determinato come non mai. La sua dedizione alla causa rasenta l'ossessione: secondo quanto si dice, segue in modo maniacale i suoi ingegneri, nel tentativo di rendere la Ferrari 2016 meravigliosa e vincente.

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri




"Tornare al Milan? Non so", parola di Ricardo Kakà che non esclude il terzo ritorno in rossonero nel corso di un'intervista a Fifatv: "Per ora sono felice negli Usa - ha detto il campione brasiliano - Ho adorato giocare nel Milan e credo che lì ci sarà sempre una porta aperta per me. Per adesso sto bene negli States". Kakà ha segnato un pezzo importante della storia milanista vincendo il Pallone d'oro nel 2007 dopo aver conquistato la Champions league, il Mondiale per club e la Supercoppa uefa. Oggi a 33 anni si diverte nella Mls con l'Orlando City e progetta il suo futuro, quando di sicuro non farà l'allenatore: "Per ora non mi piace. Magari da qui a tre anni, quando smetterò, potrei pensarci".

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata




Una doppietta di Morata (36’ su rigore e 64’) e l’immancabile sigillo di Dybala (84’) regalano alla Juventus un netto 3-0 sull’Inter e una pesantissima ipoteca sulla finale di Tim Cup. Chiaro il predominio dei bianconeri, che ormai sanno solo vincere, mentre la squadra di Mancini è affondata col passare dei minuti, chiudendo persino in 10 per l’espulsione (doppio giallo) di Murillo e subendo una punizione forse eccessiva. Allo Stadium subito pericoloso Asamoah, le risposte di Medel e Felipe Melo non spaventano Neto. Icardi in panca, è Jovetic a guidare l’attacco nerazzurro con Biabiany e Ljajic. Al 14’ Tagliavento non vede un netto mani di Medel in area su punizione di Cuadrado: protesta la Juve, che poco dopo sfiora il vantaggio con il destro del colombiano. Buona manovra dell’Inter, ma al 35’ la Juventus il rigore se lo conquista per un contatto Murillo-Cuadrado che lascia qualche dubbio: dal dischetto Morata, preferito a Dybala come partner di Mandzukic, batte Handanovic. Stavolta si lamentano tutti: l’Inter per il penalty, la Juve per la mancata espulsione di Murillo (ammonito). Il sinistro di Marchisio chiude i primi 45’. Al rientro l’Inter mantiene il possesso palla, ma è piuttosto sterile, la Juve si chiude con ordine e cerca la ripartenza. Poco o nulla da segnalare, almeno fino al 63’, quando un’azione insistita sulla sinistra di Evra e un erroraccio di Felipe Melo servono su un piatto d’argento a Morata la palla del 2-0 che lo spagnolo non fallisce. Una girata di Murillo costringe Neto alla prima vera parata della serata, ma proprio il difensore colombiano, già ammonito, si farà espellere a 20’ dalla fine per un fallo sull’imprendibile Cuadrado. Juve in pieno controllo, ma l’Inter protesta per un presunto mani di Caceres dopo una svirgolata di Jovetic a pochi passi da Neto. Morata si divora la tripletta in contropiede dopo gli ingressi di Dybala e Icardi. Proprio Dybala, al primo pallone toccato e complice l’errore di Handanovic, firma il 3-0 e mette altro sale sulle ferite nerazzurre. La Juve vede la finale a un passo, l’Inter deve ingoiare un altro boccone amarissimo nella settimana del derby.

Apple, parla il mega-dirigente italiano: per colpa dell'iPhone rischia il collasso

Apple trema, parla il mega-dirigente italiano: così l'iPhone affosserà il colosso




Per la prima volta dal lancio dell'iPhone, la Apple prevede di incassare il primo calo in assoluto delle vendite per il melafonino. Se si tratti di saturazione del mercato o primi segni di cedimento del colosso di Cupertino lo si potrà capire solo più avanti nel tempo. Ma il calo è concreto e lo hanno confermato gli stessi vertici dell'azienda nella conference call a commento dei conti. I dati delle vendite finora registrati sono stati altissimi sia per gli iPhone che per gli Apple Tv, ma a delure gli analisti sono state le cifre sul fatturato complessivo e numero di smartphone acquistati.

