Visualizzazioni totali

domenica 30 novembre 2014

Napolitano scrive a Boldrini e Grasso "Ecco quando non sarò più al Colle"

Le dimissioni di Napolitano: il 27 gennaio non sarà più al Colle




Adesso c'è pure la data. Quella in cui Giorgio Napolitano con ogni probabilità non sarà più il presidente della Repubblica italiana. E' il 27 gennaio 2015, tra poco meno di due mesi. La prova sta, come riporta il Foglio, nella lettera che il capo dello Stato ha inviato nelle scorse ore ai presidenti dei due rami del Parlamento Pietro Grasso e Laura Boldrini. In quella missiva, Napolitano avverte i due che non potrà partecipare a una iniziativa di commemorazione delle vittime dell'Olocausto calendarizzata per quel giorno a Montecitorio e cui l'inquilino del Colle era stato invitato mesi fa.

Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, a Palazzo Chigi proprio ieri, una volta ricevuta la notizia della lettera a Boldrini e Grasso, avrebbero cerchiato di rosso una data che dovrebbe essere quella giusta per cominciare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica: il 20 gennaio. Sarebbe proprio Grasso, in quanto presidente del Senato, che nei giorni di vacatio si troverebbe a gestire la transizione in prima persona.

sabato 29 novembre 2014

IL NOME DI SILVIO PER IL COLLE L'offerta di Berlusconi a Renzi: "Ecco chi voglio al Quirinale" Ecco quando lascia Re Giorgio

Forza Italia, Silvio Berlusconi: "Dopo Napolitano vorrei Amato al Quirinale"




"Il nome di Giuliano Amato rientra nel profilo giusto per la carica di Capo dello Stato". Silvio Berlusconi in un'intervista al Corriere della Sera parla della corsa al Colle dopo le voci sulle probabili dimissioni di Giorgio Napolitano a fine dicembre o al più tardi a gennaio. Il Cav ha le idee chiare: "Sono contrario a figure di partito". Dunque dalla rosa dei papabili per il Cav escono subito Walter Veltroni e Piero Fassino. "Io spero che ci venga proposto qualcuno che possa essere votato anche da noi". Poi il leader di Forza Italia parla anche dell'ipotesi Prodi: "Se mi facessero quel nome risponderei che Prodi già mi vuole tanto male e quindi vorrei evitare di dire cose che potrebbero peggiorare di più i nostri rapporti".

Giuliano Amato - E così Berlusconi sceglie Giuliano Amato: "Questo nome invece rientra in quel profilo per la carica di Capo dello Stato". Un messaggio chiaro per Matteo Renzi che adesso dovrà rispondere alla proposta lanciata dal Cav. Già nel corso del loro ultimo incontro il leader di Forza Italia e il premier avevano parlato probabilmente delle nomination per il Colle, ora Renzi deve fare il suo nome. Di certo il Cav spero in una scelta condivisa e dalla partita del Colle passa anche quella per le riforme: "Renzi deve dare garanzie sul percorso. E ritengo che lo farà. Poi però servirà la responsabilità di tutti".

Ipotesi Draghi - Infine il Cav parla anche delle voci che indicherebbero anche Mario Draghi nella corsa al Colle: "Mi risulta che il presidente della Bce abbia fatto sapere di non essere disponibile. Al momento per Draghi la situazione è questa". 

Renzi, record storico: la disoccupazione I senza impiego volano al 13,3 per cento

Istat, nuovo record storico per la disoccupazione: vola al 13,3%




Pessime notizie dal fronte occupazione: l'Istat rileva che il tasso dei disoccupati, aggiornato ad ottobre, balza al 13,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0 punti a fronte del livello di un anno prima. Si tratta del record storico, sia considerando l'inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004), sia quelle trimestrali (1977). Il tasso di disoccupazione giovanile invece (15-24 anni) è pari a ottobre al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 708 mila, pari all'11,9% di popolazione in questa fascia d’età, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 punti su base annua.

In aumento - I disoccupati aumentano, pari a 3,4 milioni, sono 90 mila unità in più (+2,7%) mentre rispetto a ottobre 2014 sono incrementati di 286 mila unità. Ai massimi storici il tasso di disoccupazione che ha toccato a ottobre il 13,2%, un livello mai registrato dall'inizio delle serie storiche (è in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0 punti nei dodici mesi). Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce invece di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre aumenta di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-32 mila) e del 2,5% rispetto a dodici mesi prima (-365 mila). Il tasso di inattività si attesta al 35,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.

400mila posti fissi in più - Buone nuove invece pare arrivino dai primi dati sulle Comunicazioni Obbligatorie relative al terzo trimestre del 2014. Cresce l'occupazione, quella fissa, con il posto a tempo indeterminato. "Un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima", scrive dal ministero del Lavoro, Giuliano Poletti.

