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martedì 14 febbraio 2017

"Se votate...": l'Europa ci minaccia Numeri da incubo, un futuro nero

Ue, verdetto sui conti dell'Italia: se si vota a giugno sarà il disastro



È "sbagliato parlare di un ultimatum" all'Italia. Meglio riferirsi al braccio di ferro tra Commissione Ue e governo Gentiloni come a un "dialogo costruttivo". Parola di Pierre Moscovici, il commissario agli Affari economici dell'Unione che sta valutando i conti (in rosso) del nostro paese. All'orizzonte, sempre più vicino, l'ipotesi di una procedura di infrazione perché su deficit e debito pubblico non abbiamo fatto abbastanza.

Secondo il braccio esecutivo dell'Europa, in Italia "stabile, continua una crescita modesta" sostenuta dai bassi tassi di interesse reali e da una più forte domanda estera. L'inflazione dovrebbe salire "più gradualmente per la pressione salariale moderata". Bruxelles stima una crescita del Pil dello 0,9% quest'ano e dell'1,1% nel 2018 e una inflazione in Italia all'1,4% nel 2017 e all'1,3% nel 2018. Numeri tiepidi che fanno esprimere a Moscovici una tiepida fiducia. Tutto l'opposto della Corte dei Conti, che per bocca del presidente Arturo Martucci di Scarfizzi denuncia una attività produttiva "ancora fragile, soprattutto in relazione ai vincoli di finanza pubblica che derivano all'Italia dall'appartenenza all'Unione europea e alla moneta unica".

Insomma, Euro e Ue ci penalizzano. E potrebbero anche decidere il nostro futuro democratico. La Stampa riferisce di "timori sulla crescita" da Bruxelles e "rischio sui conti" in caso di voto a giugno. La prevedibilissima "incertezza politica", spiegano fonti dell'Ue, renderebbe impossibile il mantenimento dei patti che il governo Gentiloni deve prendere entro il 22 febbraio. Un addio alla "manovrina" che si tradurrebbe in un colpo mortale a tutto l'Eurogruppo.

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