Il crollo - Secondo Luca Maestri, l'italiano a capo del dipartimento finanziario di Apple: "Le vendite di iPhone caleranno nel trimestre che finirà a marzo. Sarà il più difficile - ha detto - in termini di permormance anno su anno". Un pessimismo smorzato dal Ceo Tim Cook che, rispondendo ad alcuni analisti durante la conference call, ha ribadito che il calo non andrà oltre il 15-20%: "Ci troviamo in un contesto che è totalmente diverso" considerando il periodo gennaio-febbraio 2015 "date le condizioni estreme, mai viste prima, ovunque si guardi". Nel calderone ci sono i rallentamenti economici di potenze come la Cina, il crollo dei prezzi delle materie prima e e le fluttuazioni valutarie.

I dati - Non basta però questo segnale negativo per far gridare alla tragedia gli esperti di Cupertino. Basta guardare il risultato dell'ultima trimestrale del 2015, la prima dell'anno fiscale, dove la Apple ha portato a casa utili netti per 18, 361 miliardi di dollari. Un rialzo del 1,8% rispetto ai 18,024 miliardi dell'anno prima. Godono della buona salute dell'azienda anche gli azionisti, per i quali i profitti per azione sono passati da 3,08 dollari a 3,30. Ben sopra le aspettative degli analisti, che avevano previsto 3,23 dollari per azione.

AUTO, L'ULTIMA BEFFA Stop soldi dalle assicurazioni Perché pagheremo tutto noi

Niente più soldi dalle Assicurazioni. Il colpo di mano: pagheremo tutto noi


di Matteo Mion



Mentre nell' opinione pubblica impazzano le discussioni su Family day e Schengen, il governo allunga nuovamente la manina lesta sui risarcimenti dei danneggiati da circolazione stradale. Ieri 26 gennaio è iniziata la discussione in Commissione Industria al Senato del cosiddetto "ddl concorrenza", con i relatori Tomaselli e Marino che mirano all' approvazione del testo entro la prima decade di febbraio. Ricorderanno i lettori che grazie alla battaglia delle associazioni rappresentanti le vittime della strada, ma anche di Libero, il testo di legge iniziale subì in prima lettura alla Camera importanti modifiche che lo ricondussero a un minimo di equità e giustizia. In particolare, il governo attaccò frontalmente le carrozzerie per ridurre i costi delle polizze auto, ma Federcarrozzieri replicò con una protesta mai vista prima, a tutela sia della categoria ma anche e soprattutto della libertà del danneggiato di riparare la propria auto con i ricambi migliori e non con quelli di terza scelta.

Ecco, adesso ci risiamo: benchè i ricavi dichiarati dalle compagnie relativi all' anno 2014 siano di 16 miliardi di euro, l' Ania (associazione nazionale imprese assicuratrici) torna alla carica, e per mano di alcuni senatori propone emendamenti che potremmo definire involutivi, visto che fanno rientrare dalla finestra di Palazzo Madama le solite restrizioni a tutele e risarcimenti.

L'operazione legislativa è subdola, perché viene riproposto quanto già eliminato a furor di popolo dal testo approvato alla Camera. Vediamo dunque quali sono i trabocchetti che incidono negativamente su tutti gli italiani proprietari d' auto. Innanzitutto il ritorno alle tabelle ministeriali ammazza-risarcimenti al posto delle tabelle milanesi consolidate dalla Cassazione, oppure in alternativa l' eliminazione del danno morale dei danneggiati. La decadenza dal diritto al risarcimento se non viene inviata la richiesta-danni all' assicurazione entro 90 giorni dall' incidente. La liberalizzazione delle clausole vessatorie nelle polizze. La valenza probatoria a dir poco oracolare della scatola nera.

In particolare, tutti gli emendamenti a firma dei senatori Di Biagio, Pelino, Scalia, Mandelli relativi all' art. 4 mirano a neutralizzare le diminuzioni tariffarie, quelli relativi all' art. 5 a penalizzare i danneggiati nell' assegnazione delle classi di merito, quelli all' art. 6 a rendere impossibile l' indicazione dei testimoni decorso un breve termine (palese il contrasto con le norme dell' ordinamento processuale civile italiano), quelli all' art. 7 a togliere gli sconti per chi installa la scatola nera, mentre quelli all' art. 9 sono ad contrariis tesi ad escludere sanzioni per le compagnie in caso di violazioni alle norme sulla scatola nera. I parlamentari fautori di tali performances legislative sono di vario colore, perché strizzare l' occhiolino alle assicurazioni è un vizio bipartisan.

