Gaffe sul "Fatto lettura insopportabile": la rettifica è da ridere
Oggi tanti giornali hanno riportato la sua gaffe. Ma la lettera che scrive per metterci una pezza sa tanto di unghie sugli specchi, da parte dell'azionista del Fatto Quotidiano che aveva definito il giornale diretto da Marco Travaglio una "lettura insopportabile". Bruno Tinti, azionista e fondatore del quotidiano, ha preso carta e penna e scritto una missiva al sito dagospia.com, il primo che aveva scovato la sua imbarazzante e-mail, in cui il magistrato Tinti si rivolgeva a un collega ma avendo sbagliato a digitare il destinatario aveva di fatto inviato la critica al Fatto a una marea di gente.
"Egregio Direttore - scrive oggi - le scrivo con riferimento al vostro articolo “Editoria in allegria”. La mail che avete pubblicato è vera; l’interpretazione che ne avete dato necessita di un chiarimento. Ciò perché Dagospia ne ignora il contesto. Felice Lima (il destinatario inteso della mail, ndr) e io siamo molto amici; condividiamo idee e principi. E’ avvenuto però che, qualche giorno dopo la pubblicazione su Il Fatto di un articolo di Antonio Massari dal titolo “Milo, il giudice che già salvò Craxi” (12 marzo), ci siamo messi a litigare (amichevolmente). Io sostenevo che si trattava di un pezzo insinuante, ammiccante e malizioso (esattamente in questi termini avevo espresso la mia opinione al Direttore Travaglio); Lima ne condivideva il contenuto. (...). Un paio di giorni dopo Lima ha commentato negativamente una mail di un collega, Carrelli Palombi, apparsa sulla lista dell’ANM; una delle (sue e mie) tante critiche al CSM. Gli ho scritto “Felice, sei grande” e, con l’occasione gli ho scherzosamente ricordato il nostro dissenso di qualche giorno prima: “se vuoi ti mando i miei articoli così non devi comprare il Fatto che io ritengo insopportabile”. Mi riferivo ovviamente all’articolo di Massari e, come ho detto, si trattava di uno scherzo: Lima non compra il Fatto, è abbonato, non avrebbe avuto senso l’invito a non acquistarlo. La mail era privata: io non scrivo più sulle mailing list dei magistrati da quando sono in pensione. Ma ho sbagliato e, invece di cliccare su “rispondi” ho cliccato su “rispondi a tutti”. (...). Dunque la mia non sopportazione del giornale su cui scrivo era un’iperbole scherzosa (...).
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