La condivisione quale valore fondamentale del benessere
di Francesco Pellegrino
Dott. Francesco Pellegrino |
Il G7 di Taormina appena conclusosi rappresenta con i suoi risultati e con le proposizioni di quelli che da alcuni vengono definiti gli uomini più potenti della Terra, una fotografia ideale del mondo attuale essendo rappresentato oltre il 60% della ricchezza netta mondiale detenuta.
La necessità di discutere e condividere di orientamenti macroeconomici comuni da parte delle maggiori economie avanzate mondiali ci restituisce nelle volontà espresse dai Padri fondatori del G7 di dover necessariamente confrontarsi e mediare per uno sviluppo economico che possa garantire benessere e sostenibilità.
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Visto che il tema del benessere risulta essere molto in discussione sui reali fruitori dello stesso, la sostenibilità invece ribilancia la contrattuabilità dei vari attori macroeconomici perchè il benessere senza sostenibilità risulterebbe essere solo una chimera teorica.
Perciò il G7 di Taormina ha rappresentato una espressione chiara di posizioni differenti e divergenti tra soggetti che starebbero ricontrattualizzando il proprio ruolo nello scenario mondiale.
Il discutere di migrazioni, economia e clima sarebbe potuto sembrare un assett variegato e scarsamente connesso se non ci fosse un unico elemento culturale di proposizione o deterrenza in base a punto di osservazione da cui si ecercita l’analisi, ovvero il benessere umano e la spendibilità futura dello stesso.
Le posizioni riconoscono delle contrapposizioni che si stanno consolidando e radicalizzando. Infatti gli Stati Uniti d’America stanno esprimendo una inversione di rotta sugli impegni presi alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di parigi del 2015 dove gli stessi con la Presidenza Obama avevano deciso di iniziare ad aderire alle indicazioni del trattato di Kyoto del 1997.
Chiaramente va ricordato che l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America lo avesse dichiarato in campagna elettorale presidenziale di non essere in linea con le decisioni di Parigi e che avrebbe agito per il ricusare le stesse, la questione quindi è nel cercare di comprendere perchè ci si aspettasse un comportamento di apertura laddove la politica di rilancio scelta dll’imprenditore americano ricorda molto i principi economici reganiani di grande focalizzazione sul grande business animand al contempo il populismo americano di un benessere oramai scomparso in quella terra.
L’organizzazione di eventi straordinari macroeconomici quale il G7 impone una contrattazione pregressa energica, determinata ed a volte cruenta, quindi un affermare senza una ufficialità, addirittura attraverso un tweet che ci si riserva di rifllerre ancora per una settimana assume dei connotati non certo concilianti quanto piuttosto di opportunità temporale.
Il clima non appartiene all’uomo. Il clima determina la potenzialità di vita ed il relativo benessere biologico. Sacrificare un bene che viviamo attualmente ancora in modo ideale, con stagionalità piacevoli, con fruibilità del bene acqua ancora sostenibile e con eventi correlati catastrofici occasionali, dovrebbe farci riflettere sulperchè sacrificare questo clima sull’altare dell’utile personale ed individuale.
Le controparti cono sbilanciate in questo momento. La pressione lobbistica di una imprenditoria globale che per un guadagno esasperato vuole sacrificare un bene comune irrecuperabile e prezioso è folle. Allo stesso tempo la share of voice di una Comunità globale è ben poco rappresentata, non riesce a farsi sentire per la propria necessità di condurre una vita dignitosa e di benessere ordinario.
Ma i correlati di costi indotti da tutte le variazioni climatiche chi li pagherà? Ovviamente le comunità! Ebbene non si ascolta alcuno economista o politico che esprima la necessità di gravare le produzioni in deregulation climatica di tasse ecologiche correlate al fine di far assumere a chi produce fuori da regole minime di tutela del clima, come previsto da Kyoto nel 1997, i costi delle conseguenze.
Alle università allora il compito di calcolare e proporre quanto costa all’ambiente globale stare fuori dai trattati così da evitare che chi propone di costruire mura di protezionismo facendole pagare agli esclusi oggi pensi di far pagare le conseguenze di un clima selvaggio e cruento alle Comunità.
Ha compiuto un gesto saggio il Santo padre nel fare omaggio al Presidente USA di un libro sull’ambiente cosi da usare il sale in zucca.
Cum grano salis
Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39, 81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362
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