Buoni pasto elettronici, cosa è cambiato
di Tobia De Stefano
Dal 1˚ luglio 2015 è stato esteso a 7 euro la detassazione dei buoni pasto elettronici. Cambiano regole e consuetudini che valgono per i ticket cartacei? È possibile ancora usare i tagliandi al Super? I buoni sono cumulabili? Li posso utilizzare solo per il pranzo? Libero ha chiesto al presidente Anseb (l’associazione delle società che emettono buoni pasto) Emmanuele Massagli di chiarire tutti i dubbi.
Ci può spiegare come funziona il meccanismo dei buoni pasto? Quali i vantaggi per società emittenti, pubblici esercizi, lavoratori e datori di lavoro?
«Il buono pasto è un servizio sostitutivo di mensa che può essere utilizzato per somministrare alimenti e bevande o cedere prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato. Le aziende che non forniscono un servizio di mensa possono distribuire a tutto il personale un buono pasto per ciascun giorno lavorato. L' importo è determinabile dall' azienda, ma solitamente compreso tra 5,29 (in caso di buono pasto cartaceo) e 7 euro (buono pasto elettronico), ovvero i valori entro i quali il buono è detassato. Le società emittenti stampano i buoni con rigorosi sistemi antifalsificazione e li commerciano; i pubblici esercizi convenzionati godono dell' aumento di clientela connesso all' accettazione dei buoni pasto; i lavoratori hanno a disposizione delle somme detassate per pranzare; per i datori di lavoro il costo del servizio è deducibile e l' Iva è detraibile integralmente. Insomma, un sistema "win win win win".
Ma i pubblici esercizi si lamentano perchè il rimborso è inferiore al valore facciale del buono...
«Il valore facciale è quello a disposizione del lavoratore, il rimborso al pubblico esercente è concordato nel contratto di convenzione con la società emittente».
Un emendamento all' ultima legge di stabilità riguardava i buoni pasto. Cosa prevede e da quando è entrato in vigore?
«Dopo 17 anni di immobilità del valore detassato (un periodo talmente lungo da averlo reso decisamente "fuori mercato"), dal 1° luglio 2015 è stato esteso a 7 euro il vantaggio fiscale dei buoni pasto, sebbene solo se in forma elettronica (concretamente si tratta di badge nei quali sono caricati i buoni pasto consegnati al lavoratore)».
I buoni pasto elettronici saranno più facilmente tracciabili; in questo modo non si lede il diritto alla privacy degli utenti?
«Non vi è alcuna norma che richieda ai datori di lavoro o alle società emittenti di tracciare i buoni pasto. D' altra parte questi sono facilmente tracciabili anche quando cartacei, se letti digitalmente (si pensi al passaggio del codice a barre nelle casse evolute). In questo senso, quindi, con la nuova norma non è cambiato nulla. Non vi è alcun soggetto della filiera che legge impropriamente i dati o viola la giusta privacy dei lavoratori».
Qual è l' attuale diffusione in Italia e in Europa?
«In Italia attualmente i buoni pasto elettronici sono circa il 20% del totale. Ma è una quota che cresce rapidamente (a tutto vantaggio in primis dei lavoratori, che hanno più valore da spendere) e in un paio di anni i buoni elettronici potrebbero essere la metà del totale dei buoni in circolazione. Siamo ancora a cifre inferiori a quelle che si vedono nel resto d' Europa, ma, appunto, in crescita. In questa prima fase i lavoratori con ticket elettronico che lamentano la mancata accettazione dei buoni possono segnalarlo al proprio datore di lavoro che chiederà alla società emittente di impegnarsi a convenzionare altri esercizi».
Perché il governo sta spingendo per la loro diffusione?
«Il supporto elettronico è indubbiamente un fattore di modernizzazione e ordine del mercato e permette la digitalizzazione della rete degli esercenti, la velocità dei rimborsi e la protezione dalla falsificazione dei buoni».
Esiste un unico Pos per tutti i ticket elettronici?
«I Pos più frequentemente usati sono gli stessi con i quali i publici esercenti leggono le carte di credito. In questo modo si finisce con avere un unico Pos. Ma è possibile che l' esercente, in particolare chi non accetta le carte di credito, possegga diversi Pos a seconda dei ticket elettronici accettati. Gli operatori del mercato, però, si sono già mossi in direzione di uno standard unico che superi il problema dell' incremento dei Pos in uso».
I pubblici esercizi hanno delle agevolazioni per dotarsi dei dispositivi necessari a ricevere i pagamenti?
«Non vi sono agevolazioni governative, ma iniziative messe in campo dalle società emittenti (spesso in questo sollecitate dalle aziende) perché il mercato tenda a digitalizzarsi. Vi sono certamente agevolazioni indirette in termini di velocità del rimborso del buono ricevuto e maggiore valore dei buoni incassati».
Dove posso utilizzare i buoni pasto elettronici? Solo al bar e nei ristoranti o anche nei supermercati e negli altri pubblici esercizi, ad esempio dal panettiere?
«I buoni pasto elettronici, come quelli cartacei, possono essere spesi in pubblici esercizi (bar, ristoranti, self-service ecc...), gastronomie, rosticcerie e supermercati se convenzionati con le società emittenti. In generale, si deve trattare di esercizi in grado di fornire cibi pronti per il consumo o cibo fresco».
È vero che si potrà spendere solo un buono pasto al giorno?
«Anche su questo la normativa non è cambiata. È certamente vero che il datore di lavoro può distribuire solo un buono pasto per giorno lavorato. Può invece capitare che il lavoratore ne utilizzi più di uno quando il valore del pasto è superiore al valore del buono in possesso».
È vero che sarà possibile spendere i buoni elettronici solo a pranzo? C' è il limite temporale delle 20?
«Non vi è stato alcun intervento normativo in questo senso, quindi la normativa rimane la stessa e sul punto non pone una fascia temporale di utilizzo, bensì prevede che il buono sia utilizzato durante la giornata lavorativa, anche se domenicale o festiva, anche qualora l' orario di lavoro non preveda una pausa per il pasto».
I buoni pasto elettronici hanno ancora una scadenza o potranno essere spesi senza limiti temporali?
«Così come i buoni pasto cartacei, anche quelli elettronici hanno una scadenza, di cui è informato il lavoratore (e che, solitamente, è piuttosto ampia)».
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