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mercoledì 3 giugno 2015

Una mazzata stordisce la Mussolini Umiliata alle urne, cosa è successo

Alessandra Mussolini, flop totale in Campania: solo 2mila voti




Ha incassato solo duemila preferenze Alessandra Mussolini in Campania. Un flop incredibile per la nipote del Duce che cinque anni fa, sempre per le regionali, aveva preso 15.486 voti contro i sessantamila di Mara Carfagna. Eppure, la Mussolini ha dato tutto in questa campagna elettorale. "E' stata una scelta di cuore" disse dopo aver accettato la proposta di Berlusconi di guidare le liste azzurre. "Mi ha chiamato il presidente, come sempre è stato gentile e affettuoso, mi ha chiesto di affrontare questa battaglia per Napoli. Sono una militante, sono stata felice di dirgli di sì".  E ancora: "Il mio amore per Napoli è vero e forte. Se sia corrisposto non lo so, non lo devo dire io, lo devono direi napoletani. Ma ho sempre ricevuto rispetto e simpatia. Poi sa, la politica è ondivaga, ci sono le mode...". Forse la Mussoolini, riporta il Tempo, sapeva che non avrebbe preso molti voti tanto che non ha mai pensato di dimettersi da parlamentare europea (allora arrivò a 84mila preferenze".

Forza Italia, Toti stravince in Liguria ma i Pm gli rovinano la festa, 4 consiglieri indagati

Forza Italia, Toti stravince in Liguria ma i Pm gli rovinano la festa, 4 consiglieri indagati 





Dato il numero di seggi conquistati, Giovanni Toti può governare da solo. Ma la prima aula nella quale dovranno fare ingresso 4 su 16 dei suoi consiglieri è quella della Procura di Genova. A convocare i neo eletti è il pm Francesco Pinto, che in agenda ha segnato una sfilza di interrogatori prima di decidere se chiedere oppure no il rinvio a giudizio per peculato. Oggetto: le cosiddette "spese pazze". Ossia gli stravaganti acquisti fatti dai consiglieri liguri (come dagli omologhi di molte altre regioni) con i soldi in teoria destinati all'attività politica e in pratica accollati al contribuente.

Il voto che può far crollare l'Europa: perché a fine mese può saltare tutto

Austria, trionfano i nazionalisti: l'Unione Europa sempre più lontana, a fine mese la petizione contro Bruxelles


di Daniel Mosseri 



Un risultato spettacolare per l'Fpö, formazione austriaca della destra antieuropea. Alle regionali di domenica in Stiria, il secondo Land del Paese, il Partito della libertà austriaco ha fatto un balzo in avanti del 16,3 per cento. Ossa rotte per i suoi avversari: i socialdemocratici (Spö) sono crollati di 9,1 punti scendendo al 29,2%; malissimo anche i popolari (Övp), giù di 8,7 punti al 28,5%. Le due formazioni che hanno retto il governo di Graz in grande coalizione sono state dunque affiancate dai discussi nazionalisti di Heinz-Christian Strache, che in Stiria ha portato il suo partito al 27,1 dei consensi. Nel Land «c'è stato un terremoto che non potrà restare senza conseguenze», ha ammesso il vicegovernatore Hermann Schützenhöfer (Övp). Nonostante la batosta, la grande coalizione controlla ancora 29 seggi sui 48 del Landtag, ma la questione non è più solo numerica. Tanto più che il candidato governatore dell'Fpö, Mario Kunasek sgomita per governare: «Abbiamo superato il nostro miglior risultato». Ecco perché, ha aggiunto, «è tempo di mettere fine alla politica di esclusione contro di noi e contro la maggioranza dei cittadini della Stiria».

A fare breccia una controversa campagna elettorale centrata sull'immigrazione. Sotto lo slogan «Vi sentite stranieri in patria?», i volantini dell'Fpö confrontavano due famiglie tipo: genitori e tre figli. La prima austriaca, la seconda di immigrati. Per il Partito della libertà, lo stipendio medio del padre impiegato a tempo pieno e quello della madre lavoratrice part-time assicurano alla famiglia austriaca un reddito di 2.570 euro mensili, assegni familiari inclusi. La famiglia di richiedenti asilo metterebbe insieme invece 2.640 euro mensili in contributi sociali: 70 euro di più. «Per non fare niente», puntava il dito l'Fpö. Dati manipolati, accusava a metà marzo l'organizzazione umanitaria austriaca SOS Mitmensch, secondo cui la famiglia austriaca guadagnerebbe invece almeno 200 euro di più. Una differenza giudicata comunque troppo piccola da molti elettori in Stiria. Il messaggio dell'Fpö, tornato ai grandi numeri ai cui lo aveva abituato negli anni '90 il suo leader Jörg Haider, ha fatto breccia anche nel Burgenland, la più piccola e orientale delle regioni austriache. Qua l'Spö ha perso il 6,4% (e sarà obbligato a trovare un leader di coalizione per restare al governo), l'Övp il 5,5% e il partito di Strache è cresciuto di 6,4 punti.

