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mercoledì 8 aprile 2015

Prof 35enne fa sesso con alunno di 17 Condannata solo a 30 giorni, perché...

Prof 35enne fa sesso con alunno di 17: condannata a soli 30 giorni




Erica Ginetti 

Una professoressa di 35 anni fa sesso con un alunno di 17. Lei si chiama Erica Ginetti, insegnante di matematica a Philadelphia. E' iniziato tutto nel maggio 2013, lei lo aveva invitato ad allenarsi insieme, e da lì è cominciata una corrispondenza fissa, fino al luglio 2013, quando sono iniziati i rapporti sessuali.  La storia tra la prof e lo studente fece in tempo ad arrivare alle orecchie di qualche agente e così la coppia ammise. La donna è stata condannata a soli 30 giorni di carcere perché, secondo il giudice, si trattava di una relazione illecita ma comunque consensuale e connotata da un sentimento reciproco. Erica Ginnetti è stata allontanata dalla scuola e ora è un’istruttrice di fitness. E’ sposata e ha tre figli.

A 55 anni si ritira tutta la pensione ecco chi potrà farlo, dove e perché

Riforme d'azzardo, a 55 anni si può ritirare tutta la pensione


di Andrea Scaglia 


La scommessa è di quelle d’azzardo, della serie o va bene o son dolori. Ma Cameron si mostra oltremodo ottimista. In ogni caso, da ieri entra in vigore la principale riforma per cui il premier britannico conta d’essere ricordato. E il sistema è invero controcorrente, rispetto alla tendenza generale. Nel senso: niente allungamento dell’età pensionabile - in Italia, dalla riforma Amato del ’92 a oggi, l’anzianità contributiva necessaria per ottenere l’agognato assegno è in sostanza raddoppiata. Il discorso è apparentemente semplice: a 55 anni chi vuole - solo chi vuole - può ritirare tutto il cumulo di contributi versati nel corso di una vita di lavoro, e chi s’è visto s’è visto. Un quarto della somma esentasse, il resto sottoposto al normale regime fiscale (che attenzione, in Inghilterra non è così leggero). E poi liberi tutti: chiunque potrà fare quel che vuole dei propri soldi, naturalmente senz’aver più diritto a una pensione pubblica.

L’opposizione laburista critica molto l’idea di Cameron. Parla di provvedimento «prendi i soldi e scappa», poggiando su alcune inchieste giornalistiche che mostrano come in parecchi abbiano intenzione di utilizzare l’entrata per salutare baracca e burattini e andarsene a invecchiare dove il clima è meno british. Altri paragonano la riforma alle lotterie dei supermercati. Soprattutto, s’avanzano timori sulla tenuta del sistema stesso: e se in troppi decidessero di ritirare il malloppo, come le casse inglesi potrebbero far fronte all’impegno senza collassare? Dal canto suo, Cameron tiene il punto. Non teme la bancarotta previdenziale. E la sua convinzione è che - al netto degli scappati di casa - quei soldi torneranno in circolo sotto forma di investimenti, dando così un essenziale impulso alla crescita economica del Paese. Che peraltro si fonda sulla sterlina, e non sul nostro malmesso euro. Si vedrà. Certo è che la cosa fa impressione, vista dall’Italia dello Stato che dovunque s’infila. Dice il collega disilluso: al di là di tutto, da noi non sarebbe comunque possibile, sai quanti ritirerebbero i soldi, se li brucerebbero e poi tornerebbero a batter cassa facendo leva sul «disagio sociale»... Luogo comune? Può essere. Ma l’impressione è sempre quella d’essersi fermati, qui in Piazza Italia.

Nessuno riesce a fermare la Juventus: 3-0 alla Fiorentina e finale di Coppa Italia

Coppa Italia, impresa Juventus: 3-0 alla Fiorentina, vola in finale





La Juventus fa l'impresa e vola in finale di Coppa Italia, dove affronterà la vincente tra Napoli e Lazio. Sconfitta 2-1 all'andata a Torino, la squadra di Massimiliano Allegri travolge la Fiorentina al Franchi per 3-0, dimostrando una impressionante freschezza atletica abbinata ad una sicurezza e una capacità di gestione della gara invidiabile. Senza Pogba, Pirlo e soprattutto l'incontenibile Tevez di questo 2015, la Signora soffre in avvio il solito, devastante Salah (autore della doppietta dell'andata). L'egiziano segna al 4' ma l'arbitro Massa annulla per un fallo su Sturaro. Sono le prime polemiche di una partita dura e spigolosa, con tante decisioni dubbie del direttore di gara, che annulla un'altra rete dei viola di Gonzalo Rodriguez per fuorigioco. In mezzo, però, c'è il vantaggio Juve con l'ex Matri, lesto ad approfittare di un rimpallo in area. Qui praticamente la Fiorentina si affloscia: ancora qualificata, ma colpita nel morale, la squadra di Vincenzo Montella è sempre meno sicura e convinta e non basta Neto a tenerla a galla. Al 44' il portiere brasiliano respinge su Morata ma arriva Pereyra che fa 2-0. Nella ripresa prima Gomez e poi Salah illudono i padroni di casa, ma al 59 arriva la mazzata finale: ancora Neto salva su Pereyra, corner e destro al volo di Bonucci da centro area per il 3-0. Il finale con qualche tensione di troppo (che porta al rosso di Morata all'87') contribuisce solo a confermare che questa Juve, con vista su scudetto e Coppa Italia, se recupera i suoi big in forma accettabile può dire molto anche in Europa.

martedì 7 aprile 2015

Clientelismo in società Pubbliche Riproponiamo l'intervento di Pippo Papaccioli e dell'On. Luciano Passariello / Video

Clientelismo in società Pubbliche Riproponiamo l'intervento di Pippo Papaccioli e dell'On. Luciano Passariello 




dott. Giuseppe Papaccioli
Candidato a Sindaco Comune di Caivano 


Papaccioli: Ora come in passato bisogna scegliere chi nella vita ha il carattere ed il carisma del fare!

Guarda il Video, clicca qui: http://www.julienews.it/filmato/clientelismo-in-societ-pubbliche-papaccioli-passariello/64_4465.html

Coop, nuove rivelazioni del pentito Il "canale" con Renzi e i ministri

Inchiesta Coop, parla il super testimone: le indagini si allargano





Continuano le indagini partite dalle tangenti pagate per la metanizzazione dell'Isola di Ischia. E la "rete" si allarga".  Francesco Simone, l'ex capop delle Relazioni istituzionali della Coop modenese Cpl Concordia, il manager accusato di aver creato il sistema corruttivo che è stato scoperto una settimana fa dalla Procura di Napoli, sta parlando dal carcere. Secondo quanto scrive Repubblica  Simone avrebbe riempito decine di pagine con circostanze e nomi, dinanzi ai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto. Il manager avrebbe svelato agli inquirenti l' esistenza una sorta di protocollo per truccare le gare. E dalle carte, stando a quanto scrive il quotidiano, Simone riusciva ad avere un canale preferenziale anche con Matteo Renzi e Dario Nardella - consulenze mirate a parenti di ammini-stratori, o quote societarie poi arricchite da plusvalenze. Uno scenario che fa tremare esponenti politici e istituzionali di varie regioni. Sono molti gli appalti su cui si concentrano le attenzioni degli inquirenzi: i lavori «Consip/ Cns, provincia di Caserta; Consip/ Cns, provincia di Napoli; Consip/Cns, Seconda Università di Napoli; Consip/Cns Salerno; e ancora Asl di Salerno, ospedali di Vallo della Lucania, Nocera Inferiore e Pagani". 

I ministri - Ma c'è anche un altro particolare che spunta invece dalle pagine del Corriere. I  pubblici ministeri Henry John Woodcock e Celeste Carrano lo scorso giugno interrogano Diego Solari, responsabile commerciale della Cpl. "Sono stato io a presentare Francesco Simone al presidente Roberto Casari. Tra i due si è stabilito un rapporto strettissimo dal quale io in qualche modo sono rimasto fuori. Lo presentai a Casari quando la “Cpl” voleva affermarsi in Tunisia, i due “si innamorarono”, poi Simone fece aprire alla “Cpl” un ufficio a Roma. Simone mi fu presentato da Saro Munafò, ex segretario del ministro Claudio Martelli. Simone mi ha sistematicamente “bypassato” e per questa ragione ho gettato la spugna. Posso dire che da quando è diventato consulente lo spettro dei rapporti istituzionali della “Cpl” si è molto allargato. Simone nasce come segretario di Bobo Craxi. La “Cpl” è una realtà commerciale molto radicata politicamente, soprattutto in un certo contesto. Rimasi molto sorpreso nel vedere che loro della “Cpl” dialogavano con ministri, politici e amministratori a tutti i livelli. Gli incarichi di consulenze non passano dal consiglio di amministrazione ma vengono conferiti direttamente dal presidente o dal vicepresidente".

