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giovedì 28 gennaio 2016

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato




Buona, anzi buonissima la prima. Ai test di Le Castellet, la Ferrari di Sebastian Fettel, alla guida della monoposto 2015 con piccole modifiche e nuovi pneumatici, alla seconda giornata di test sul bagnato artificiale ha letteralmente stracciato Red Bull e McLaren, in un'anteprima vincente senza però le Mercedes, papabilissime avversarie in un altrettanto probabile duello mondiale. I nuovi penumatici, dunque, piacciono a Seb, che viene segnalato determinato come non mai. La sua dedizione alla causa rasenta l'ossessione: secondo quanto si dice, segue in modo maniacale i suoi ingegneri, nel tentativo di rendere la Ferrari 2016 meravigliosa e vincente.

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri




"Tornare al Milan? Non so", parola di Ricardo Kakà che non esclude il terzo ritorno in rossonero nel corso di un'intervista a Fifatv: "Per ora sono felice negli Usa - ha detto il campione brasiliano - Ho adorato giocare nel Milan e credo che lì ci sarà sempre una porta aperta per me. Per adesso sto bene negli States". Kakà ha segnato un pezzo importante della storia milanista vincendo il Pallone d'oro nel 2007 dopo aver conquistato la Champions league, il Mondiale per club e la Supercoppa uefa. Oggi a 33 anni si diverte nella Mls con l'Orlando City e progetta il suo futuro, quando di sicuro non farà l'allenatore: "Per ora non mi piace. Magari da qui a tre anni, quando smetterò, potrei pensarci".

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata




Una doppietta di Morata (36’ su rigore e 64’) e l’immancabile sigillo di Dybala (84’) regalano alla Juventus un netto 3-0 sull’Inter e una pesantissima ipoteca sulla finale di Tim Cup. Chiaro il predominio dei bianconeri, che ormai sanno solo vincere, mentre la squadra di Mancini è affondata col passare dei minuti, chiudendo persino in 10 per l’espulsione (doppio giallo) di Murillo e subendo una punizione forse eccessiva. Allo Stadium subito pericoloso Asamoah, le risposte di Medel e Felipe Melo non spaventano Neto. Icardi in panca, è Jovetic a guidare l’attacco nerazzurro con Biabiany e Ljajic. Al 14’ Tagliavento non vede un netto mani di Medel in area su punizione di Cuadrado: protesta la Juve, che poco dopo sfiora il vantaggio con il destro del colombiano. Buona manovra dell’Inter, ma al 35’ la Juventus il rigore se lo conquista per un contatto Murillo-Cuadrado che lascia qualche dubbio: dal dischetto Morata, preferito a Dybala come partner di Mandzukic, batte Handanovic. Stavolta si lamentano tutti: l’Inter per il penalty, la Juve per la mancata espulsione di Murillo (ammonito). Il sinistro di Marchisio chiude i primi 45’. Al rientro l’Inter mantiene il possesso palla, ma è piuttosto sterile, la Juve si chiude con ordine e cerca la ripartenza. Poco o nulla da segnalare, almeno fino al 63’, quando un’azione insistita sulla sinistra di Evra e un erroraccio di Felipe Melo servono su un piatto d’argento a Morata la palla del 2-0 che lo spagnolo non fallisce. Una girata di Murillo costringe Neto alla prima vera parata della serata, ma proprio il difensore colombiano, già ammonito, si farà espellere a 20’ dalla fine per un fallo sull’imprendibile Cuadrado. Juve in pieno controllo, ma l’Inter protesta per un presunto mani di Caceres dopo una svirgolata di Jovetic a pochi passi da Neto. Morata si divora la tripletta in contropiede dopo gli ingressi di Dybala e Icardi. Proprio Dybala, al primo pallone toccato e complice l’errore di Handanovic, firma il 3-0 e mette altro sale sulle ferite nerazzurre. La Juve vede la finale a un passo, l’Inter deve ingoiare un altro boccone amarissimo nella settimana del derby.

