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giovedì 12 giugno 2014

L'Annunziata contro Renzi nel Pd metodi fascisti "Mineo è stato eletto, tu sei un..."

Lucia Annunziata contro Renzi: "Tentazioni autoritarie"



Lucia Annunziata si schiera con Corradino Mineo che è stato rimosso dalla Commissione Affari Costituzionali per far guadagnare al Pd la maggioranza sulla riforma del Senato. E dà ragione ai 13 senatori che si sono sospesi in segno di solidarietà con Mineo. Critica il sottosegretario Lotti che ha detto che  "dodici senatori non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori". E attacca Renzi accusandolo di essere autoritario, di lasciare poco spazio interno al dissenso. 

Perché Renzi sbaglia - I toni sono duri e il messaggio chiarissimo. Scrive la Annunziata: "Potrei chiedere come fa il governo a sapere che quei dodici milioni di italiani hanno votato specificamente per la riforma Renzi sul Senato. Potrei chiedere di quali elettori si parla. Perché se si parla di quelli che hanno eletto l'attuale Parlamento, allora il Premier attuale non è stato votato e Mineo sì. Se invece parla del voto per le Europee andrebbe ricordato che il pur immenso consenso non è comunque consenso politico diretto."

Niente dissenso - Il direttore dell'Huffington Post cita il caso delle ondate di espulsioni dal M5S e scrive che "gli eletti hanno diritto alla libertà di opinione.  Come del resto i militanti di partito - in questo caso, se parliamo al segretario del Pd, mi pare che andrebbe ricordato che in quel partito si è lavorato una vita (del Pd stesso e di varie generazioni di militanti) per affermare il diritto al dissenso interno, con conseguente richiesta di affrontare questo dissenso con pratiche il più possibile lontane dallo stalinismo". La Annunziata fa notare come all'interno del Pd non vi sia alcuno spazio per il dissenso. "Chi dissente è palude". E, caustica, aggiunge: "Non farò a Renzi il torto di accostarlo a Berlusconi, perché sappiamo che ha ambizioni e riferimenti storici molto più alti. Nelle sue idee il paragone è Blair, o Obama. Peccato che anche la traiettoria di questi leader dimostri che il vasto consenso popolare non fornisce un passaporto con il destino. Blair è alla fine caduto nella trappola delle sue forzature (ricordate l'Iraq? In queste ore qualcosa di molto drammatico ce lo ricorda) e Obama in quelle della sua inefficacia". La chiusura dell'intervento del direttore del sito dell'Huffington Post è ancora più forte: "Forse è la visita in Cina ad aver fatto velo al giudizio del nostro premier. Lì certamente c'è un bellissimo modello su come governare insieme un partito, un paese, le riforme, un mercato, e, se possibile, il mondo.

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