"Eh ti pareva che la Lilli alla fine..." La iper-renziana la sfotte in diretta

Otto e mezzo, la moglie del renziano Carrai sfotte la Gruber: "Ti pareva che la Lilli non mi faceva questa domanda?"





La super-renziana sfotte in diretta Lilli Gruber. Imprevisto a Otto e mezzo, dove si parla di islam, cristianesimo e massimi sistemi geopolitici. Tra gli ospiti Lucio Caracciolo direttore di Limes e la filosofa Francesca Campana. Per chi non lo sapesse, è la bella e bionda moglie di Marco Carrai, potente imprenditore nonché amico intimo del premier Matteo Renzi. La Gruber si trattiene per tutta la puntata ma dopo mezz'ora non può esimersi dalla domandina maliziosa: "Ma Carrai a casa parla mai di politica?". "Ah, ecco che la Lilli mi fa la domanda su Carrai", è la reazione un po' stizzita della Campana. Momenti di imbarazzo, poi la Gruber insiste: "Ma allora, parlate mai di politica?". "Sì, ogni sera e guardando Otto e mezzo"...

Alonso, l'ultima drammatica verità Amnesia? Non c'entra la botta ma...

Formula uno, Fernando Alonso è stato sedato due volte dopo l'incidente





L'amnesia temporanea di Fernando Alonso dopo l'incidente nei test di Barcellona è stata causata dalla negligenza dei medici. A dirlo è la rivista specializzata tedesca Auto Motor und Sport secondo la quale il pilota spagnolo della McLaren sarebbe stato sedato due volte per sbaglio dai sanitari che lo hanno soccorso. La dose massiccia di sedativi ha quindi causato la perdita di memoria per diverse ore dopo l'uscita di pista. Nel corso dei giorni successivi all'incidente la McLaren aveva cercato di mantenere il massimo riserbo sulla dinamica dell'incidente. A quel punto si sono scatenate diverse tesi spesso discordanti. Lo stesso Alonso aveva in parte contestato la sua casa madre.  I giornalisti tedeschi hanno sentito molti testimoni dell'incidente. Secondo quanto raccolto Alonso è stato sedato dai soccorritori immediatamente dopo l’uscita di pista e per errore, una seconda volta dall’equipe del centro medico del circuito, prima del trasferimento in ospedale. In questo modo si spiegherebbe l'amnesia tra le 14 e le 18 e la decisione dei medici di trattenere il pilota in ospedale sotto stretta osservazione nei successivi tre giorni e mezzo.

Alberghi con piscina e agriturismi Ecco dove mettiamo i clandestini

Clandestini, ecco dove li ospitiamo

di Matteo Pandini 



Il governo italiano spende circa 35 euro al giorno per ogni profugo. La cifra finisce solo in minima parte agli stranieri (meno di tre euro al dì) mentre il resto è destinato a chi si occupa della loro accoglienza. Solitamente, si tratta di cooperative specializzate o albergatori. L’esecutivo, il ministro dell’Interno Angelino Alfano in testa, giudica  questa politica un esempio di civiltà e di doverosa accoglienza per chi sbarca nel nostro Paese scappando dalla fame o dalla guerra. Di ben altro avviso alcuni partiti, su tutti la Lega Nord di Matteo Salvini, che parlano apertamente di spreco e di discriminazione verso gli italiani indigenti. È un dibattito che si trascina ormai da alcuni mesi, e con la bella stagione è lecito immaginare che gli arrivi sulle coste meridionali possano moltiplicarsi. Nelle ultime ore, per esempio, è stata segnalata una partenza di circa 1.500 persone dalla Libia a bordo di imbarcazioni fatiscenti, dalle quali sono subito partite richieste di aiuto. In queste pagine Libero ha raccolto solo qualche esempio fotografico delle strutture che, in tutta Italia, ospitano i profughi: ci sono alberghi, alcuni dei quali di categorie più che dignitose, alcuni edifici comunali che erano destinati agli anziani, bed and breakfast, ostelli. Va ricordato che ai profughi vanno garantiti colazione, pranzo e cena. Beni di prima necessità per l’igiene personale, dal sapone al rasoio. Poi schede telefoniche e lenzuola pulite. 

Telefoni e l'incubo del cambio gestore: tutti i consigli per evitare fregature

Telefoni, come cambiare operatore telefonico senza dover pagare costi inutili





Ci sono legami che rischiano di essere soffocanti. Mentre in Parlamento si discute di accelerare i tempi per il divorzio per liberarsi da un matrimonio che non funziona, resta ancora complicato riuscire a liberarsi dell'operatore telefonico che in un momento di debolezza ci ha ammaliati con offerte imperdibili, ma che si sono presto rivelate poco convenienti, se non addirittura truffaldine. Il primo allarme sta arrivando in questi giorni a milioni di utenti. Telecom sta avvertendo che dal 1 maggio cambia nome e tariffe, chi c'è c'è: si chiamerà solo Tim, la bolletta sarà mensile e non avrà il più canone, ma secondo gli esperti aumenterà di 10 euro al mese.

Tempi - Sono quasi 5 mila i reclami che arrivano alla sola sede nazionale dell'Unione nazionale consumatori a proposito di compagnie telefoniche avvinghiate ai proprio clienti. Nel caso di telefono fisso, le regole dell'Agcom impongono 10 giorni lavorativi per il passaggio da un operatore all'altro. Ma le aziende se ne fregano delle eventuali sanzioni, secondo il Fatto quotidiano, prolungano i tempi insistendo con offerte e presunti problemi tecnici finché il cliente, preso per sfinimento, non rinuncia al cambio.

Doppia fattura - Il decreto Bersani del 2007 aveva annullato ogni costo a carico del cliente che vuole cambiare fornitore, ma le compagnie riescono a infilare una tassa per la separazione che può arrivare anche a 100 euro. E peggio succede se non si leggono bene le clausole rescissorie dei contratti, perché succede non di rado di ritrovarsi a pagare due fatture a bimestre: quella del nuovo operatore scelto e quella del vecchio che ancora reclama denaro per servizi di cui non si usufruisce più.

Cellulari - Va meglio se si vuole cambiare operatore sul proprio telenino, i tempi di solito non superano le 48 ore. Ma gli i problemi nascono quando si vuole rescindere un contratto. Bisogna assicurarsi che l'azienda mollata abbia ricevuto chiaramente la nostra comunicazione, altrimenti continuerà ad inseguirci - anche prelevando automaticamente dal conto, se abbiamo attivato la domiciliazione - chiedendo qualche centinaio di euro a volta.

Allarme dichiarazione dei redditi: perché ci costerà più che nel 2014

Fisco, Cgia Mestre: "730 precompilato più costoso per 10 milioni di contribuenti"





Il 730 precompilato sarà più complicato e anche più costoso. L'allarme arriva dalla Cgia di Mestre, secondo cui saranno 10 milioni i contribuenti "obbligati" a ricorrere all'aiuto di un Caf o di un commercialista per presentare la dichiarazione dei redditi. "Nonostante le promesse fatte nei mesi scorsi da autorevoli esponenti del Governo, per la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani il modello 730 costerà di più rispetto all'anno scorso", spiega il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi. Nei modelli precompilati da scaricare online, infatti, non si potranno inserire detrazioni e deduzioni, a cominciare da quelle per le spese mediche. Occorrerà dunque integrare il 730 precompilato e secondo la Cgia saranno chiamati a farlo 14.300.000 contribuenti, il 71% dei 20 milioni complessivi. "A nostro avviso, almeno i 2/3 dei contribuenti, pari in termini assoluti a circa 10 milioni, saranno costretti a ricorrere ad un intermediario fiscale - spiega Bortolussi -. Sarà molto difficile che un pensionato o una persona con poca dimestichezza con il computer possa procedere autonomamente: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, ricorrerà ad un Caf o ad un professionista". E proprio per questo pagheranno di più le loro dichiarazioni: da quest'anno, infatti, gli intermediari saranno chiamati a rispondere degli errori nelle dichiarazioni sia per le sanzioni sia per le imposte. Conseguenza: gli studi dei commercialisti hanno dovuto adeguare al rialzo i massimali delle loro assicurazioni, facendone ricadere il peso sui clienti: "I Caf, a seconda della complessità - conclude Bortolussi -, stanno facendo pagare l'elaborazione dei modelli cosiddetti precompilati che, fino all'anno scorso, erano gratuiti".