Napolitano, le dimissioni in fretta e furia: l'addio al Quirinale già tra pochi giorni

Giorgio Napolitano, il giorno delle dimissioni. E al Colle ci andrà un "supplente"




Per le dimissioni di Giorgio Napolitano è questione di pochi giorni. L'addio dovrebbe essere annunciato nel discorso di fine anno, e dunque formalizzato nelle due settimane successive. Ma secondo Il Fatto Quotidiano ci sarebbe anche un'altra data, più prossima: il 15 dicembre. Già, il passo indietro del Capo dello Stato potrebbe essere annunciato nel giorno del discorso alle forze armate, facendo così uno sgarbo non da poco a Matteo Renzi, che solo tre giorni dopo dovrà tenere il discorso di chiusura del semestre europeo targato Italia.

Proteste - Di sicuro, dopo l'incontro di martedì al Quirinale, il premier ha compreso che non ci sono margini: Napolitano si dimetterà, a brevissimo, una sorta di "protesta" contro i tempi delle riforme annunciate da Renzi e che ancora non sono state realizzate (tempi che si dilatano dal governo di Enrico Letta, per inciso). Inoltre, Napolitano, non ha la minima intenzione di sciogliere le Camere nel corso del suo mandato, e considerata l'aria che tira e la possibilità che le cose in Parlamento precipitino, ha deciso di farsi da parte per primo.

Supplenti - Ma dopo, che succederà? Dopo l'annuncio, le dimissioni di Re Giorgio verranno formalizzate entro 15 giorni. Dunque inizieranno le operazioni di voto (alla fine di gennaio nel caso in cui le dimissioni venissero annunciate a fine anno). Nel frattempo, al Colle ci sarà un "supplente", la seconda carica dello Stato, ossia Pietro Grasso. Una supplenza che considerato il probabile stallo elettorale potrebbe dilungarsi a lungo, tanto che già, sempre secondo Il Fatto, si starebbe pensando a come "aggirare" la Costituzione, che durante il periodo necessario all'elezione dell'inquilino del Colle non permette alle Camere di fare altro (e uno stallo, per Renzi, potrebbe essere fatale a livello di immagine).

Pd, l'inchiesta su Di Stefano si allarga Indagate altre tre persone: ecco le accuse

Caso Di Stefano: indagate altre tre persone




Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma su una presunta tangente di 1,8 milioni di euro destinata dai costruttori Daniele e Antonio Pulcini all’esponente del Pd Marco Di Stefano (di cui Libero vi ha raccontato in queste settimane) altre tre persone sono state iscritte nel registro degli 
indagati. Sono Giuseppe Tota, direttore generale e direttore degli affari legali della società Lazio Service partecipata dalla Regione Lazio, Tonino D’Annibale direttore amministrativo e Claudia Ariano direttore innovazione e sviluppo. Nei loro riguardi i pubblici ministeri Maria Cristina Palaia e Corrado Fasanelli ipotizzano i reati di truffa e abuso d’ufficio. Avrebbero certificato la congruità dei contratti sottoscritto con i Pulcini per affittare due immobili destinati a sede di Lazio Service. 

La tangente - La tangente che sarebbe stata destinata all’esponente del Pd deriverebbe proprio da questa operazione. I nuovi indagati saranno interrogati la prossima settimana. Prosegue intanto, parallelamente all’indagine sul versamento della tangente, anche quella sulla scomparsa di Alfredo Guanielli. Già stretto collaboratore di Di Stefano è scomparso cinque anni fa. Dall’indagine è emerso che ebbe una relazione con Claudia Ariano. L’uomo politico sarà convocato la prossima settimana a Palazzo di Giustizia perché deponga su entrambe le vicende. Per quanto riguarda la scomparsa di Guanielli la Procura procede per omicidio volontario.

I grillini dicono "sì" al direttorio di Beppe

M5s, il 91 per cento dei votanti dice "sì" al direttorio di Beppe Grillo




La base del Movimento Cinque Stelle dice "sì" alla proposta di Beppe Grillo di creare una sorta di direttorio di 5 componenti che sostanzialmente sarebbero i "vice" del leader. Una scelta quella di Beppe arrivata dopo le polemiche di due parlamentari accusati di intascarsi lo stipendio percepito a Montecitorio. Il 91 per cento dei votanti ha detto sì al piano di Beppe. "Grazie! Grazie a tutti! La votazione si è conclusa. Ha votato sì il 91%. Siamo pronti a costruire il futuro del M5S", ha affermato Grillo sul suo blog. Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia sono dunque i cinque parlamentari destinati a prendere in mano le redini dei grillini. Il leader è stanco, sempre più disinteressato delle scelte dei suoi parlamentari ed alza la voce solo per emettere diktat contro chi sgarra. 

