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martedì 1 marzo 2016

L'Italia in guerra: ok all'azione in Libia con chi e cosa attaccheremo (presto)

L'Italia è in guerra. Più di 3mila soldati per la Libia: i piani di attacco e i mezzi



Sarà l'Italia a guidare le operazioni militari in Libia. Lo hanno confermato gli Stati Uniti attraverso il segretario alla Difesa Ash Carter: "L'Italia - ha detto essendo così vicina, ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con forza". Da parte di Obama c'è sempre più fretta di intervenire con la massima urgenza. Lo conferma lo stesso Carter: "La coalizione entrerà in campo quando si sarà formato il governo e esperiamo presto".

Gli ostacoli - Domenica scorsa a Tobruk, i parlamentari avrebbero dovuto appoggiare il nuovo governo, ma il voto è stato rinviato perché è mancato il numero legale. La pressione da parte della comunità internazione è fortissima, perché solo con un governo costituito, e in tempi rapidi, la coalizione di 19 Paesi può intervenire sotto l'egida dell'Onu.

Il piano - L'impegno italiano prevede lo schieramento di navi, aerei e almeno tremila soldati. Questi verranno soprattutto dalle forza speciali, più adatti per svolgere operazioni mirate contro obiettivi Isis proprio come già stanno facendo francesi e britannici. Il sostegno americano sarebbe principalmente via aerea, con i Predator armati che decollerebbero dalla pista di Sigonella.

I giudici rovinano la festa di Vendola Vogliono Nichi a processo: ecco perché

I giudici rovinano la festa di Vendola. Vogliono Nichi a processo: ecco perché



Riparte il 17 maggio in Corte d’Assise a Taranto il processo per il reato di disastro ambientale dell’Ilva. Oggi il giudice dell’udienza preliminare, Anna De Simone, ha rinviato a giudizio tutti coloro per i quali la Procura di Taranto aveva avanzato richiesta specifica: si tratta di 44 persone fisiche e di 3 società che rispondono in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Le tre società coinvolte sono Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Tra le 44 persone fisiche invece ci sono Fabio Riva - attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano -, Nicola Riva (rappresentanti della proprietà Ilva), l’ex presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, gli ex direttori dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano. Molto diversificati i capi di imputazione: si va dall’associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale nei confronti dei due fratelli Riva mentre il sindaco di Taranto è accusato di omissione di atti d’ufficio e l’ex-presidente della Regione Puglia Nichi Vendola per concussione per presunte pressioni sull’Arpa.

L'interruzione - I 47 erano già stati rinviati a giudizio a fine luglio da un precedente gup, Wilma Gilli, dopo un’udienza preliminare durata quasi un anno. Il processo in Corte d’Assise era anche cominciato solo che a dicembre fu interrotto a seguito di un errore nei verbali riscontrato dalla Procura, errore che avrebbe potuto inficiare il prosieguo del procedimento. Di qui il parziale azzeramento e il ritorno ad un nuovo gup. Parziale perchè l’udienza preliminare è cominciata dalla requisitoria della Procura mentre sono state salvate le oltre 800 costituzioni di parte civile tra ministeri, enti locali, sindacati, famiglie dei lavoratori, associazioni degli agricoltori, pescatori e allevatori che ritengono di aver subito gravi danni dall’inquinamento dell’Ilva. Dopo lo stop intervenuto a novembre scorso in Corte d’Assise a Taranto in quanto la Procura aveva rilevato un errore in un verbale di udienza - mancava il nome del difensore di ufficio per una decina di imputati, il che poteva far supporre che quel giorno gli stessi imputati non avessero beneficiato del diritto alla difesa - il processo è stato parzialmente azzerato ed è nuovamente cominciato dall’udienza preliminare dinanzi ad un nuovo gup, essendosi il gup precedente, Wilma Gilli, già pronunciato, sino alla conferma del rinvio a giudizio di oggi. È da sottolineare che rispetto al precedente procedimento, non ci sono state novità negli interventi di Procura e difesa. I pm hanno infatti rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 47 imputati, la difesa, invece, ha chiesto il proscioglimento. È il caso, tra gli altri, parlando degli ultimi casi discussi, dell’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, del direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, dell’imprenditore Nicola Riva della proprietà Ilva e già presidente, sino ai primi di luglio 2012, presidente del cda dell’azienda. La difesa dell’ex presidente Vendola ha ricordato come il governo regionale pugliese abbia contrastato l’inquinamento dell’Ilva attraverso controlli e leggi specifiche come quelle sul benzoapirene e sulla diossina, mentre quella del direttore generale Giorgio Assennato ha detto che nessun atto dell’Arpa ha mai agevolato Vendola. L’accusa, infatti, sostiene che Vendola avrebbe fatto pressioni sull’Arpa perchè attenuasse i suoi controlli ambientali sull’Ilva.