Aumento Iva, sarà bagno di sangue: quanto si spenderà in più e per cosa

Def, occhio all'aumento dell'Iva: 842 euro di spesa in più a famiglia





Una corsa contro il tempo (e i conti) per scongiurare l'aumento dell'Iva e una stangata da 842 euro a famiglia. Sono le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori a lanciare l'allarme: se il governo non riuscisse ad eliminare dal Def l'attuazione delle clausole di salvaguardia, gli aumenti dell’Iva e delle accise, tra ricadute dirette e indirette, rischiano di comportare un aggravio pesantissimo sugli italiani. 

Cosa crescerà, voce per voce - "Desta forte preoccupazione - denunciano le due associazioni - l'allarme circa la necessità del Governo di reperire le risorse necessarie (circa 10 miliardi) ad evitare l'attuazione delle famigerate clausole di salvaguardia". Tali clausole, calcolano Adusbef e Federconsumatori, "prevedono l'aumento dell'Iva dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 ed al 25,5% nel 2018", con un costo di 176 euro a famiglia nel 2016, di 90 euro nel 2017, cioè 266 euro, cui vanno aggiunti 461 euro per gli aumenti dell’Iva negli anni successivi e 28 euro per l'aumento delle accise sui carburanti. A questa stangata si dovrebbero poi aggiungere altri 87 euro delle ricadute indirette per l'aumento dell'Iva su gas, elettricità, più le accise sui carburanti che incidono su costi di produzione e costi di trasporto. Per un totale a regime, appunto, di 842 euro a famiglia.

"Meno sprechi e più lotta all'evasione" - "Un importo insostenibile - sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, i leader delle due associazioni - soprattutto in un momento delicato e difficile come quello che il Paese sta attraversando. Tale aggravio comporterebbe una ulteriore contrazione della domanda interna, con risvolti drammatici per l'intero sistema economico". "Per questo - concludono Trefiletti e Lanutti - è indispensabile che il governo agisca con prontezza e responsabilità, reperendo le risorse attraverso l'eliminazione di sprechi e privilegi, nonché attraverso il potenziamento della lotta all'evasione fiscale e facendo di tutto per evitare nuovi irresponsabili aumenti dell'Iva e delle accise".

Spunta pure la tassa sul cognome: a chi tocca pagarla

Fisco, arriva la tassa sullo stemma di famiglia





Fare cassa con gli stemmi di famiglia si  può. Parola di Paolo Grimoldi, deputato leghista primo (e unico) firmatario di una proposta di legge, unica in materia dalla nascita della Repubblica, per regolare l’araldica privata. L’introito per l’erario verrebbe garantito dal tributo che il singolo cittadino verserebbe allo Stato per registrare lo stemma di famiglia, mettendolo così al sicuro scudi, palle, torri e cavalli rampanti dai malintenzionati. E non si sta parlando di poche decine di loghi legati all’albero genealogico, perchè in Italia ci sono quasi 6mila 300 stemmi familiari. Inoltre, gli esperti sottolineano come il concetto di araldica familiare veda negli stemmi non tanto una rappresentazione grafica del cognome, quanto un segno di riconoscimento personale. Per questo, escludendone la trasmissibilità, lo stemma dovrebbe essere registrato ad ogni passaggio generazionale, con ulteriori vantaggi per il fisco. A gestire la registrazione e la protezione degli stemmi e delle armì familiari "sia di antico uso che di nuova costituzione", dovrebbe essere, secondo la proposta del Carroccio, l’Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze istituito presso la Presidenza del Consiglio. E questo è uno dei punti di forza della proposta Grimoldi perchè l’Ufficio già si occupa dell’Araldica pubblica, come quella che riguarda i Comuni, ed è composto da personale preparato che conosce bene la materia. 

Lo scopo - Gli stemmi registrati andrebbero a formare l’archivio araldico nazionale, con sicuro beneficio per studiosi, cultori e ricercatori di tutto il mondo. Ma soprattutto, l’Araldica non potrà essere più considerata oggetto solo di convegnistica o argomento  salottiero per pochi, ma potrà diventare, anche per i singoli e le famiglie, un atto ufficiale dello Stato italiano. L’intento, insomma, al di là dei concreti benefici economici per le casse erariali, è quello di aprire la strada alla possibilità per tutti i cittadini italiani, ma anche stranieri, di poter registrare uno stemma araldico personale o familiare, come avviene già in molti altri Paesi, dall’Inghilterra alla Spagna, dall’Irlanda al Canada. Inoltre, si fa una netta distinzione tra araldica e diritto nobiliare, evidenziando come uno stemma non possa essere considerato in nessun caso un marchio. Potrebbe essere l’occasione, sottolineano gli esperti in materia, per introdurre nel sistema giuridico italiano il concetto stesso di stemma, oggi assente anche a causa della frequente confusione tra stemma, marchio e cognome, spesso erroneamente sovrapposti.

Le problematiche -  Gli stessi esperti di Araldica, tuttavia, sottolineano come vi siano alcuni aspetti della proposta da approfondire. La mancanza, ad esempio, di indicazioni sulla tutela degli stemmi storici che lascia in via teorica a chiunque la possibilità di registrare a proprio nome lo stemma dei Savoia. Analogamente, la proposta Grimoldi non impedisce ad un terzo di registrare uno stemma abbandonato dai discendenti di chi in precedenze se ne era fregiato. L’Ufficio del cerimoniale di Stato è chiamato ad esaminare le domande di registrazione, ma anche di cancellazione, di uno stemma, tenere il registro e la documentazione relativa alle domande, esaminare i ricorsi. La domanda di registrazione di uno stemma può essere  presentata sia in formato cartaceo sia online da cittadini italiani o stranieri. L’Ufficio ha 30 giorni di tempo per verificare la possibilità di registrazione ed altrettanti per effettuarla. Scaduti i termini, rilascia un diploma in carta pergamenata con la miniatura dello stemma e un certificato di iscrizione nel registro degli stemmi italiani, consultabile anche online. Attenzione, però: chiunque utilizzi uno stemma senza l’autorizzazione scritta di chi lo ha regolarmente registrato è punito con una multa fissata dal governo, chiamato anche a stabilire il quantum della tassa per la registrazione dello stemma.

lunedì 6 aprile 2015

L'Aquila ha i soldi, ma non sa spenderli La città cade a pezzi e aumenta la droga

L'Aquila ha i soldi, ma non sa spenderli e cade a pezzi


di Miska Ruggeri 


Sono ormai passati sei anni dal devastante terremoto (ore 3.32 del 6 aprile 2009, con 309 vittime, oltre 1600 feriti e circa 65mila sfollati) che ha distrutto L’Aquila e il suo circondario. E ci piacerebbe molto poter dire che le cose sono migliorate. Invece, la situazione non è nemmeno identica al drammatico day after. Incredibile dictu, è peggiorata. Il capoluogo abruzzese è sempre più a pezzi. Non per colpa della Natura imprevedibile quanto degli uomini, quelli sì prevedibili e incapaci di risollevare una città in ginocchio. Nella ricostruzione, dopo la fase di emergenza e di assistenza ben gestita dalla Protezione civile, non ha funzionato nulla. E ancora oggi non funziona nulla.

Lasciamo stare, per carità di patria, i vari problemi giudiziari gravitanti attorno a quello che dovrebbe essere considerato in prospettiva il più grande cantiere d’Italia: mazzette, truffe, avvisi di garanzia, arresti, infiltrazioni camorristiche (il clan dei Casalesi...), ditte sospese, scandali vari e tante altre cose che non sono ancora emerse ma ci sono eccome. Se ne occuperà, speriamo con maggiore energia, la procura aquilana. Vediamo piuttosto i disagi maggiori ancora sofferti dai cittadini.