La netta vittoria dei populisti non è priva di conseguenze per il panorama politico viennese. In primo luogo, l'Fpö aumenta di due mandati la propria presenza al Bundesrat, la Camera alta dove siedono i rappresentanti degli Stati. Più importante, la vittoria del Partito della libertà rafforza i movimenti euroscettici, islamofobici e nazionalisti che da anni spirano ormai fra le valli dell'Austria felix. Basti pensare alla raccolta di firme lanciata da un gruppo di austriaci che, fra il 24 giugno e il 1 luglio, chiederà ai propri concittadini di sostenere l'uscita del Paese dall’Ue. Ai sensi della Costituzione austriaca, se gli organizzatori riusciranno a ottenere 100 mila firme in una settimana, obbligheranno il Parlamento a discutere un disegno di legge in materia o, in alternativa, a indire un referendum sulla questione. La raccolta di tante firme in così pochi giorni è un’opera improba. Va ricordato però che, pur non propugnando l'uscita dall'Ue, l'Fpö è un partito fortemente euroscettico, contrario al salvataggio della Grecia e favorevole al ricorso al referendum come strumento per restituire potere ai cittadini. I grattacapi per il governo centrale austriaco non sono finiti. Al contrario, la cavalcata dei populisti di Strache potrebbe essere solo all'inizio. Galvanizzato dal successo in Stiria, l'Fpö affila le armi anche per le prossime regionali, in programma in autunno in Alta Austria (capoluogo Linz) e nella stessa Vienna. Secondo Strache, che nella campagna appena conclusa ha chiesto «più appartamenti e meno moschee», quello di domenica è stato solo un assaggio. Alla guida dal 2008 di un governo di grande coalizione, la stessa appena sconfitta in Stiria, il cancelliere federale Werner Faymann ha motivo di preoccuparsi.

Caccia russi contro nave da guerra Usa Crisi totale: in Europa si sfiora la guerra

Mar Nero, caccia russi sfiorano nave da guerra Usa: venti di guerra





Il Pentagono annuncia che degli aerei da caccia russi hanno sfiorato nel Mar Nero una nave da guerra appartenente agli Usa. Il Dipartimento della difesa americano ha spiegato che i velivoli si sono ripetutamente avvicinati troppo alla propria imbarcazione, arrivando a sfrecciare a 500 metri da essa. Gli aerei non erano armati. I media russi hanno controbattuto affermando che la controparte stava assumendo un atteggiamento "aggressivo". Gli americani, invece, specificano che il loro cacciatorpediniere era impegnato in operazioni di routine in acque internazionali. Si tratta soltanto dell'ultimissimo episodio di altissima tensione tra Usa e Russia, in una sorta di riedizione della Guerra Fredda che sta sinistramente riprendendo piede nel Vecchio Continente, e ha il suo epicentro in Svezia.

L'impresentabile De Luca contro Bindi: scatta la denuncia, si va in tribunale

Lista impresentabili, Vincenzo De Luca denuncia Rosy Bindi per "diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio"





C’è chi non dimentica. Dopo la lista presentata da Rosy Bindi con l’elenco dei 16 “impresentabili”, fra cui c’era anche il nome di Vincenzo De Luca, il neo eletto governatore della Campania aveva promesso azioni legali nei confronti della presidente della commissione parlamentare Antimafia. E ora su Twitter ha annunciato di essere passato dalle parole hai fatti: “Oggi ho presentato in Questura la denuncia a Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio”. Insomma il caos in casa Pd, soprattutto dopo i deludenti risultati delle elezioni, non accenna a placarsi ma anzi monta di giorno in giorno.

I precedenti - Il 29 maggio la Bindi, nel corso di una conferenza stampa-show e a due giorni dalle elezioni regionali, aveva presentato la lista degli "impresentabili". Sedici in tutto, candidati tra Puglia e Campania. Tra questi, come era ovvio, c’era anche il nome di De Luca, più volte combattuto dalla Bindi e dai vecchi veterani "democrat". Il nuovo presidnete della Campania non era stato ritenuto incandidabile per l'ultima condanna per abuso d'ufficio, bensì per un giudizio pendente in un procedimento del 2002 per il reato di concussione continuata, commesso dal maggio 1998 e con "condotta in corso". Dopo la sua conferenza gli attacchi alla Bindi sono arrivati da tutti i fronti, soprattutto da casa Pd. “Un attacco personale, un uso politico della commissione” le hanno detto, alimentando il fuoco della polemica. Tanto che Rosy, a urne chiuse, attraverso un’intervista al Corriere della Sera ha poi preteso le scuse da tutti i suoi colleghi. "Pretendo le scuse pubbliche e formali - ha dichiarato - per essere stata ingiustamente diffamata, accusata di avere usato un ruolo istituzionale per una lotta interna o, addirittura, per una vendetta dentro il partito. Un'accusa troppo grave, lesiva della mia dignità e di quella della commissione Antimafia, che presiedo".