Le polemiche - Complici i problemi di salute di Gianroberto Casaleggio, i due diarchi hanno deciso di passare la mano. Una decisione meditata da tempo. Esclusa la possibilità di far scegliere agli stessi parlamentari i nomi, il caos generato dalle espulsioni a freddo di Massimo Artini e Paola Pinna hanno accelerato un processo già messo in moto. Ma una parte dell'elettorato a 5 stelle protesta per la scelta dei 5 nomi che comporranno il direttorio. Un insospettabile come Daniele Pesco è arrivato alle conseguenze più estreme: "Se vincono i sì mi dimetto". Forse ora dovrà fare un passo indietro...

Artini e Pinna espulsi - A proposito di Massimo Artini e Paola Pinna: è definitiva la loro esclusione dal partito pentastellato, come scritto in un altro post sul blog del capo del M5S. "Gli iscritti del Movimento 5 Stelle hanno votato sì alla domanda: "Sei d’accordo che Pinna e Artini non possano rimanere nel Movimento 5 Stelle?' con il 69,8% dei voti. Si prende atto di questa decisione. D’ora in poi si richiede che Artini e Pinna non parlino più a nome del Movimento 5 Stelle o utilizzino il logo del Movimento 5 stelle per la loro azione politica. Sarà inoltre loro inibito l’accesso al Sistema Operativo del Movimento 5 Stelle on line". 

Occupare case non sarà reato: Così Renzi apre le porte agli abusivi

Occupare case non sarà più reato

di Michela Ravalico 


Matteo Renzi vuole depenalizzare il reato di occupazione abusiva. Anzi, l’ha già fatto: con la legge delega 67 del 28 aprile scorso. In un ritaglio nemmeno troppo nascosto della norma, approvata la scorsa primavera da Camera e Senato e già pubblicata in Gazzetta ufficiale, si scopre che tra i reati depenalizzati c’è il primo comma dell’articolo 633 del codice penale. «Si tratta della norma attraverso la quale una società come Aler, la partecipata di Regione Lombardia che gestisce un patrimonio immenso di case popolari, può effettuare gli sgomberi in caso di occupazioni abusive», denuncia il consigliere del Comune di Milano, Marco Osnato (Fratelli d’Italia), che all’Aler ci lavora da anni. 

Lo conferma anche il collega di Forza Italia, Armando Vagliati: «Il governo vuole depenalizzare l’occupazione abusiva. Contro chi occupa si potranno fare solo cause civili, della durata media di 10 o persino 15 anni». Sembra una barzelletta, soprattutto alla luce dei recenti fatti di cronaca di cui Milano è stata protagonista. Solo due giorni fa la polizia ha tentato di buttare fuori da un appartamento, occupato illegalmente, una famiglia di romeni, padre madre e tre figli di cui due minorenni. Tempo poche ore e per via delle proteste dei comitati a difesa del diritto alla casa e della tensione con la polizia, gli occupanti hanno ripreso possesso della casa. 

In futuro, chiunque prenderà possesso di una casa, di uno spazio pubblico come un giardino o privato come un negozio non potrà più essere sgomberato dalle forze dell’ordine. Ci si potrà limitare a denunciarlo al giudice in sede civile. Da lì scatterà la denuncia e per avere giustizia bisognerà attendere i tempi biblici dei tribunali civili nostrani. 

Si tratta di una svista o di un intento deliberato? Il segretario generale della Confederazione dei Giudici di Pace, Franco Pinardi, non ha dubbi: «La legge delega 67 è stata approvata sia dalla Camera sia dal Senato, non posso credere che non ne siano consapevoli - spiega il giudice - La proposta di depenalizzare l’invasione di terreni ed edifici, di fatto, nasconde una precisa volontà politica di legittimare questa invasione». La legge delega in questione, del resto, non si limita a depenalizzare soltanto il reato di occupazione abusiva, il fatidico 633. «Si eliminano le conseguenze penali anche per il 632, che sanziona la deviazione delle acque - ricorda Pinardi - per cui chiunque potrà deviare canali o torrenti, senza poter essere perseguito in sede penale. Oppure il 631, che è l’articolo sulla variazione dei confini di un terreno». 

Una possibilità di intervenire e modificare la norma ancora c’è. «Ci sono due anni per approvare i decreti attuativi», ricorda Pinardi. Per questo sia i consiglieri di Forza Italia del Comune di Milano sia Osnato, di Fdi, hanno chiesto il coinvolgimento dei parlamentari dei rispettivi partiti. «Bisogna evitare che vengano approvati i decreti attuativi», incalza Vagliati. «Ho già chiesto alla parlamentare Giorgia Meloni di fare un’interrogazione parlamentare su questo tema - spiega Osnato - Non vorrei che la depenalizzazione del articolo 633 portasse all’impossibilità per le forze dell’ordine di attivarsi in flagranza di reato».