In centro è stato sì finalmente aperto qualche cantiere, ma il 90% degli abitanti non è ancora riuscito a rientrare nelle proprie case o ha preferito aspettare poiché non si può certo stare in una sorta di fortezza Bastiani. Gli unici segni di vita tra la Villa comunale e la Fontana Luminosa (l’asse nord-sud equivalente al cardo medievale, mentre del decumano non si sa niente) sono dati dai locali della movida universitaria (e anche qui si avvertono più le negatività - rumore, sporcizia, risse tra ubriachi - che i fattori positivi). Tutto il resto, durante il giorno, è avvolto in un silenzio spettrale. E le case abbandonate, sempre più in rovina per il gelo e le intemperie, senza più la zona rossa attiva e sorvegliata dai militari, sono in balia dei ladri, con un impressionante aumento di furti. Nessuno passeggia sotto i portici o per i vicoli, si vedono soltanto operai - per la gran parte stranieri - in tuta da lavoro, ogni rapporto umano si svolge nei centri commerciali in periferia come “Il Globo” o “L’Aquilone”, così che quanti non hanno la macchina, i giovani e gli anziani, sono tagliati fuori dalle relazioni sociali. Perché da una città, antica e preziosa, fornita di un grande patrimonio artistico, si è passati a uno squallido arcipelago di periferie. I ragazzi, una volta usciti da scuola, non sanno cosa fare, si sentono in trappola, e così bevono, si drogano e compiono spesso atti vandalici nell’assoluta mancanza di controlli. Gli adulti, da parte loro, sono sfiniti e demotivati, fino al punto di dedidere di andarsene per sempre. 

Inoltre alcune delle 19 new town - quartieri-dormitorio privi di ogni servizio costruiti in tempi record (talvolta da imprese ora fallite: e a chi vai a chiedere i danni?) tutti sparpagliati in un territorio tanto vasto, tra Assergi e Preturo, quanto mal collegato e non in un unico luogo come inizialmente avrebbe preferito il governo Berlusconi - cadono letteralmente a pezzi. C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili: ospitano 10.752 persone) e M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori: ospitano 2.328 persone) presentano infiltrazioni d’acqua, perdite, pavimenti che si scollano, isolatori sismici sotto le piastre che non hanno resistito alle prove di laboratorio... A Cese di Preturo nel settembre scorso è crollato un balcone e quindi ben 800 sono stati messi sotto sequestro con gli inquilini “sigillati” all’interno degli appartamenti. E ora il Comune, interrotte le forme onerose di assistenza alla popolazione, per esempio il contributo di autonoma sistemazione, vorrebbe che la gente si trasferisse proprio negli alloggi (C.A.S.E. e M.A.P.) rimasti vuoti.

La ricostruzione delle decine di frazioni del Comune dell’Aquila, spesso borghi medioevali che hanno fondato la città nel 1294, è ferma, senza risorse né tempistiche. Stimata in 1,6 miliardi di euro, sarebbe dovuta partire in almeno cinque delle frazioni più danneggiate già nel 2013 e invece niente. 
Il crono-programma è già saltato, non per mancanza di soldi, come sottolinea lo stesso ineffabile sindaco Massimo Cialente, ma per i troppi passaggi burocratici e per la carenza del personale che dovrebbe analizzare e approvare i progetti. A proposito di tecnici, quelli assunti con il “concorsone” tanto strombazzato dove sono finiti? Sono insufficienti? Ma prima non lo immaginavano? Purtroppo manca chi dirige, un vero manager e una strategia politica ed economica. Perfino i pagamenti dei S.A.L. (saldo avanzamento lavori) - quindi con soldi presenti in banca - sono fermi da mesi perché manca una banale firma da parte del personale del Comune. 

Ah, dimenticavo. In tutto ciò, la senatrice aquilana Stefania Pezzopane più che ai drammi del post-sisma sembra pensare all’amore e alle comparsate televisive con il suo giovane fidanzato...

Uno sciatore muore mentre fa un selfie Sale ad alta quota, poi il volo di 200 metri

In Trentino un turista tedesco precipita e muore per un selfie. Vicino Bologna una valanga uccide un escursionista





Un turista tedesco di 62 anni ha perso la vita nel pomeriggio di Pasqua a Pampeago, in val di Fiemme, provincia di Trento. Salito con lo skilift a Cima Pala di Santa, mentre scattava una foto ha perso l’equilibrio ed è precipitato per 200 metri. L’allarme è scattato verso le 16 e da Bolzano si è levato in volo l’elisoccorso, con il supporto di una squadra del Soccorso alpino di Nova Levante, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. L’uomo aveva accompagnato i ragazzi al corso e si era allontanato con la macchina fotografica al collo, dandosi appuntamento per il loro orario di uscita. Subito dopo deve aver deciso di andare a cercare un’inquadratura mozzafiato sul bordo della pista nera, sulla Pala di Santa. Forse un piede in fallo, o un capogiro, quando è scattato l’allarme, come da protocollo, si sono levati gli elicotteri del soccorso alpino, che in poco tempo lo hanno individuato, ormai senza vita, in fondo al crepaccio che corre di fianco alla pista. Un volo di circa duecento metri, che non gli ha lasciato scampo.

Appennino bolognese - Una vittima sulla neve anche nel comprensorio del Corno alle Scale, sull'appennino bolognese. Un escursionista, Cesare Poletti di 49 anni originario di Pistoia, è morto dopo esser stato travolto da una valanga. Con lui c'era un amico, un 50enne di Prato rimasto ferito gravemente e ricoverato ora all'ospedale Maggiore di Bologna. La valanga ha colto di sorpresa i due questa mattina. È stato lo stesso Poletti a lanciare l'allarme al 118, nonostante i due fossero immobilizzati dalla neve. Raggiunti dai soccorsi, gli operatori sanitari li hanno trovati in condizioni già critiche. Poche ore dopo il ricovero Poletti non ce l'ha fatta.

Courmayeur - Uno sciatore, che stava scendendo in fuoripista su un tratto di montagna piuttosto ripido sotto Punta Hellbronner, sul massiccio del Monte Bianco nel Comune di Courmayeur, è stato travolto da una valanga. Sul posto sono intervenuti gli uomini del Soccorso alpino valdostano che hanno salvato lo sciatore. L’uomo sarà portato in ospedale per gli accertamenti del caso ma sarebbe in buone condizioni. Le operazioni di soccorso sono state rese complicate dalle avverse condizioni meteo. Gli uomini del Soccorso alpino valdostano sono saliti con gli impianti e arrivati a piedi sul luogo della valanga. Le operazioni di soccorso non sono ancora concluse.

"Sono innocente": rissa in cella col marito Contro Veronica intervengono le guardie

Veronica Panarello, lite con David Stival in carcere: intervengono i secondini





Veronica Panarello resta in carcere, accusata di aver ucciso il figlio Loris, di 8 anni. E dal carcere filtra un'indiscrezione su quanto sarebbe successo pochi giorni fa: la donna avrebbe avuto un violento alterco con il marito Davide Stival, nel corso della visita di quest'ultimo nel penitenziario di Agrigento dove la presunta assassina è reclusa. I due, dai giorni della morte del figlio, si trovano su posizioni sempre più distanti, con l'uomo via via più dubbioso sulle versioni della donna, che continua a proclamarsi innocente. Le tensioni tra i due, come detto, sarebbero esplose in carcere: grida, urla e insulti, tanto che è stato necessario l'intervento dei secondini per riportare la situazione sotto controllo.

Disastro Germanwings, vergogna Merkel La tremenda accusa dell'Europa a Berlino

Disastro Germanwings, l'allarme ignorato dalla Germania: la Ue aveva chiesto più controlli sulla sicurezza aerea





Vergogna tedesca e imbarazzo a Berlino. Si è infatti scoperto che l’agenzia Ue per la sicurezza aerea (Easa) aveva espresso già anni fa preoccupazioni sulla debolezza dei controlli - anche medici - da parte delle autorità tedesche sui vettori nazionali. Tanto che l'autorità lo scorso novembre aveva formalmente chiesto a Berlino di porre rimedio a questo problema. La notizia è stata data da un articolo del Wall Street Journal online, poi confermato dalla stessa Easa. Le autorità, dunque, avevano puntato il dito sulle falle delle verifiche che, di fatto, hanno permesso al pilota Andreas Lubitz delle German Wings di guidare l'Airbus che ha condotto a schiantarsi nonostante il suo disagio psichico. Nell'articolo il Wsj cita due persone vicine all'autorità tedesca, il Luftfahrtbundesamt (Lba), secondo le quali ci sarebbe stata una carenza di personale, e questo avrebbe determinato gli scarsi controlli su equipaggi e flotta. Un portavoce della commissione ha dichiarato: "Tutti gli stati membri dell'Ue hanno segnalazioni, questo accade normalmente e regolarmente, fa parte di un sistema continuo di monitoraggio".

