Caso Cosentino. L'On. Nitto Palma invia una lettera al Corriere del Mezzogiorno
Ill.ssimo Direttore,
On. Nitto Palma PDL |
il 15 marzo l'on. Cosentino varcherà le
porte del carcere e, con la dignità che gli è propria, affronterà il drammatico tratto che la vita gli riserva. Giusto? Sbagliato? Non è questo, qui, il punto di interesse. La sua sorte è nelle mani dei giudici ed io, ex magistrato ed ex Ministro della Giustizia, non intendo, con queste mie parole, dare corso a pressioni di sorta o a campagne mediatiche difensive. Anche se non posso non rilevare come la ipotesi accusatoria non sia supporta dalla individuazione di un solo fatto reato oggetto del presunto pseudo accordo criminoso (rilascio di autorizzazioni, acquisizioni di appalti, condizionamento organi pubblici, ecc.); e come, nel sottolineare che l'on. Cosentino è "divenuto coordinatore regionale di Forza Italia nel giugno del 2005, ossia dopo la consumazione di diverse gravi condotte commissive", ci si sia dimenticato di specificare quali siano dette condotte (non vi è addebito di singoli reati!) e di riflettere sulla compatibilità di tale dato con il fatto che, proprio nel 2005, l'on. Cosentino venne sconfitto alla elezione per Presidente della Provincia di Caserta, nel cui territorio sicuramente maggiore è il peso del clan dei casalesi. Specie alla luce di talune significative intercettazioni ovvero dell'esito che allora registrò il voto nei comuni maggiormente gravati dalla criminalità organizzata.
Ciò su cui mi preme intervenire è la grande massa di valutazioni politiche che, in diverso modo, è dato leggere nei recenti provvedimenti giudiziari e che, a mio avviso, oltre a caratterizzarsi per la loro lontananza dalla verità, costituiscono, per un verso, una indebita invasione di campo e, per altro verso, un insulto al Partito che rappresento in Campania ed alla sua classe dirigente (parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali, ecc.).
Come si può affermare, senza neanche ascoltare i diretti interessati, che la esclusione dalle liste dell'on. Cosentino, è stata decisa "per ragioni di mera opportunità e convenienza, e non per una reale rottura o per ripudio". Ma non è forse vero che le altre similari esclusioni depongono per la scelta di una linea politica, quindi non interesse di bottega, e che la maggiore difficoltà di tale decisione era correlata esclusivamente al suo inevitabile effetto, cioè l'aprirsi delle porte del carcere? E la esclusione dalle liste non concretizza in sè la rottura? E tutto questo come può scolorarsi sol perchè non si registra l'inutile e non dovuto atto etico del ripudio? Per di più fronte della presunzione di non colpevolezza? Si pensi che il Presidente della Repubblica, intervenendo al CSM, ha chiaramente affermato che i magistrati non sono vendicatori sociali nè custodi dell'etica pubblica.
Come si può affermare che "il potere politico prescinde da cariche formali e, nei casi in cui esista, può agevolmente esercitarsi in modo diverso e costituire la spinta per nuovi e diversi incarichi"?
Ma è così difficile comprendere che, nei fatti, il PdL ha consegnato interamente l'on. Cosentino ai suoi giudici e che, in assenza di una sentenza di assoluzione, non vi sarebbe ragione alcuna per tornare sui propri passi? Ed è così difficile capire che l'esclusione dalle liste per le ragioni dette, indipendentemente da quanto durerà la custodia cautelare, ha in sè la forza per dissolvere rapidamente qualsivoglia tipo di potere politico, sempre ove esistente? Un presunto potere politico, peraltro, già fortemente indebolito prima dalle dimissioni di sottosegretario e poi da quelle di coordinatore regionale (gennaio 2012)? O tali dimissioni, a tacere del mio ruolo, non contano nulla sol perchè non presentate nella immediatezza delle richieste cautelari, così costituendo un reato di lesa maestà? E, stante la libertà del voto e l'assenza di prove sul suo inquinamento, che senso ha sottolineare "la rilevante crescita del partito diretto dall'on. Cosentino"? E' forse un altro reato di lesa maestà avere il consenso dei campani e vincere? E perchè non lo era all'epoca dell'on. Bassolino? E, se per caso lo fosse, ne vorrei essere avvisato, atteso che, sotto la mia gestione, il PdL ha riportato un ottimo risultato alle amministrative del 2011 e uno strepitoso successo alle elezioni politiche; che si avvia a ripetere alle prossime elezioni amministrative di maggio. Avvisatemi, vi prego, sì da poter decidere se non sia