Apple, parla il mega-dirigente italiano: per colpa dell'iPhone rischia il collasso

Apple trema, parla il mega-dirigente italiano: così l'iPhone affosserà il colosso




Per la prima volta dal lancio dell'iPhone, la Apple prevede di incassare il primo calo in assoluto delle vendite per il melafonino. Se si tratti di saturazione del mercato o primi segni di cedimento del colosso di Cupertino lo si potrà capire solo più avanti nel tempo. Ma il calo è concreto e lo hanno confermato gli stessi vertici dell'azienda nella conference call a commento dei conti. I dati delle vendite finora registrati sono stati altissimi sia per gli iPhone che per gli Apple Tv, ma a delure gli analisti sono state le cifre sul fatturato complessivo e numero di smartphone acquistati.

Il crollo - Secondo Luca Maestri, l'italiano a capo del dipartimento finanziario di Apple: "Le vendite di iPhone caleranno nel trimestre che finirà a marzo. Sarà il più difficile - ha detto - in termini di permormance anno su anno". Un pessimismo smorzato dal Ceo Tim Cook che, rispondendo ad alcuni analisti durante la conference call, ha ribadito che il calo non andrà oltre il 15-20%: "Ci troviamo in un contesto che è totalmente diverso" considerando il periodo gennaio-febbraio 2015 "date le condizioni estreme, mai viste prima, ovunque si guardi". Nel calderone ci sono i rallentamenti economici di potenze come la Cina, il crollo dei prezzi delle materie prima e e le fluttuazioni valutarie.

I dati - Non basta però questo segnale negativo per far gridare alla tragedia gli esperti di Cupertino. Basta guardare il risultato dell'ultima trimestrale del 2015, la prima dell'anno fiscale, dove la Apple ha portato a casa utili netti per 18, 361 miliardi di dollari. Un rialzo del 1,8% rispetto ai 18,024 miliardi dell'anno prima. Godono della buona salute dell'azienda anche gli azionisti, per i quali i profitti per azione sono passati da 3,08 dollari a 3,30. Ben sopra le aspettative degli analisti, che avevano previsto 3,23 dollari per azione.

AUTO, L'ULTIMA BEFFA Stop soldi dalle assicurazioni Perché pagheremo tutto noi

Niente più soldi dalle Assicurazioni. Il colpo di mano: pagheremo tutto noi


di Matteo Mion



Mentre nell' opinione pubblica impazzano le discussioni su Family day e Schengen, il governo allunga nuovamente la manina lesta sui risarcimenti dei danneggiati da circolazione stradale. Ieri 26 gennaio è iniziata la discussione in Commissione Industria al Senato del cosiddetto "ddl concorrenza", con i relatori Tomaselli e Marino che mirano all' approvazione del testo entro la prima decade di febbraio. Ricorderanno i lettori che grazie alla battaglia delle associazioni rappresentanti le vittime della strada, ma anche di Libero, il testo di legge iniziale subì in prima lettura alla Camera importanti modifiche che lo ricondussero a un minimo di equità e giustizia. In particolare, il governo attaccò frontalmente le carrozzerie per ridurre i costi delle polizze auto, ma Federcarrozzieri replicò con una protesta mai vista prima, a tutela sia della categoria ma anche e soprattutto della libertà del danneggiato di riparare la propria auto con i ricambi migliori e non con quelli di terza scelta.

Ecco, adesso ci risiamo: benchè i ricavi dichiarati dalle compagnie relativi all' anno 2014 siano di 16 miliardi di euro, l' Ania (associazione nazionale imprese assicuratrici) torna alla carica, e per mano di alcuni senatori propone emendamenti che potremmo definire involutivi, visto che fanno rientrare dalla finestra di Palazzo Madama le solite restrizioni a tutele e risarcimenti.

L'operazione legislativa è subdola, perché viene riproposto quanto già eliminato a furor di popolo dal testo approvato alla Camera. Vediamo dunque quali sono i trabocchetti che incidono negativamente su tutti gli italiani proprietari d' auto. Innanzitutto il ritorno alle tabelle ministeriali ammazza-risarcimenti al posto delle tabelle milanesi consolidate dalla Cassazione, oppure in alternativa l' eliminazione del danno morale dei danneggiati. La decadenza dal diritto al risarcimento se non viene inviata la richiesta-danni all' assicurazione entro 90 giorni dall' incidente. La liberalizzazione delle clausole vessatorie nelle polizze. La valenza probatoria a dir poco oracolare della scatola nera.