Fai la casalinga? Ti becchi multa o galera Un Paese europeo contro i "parassiti"

Bielorussia, multa e carcere a disoccupati e casalinghe se non trovano un lavoro





Chi non lavora è un parassita a spese dello Stato e va multato. A dirlo non è un vecchio capo sovietico, ma il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, più volte definito dai collaboratori di Barack Obama: "L'ultimo dittatore d'Europa". Con il decreto firmato da Lukashenko saranno multati tutti i cittadini che non lavorano e quindi non pagano le tasse. Una forma un po' particolare di incentivare i "fannulloni" a trovare un'impiego, visto che nell'elenco degli obiettivi del decreto rientrano anche le casalinghe. E in caso di recidiva scatterà anche l'arresto con la condanna a essere occupati in lavori socialmente utili. Non sono compresi solo i bielorussi, ma anche gli stranieri residenti. Gli unici esclusi saranno i pensionati, i disabili, i minori, chi è impegnato in lavori stagionali e gli imprenditori e liberi professionisti, questi ultimi già vessati da tasse molto alte.

Torna il finanziamento a tutti i partiti basta un cellulare e incassano 60 mln

Politica, parte da maggio il finanziamento ai partiti con un sms o una telefonata





Dal prossimo maggio i partiti potranno raccogliere denaro grazie alle donazioni via sms e telefonate. I tesorieri dei partiti possono tirare un sospiro di sollievo: la quasi scomparsa del finanziamento ai partiti non sarà più un problema per le casse sempre più vuote delle forze politiche. Il piatto a cui possono puntare i partiti potrebbe essere di circa 60 milioni di euro in un anno. Solo le Onlus in 12 mesi ne raccolgono 30. Il 28 aprile il garante per le Comunicazioni deciderà sulla delibera che può aprire la strada agli sms in stile finanzimento Onlus. Oltre che ad organizzazioni che combattono la fame nel mondo e le malattie più aggressive, sarà possibile spedire messaggi del valore di 2 euro a numeri che cominceranno con il 499. Saranno poi gli operatori telefonici ad assegnare, su richiesta dei partiti, i numeri per ogni forza politica. Più ricco il piatto delle telefonate da fisso: con il telefono di casa si potranno donare fino a 10 euro.

La trappola - Mandare un sms per errore capita a tanti ogni giorno. Se poi il messaggio viene a costare un paio di euro potrebbe anche risultare fastidioso, soprattutto se ci si pente amaramente della donazione, magari il giorno in cui il partito finanziato decide un'alleanza sgradita all'elettore-finanziatore. C'è una procedura per riottenere i soldi che però deve passare dagli operatori telefonici. Entro 30 giorni dal pagamento si può reclamare la restituzione con una lettera o un'email. Sperando che l'assistenza clienti funzioni regolarmente.

Sondaggione-verità sulle elezioni: ecco dove vincerà il centrodestra...

Regionali 2015, il centrodestra può sperare: in 4 regioni la sfida è aperta

di Tommaso Montesano 



In vantaggio in Veneto e Campania, possibile sorpresa in Liguria e Marche, all’ inseguimento in Puglia. Ecco come il centrodestra si avvicina alla tornata elettorale del 31 maggio, quando si voterà in sette Regioni. Un test che riguarderà circa 17 milioni di italiani.

L’accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini ha dato nuova linfa al centrodestra, anche se resta da sciogliere il nodo dell’alleanza tra l’asse FI-Lega e Area popolare. Il Cav ha fissato l’obiettivo minimo: conservare il Veneto e, soprattutto, la Campania, dove corre per la conferma l’unico governatore di Forza Italia: Stefano Caldoro. Sul Veneto, i sondaggi diffusi giovedì sera a Porta a Porta da Ipr Marketing e Tecné hanno fatto scattare l’allarme al quartier generale di Luca Zaia. Il governatore uscente sarebbe sì in vantaggio sulla pd Alessandra Moretti, ma di un’incollatura: da un minimo dello 0,5% (38%-37,5%) ad un massimo del 2% (39%/37%). Ma Zaia, con le rilevazioni di Swg in tasca, allontana il pessimismo: «Io ho dati diversi». Dati che lo vedrebbero sopra il 40%, con Moretti indietro di oltre 10 punti. Quanto a Flavio Tosi, il sindaco di Verona che ha rotto con il Carroccio, sarebbe attestato (con l’appoggio di Area popolare) a poco più del 10%.

Il centrodestra, anche senza l’accordo con i centristi di Angelino Alfano, sarebbe comunque in vantaggio in Campania sul candidato di centrosinistra. Caldoro, infatti, secondo Ipr Marketing avrebbe tre punti di margine su Stefano De Luca (41%/38%). Un vantaggio che Forza Italia spera di puntellare con l’accordo, che pure tarda ad arrivare, con Ncd. Le possibili sorprese potrebbero arrivare da Liguria e Marche. Il patto FI-Lega ha spianato la strada alla candidatura unitaria di Giovanni Toti, consigliere politico dell’ex premier, contro la renziana Raffaella Paita. Prima dell’intesa, la candidata del Pd aveva quasi otto punti di vantaggio sul leghista Edoardo Rixi (32,5%/24,8%). Nello staff di Berlusconi sono convinti che l’unità del centrodestra dietro Toti (gettato nella mischia non certo per partecipare e il cui peso elettorale sarà testato nei prossimi giorni) possa favorire l’aggancio, anche in considerazione della forza (oltre il 15%) del terzo incomodo, il parlamentare del Pd Luca Pastorino, sostenuto da Sel, Sergio Cofferati e Pippo Civati.

Dove, a sorpresa, la partita potrebbe essere aperta è nelle Marche. Il centrodestra, forte dell’unità tra FI e Area popolare con il sostegno di liste civiche, appoggia la candidatura, per un terzo mandato, del governatore uscente Gian Mario Spacca, già eletto con il Pd. Sull’altro fronte, lo sfidante è l’ex sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, vincitore delle primarie del centrosinistra. La media degli ultimi sondaggi vede Ceriscioli attestato sul 40%, ma Spacca sarebbe staccato di soli cinque punti.

Resta in salita, invece, la strada in Puglia. Secondo le rilevazioni di Swg, Michele Emiliano, l’ex sindaco di Bari candidato del centrosinistra, conserva dieci punti di vantaggio su Francesco Schittulli, che peraltro ieri ha quasi strappato con Forza Italia schierandosi con Raffaele Fitto: «FI non ha aderito alla mia richiesta ragionevole di avere liste forti. Vado avanti con gli altri partiti e movimenti che mi sostengono». La coalizione di centrodestra è in bilico. Il vantaggio dei candidati del centrosinistra è solido anche in Toscana e Umbria: Enrico Rossi è vicino al 50%, Catiuscia Marini supera il 40%.

domenica 5 aprile 2015

Il manager coop canta, panico a sinistra: "Vi spiego come compro i politici..."

Inchiesta Cpl Concordia, Francesco Simone vuota il sacco: "Così corrompevo i politici"





Ora Francesco Simone collabora con i magistrati di Napoli. Il manager della coop Cpl Concordia che teneva rapporti con i politici e amministratori pubblici parla per oltre otto ore e senza giri di parole ammette l'esistenza di un sistema corruttivo. Simone fa tremare la politica, perché rivela il meccasnismo che avrebbe consentito alle società di aggiudicarsi gli appalti truccati per la metanizzazione dei Comuni. L'interrogatorio è avvenuto due giorni fa a Poggioreale, dove Simone è rinchiuso dallo scorso lunedì insieme ai responsabili della società e al sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino. Per tutti l'accusa è di corruzione, turbativa d'asta, riciclaggio e false fatturazioni. Il sospetto è che abbiano pilotato i bandi di assegnazione grazie a un giro di mazzette.

