Forza Italia, l'idea di Silvio Berlusconi: quattro donne per sfidare Matteo Salvini
di SA.DA
Raffaele Fitto minaccia: «Se dalle liste di Forza Italia saremo esclusi, se si continua con questo gioco suicida, saremo obbligati a difenderci e a fare rapidamente le nostre valutazioni, in tutte le direzioni», valutando anche l’opportunità di candidare se stesso in Puglia. Ma da Arcore nessuno raccoglie il guanto di sfida. Anzi, l’ordine è quello di evitare nuove polemiche: «Sono certo che non ci saranno epurazioni precostituite», dice Giovanni Toti, invitando i fittiani «a non fare i martiri prima di essere perseguitati». Perché questo, assicura il consigliere politico berlusconiano intervenendo alla convention degli ex An, è il «momento dell’unità».
Perlomeno quella interna. Perché, di fronte all’impossibilità di tenere unito il centrodestra, Berlusconi è solleticato dalla tentazione di una corsa solitaria. Mettendo in campo un poker di donne: Deborah Bergamini (Toscana), la giornalista Mediaset Ilaria Cavo (Liguria), Elisabetta Gardini (Veneto), Mara Carfagna (Campania). Il fatto è che Silvio non sopporta più i ricatti di Matteo Salvini, anche se rimane in ballo l’ipotesi che i due oggi o domani possano incontrarsi. «La Lega alza troppo la posta, tra un po’ presenteranno una candidatura anche per la Casa Bianca», ironizza Maurizio Gasparri. Il vice presidente del Senato, insieme con Altero Matteoli, anima un convegno di ex An da cui parte l’invito all’unità del partito e del centrodestra. Se ci si riesce: «È vero», spiega Gasparri, «il nostro obiettivo è unire la coalizione, ma ci dobbiamo credere tutti».
Sempre a Roma si riuniscono i “ricostruttori”. «La logica di un partito», spiega Fitto, «è quella di includere, ma dal Veneto alla Puglia mi sembra che i segnali vadano nella direzione opposta». In Puglia, attacca Fitto, ci sono stati «nuovi commissariamenti» e questo è «un gioco suicida» che «non può continuare». Dal convegno della Fondazione delle Libertà e di Italia Protagonista, replica Toti: «Chi minaccia di andarsene dal partito o di candidarsi in contrasto con questo se non vengono accettate le proprie idee, assomiglia un po’ ai bimbi dell’oratorio che quando non gli viene riconosciuto il ruolo di capitano della squadra se ne vuole andare con il pallone».
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