In particolare, tutti gli emendamenti a firma dei senatori Di Biagio, Pelino, Scalia, Mandelli relativi all' art. 4 mirano a neutralizzare le diminuzioni tariffarie, quelli relativi all' art. 5 a penalizzare i danneggiati nell' assegnazione delle classi di merito, quelli all' art. 6 a rendere impossibile l' indicazione dei testimoni decorso un breve termine (palese il contrasto con le norme dell' ordinamento processuale civile italiano), quelli all' art. 7 a togliere gli sconti per chi installa la scatola nera, mentre quelli all' art. 9 sono ad contrariis tesi ad escludere sanzioni per le compagnie in caso di violazioni alle norme sulla scatola nera. I parlamentari fautori di tali performances legislative sono di vario colore, perché strizzare l' occhiolino alle assicurazioni è un vizio bipartisan.

Non usa mezzi termini contro la senatrice Vicari, sottosegretario dello Sviluppo economico e assidua promotrice della cosiddetta "riforma rc auto", il presidente dell' Aneis (associazione nazionale esperti infortunistica stradale) Giovanni Polato: «Cara senatrice, la volontà di ridurre drasticamente i risarcimenti grida vendetta a fronte degli utili miliardari che le imprese di assicurazione incamerano ogni anno. Lasci in pace le vittime della strada e permetta ai tribunali di stabilire il "giusto risarcimento" costituzionalmente previsto». Stefano Mannacio del Cupsit aggiunge: «Siamo preoccupati perché, finita la crociata contro i carrozzieri, è ricominciata al Senato quella contro il danneggiato». Stupisce soprattutto che senatori eletti dagli italiani remino contro i diritti e le garanzie costituzionali poste a tutela dei diritti dei loro elettori.

La materia è delicata e vertendo in tema di assicurazione obbligatoria tocca le tasche di tutti. Sarebbe opportuno che norme così rilevanti da comportare importanti modifiche all' ordinamento civilistico non venissero agevolate da manine leste in emendamenti, ma fossero almeno oggetto di un minimo dibattito pubblico. In questo caso lo spot a Renzi non riuscirebbe, quindi tutti tacciono. Noi no.

FRONTIERE UE CHIUSE Bechis, la profezia nera: "Saremo invasi dall'Albania"

Frontiere chiuse. Bechis, la profezia nera: "Saremo invasi dall'Albania"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Sono stati un milione e mezzo i migranti arrivati in Europa nel 2015, con un ritmo crescente dal mese di agosto in poi. Quelli giunti in Italia sono stati in tutto 153.842, un po' meno dell' anno precedente, ma comunque un numero decisamente superiore agli afflussi che annualmente ci sono stati nei tre lustri precedenti. E che rischia nel 2016 di aumentare sensibilmente, battendo ogni record, perché con ogni probabilità con l' irrigidimento della Germania ancora più marcato dopo il drammatico capodanno di Colonia e lo stop dell' Austria, che non accoglie più rifugiati, la rotta Balcanica di fatto si è chiusa. E si tornerà a puntare all' Italia. È un' ipotesi che ha fatto presente al parlamento italiano che lo aveva chiamato per un' audizione Miguel Angelo Nunes Nicolau, Coordinating Officer di Frontex, l' agenzia europea per la cooperazione operativa alle frontiere esterne degli stati membri. Il dirigente di Frontex è stato audito il 13 gennaio scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta sui migranti guidata da Gennaro Migliore, ma il resoconto tradotto in italiano (l' audizione si è svolta senza diretta tv perchè mancava l' interprete simultaneo) è stato pubblicato solo questa settimana. Nunes Nicolau è stato chiarissimo: «Abbiamo visto che alcuni Paesi dei Balcani hanno adottato strategie diverse attraverso barriere, recinzioni, muri.