I verbali e gli "omissis" - La rete di Simone, che per anni è stato segretario e uomo di fiducia di Bettino Craxi, è stata ricostruita grazie a intercettazioni e verifiche svolte dal pm John Henry Woodcock. E dopo il primo interrogatorio di giovedì, in cui non ha voluto rispondere, l'ex socialista - come rivelano i verbali coperti da alcuni "omissis" - spiega: "Lo strumento di penetrazione "da parte di Cpl delle pubbliche amministrazioni, stazioni appaltanti dei lavori e dei servizi cui la Cpl è interessata, è rappresentato dalle consulenze, dal subappalto ovvero dalle forniture in favore di soggetti legati ai pubblici ufficiali che gestiscono i medesimi appalti. Voglio dire che Cpl affida o una consulenza (più o meno fittizia) ovvero individua un subappaltatore o un fornitore segnalato dal soggetto pubblico che poi gli fa aggiudicare l’appalto o che gestisce le pratiche amministrative, tanto è avvenuto, secondo un protocollo ben consolidato".

Il caso di Procida - Per fare un esempio concreto sulle modalità utilizzate dalla cooperativa, Simone ha parlato ai pm dell'incarico ottenuto da Cpl a Procida: "Lo stesso metodo e lo stesso protocollo è stato usato in relazione all’appalto che la Cpl si è recentemente aggiudicata per la metanizzazione di Procida. Il facilitatore è stato l’ex senatore Muro, già sindaco di Procida è legatissimo all’attuale sindaco". Scecondo Simone il coinvolgimento di politici o funzionari prevederebbe una contropartita: " La Cpl ha utilizzato Muro per ingraziarsi l’amministrazione comunale e cioè per ottenere le autorizzazioni e gli atti che il Comune ha dovuto adottare. In tal caso l’utilità è stata destinata a Muro pagando a lui o a un suo prestanome una quota tra il 10 e il 20% del capitale della società che è stata costituita ad hoc dalla Cpl per tale opera, le cui quote sono possedute dalla stessa Cpl".

"Per ogni lavoro una mazzetta" - Il racconto di Simone si fa via via più dettagliato, e dopo Procida spiega come il medesimo metodo sia stato utilizzato ad Ischia, dove Ferrandino aveva negato di aver percepito mazzette per agevolare l'appalto. Al contrario, Simone sostiene che tutti i lavori sarebbero stati ottenuti seguendo la stessa procedura. Questo è quanto recitano i verbali, dove si può leggere: "Quando la Cpl partecipa a un appalto accade talvolta che si costituisca una società di scopo (a Ischia per esempio era la Ischia gas). Ebbene al momento della costituzione il capitale e dunque le quote di tale società di scopo hanno un determinato valore - di regola basso - che ovviamente lievita in modo straordinario dopo l’aggiudicazione dell’appalto e soprattutto dopo l’erogazione del finanziamento pubblico. Voglio dire che se per esempio il 10% di tale società di scopo vale 100 euro prima del finanziamento, dopo il finanziamento il valore della stessa quota sarà di 100 mila euro".

C'è una microspia nascosta. E adesso il "vino" si complica "Compagno Massimo D'Alema, volevo solo dirti che..."

Il manager a Massimo D'Alema: "Il tuo vino e quei 400 alberghi di Ischia"





Il "vinogate" che lambisce Massimo D'Alema si complica. Infatti si scopre che agli atti dell'inchiesta c'è anche una riunione, che si è tenuta a Ischia, di un gruppo di 400 albergatori; un metodo - sottolinea Il Mattino - per presentare al meglio della ristorazione isolana il vino prodotto dal Baffino democratico. E dalle pagine dell'inchiesta spunta anche una nuova intercettazione, un colloquio tra il manager della Cpl Concordia Francesco Simone, finito agli arresti (e che ha cominciato a "cantare"...), e Baffino. I due, of course, parlano di vino. E di affari legati alla possibilità di sponsorizzare il prodotto dell'azienda vinicola di D'Alema. La conversazione è stata intercettata grazie a una microspia installata negli uffici di via del Bufalo, a Roma, sede capitolina della Concordia, dai militari del Noe. Si sente la voce di Simone, ma non quella di D'Alema, che come è noto non è indagato in questa vicenda.

La conversazione - Eppure, sempre Il Mattino, presenta una sintesi di questa conversazione, ricostruita alla luce di quanto depositato finora agli atti. "Buonasera presidente - esordisce Simone -, senti ho parlato del nostro incontro con Casari (leader della Cpl Concordia, finito in carcere), al sindaco di Ischia, che è un compagno di vecchia data, si chiama Giosi Ferrandino...bene, lui è in collegamento con quattrocento operatori alberghieri di Ischia". Si arriva poi alla proposta di Simone: "Siccome tu ci avevi accennato della tua produzione eccellente, lui (Ferrandino, ndr) sarebbe disponibile, quando vorrai, se vorrai e riterrai, di fare una specie di riunione degli albergatori più importanti e presentare il frutto del sudore della fronte". Secondo la ricostruzione del Noe si parla di affari, della possibilità di "parlare con il finanziario della Concordia". Quindi la domanda conclusiva di Simone: "Allora, tu mi autorizzi a farla chiamare e capire qual è questo gap... diciamo documentale...ottimo e abbondante...senti presidente, ti ringrazio tantissimo e ti auguro buon lavoro". Ad oggi, stando alle indagini condotte a Napoli, la Concordia ha acquistato vino da casa D'Alema per 20mila euro. Ora agli atti c'è anche una possibile "triangolazione" che coinvolgerebbe il gruppo di 400 albergatori.

Il "gioco" della Boschi con Alfano: così nasce il partito di Maria Elena...

Maria Elena Boschi, le manovre del ministro con i resti di Ncd


di Fausto Carioti 


Cosa rappresenti il partito della Nazione di Matteo Renzi per il Nuovo centrodestra lo ha spiegato bene Maria Elena Boschi al nocciolo duro degli alfaniani: «Non siamo noi a cercare i vostri, sono loro a venire da noi». L’erigendo PdN è una calamita per i singoli parlamentari e una calamità per il Ncd e la sua autonomia. «Loro» sono gli esponenti di Area popolare (la sigla che unisce Ncd e Udc) che hanno già fatto la fila per presentare a Renzi la garanzia di affidabilità: se davvero Ap dovesse rompere con il premier, il suo progetto e il governo potranno comunque contare su di loro.

Devono essere stati convincenti, tanto che il presidente del Consiglio vuole mettere uno di «loro» sulla poltrona di ministro che spetta a Ncd (Affari regionali, probabilmente). Di modo che, in caso di spaccatura della maggioranza, ad andarsene sarebbero solo Alfano e pochi altri: certo non tutti i parlamentari e nemmeno il grosso dei ministri. La titolare della Sanità, Beatrice Lorenzin, ha già dovuto assicurare che le voci su un suo passaggio al Pd sono «destituite di fondamento». Convincendo alcuni nel suo partito, ma non tutti.

Si spiega con questo disegno, e non certo con la motivazione delle quote rosa, il desiderio del premier di non fare entrare nel governo Gaetano Quagliariello, preferendogli una parlamentare di Ncd. I nomi alternativi messi in giro da Renzi non tranquillizzano certo l’entourage alfaniano. Dorina Bianchi ha iniziato con il Ccd nel 2001, ha aderito all’Udc, ha proseguito con la Margherita, attraverso la quale è transitata nel Pd, per tornare poi nell’Udc, da dove è passata al Pdl, che ha lasciato per seguire Alfano. Adesso è considerata vicina alla onnipotente Boschi. «Ho sicuramente l’esperienza per fare il ministro», ha detto ieri a Repubblica annunciando la propria disponibilità, sulla quale peraltro non c’erano dubbi.

Altro nome passato da palazzo Chigi ai giornali come possibile ministro «in quota Ncd» è quello di Federica Chiavaroli. Che già appariva tra gli undici senatori di Ap che il 30 gennaio firmarono la lettera nella quale dicevano, in sostanza, che avrebbero comunque votato Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica: una prova d’amore nei confronti di Renzi, uno sgarbo ad Alfano e agli altri dirigenti, clamoroso anche perché in calce alla lettera apparivano i nomi delle due vicepresidenti del gruppo (la stessa Chiavaroli e Laura Bianconi). Un gesto che spinse il capogruppo dei senatori, Maurizio Sacconi, a dare le dimissioni.

Dopo avere svuotato Scelta Civica, Renzi si prepara insomma a fare lo stesso con Ncd. L’operazione, però, non è ancora conclusa. E che portarla a termine non sia così facile lo conferma l’allungamento dei tempi: la nomina del ministro di Ncd non avverrà prima di qualche settimana. Nella cerchia ristretta di Alfano assicurano che i nomi di chi in questi giorni ha bussato alla porta di Renzi debbono ritenersi sin d’ora depennati. «Agiremo con tutta calma e in assoluta autonomia. Se qualcuno si è offerto al Pd per fare il ministro, sappia che facendolo ha perso qualsiasi chance»: è il messaggio a uso interno inviato a chi vuole entrare nel governo grazie a Renzi e alla Boschi.

