Banche, come fare a sapere se la tua finirà male
di Nino Sunseri
Basteranno i venti miliardi stanziati dal governo per rimettere a posto il sistema bancario italiano? Il dubbio cresce insieme all'emergere di nuove situazioni di difficoltà. Ieri, per esempio, Chianti Banca ha pubblicato il bilancio 2016 che evidenzia una perdita di 90,4 miliardi.
Il presidente Lorenzo Bini Smaghi (ex rappresentante dell' Italia nel board della Bce) spiega che il risultato è frutto di pulizie straordinarie. Proprio per chiudere con il passato ci sono state le dimissioni del direttore generale e di cinque consiglieri. L'istituto ha ancora indici patrimoniali positivi. Diventerà spa e non chiederà aiuti.
Per una banca che dice di essere in grado di tirarsi da sola fuori dai guai ce ne sono almeno un centinaio in affanno. La debolezza emerge dallo studio di Mediobanca che ha messo sotto la lente di ingrandimento i bilanci del 2015. Dopo quindici mesi si capisce che gran parte dei problemi sono ancora aperti.
Come punto di partenza gli analisti di Piazzetta Cuccia hanno preso il rapporto fra le sofferenze e il patrimonio netto tangibile. Gli addetti ai lavori lo chiamano Texas ratio perchè fu applicato per la prima volta negli anni '80 alla crisi delle banche texane. Misura la funzione fra le sofferenze e la liquidità di cui dispone l'istituto compresi gli accantonamenti. Se l'indice è sotto il 100% non c'è problema. Sopra comincia a suonare il campanello d'allarme la cui intensità cresce con l'ampliarsi della forbice. Per capire: la banca peggiore d' Italia, nel 2015 era la Bcc di Teramo che aveva un Texas ratio di 777,2. È stata salvata dall' intervento della Bcc di Castiglione Messer Raimondo e Pianella con l'aiuto del Fondo di garanzia del credito cooperativo. Mediobanca ci fa sapere che le banche italiane con un Texs ratio superiore al 100%, in base ai bilanci 2015 erano 114.
Sono situazioni di crisi che, fino a questo momento, non sempre hanno trovato una soluzione. Per esempio al terzo posto nella lista nera di Mediobanca figura Unipol Banca con un Texas ratio del 380,3%. Un problema per Carlo Cimbri gran capo del gruppo Unipol, ancora alla ricerca di un marito molto robusto. Si è parlato di Banco Popolare o Bper con cui la compagnia d' assicurazione ha in corso gli accordi di bancassicurazione. Non è ancora accaduto nulla. Nel suo studio Mediobanca dice chiaramente che, in questi casi, non bisogna perdere tempo. Aspettare serve solo a peggiorare la situazione. La banca con un Texas ratio alto è spacciata perchè il peso delle sofferenze e i costi operativi affondano il conto economico. Si lavora, si fattura sapendo che si andrà incontro ad una perdita secca. Lo dimostra il caso di Mps che nella classifica di Mediobanca figura al posto numero 7. Il costo del salvataggio è passato da 5 miliardi a 8. E che dire delle Popolari Venete? I 3,5 miliardi messi da Atlante sono stati bruciati perchè insufficenti.
Ora sarà necessario l'intervento diretto dello Stato. Sempre ammesso che i vecchi soci accettino l'Opa lanciata dalle due banche sui loro titoli. Così, alla fine, l'unico esempio virtuoso diventa il Banco Popolare che stava sul gradino diciotto della black list. L'aumento di capitale e la fusione con Bpm dovrebbero aver chiuso la ferita.
Il presidente Lorenzo Bini Smaghi (ex rappresentante dell' Italia nel board della Bce) spiega che il risultato è frutto di pulizie straordinarie. Proprio per chiudere con il passato ci sono state le dimissioni del direttore generale e di cinque consiglieri. L'istituto ha ancora indici patrimoniali positivi. Diventerà spa e non chiederà aiuti.
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Come punto di partenza gli analisti di Piazzetta Cuccia hanno preso il rapporto fra le sofferenze e il patrimonio netto tangibile. Gli addetti ai lavori lo chiamano Texas ratio perchè fu applicato per la prima volta negli anni '80 alla crisi delle banche texane. Misura la funzione fra le sofferenze e la liquidità di cui dispone l'istituto compresi gli accantonamenti. Se l'indice è sotto il 100% non c'è problema. Sopra comincia a suonare il campanello d'allarme la cui intensità cresce con l'ampliarsi della forbice. Per capire: la banca peggiore d' Italia, nel 2015 era la Bcc di Teramo che aveva un Texas ratio di 777,2. È stata salvata dall' intervento della Bcc di Castiglione Messer Raimondo e Pianella con l'aiuto del Fondo di garanzia del credito cooperativo. Mediobanca ci fa sapere che le banche italiane con un Texs ratio superiore al 100%, in base ai bilanci 2015 erano 114.
Sono situazioni di crisi che, fino a questo momento, non sempre hanno trovato una soluzione. Per esempio al terzo posto nella lista nera di Mediobanca figura Unipol Banca con un Texas ratio del 380,3%. Un problema per Carlo Cimbri gran capo del gruppo Unipol, ancora alla ricerca di un marito molto robusto. Si è parlato di Banco Popolare o Bper con cui la compagnia d' assicurazione ha in corso gli accordi di bancassicurazione. Non è ancora accaduto nulla. Nel suo studio Mediobanca dice chiaramente che, in questi casi, non bisogna perdere tempo. Aspettare serve solo a peggiorare la situazione. La banca con un Texas ratio alto è spacciata perchè il peso delle sofferenze e i costi operativi affondano il conto economico. Si lavora, si fattura sapendo che si andrà incontro ad una perdita secca. Lo dimostra il caso di Mps che nella classifica di Mediobanca figura al posto numero 7. Il costo del salvataggio è passato da 5 miliardi a 8. E che dire delle Popolari Venete? I 3,5 miliardi messi da Atlante sono stati bruciati perchè insufficenti.
Ora sarà necessario l'intervento diretto dello Stato. Sempre ammesso che i vecchi soci accettino l'Opa lanciata dalle due banche sui loro titoli. Così, alla fine, l'unico esempio virtuoso diventa il Banco Popolare che stava sul gradino diciotto della black list. L'aumento di capitale e la fusione con Bpm dovrebbero aver chiuso la ferita.
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