Grecia, Joseph Stiglitz: "Se Atene dall'euro, a repentaglio il futuro dell'Italia"
Se davvero la Grecia dovesse uscire dall’euro sarebbe un disastro per tutti. Una crisi economica che coinvolgerebbe a catena anche Spagna e Italia, soffocate da una troppo rigida politica dell’austerità. A dirlo non è un catastrofico oppositore della Merkel ma Joseph Stiglitz, professore alla Columbia University e premio Nobel per l’economia nel 2001. “A poco più di dieci anni dalla sua nascita – ha dichiarato l’economista – la prima vera crisi della moneta europea non può arrivare a questo risultato. Indurrebbe un clima di sfiducia che aprirebbe la strada a nuove crisi”. Crisi in cui noi, già indeboliti, saremmo direttamente coinvolti.
Effetto contrario - Stiglitz si è espresso sul pacchetto di aiuti che l’Europa ha concesso alla Grecia e sulla strategia poco flessibile ai singoli modelli economici dei vari Paesi membri e poco attenta al welfare. “Sono molto preoccupato – ha confessato – del fatto che ci si limiti ad applicare un modello rigido fatto solo di austerità, con il rischio di mettere a repentaglio il futuro di molti, dalla Spagna alla Grecia all’Italia”. La prova che le imposizioni di Bruxelles non sono state efficaci sta nel fatto che la Grecia, dopo tutti gli sforzi fatti, è anche riuscita a crescere e a fare progressi sulla politica fiscale, ma nonostante questo “le ricette di austerità hanno provocato una contrazione del 25% del Pil greco, il contrario di quello che la troika si auspicava con quelle misure”.
La soluzione - Pochi giorni fa Stiglitz ha firmato un appello, insieme ad altri economisti e intellettuali europei, per chiedere all’Europa di evitare il rischio di default greco e di ripensare la sua strategia. E ieri a Milano, in occasione dell’inaugurazione del centro di ricerca dell’Università Cattolica “Complexity Lab in Economics”, ha proposto la sua soluzione. Ci vorrebbe, quindi, “una riforma dell’Eurozona che punti a una vera unione bancaria, a garanzie uniche sui depositi, alla possibilità di emettere eurobond, a una politica industriale integrata e soprattutto al cambiamento di statuto della Banca centrale europea che metta tra i suoi obbiettivi anche occupazione e crescita, non solo stabilità dei prezzi”. Il problema attuale, insomma, è che Bruxelles si sta ostinando ad applicare dei modelli rigidi ancorati al passato, che hanno già dimostrato la loro inefficacia in più occasioni. Il mercato europeo e mondiale è diventato molto più volatile, e occorre quindi ripensare un nuovo approccio per evitare che “un blackout singolo finisca per coinvolgere tutto il sistema”. Italia compresa.
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