I danni che il premier sta producendo dentro il Ncd non risparmiano gli auguri. Dopo che Quagliariello, tramite il Corriere della Sera, aveva sostanzialmente dato il benservito a Nunzia De Girolamo, perché «è difficile immaginare un capogruppo dissidente», l’interessata ha twittato «sarò pure dissidente, ma mai burattino. Buona Pasqua».

Controreplica: «Rispetto le tue scelte e le loro conseguenze. Buona Pasqua». Tira le somme un sempre più disilluso Fabrizio Cicchitto: «Il problema è se si conferma l’esistenza di un governo di coalizione o se il progetto è quello di un Partito della Nazione che diventa quasi un Partito Unico...».

Quella visita di Matteo Renzi ad Arcore: "Un giorno...": la strana frase di Berlusconi

Silvio Berlusconi, il giorno in cui invitò Matteo Renzi ad Arcore: "Un giorno tutto questo sarà tuo"





Le leggi naturali della politica hanno sempre dimostrato che non esistono regali, da parte di nessuno. Ci starà pensando ormai da tempo Silvio Berlusconi guardando e riflettendosi in Matteo Renzi, un tempo suo ospite alla villa di Arcore in un incontro ampiamente raccontato dai retroscenisti quando il presidente del Consiglio era ancora sindaco di Firenze.

Dopo qualche anno ci si interroga se in quell'occasione Berlusconi avesse colto le potenzialità politiche di quel "simpatico ragazzo", definizione ricordata nella ricostruzione di Francesco Verderami sul Corriere della sera. Chissà se voleva lasciargli tutto in eredità, come i grandi possidenti di terreno che mostrano ai figli le proprietà sterminate. Di sicuro, il Cav, ci aveva visto lungo: "Un giorno tutto questo sarà tuo", disse Berlusconi a Renzi. Una frase che deve avere avuto una sorta di effetto propulsivo sul ragazzo da Rignano sull'Arno, che da allora Renzi non è stato a guardare e qualsiasi cosa si fosse imputato di prendersi, se l'è preso. Anzi oggi è diventato un polo molto più attrativo del Cavaliere, tanto da far temere una grande migrazione verso il Partito democratico dei freschi fuoriusciti Sandro Bondi e Manuela Repetti e a seguire Denis Verdini con i suoi.

Dopo l'abbandono dell'ex fedelissimo, Berlusconi ha tuonato: "Chi va via abbia la decenza di stare zitto", ha cercato di alzare i toni e riportare tutti agli ordini. Ma il tentativo è sembrato sfibrato e inascoltato. I dissidenti ed ex, vedi Angelino Alfano e Raffaele Fitto, ormai pensano in proprio, sperimentano alleanze per le prossime elezioni regionali, guardano avanti senza di lui.

Non è bastata la conferma dell'assoluzione della Cassazione a riabilitare psicologicamente e politicamente il leader forzista. Ancora senza passaporto soffre nell'attesa di tornare libero anche di candidarsi in prima persona. E non nasconde la rabbia verso Renzi che, continua Verderami, si è "rivelato uno di quelli", cioè un comunista aggiornato che però usa gli stessi metodi, forse anche meglio. Come quando fu sconfitto nel primo confronto alle primarie contro Pierluigi Bersani, mentre trovo la vittoria nella seconda occasione: "Siccome avevo capito come facevano - avrebbe detto Renzi a Berlusconi - la volta dopo li ho fregati io".

I colpi al cuore del Cavaliere non si contano più e quelli più difficili da schivare sono proprio quelli che vengono da amici e alleati. Dopo una vita passata a collezionare imprese epiche, dal Milan alla stessa Mediaset, l'ultima mazzata è arrivata da Matteo Salvini quando a proposito di una sua possibile candidatura a sindaco di Milano, il leader del Carroccio ha commentato: "Dopo Pisapia, chiunque può farlo". E di sicuro la memoria di Berlusconi sarà tornata al '92, ricorda Verderami, quando la Dc di Martinazzoli gli negò di fatto la candidatura a palazzo Marino.

Il canone Rai arriva sul cellulare: così pagherai la tassa più odiata...

Riforma Rai, il decreto legge del governo Renzi: i poteri dell'ad e il canone pagato con il cellulare





Da uomo forte a uomo forte, Matteo Renzi vuole un capo di azienda vero alla guida della Rai. Una persona sola che prenda le decisioni, certo consultando il Consiglio di amministrazione, ma con strumenti nelle mani inediti finora al settimo piano di viale Mazzini. I dettagli della riforma Rai sono tutti concentrati nei sei articoli del decreto legge renziano. Partono da nuove modalità di nomina dei consiglieri di amministrazione fino ad aprire scenari su che fine farà l'odiato canone.

La riforma - A capo della Rai non ci sarà più un direttore generale, ma un amministratore delegato. Questo potrà proporre anche la revoca di uno o più membri del Cda, passando per l'Assemblea dei soci - con il ministero del Tesoro che mantiene il 99,56% delle azioni - e incassando la valutazione favorevole della Commissione di vigilanza parlamentare. Come anticipato nei giorni scorsi, il Cda sarà composto da sette consiglieri: quattro eletti dalla Camera, due dal Senato (ma avranno voto limitato), due dal Governo e uno dall'Assemblea dei dipendenti Rai. Il Cda dovrà approvare il piano industriale, quello editoriale e tutti gli acquisti superiori ai 10 milioni di euro.

Il capo - L'amministratore delegato è eletto dal Cda su indicazione del Governo. A lui spetta il compito di nominare i direttori dei Tg, i direttori di rete e tutti i dirigenti di primo e secondo livello. Può consultare i membri del Cda sulle nomine, ma non è costretto a farlo. Il suo tetto di spesa sale a 10 milioni di euro. Un acquisto di un centesimo di più richiederebbe una gara d'appalto comunitaria, burocrazia, tempi lunghi... Sotto i 10 milioni invece l'Ad può fare quel che gli pare, affidare incarichi, appalti, servizi in base ovviamente alla convenienza per l'azienda. Rimane in carica tre anni e se venisse revocato, dovrà percepire solo tre mensilità come buonuscita.

Canone - Renzi è consapevole della impopolarità del canone Rai. Da tempo studia il modo per farlo sparire, ma senza coperture adeguate il rischio è solo quello di lasciare un gran bel buco nel bilancio dello Stato. Il decreto legge sulla Rai prevede già che entro un anno dall'entrata in vigore, dovrà cambiare la modalità di riscossione del balzello. L'idea mai del tutto smentita è quella di camuffare il canone all'interno della bolletta elettrica. L'idea è che basta un dispositivo connesso a internet o al digitale terrestre per renderlo tassato.

sabato 4 aprile 2015

Il governo italiano alza la testa Il marò non torna in India. E l'altro...

Marò, il governo italiano alza la testa: Massimiliano Latorre non tornerà in India


di Chiara Giannini 


Massimiliano Latorre non tornerà in India. Una notizia che fonti vicine alla Difesa danno ormai per certa. Per il fuciliere di Marina, alla data del 12 aprile prossimo, giorno in cui scadrà il permesso di soggiorno in Patria concesso da New Delhi per consentirgli di curarsi in seguito all’ictus che lo colpì alcuni mesi fa, il governo Renzi avrebbe infatti presentato un’istanza con cui si chiede una proroga «per motivi umanitari», esattamente come accadde lo scorso gennaio, quando la richiesta fu accordata. Latorre, infatti, non sta ancora bene. Non è in grado di affrontare un viaggio verso una terra così lontana, anche se, da uomo d’onore, non ha mai nascosto che - se gli venisse chiesto - non esiterebbe a prendere l’aereo per raggiungere Salvatore.