Noi, insieme all' Ufficio dell' immigrazione del Ministero dell' interno, svolgiamo un' attività di monitoraggio continuo, ma non sappiamo quale sarà il futuro. Se questa rotta dei Balcani Occidentali sarà chiusa, siamo preoccupati che possa essere ripercorsa la vecchia rotta tra la Grecia e l' Italia, attraverso Lecce e la Puglia, o dalla Grecia attraverso l' Albania». Ma c' è un' altra rotta che comunque punterebbe sull' Italia attraversando l' Adriatico: «Anche il Montenegro potrebbe essere preso di mira, perché la distanza dal Montenegro è ancora accettabile per un viaggio in barca, quindi stiamo effettuando delle valutazioni insieme al Ministero dell' interno e siamo in contatto con le autorità albanesi per sensibilizzarle e coinvolgerle in questo dibattito, per migliorare le attività di sorveglianza e di pattugliamento lungo la rotta dei Balcani». Mentre potrebbe arrivare quella ondata verso l' Italia che la rotta Balcanica aveva assorbito nell' ultimo quadrimestre 2015, continueranno i flussi sulle rotte tradizionali che hanno portato il dato di immigrati dell' anno scorso al secondo posto di sempre: «Prevediamo che il flusso dalla Libia continuerà più o meno al livello attuale; rispetto allo scorso anno abbiamo una riduzione pari all' 8 per cento per Italia, il che è nulla, quindi i numeri sono ancora molto alti e secondo la nostra analisi dei rischi non ci sarà una riduzione».

Frontex per altro conferma quel che si immaginava: l' Italia riceve moltissimi immigrati, pochi profughi veri. La maggiore parte di loro si inventa infatti una condizione che non ha. «È cambiata molto la nazionalità dei migranti: il numero di siriani che adesso arriva in Italia è molto basso, al momento non ci sono molti siriani che partono per l' Italia dalla Libia, ma le cifre continuano ad essere le stesse, il che significa che i siriani tendono ad andare in Grecia, mentre altri Paesi del Corno d' Africa o dell' Africa subsahariana hanno aumentato la loro presenza; le cifre sono le stesse per questo motivo», ha spiegato il numero due di Frontex.

Il problema è che «cittadini siriani, iracheni, eritrei beneficiano di una sorta di trattamento speciale perché possono essere sottoposti alla procedura di ricollocamento. Quindi si sparge subito la voce tra i migranti», quindi l' Italia è piena di dichiarazioni di immigrati senza documenti che si fingono siriani o eritrei, ma non lo sono: «Quasi tutti i nord-africani dicono di essere eritrei o siriani; a volte capitano persone che vengono dalla Somalia o dall' Etiopia e dicono di essere eritree».

L' unico modo per evitare di essere beffati così resta quello di prendere anche a forza le impronte digitali, cosa che l' Italia si è rifiutata di fare fin qui. Frontex chiede modifiche legislative perché senza quelle impronte, che sono il solo metodo possibile di identificazione, si creano rischi non solo all' Italia, ma ad altri paesi dove immigrati non registrati davvero potrebbero puntare.

mercoledì 27 gennaio 2016

Iran, il premier islamico ci sfotte: "Chiappe censurate? Tutta la verità"

Iran, il premier islamico ora ci sfotte: "Chiappe censurate? Tutta la verità"




Cornuti, umiliati e mazziati. Sul caso che sta facendo discutere l'italia, la censura delle statue di nudo ai musei Capitolini, coperte con un velo in occasione della visita di Hassan Rohani, entra a gamba tesa il diretto interessato, il presidente dell'Iran, l'islamico che il governo non ha voluto turbare con terga, natiche e peni che altro non erano che arte. Il presidentissimo bolla l'affaire come una "questione giornalistica", dunque aggiunge un succulento dettaglio: "Non ci sono stati contati a questo proposito", assicura. Insomma, Rohani afferma senza peli sulla lingua che la scelta di auto-censurarsi è stata tutta del governo italiano, tanto che aggiunge: "Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio aglio gli ospiti, e li ringrazio per questo". Parole che pesano, quelle del premier, perché se confermate dimostrerebbero una codardia e una viltà tutta nostra, forse ancor più imperdonabile. Nel frattempo, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, pur "scagionando" Renzi che sarebbe stato inconsapevole della scelta di censurare l'arte, ha definito "incomprensibile" quanto accaduto ai Musei Capitolini. Ben più tranchant, al contrario, il giudizio espresso da Vittorio Sgarbi su Il Tempo: per il critico, semplicemente, l'italia "è stata umiliata".