La difesa - La difesa Ilva ha invece annunciato che riproporrà in Corte d’Assise la richiesta di patteggiamento, già avanzata nella prima udienza del gup ma sulla quale la Procura aveva negato l’assenso. La precedente udienza preliminare davanti al gup Gilli si era chiusa a fine luglio con 47 rinvii a giudizio, cioè quanti ne aveva chiesto la Procura e quindi oltre a Vendola, Assennato e Claudio Riva, anche Fabio Riva, della proprietà Ilva, l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, il parlamentare Nicola Fratoianni, assessore regionale all’epoca dei fatti, l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo. Diversi i reati contestati: in 52 erano giunti alla precedente udienza preliminare ma in cinque avevano scelto l’abbreviato e il gup Gilli in proposito si era pronunciato

SONDAGGIO MENTANA I numeri che beffano Grillo Condannato a perdere: perché

Sondaggio Mentana, la beffa per Grillo al ballottaggio: lo vince ma è escluso


Grillo visto da Benny

La situazione politica che emerge dall'ultimo sondaggio Emg Aqua è a dir poco caotica. Secondo la rilevazione diffusa dal TgLa7 di Enrico Mentana, se si andasse oggi al voto accederebbero al ballottaggio l'ipotetica lista unica di centrodestra con il 32%, in crescita dello 0,6%, e il Partito democratico con il 31,2%, in forte calo dello 0,8%. Terzo e quindi escluso dalla corsa a due il Movimento Cinquestelle al 27,8%, in calo rispetto a sette giorni fa dello 0,2%.

Ballottaggi - Nella sfida ai ballottaggi, i numeri beffano il M5S che in teoria non avrebbe accesso alla seconda fase delle elezioni, ma che di fatto vincerebbe ogni confronto. Contro il Pd, i grillini avrebbero la meglio 50,8 contro 49,2. Contro il listone di centrodestra stravincerebbero 52,6 a 47,4. Nello scontro tra Pd e centrodestra sarebbe invece il partito di Matteo Renzi ad avere la meglio con il 52,4% contro il 47,6%.

PENSIONI, ECCO L'ULTIMA RAPINA Quando (e di quanto) te la tagliano

Pensioni, arriva l'ultima rapina. Ecco quando e quanto te la tagliano



La mente di Matteo Renzi è già tutta proiettata alle prossime elezioni politiche per le quali sta preparando un altro colpo di teatro sulla falsa riga delle 80 euro in busta paga. Il governo ha intenzione di anticipare il taglio delle tasse già annunciato per il 2018 di un anno, ma stavolta il regalino per gli italiani rischia di costare carissimo ai lavoratori dipendenti. Come scrive Repubblica, il governo è intenzionato a ridurre la pressione fiscale agendo sul peso del cuneo fiscale. Questo potrà comportare da un lato un possibile aumento dei soldi in busta paga, ma un altrettanto possibile alleggerimento delle future pensioni.

Il piano - Già durante la scorsa estate, il bocconiano Tommaso Nannicini, all'epoca consigliere economico del premier e oggi promosso a sottosegretario di Palazzo Chigi, aveva messo nero su bianco una strategia che prevedeva il taglio di sei punti percentu8ali sul cuneo dei neo-assunti, divisi a metà tra lavoratore e datore di lavoro. Nannicini nel suo editoriale su l'Unità del 18 agosto scorso aveva scritto: "Ora si apre la partita del taglio strutturale al cuneo contibutivo del tempo indeterminato, perché sempre e per tutti un contratto permanente pesi meno in termini di costo del lavoro".

L'alternativa - C'è chi nel governo ha sollevato anche una strada diversa dal taglio sul cuneo, come il viceministro dell'Economia Enrico Morando che ipotizzava un intervento per ridurre le aliquote irpef. Vorrebbe dire buste paga più ricche per tutti, ma per lo Stato significherebbe un esborso insostenibile, quindi l'ipotesi resta puro esercizio di stile. Il piano di Nannicini, invece, può valere più o meno sei miliardi di euro, la metà del bonus lavoro del 2015, ma senza costi aggiuntivi per lo Stato.

Il trucco - Il piano dell'ex consigliere economico di Renzi prevede anche l'opzione di destinare i tre punti tagliati dal cuneo del lavoratore non per la busta paga, ma per la previdenza integrata. In un modo o nell'altro per lo Stato è un affare: se arrivano soldi in più in busta paga, ci pensa l'aliquota Irpef a risucchiarli, se invece vanno alla pensione integrativa, ci pensa l'aumento della tassazione per i fando pensione a divorarli, visto che il prelievo è passato dall'11,5% al 20%.