Massimo riserbo - L’India avrebbe già mostrato segnali di apertura, cosa che renderebbe onore al governo Modi, anche se la comunicazione ufficiale non è ancora arrivata. Le conferme che l’intenzione del governo italiano siano quelle di procedere su questa strada, arrivano anche da alcuni rappresentanti del Cocer interforze, che pur non potendo parlare dell’incontro che hanno avuto martedì scorso con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, per essere aggiornati sulla vicenda, dichiarano: «Non è Massimiliano che deve tornare in India, ma Salvatore che deve tornare in Italia». Antonio Colombo, proprio del Cocer interforze, precisa: «Devo mantenere il riserbo, ma non vorrei che questo silenzio fosse interpretato come disinteresse, perché così non è. Da sempre siamo presenti e attenti per la vicenda dei nostri fucilieri. Noi restiamo in attesa di vedere cosa accadrà il 12 aprile, giorno in cui scadrà il permesso per Latorre, e se quanto ci è stato promesso, ovvero che Massimiliano non tornerà in India, sarà rispettato». Sulla stessa linea anche un altro collega del Cocer, Vito Alò, che ribadisce: «Se non parliamo non significa che siamo disinteressati, tutt’altro». Quasi un invito, insomma, a far lavorare chi di dovere.  D’altronde un indizio di una trattativa in corso starebbe proprio nel pressante silenzio che il governo e, in particolare, il ministro Pinotti e quello degli Esteri, Paolo Gentiloni, stanno continuando a tenere a ridosso della data del 12 aprile. Un silenzio dietro cui, lo dicono ancora fonti vicine alla Difesa, si nasconderebbe proprio la trattativa in corso anche per il possibile rientro di Girone.

La sorte di Girone - Il ministro avrebbe parlato della nuova istanza e del dialogo per una soluzione per il secondo marò per il quale, a questo punto, le cose sembrerebbero cambiare. Per il fuciliere, che trascorrerà la Pasqua assieme alla sua famiglia a New Delhi, il governo avrebbe messo in campo una serie di azioni. Voci di corridoio parlano di un negoziato e di una trattativa per il rientro veloce in Patria per motivi umanitari, viste le sue condizioni di stress psicologico. Insomma, niente arbitrato internazionale, ma un dialogo aperto tra due Paesi per una soluzione che possa mettere tutti d’accordo.  Il presidente della commissione Difesa della Camera dei deputati, Elio Vito, che a inizio settimana, assieme ad altri esponenti della commissione, ha fatto visita a Taranto a Latorre, racconta: «L’ho detto subito che Massimiliano deve restare in Italia ed è semmai Salvatore che deve tornare a casa. Max è un uomo forte, anche se l’ho visto provato e a causa delle sue condizioni di salute è auspicabile che resti in Italia. Potrà iniziare a star meglio solo quando troverà la dovuta serenità. Stessa cosa - continua - vale per Salvatore, le cui condizioni di stress sono alte. Da precisare che hanno già scontato una pena di oltre tre anni per un reato che non hanno commesso. È l’ora che tornino entrambi in Patria».  E anche l’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente dell’associazione Leone di San Marco se lo augura: «Sono già tre anni che dovevano essere qui, invece finora ci sono state solo chiacchiere che non hanno portato a niente. Noi non abbiamo più fiducia in quelli che dovrebbero essere coloro che curano i nostri interessi. Noi non siamo informati su cosa stia facendo il governo, ma posso assicurare che Massimiliano in India non ci tornerà. Siamo disposti anche a incatenarci ai cancelli d’imbarco, se la cosa dovesse accadere. E anche Salvatore deve essere riportato a casa, prima possibile. Perché sono innocenti e non esiste capo d’accusa». Il silenzio dietro cui si sta trincerando il governo Renzi, per una volta, pare si possa interpretare come un segnale di «lavori in corso». La speranza è che non si tratti del solito falso allarme.

L'ira del Cav: "Chi è andato via stia zitto" Bondi sbotta: "Che miseria"

Forza Italia, Silvio Berlusconi sui fuoriusciti dal partito: "Dovranno fare i conti con la propria coscienza"





Scoppia la rissa a distanza tra Silvio Berlusconi e Sandro Bondi, dopo che l'ex ministro ha deciso di lasciare Forza Italia con la compagna Manuela Repetti. Berlusconi approfitta dello scambio degli auguri di Pasqua per sferrare qualche colpo a dissidenti e fuoriusciti. Nella testa dell'ex presidente del Consiglio ci sono innanzitutto le tensioni nel partito forzista per le alleanze in vista delle elezioni regionali. Fittiani e verdiniani scalpitano da tempo, il Cavaliere prova ancora una volta a dettare la linea: "Stare in un movimento politico - ha detto - significa accettarne le regole, discutere liberamente, e poi collaborare lealmente alla linea che la maggioranza ha deciso. Solo a queste condizioni Forza Italia può continuare ad affrontare con successo le sfide che ci attendono nell’immediato e nel futuro"

I transfughi - Non è morbido Berlusconi quando accenna a chi ha deciso di lasciare Forza Italia. Il riferimento è fin troppo scontato a Bondi e alla Repetti: "Anche chi per ragioni personali ha abbandonato Forza Italia - ha detto il Cavaliere - venendo meno al mandato degli elettori, dovrebbe fare i conti con la propria coscienza restando almeno in silenzio". La linea sulla comunicazione non cambia rispetto al passato, divisioni e polemiche non fanno bene all'immagine del movimento, perché: "viene enfatizzata dai nostri avversari, ai quali non sembra vero di poterci attaccare ed indebolire. E lo fanno anche con le tante notizie false che pubblicano sui loro giornali".

La reazione - A stretto giro Sandro Bondi ha smesso i panni del conciliatore per rispondere direttamente all'invito a tacere fattogli da Berlusconi: "Sono costretto a rompere il silenzio che mi ero imposto, prendendo atto che al contrario il presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e di amicizia". Non saltano solo i rapporti politici, ma amicizie ventennali che sembravano granitiche. Dal canto suo Bondi sembra esasperato: "La senatrice Repetti e io - ha aggiunto - abbiamo subito in questi giorni attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Forza Italia e la giustezza delle nostra decisione".

La crisi - Che ci sia una questione da risolvere dentro Forza Italia comunque non può negarlo neanche Berlusconi. Il problema irrisolto però rimane l'analisi delle cause: "Anche in Forza Italia - ha aggiunto - stanno emergendo le patologie della vecchia politica politicante: quelle del protagonismo, della rissosità e del frazionismo. Qualcuno ha dimenticato la lealtà nei confronti degli elettori ed anche il rispetto per chi lavora ogni giorno, in condizioni non facili, per far funzionare Forza Italia nel miglior modo possibile".

"Campi di concentramento, botte, torture Quello che non sapete su Scientology..."

Scientology, il controverso documentario sulla setta: "Campi di prigionia, stanze delle punizioni, botte e torture"





Alex Gibney, un celebre regista statunitense, ha realizzato il suo ultimo lavoro. Subito dopo la messa in onda, le polemiche. Si tratta del documentario Going Clear: scientology and the prison of belief, che racconta la storia della setta attraverso le testimonianze di alcuni ex credenti. In particolare il fondatore, L. Ron Hubbard, e Tom Cruise, il più famoso fra gli adepti, non ne sono usciti bene, tanto che gli avvocati gli avvocati dell'organizzazione religiosa hanno ingaggiato un'aspra battaglia legale per evitare ulteriori trasmissioni del documentario, andato in onda sulla rete televisiva HBO. Going Clear è tratto dal libro dello scrittore Lawrence Wright.

Campi di prigionia e torture - Nel documentario gli ex affiliati parlano di veri e propri campi di prigionia nei terreni di proprietà della chiesa nel deserto californiano. Secondo l'ex membro Sylvia Taylor se si finisce in uno di questi campi si è costretti a lavorare per trenta ore di seguito con solo tre ore di pausa a notte. Mentre gli "schiavi" muovono giganti macigni e costruiscono oggetti, vengono indottrinati con la di Scientology e dell'alieno Xenu. In questi campi esisterebbe anche un luogo ancora peggiore, il cosiddetto “buco”. Qui i comandanti della Sea Org, il gruppo paramilitare della setta, interrogano le persone che sono ritenute dubbiose sui proclami di Hubbard. Oltre a venire malmenate, le persone - sempre secondo il documentario - sarebbero costrette a pulire i pavimenti con la lingua.

Sea Org e le star affiliate - La Sea Org avrebbe inoltre il compito di indagare sulla vita degli affiliati: devono scovare gli adepti incerti e soprattutto controllare che ognuno di loro abbia interrotto i rapporti con parenti e amici non affiliati. I seguaci sarebbero anche costretti a vedere di continuo i video dove il fondatore e i vip della setta come Tom Cruise e John Travolta parlano dei benefici e della storia di Scientology. Non è possibile fare domande né abbandonare la visione, pena una sosta nel “buco”.