Non usa mezzi termini contro la senatrice Vicari, sottosegretario dello Sviluppo economico e assidua promotrice della cosiddetta "riforma rc auto", il presidente dell' Aneis (associazione nazionale esperti infortunistica stradale) Giovanni Polato: «Cara senatrice, la volontà di ridurre drasticamente i risarcimenti grida vendetta a fronte degli utili miliardari che le imprese di assicurazione incamerano ogni anno. Lasci in pace le vittime della strada e permetta ai tribunali di stabilire il "giusto risarcimento" costituzionalmente previsto». Stefano Mannacio del Cupsit aggiunge: «Siamo preoccupati perché, finita la crociata contro i carrozzieri, è ricominciata al Senato quella contro il danneggiato». Stupisce soprattutto che senatori eletti dagli italiani remino contro i diritti e le garanzie costituzionali poste a tutela dei diritti dei loro elettori.

La materia è delicata e vertendo in tema di assicurazione obbligatoria tocca le tasche di tutti. Sarebbe opportuno che norme così rilevanti da comportare importanti modifiche all' ordinamento civilistico non venissero agevolate da manine leste in emendamenti, ma fossero almeno oggetto di un minimo dibattito pubblico. In questo caso lo spot a Renzi non riuscirebbe, quindi tutti tacciono. Noi no.

FRONTIERE UE CHIUSE Bechis, la profezia nera: "Saremo invasi dall'Albania"

Frontiere chiuse. Bechis, la profezia nera: "Saremo invasi dall'Albania"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Sono stati un milione e mezzo i migranti arrivati in Europa nel 2015, con un ritmo crescente dal mese di agosto in poi. Quelli giunti in Italia sono stati in tutto 153.842, un po' meno dell' anno precedente, ma comunque un numero decisamente superiore agli afflussi che annualmente ci sono stati nei tre lustri precedenti. E che rischia nel 2016 di aumentare sensibilmente, battendo ogni record, perché con ogni probabilità con l' irrigidimento della Germania ancora più marcato dopo il drammatico capodanno di Colonia e lo stop dell' Austria, che non accoglie più rifugiati, la rotta Balcanica di fatto si è chiusa. E si tornerà a puntare all' Italia. È un' ipotesi che ha fatto presente al parlamento italiano che lo aveva chiamato per un' audizione Miguel Angelo Nunes Nicolau, Coordinating Officer di Frontex, l' agenzia europea per la cooperazione operativa alle frontiere esterne degli stati membri. Il dirigente di Frontex è stato audito il 13 gennaio scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta sui migranti guidata da Gennaro Migliore, ma il resoconto tradotto in italiano (l' audizione si è svolta senza diretta tv perchè mancava l' interprete simultaneo) è stato pubblicato solo questa settimana. Nunes Nicolau è stato chiarissimo: «Abbiamo visto che alcuni Paesi dei Balcani hanno adottato strategie diverse attraverso barriere, recinzioni, muri.

Noi, insieme all' Ufficio dell' immigrazione del Ministero dell' interno, svolgiamo un' attività di monitoraggio continuo, ma non sappiamo quale sarà il futuro. Se questa rotta dei Balcani Occidentali sarà chiusa, siamo preoccupati che possa essere ripercorsa la vecchia rotta tra la Grecia e l' Italia, attraverso Lecce e la Puglia, o dalla Grecia attraverso l' Albania». Ma c' è un' altra rotta che comunque punterebbe sull' Italia attraversando l' Adriatico: «Anche il Montenegro potrebbe essere preso di mira, perché la distanza dal Montenegro è ancora accettabile per un viaggio in barca, quindi stiamo effettuando delle valutazioni insieme al Ministero dell' interno e siamo in contatto con le autorità albanesi per sensibilizzarle e coinvolgerle in questo dibattito, per migliorare le attività di sorveglianza e di pattugliamento lungo la rotta dei Balcani». Mentre potrebbe arrivare quella ondata verso l' Italia che la rotta Balcanica aveva assorbito nell' ultimo quadrimestre 2015, continueranno i flussi sulle rotte tradizionali che hanno portato il dato di immigrati dell' anno scorso al secondo posto di sempre: «Prevediamo che il flusso dalla Libia continuerà più o meno al livello attuale; rispetto allo scorso anno abbiamo una riduzione pari all' 8 per cento per Italia, il che è nulla, quindi i numeri sono ancora molto alti e secondo la nostra analisi dei rischi non ci sarà una riduzione».

