Governo, Gentiloni affida a Poletti la delega alle Politiche giovanili
La notizia è arrivata ieri, a metà pomeriggio e, dopo un momento di incredulità, e appurato che non si trattasse di fake news, ha suscitato un misto di indignazione e incredulità. Ed è la dimostrazione che la realtà supera la fantasia e che la politica, in questo, è purtroppo realtà allo stato puro. E' infatti difficile anche solo immaginare che un presidente del Consiglio non diciamo sano di mente, ma quantomeno prudente e che tiene alle chiappe sue e del suo governo, possa affidare la delega alle Politiche giovanili a uno come Giuliano Poletti che appena qualche mese fa, parlando di cervelli in fuga, ha detto papale papale: "Giovani all'estero? Alcuni è meglio non averli tra i piedi".
Ora, sperando che la delega non sia finalizzata ad avviare deportazioni di massa di giovani all'estero (occhio, la Gran Bretagna sta chiudendo le sue frontiere e anche Trump non fa più dell'accoglienza la sua bandiera), ci si può chiedere cosa abbia spinto una persona apparentemente prudente come Paolo Gentiloni, non Joker di Batman, prendere una simile decisione. Forse che Poletti, con quella delega, intenda estendere a tutti i giovani il trattamento ricercato a suo figlio Manuel, che lo scorso anno, da direttore di un giornale delle Coop ha ricevuto mezzo milione di euro di contributi pubblici?
A Poletti (padre) quella frase era costata una mozione di sfiducia in parlamento. Al figlio, minacce e una busta coi proiettili. Come se niente fosse...
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