Ruspa Lega su Berlusconi Cosa fa se si vota nel 2016

Matteo Salvini: "Alle politiche la Lega Nord va da sola, Forza Italia è alleata di Renzi... Io sindaco di Milano? Se non si vota nel 2016"





"Si votasse adesso la Lega si presenterebbe da sola". Altro che Partito Repubblicano o primarie, Matteo Salvini lancia la sfida diretta a Silvio Berlusconi, a Forza Italia e a tutti gli altri potenziali alleati del centrodestra. Intervistato da Cruciani e Parenzo a La Zanzara su Radio24, il leader della Lega Nord vola sulle ali dell'entusiasmo per il risultato elettorale delle regionali e non si ferma a celebrare il successo in Liguria e in Veneto, dove gli azzurri sono suoi alleati: "Alle politiche – spiega Salvini – vado da solo perché su temi importanti come l'Europa Forza Italia è con Renzi. A Bruxelles Renzi e Berlusconi sono alleati". In questo momento, nessun obiettivo è da precludere: "Se la Lega è il secondo partito in Toscana, una cosa inimmaginabile fino a ieri, perché non dovrebbe esserlo a livello nazionale?". 

Piano B: sindaco di Milano - Se non si voterà nel 2016, però, il Matteo lumbàrd ha già in mente un colpaccio: "Io sindaco di Milano? La mia città ce l'ho nel cuore, mi piacerebbe ma il fantastico mondo di Renzi nelle meraviglie si sta sgretolando e non gli lascio campo libero a livello nazionale. Se volesse andare a votare l'anno prossimo, tra la battaglia milanese e quella per cambiare l'Italia scelgo questa. Se invece non si vota per le politiche l'anno prossimo io ci sono. Ovviamente se i cittadini mi vogliono, con le primarie". Il segretario poi chiude la porta della Lega al sindaco di Verona Flavio Tosi, il "ribelle" che ha sfidato Zaia venendo travolto: "Non rientrerà più nella Lega, ha detto peste e corna di Zaia, Salvini e della Lega, non ha vinto neppure nella sua città. Si è alleato con Alfano, si è giocato male le sue carte. In democrazia contano i voti e lui ne ha presi pochi. Auguri".

Gay e rom - Dal punto di vista programmatico Salvini punta su due temi "divisivi". Sui gay, per esempio, il leghista si sbilancia: "Sono favorevole a qualsiasi referendum, quello sui gay non è una priorità ma ben venga un referendum anche su quel tema". "Nella mia agenda - prosegue - i gay vengono al 37esimo posto, non è un'emergenza, è l'ultimo dei problemi. Ma sono per i referendum su tutto. Non lo organizzerei io e fossi stato in Irlanda avrei votato no. Sono contrario al matrimonio gay, ma favorevole a riconoscere alcuni diritti". Sui rom, invece, difende Zaia: "Ruspe? La competenza sui campi rom non è della Regione, non si può fare nulla. Per avere delle competenze – dice Salvini – bisogna andare al governo delle città e al governo nazionale". In ogni caso, aggiunge con sarcasmo, "la ruspa è uno strumento di giustizia e di equità, sistemano le strade, spianano le buche, sistemano l'asfalto".

martedì 2 giugno 2015

Caivano (Na): Sirico: La politica delle idee e dei programmi ha vinto su quella del "Manifesto Selvaggio"

Caivano (Na): Sirico: La politica delle idee e dei programmi ha vinto su quella del "Manifesto Selvaggio"




E' tardi, e da poco abbiamo avuto la certezza di aver raggiunto il ballottaggio. La politica delle idee e dei programmi ha vinto su quella del "manifesto selvaggio" e dello spreco del denaro. Siamo stanchi, è stata una dura "battaglia" ma ancora ci attardiamo in Piazza 1° Maggio per parlare e rilanciare il nostro impegno per il prossimo obiettivo che ci vedrà coinvolti tra due settimane. Grazie, non è finita e non abbiamo paura, insieme a tutti i caivanesi ce la faremo! Così Luigi Sirico, candidato del centro sinistra, una volta appresa la notizia dell'ottimo risultato ottenuto 35,25%. circa 8000 voti. Un risultato che stravolge completamente i piani del candidato della destra locale Monopoli che, convinto di avere la vittoria in pugno, deve invece fare i conti con una Caivano che vuole cambiare dal cuore alle gambe.