Frontex per altro conferma quel che si immaginava: l' Italia riceve moltissimi immigrati, pochi profughi veri. La maggiore parte di loro si inventa infatti una condizione che non ha. «È cambiata molto la nazionalità dei migranti: il numero di siriani che adesso arriva in Italia è molto basso, al momento non ci sono molti siriani che partono per l' Italia dalla Libia, ma le cifre continuano ad essere le stesse, il che significa che i siriani tendono ad andare in Grecia, mentre altri Paesi del Corno d' Africa o dell' Africa subsahariana hanno aumentato la loro presenza; le cifre sono le stesse per questo motivo», ha spiegato il numero due di Frontex.

Il problema è che «cittadini siriani, iracheni, eritrei beneficiano di una sorta di trattamento speciale perché possono essere sottoposti alla procedura di ricollocamento. Quindi si sparge subito la voce tra i migranti», quindi l' Italia è piena di dichiarazioni di immigrati senza documenti che si fingono siriani o eritrei, ma non lo sono: «Quasi tutti i nord-africani dicono di essere eritrei o siriani; a volte capitano persone che vengono dalla Somalia o dall' Etiopia e dicono di essere eritree».

L' unico modo per evitare di essere beffati così resta quello di prendere anche a forza le impronte digitali, cosa che l' Italia si è rifiutata di fare fin qui. Frontex chiede modifiche legislative perché senza quelle impronte, che sono il solo metodo possibile di identificazione, si creano rischi non solo all' Italia, ma ad altri paesi dove immigrati non registrati davvero potrebbero puntare.

mercoledì 27 gennaio 2016

Iran, il premier islamico ci sfotte: "Chiappe censurate? Tutta la verità"

Iran, il premier islamico ora ci sfotte: "Chiappe censurate? Tutta la verità"




Cornuti, umiliati e mazziati. Sul caso che sta facendo discutere l'italia, la censura delle statue di nudo ai musei Capitolini, coperte con un velo in occasione della visita di Hassan Rohani, entra a gamba tesa il diretto interessato, il presidente dell'Iran, l'islamico che il governo non ha voluto turbare con terga, natiche e peni che altro non erano che arte. Il presidentissimo bolla l'affaire come una "questione giornalistica", dunque aggiunge un succulento dettaglio: "Non ci sono stati contati a questo proposito", assicura. Insomma, Rohani afferma senza peli sulla lingua che la scelta di auto-censurarsi è stata tutta del governo italiano, tanto che aggiunge: "Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio aglio gli ospiti, e li ringrazio per questo". Parole che pesano, quelle del premier, perché se confermate dimostrerebbero una codardia e una viltà tutta nostra, forse ancor più imperdonabile. Nel frattempo, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, pur "scagionando" Renzi che sarebbe stato inconsapevole della scelta di censurare l'arte, ha definito "incomprensibile" quanto accaduto ai Musei Capitolini. Ben più tranchant, al contrario, il giudizio espresso da Vittorio Sgarbi su Il Tempo: per il critico, semplicemente, l'italia "è stata umiliata".

"UMILIATA TUTTA ITALIA" Vittorio Sgarbi scatenato, Matteo Renzi massacrato

"Vergogna, hai umiliato tutta Italia": Sgarbi scatenato, Renzi massacrato




"Le ridicole ragioni esibite dal cerimoniale per giustificare la copertura di antiche statue romane ai musei capitolini indicano uno stato di soggezione indegno di un paese libero". Vittorio Sgarbi spara ad alzo zero contro il premier Matteo Renzi e contro chi ha deciso di "velare" le opere d'arte che ritraevano dei nudi in occasione della visita del presidente dell'Iran Rouhani. Il critico, in un commento su Il Tempo dal titolo inequivocabile ("Umiliati in casa nostra", ndr), continua: "Sarebbe inimmaginabile un comportamento come questo da parte del governo americano. Anche se, all' apparenza, la manifestazione di superiorità che l'Occidente può offrire è nella cortesia di fare una cosa gradita a un ospite". Dunque ricorda che neppure ai tempi delle visite di Gheddafi in Italia si arrivò a tanto.

Il punto, prosegue, è che "non è possibile confondere il presidente dell'Iran con il califfo al-Baghdadi, la Persia non è l'Isis e Rouhani non è Bin Laden". E ancora: "D'altra parte, nella statuaria antica nudo è il maschio - eroe, atleta o guerriero - mentre coperta è la femmina, come anche l'islam richiede. Per questo era insensato cercare d'interpretare un senso di pudore inesistente nella sensibilità di un iraniano colto per un ecceso di zelo non compreso e per noi mortificante. Il paradosso - conclude - è che le rovine di Persepoli sono alla luce del sole in Iran e le rovine romane sono nascoste a Roma".