Fisco, dite addio a queste detrazioni. Una rovina: ecco quali soldi perderai
di Francesco De Dominicis
L’idea non è nuova, ma stavolta il governo di Matteo Renzi ha deciso di «vestirla» in maniera diversa. Stiamo parlando del progetto, già presentato nella primavera del 2015 e subito ritirato, volto a mettere mano agli sconti e alle detrazioni fiscali. Una giungla di quasi 300 voci - cresciute anche negli ultimi anni - che valgono 175 miliardi di euro. Dal 2011 si tenta di riordinarle, ma sia il governo tecnico di Mario Monti sia l’esecutivo guidato da Enrico Letta non sono riusciti a fare granché. Intervenire in quel terreno, del resto, vuol dire, a conti fatti, aumentare le tasse a carico dei contribuenti, sia famiglie sia imprese: perché si tratta di sconti che riducono il prelievo sull’Irpef (nel caso delle persone) o sulle imposte societarie. Il rischio «politico» è altissimo.
Ragion per cui a palazzo Chigi stanno studiando il modo per «vendere» ai cittadini la manovra alla stregua di una sforbiciata alle tasse. Come? Semplice: il riassetto delle cosiddette tax expenditure servirà come fonte di copertura finanziaria per ridurre, forse già dal prossimo anno, le aliquote Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche. Ed è assai probabile che lo stesso presidente del Consiglio spinga per questa soluzione, in modo da poter annunciare l’intervento nel corso della campagna elettorale per le amministrative di maggio-giugno. Gli annunci di Renzi si limiteranno a raccontare solo il lato «buono» della riforma, vale a dire l’abbattimento di qualche punto percentuale dell’Irpef; mentre resterà «coperto», il rovescio della medaglia, ossia i tagli alle agevolazioni. Tagli che, alla fine della giostra, finiscono per sterilizzare i vantaggi sul versante del prelievo Irpef. Facciamo un esempio: è assai probabile che vengano ridotte, tra altro, le detrazioni per spese sanitarie e ciò comporterebbe un minor sconto Irpef che, nella migliore delle ipotesi, verrebbe compensato da un abbattimento delle aliquote della stessa imposta.
Grosso modo, per dirla tutta, quel che l’esecutivo sta per servire sul tavolo è un classico gioco delle tre carte: un taglio delle tasse accompagnato da un aumento delle tasse. La faccenda, messa in questi termini, spiega un po’ meglio, forse, le dichiarazioni del viceministro dell’Economia. In una intervista al Corriere della Sera, lunedì, Enrico Morando aveva fatto accenno alla possibilità di anticipare al 2017 gli interventi sull’Irpef programmati per l’anno successivo. L’esponente del Pd probabilmente ha giocato d’anticipo rispetto a Renzi, costringendo il ministro Pier Carlo Padoan, ieri, a tirare il freno a mano. Sta di fatto che il doppio intervento è allo studio dei tecnici di palazzo Chigi. Per quanto riguarda la revisione di sconti e agevolazioni, si ripartirà dal dossier elaborato ad aprile dello scorso anno. In quel documento, preparato al Tesoro, erano state elencate tutte le ipotesi di azzeramento o riduzione delle detrazioni fiscali.
Il progetto poggia sull’idea di legare al reddito alcune agevolazioni: il che vuol dire dare una mazzata a chi guadagna di più, guarda caso una categoria tendenzialmente meno appetibile, sul piano squisitamente elettorale, al centro sinistra. Un primo elenco messo a punto a via Venti Settembre conteneva una cinquantina di voci da rivedere, tra le quali i principali sconti candidati progressivamente a scomparire all’aumento del reddito sarebbero appunto le detrazioni (ora al 19% per tutti), per le spese mediche, così come quelle sostenute per i contributi previdenziali per l’assistenza personale e familiare, cioè per i «badanti». Stretta pure sulle spese funebri oltre che su una serie di «sconti» per le imprese, dall’autotrasporto alla agricoltura. Chi oggi porta in detrazione 5mila euro per spese di ristrutturazione edilizia potrebbe vedersi ridotta l’agevolazione a 3-4mila euro nel caso di un reddito superiore al tetto fissato dalla riforma.
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