per me più sicuro lasciare il campo ovvero cercare di far perdere il mio Partito. E che senso ha affermare che "circa 40 sindaci e circa 380 consiglieri comunali di Napoli", riconoscenti all'on. Cosentino per la loro candidatura e la loro elezione, sono i terminali della sua fitta rete di relazioni politiche consolidatesi sul territorio? Al di là delle ipotesi, ce ne sono le prove? E tali amministratori hanno mai favorito l'on. Cosentino o soggetti da lui presentati? Non essendovi addebiti specifici, parrebbe di no. Ed è noto che la individuazione dei sindaci di città non capoluogo è compito dei coordinatori provinciali e non del coordinatore regionale? E che le liste comunali non vengono neanche sottoposte al vaglio di quest'ultimo? E nel lanciarsi in una affermazione di tale gravità, ci si rende conto di "criminalizzare" e oggettivamente intimidire una miriade di rappresentanti negli enti locali? Senza una prova! Senza un addebito! E poi ci si lamenta del fiorire dell'antipolitica. E come ci si permette di parlare, contrariamente al vero e per dimostrare l'attualità del presunto potere dell'on. Cosentino, di "sostanziale sovrapposizione della compagine parlamentare uscente (asseritamente scelta dall'on. Cosentino) e di quella candidata alle elezioni del 2013"? Ma lo si sa che le liste alle elezioni politiche, specie nella parte della vittoria, sono nella disponibilità esclusiva del vertice nazionale del Partito, tanto ciò è vero che sia nel 2008 che nel 2013 molteplici (forse troppi!) sono stati i candidati in Campania provenienti da altre regioni? E che nella composizione delle liste particolare attenzione viene data ai parlamentari uscenti che hanno svolto proficuamente il loro lavoro? E che tra i candidati eletti nel 2013 sono in netta maggioranza quelli distanti politicamente, ribadisco politicamente, dall'on. Cosentino? A tacere poi del fatto che, per quanto per il mio ruolo mi consta personalmente, le teste di lista (e parte della quota della vittoria) sono state da me concordate con il vertice nazionale e per la parte restante sono state da me concordate in Via dell'Umiltà con i colleghi parlamentari (non presente l'on. Cosentino!). E nell'affermare tale fallace circostanza ci si rende conto di allegare a sospetto, senza ragione alcuna, i parlamentari campani del PdL, così oggettivamente incidendo o tentando di incidere sull'esercizio della loro funzione? E che dire del fatto che nel citare la vicenda dossier Caldoro, peraltro dando per scontato il coinvolgimento dell’on. Cosentino senza che sul punto si sia pronunciata, almeno in primo grado, la competente A.G. di Roma, non si faccia alcun cenno alla circostanza che le liste PdL alle regionali (queste si!) vennero predisposte dal’on. Cosentino e che proprio quest'ultimo, non risultando al’epoca espatriato all’estero, curò e coordinò la campagna elettorale che condusse alla vittoria? Cosa c’è di diverso tra le elezioni regionali e le altre?
Inutile dire che tutti i citati interrogativi consentono una sola risposta e, per l'effetto, individuano quantomeno un pregiudizio nei confronti di una parte della politica. Il mio Partito. E di ciò ne sono ampia dimostrazione l'assoluzione del sindaco Magliocca e l'immediata liberazione dei sindaci Zagaria e Martinelli. A tacere di altro. E, allora, si prenda, se possibile, atto che il PdL, governato peraltro da uno straniero, ha ottenuto un grande successo alle recenti elezioni politiche, all'esito di una campagna elettorale che ha visto del tutto assente l'on. Cosentino. Il che vuol dire che i campani si fidano del PdL e che il PdL gode in Campania di una classe politica di tutto rispetto. Che tale consenso non può essere minato in alcun modo da iniziative giudiziarie di sorta, peraltro fiorite solo negli ultimi anni e, in spregio a ogni ragionamento statistico, del tutto assenti quando a governare era il centro sinistra. Eppure, in quel periodo, furono sciolti decine di consigli comunali. Che i dirigenti campani del PdL non si faranno in alcun modo intimidire e, con la schiena dritta, continueranno liberamente e proficuamente ad operare per l'unico bene che a loro interessa, e cioè la risoluzione dei problemi e il benessere dei cittadini. E se, per fare ciò, dovranno rischiare qualche processo, lo faranno lo stesso, sono gente seria, affidabile, lo hanno messo nel conto. Anzi, con grande serenità e non minore amarezza, lo abbiamo messo nel conto!
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