Non solo Ennio Morricone: ecco tutti gli Oscar italiani

Non solo Ennio Morricone: ecco tutti gli Oscar italiani



La notte degli Oscar è in Italia soprattutto la notte di Ennio Morricone, ennesimo talento del cinema nostrano a portare a casa la prestigiosa statuetta. Perché il Belpaese, nonostante le difficoltà, occupa uno dei capitoli principali della storia del grande schermo: basta pensare al numero di premi vinti. L'Italia è al primo posto, con 13 Oscar, nella categoria miglior film. Quattro se li è aggiudicati solo Vittorio De Sica, con 'Sciuscià', 'Ladri di biciclette', 'Ieri, oggi e domani' e 'Il Giardino dei Finzi Contini'. Quattro anche per Federico Fellini, vincitore a Hollywood con 'La strada', 'Le notti di Cabiria', '8 ½', 'Amarcord'. Ma hanno vinto anche Elio Petri con 'Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto', Giuseppe Tornatore con 'Nuovo Cinema Paradiso, Gabriele Salvadores con 'Mediterraneo, Roberto Benigni con 'La vita è bella' e Paolo Sorrentino con 'La grande Bellezza'. Due attrici italiane, Anna Magnani con 'La rosa tatuata', e Sophia Loren con 'La ciociara', hanno vinto il premio come miglior attrice, ma nessuna delle due era presente alla cerimonia. C'era invece nel 1997 Benigni, primo attore non angolofono a vincere la statuetta da protagonista. Prima di Morricone, anche un altro compositore è stato amato dagli americani: Giorgio Moroder, vincitore per la migliore colonna sonora con gli indimenticabili motivi di 'Fuga di mezzanotte', 'Flashdance' e 'Topgun'. Il successo italiano nelle cosiddette 'categorie tecniche' dimostra la validità del nostro cinema e dei nostri professionisti: 33 premi in tutto, un vero e proprio bottino che va dalle scenografie di Dante Ferretti per Hugo Cabret, agli straordinari effetti speciali di Carlo Rambaldi per ET e Alien.

Bersani-Letta, ritorno e trappola: il loro uomo per riprendersi il Pd

Trappolone finale. Bersani e Letta, il ritorno: il loro uomo per riprendersi il Pd



Il passato che ritorna ha i nomi di Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, i due grandi silurati da Matteo Renzi. Il tandem composto dal "premier mancato" e dal "premier per poco" ha un piano per far fuori l'attuale presidente del Consiglio dalla segreteria del partito: candidare Roberto Speranza al congresso democrat, e riuscire a farlo vincere. Certo, un piano non semplicissimo, ma che potrebbe trovare il sostegno di ulivisti, cattolici, liberal e renziani delusi. Roberto Speranza, insomma, contro Enrico Rosssi e Michele Emiliano, i governatori di Toscana e Puglia che hanno già annunciato la loro corsa.

In caso di sconfitta al congresso di Bersani e Letta, nel Pd, potrebbe succedere di tutto. Anche una scissione, così come caldeggiata (da tempo) da Massimo D'Alema, per dar vita a un partito simile al vecchio Pds. Prima, però, i rottamati proveranno a riprendersi il Pd: prima tappa il 12-14 marzo a Perugia, dove si terranno gli "stati generali" di Area Riformista, un partito nel partito. In quest'occasione verrà lanciata ufficialmente la candidatura di Speranza. Ma perché il piano dei frondisti abbia successo, Renzi dovrebbe passare per una debacle elettorale: fari puntati, dunque, sulle amministrative a Roma, Napoli e Milano. Se il premier "collezionasse" almeno due ko, la strada per Speranza sarebbe un poco meno impervia.

Torna lo scatto alla risposta: un salasso Telefonia, l'operatore che ti massacra

Torna lo scatto alla risposta: un salasso. Telefonia, l'operatore che ti massacra



Una pessima sorpresa per i telefoni fissi: raddoppiano i costi delle chiamate da casa per i clienti Tim, il nuovo marchio Telecom che copre anche il fisso. Infatti, come si legge in un annuncio pubblicato sui principali quotidiani, dal primo aprile il prezzo delle chiamate a consumo verso i telefoni fissi e i cellulari nazionali dell'offerta Voce e della linea Isda (in buona sostanza quelli che hanno solo la vecchia linea telefonica di base e non hanno aderito alle offerte a forfait) aumenterà da 10 a 20 centesimi al minuto. Ma non è tutto: è previsto anche uno scatto alla risposta pari a 20 centesimi. La mazzata è servita.