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martedì 31 marzo 2015

Cristiano De Andrè nel torrente in auto: la donna misteriosa e le "urla selvagge"

Cristiano De Andrè finisce in auto in un torrente (insieme a una donna misteriosa). Il testimone: "Ha inveito contro i carabinieri per l'etilometro"





Brutta avventura per Cristiano De Andrè in Sardegna. Il cantante, riporta l'Unione Sarda, era in compagnia di una donna misteriosa quando è stato salvato dai carabinieri che l'hanno estratto dalla sua macchina finita nel torrente Vignola mentre viaggiava su una strada vicina al villaggio di Portobello di Gallura. Il figlio del grande Fabrizio era con una amica cagliaritana quando con la sua utilitaria è scivolato in acqua in un punto pericoloso nella zona di Aglientu. Il corso d'acqua infatti era ingrossato dalle forti piogge che hanno colpito la regione in questi giorni. De Andrè ha toccato e superato la campata di un ponticello. Il cantante e la donna sono stati soccorsi dai carabinieri: un militare si è immerso nel fiume per trarli in salvo. Secondo quanto dichiarato da un testimone, il pubblicitario Filippo Magri, quando l'auto è caduta nel torrente la prima ad uscire dal mezzo sarebbe stata la donna, che si sarebbe poi aggrappata all'auto per non essere trascinata via dalla corrente. A salvare la coppia, poi, sarebbe stato un poliziotto che si è gettato in acqua e li ha portati a riva. Successivamente, spiega sempre Magri su Facebook, un carabiniere della pattuglia ha chiesto le generalità ai due coinvolti, e Cristiano De Andrè, dopo la richiesta di sottoporsi all'etilometro, avrebbe urlato frasi intimidatorie contro l'agente.

Ora Bossetti minaccia la madre: "Mi hai rovinato. Se esco da qui..."

Massimo Bossetti, la lettera con cui ripudia la madre: "Mi hai rovinato. Se uscirò dalla cella ti affronterò di persona"

di Alessandro Dell'Orto 



Rabbia, tanta rabbia. Ma anche delusione. E rancore, incredulità. Perfino ironia. Massimo Bossetti, il Massimo Bossetti che in questi dieci mesi di carcere abbiamo conosciuto come persona dall’emotività fin troppo controllata e avara di sentimenti, barcolla e improvvisamente - dopo aver ricevuto altri esiti del test del Dna - si apre, si sfoga. Esplode. Scrivendo una lettera (resa nota dalla trasmissione «Quarto Grado») di rivolta contro la persona che più di tutte l’ha sempre difeso ciecamente (e forse ottusamente): la madre Ester Arzuffi, che di tutta questa vicenda resta il personaggio più controverso, complicato da capire, difficile da credere. La donna che ha sempre negato l’illegittimità dei figli andando perfino contro la scienza.

Quelle usate da Massimo Bossetti - il muratore di 44 anni in carcere dal 16 giugno con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni sparita da Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo a Chignolo d’Isola - sono parole pesanti, durissime, che ti entrano dentro e ti travolgono e stravolgono l’anima se solo provi a immaginare lo stato d’animo di chi scrive. «Cara mamma, è con tantissima rabbia che purtroppo ti scrivo questa mia lettera. Dopo tutto quello che mi hai detto, sei venuta due volte e mi hai stretto la mano e mi hai detto che il Dna lo dimostrerà... e mi hai guardato negli occhi, dicendo: “Credi in me e vedrai che la scienza ha sbagliato e sarà come dico io”. Complimenti, i risultati hanno dimostrato perfettamente tutto quello che dicevi... Solo come mai, in 43 anni, con tutte le occasioni in cui hai potuto dirmelo... Mi chiedo anche se tuo marito sapeva tutto e per questo tempo me l’ha tenuto nascosto. Pensavi che tutto questo non sarebbe venuto a galla, vero?».

Già, un modo per prendere le distanze da Ester, che era sempre stata la sua confidente, e scaricarla, accusandola di aver mentito sulla paternità (l’autista Giuseppe Guerinoni morto nel ’99), dandogli così la speranza - fino all’ultimo - che il suo Dna non fosse quello di Ignoto 1, ma che corrispondesse a Giovanni Bossetti, l’uomo che per 43 anni aveva considerato padre naturale. «Tu sapevi e mi hai tenuto all’oscuro di tutto - scrive Bossetti - e non mi hai dato nemmeno l’opportunità di poter conoscere il nostro vero padre. Bene, allora ti dico grazie mamma per il fortissimo dolore e rabbia che mi hai procurato. L’ultima speranza che avevo in te al 100% di poter uscire subito, è svanita completamente. Grazie di cuore, tanto io sono abituato a soffrire.

Non preoccuparti più per me. Mi auguro che tuo marito stia sempre bene e meglio mamma. Mamma, mi hai ferito profondamente e io ti avevo creduto ciecamente, ma evidentemente mi sono sbagliato, pazienza. Hai voluto tu che andasse così. Ma ti chiedo per favore almeno di smettere di mentire davanti a tutti e di dire la verità come sta. Rifletti su questo che ti dico allora». Ester Arzuffi ha sempre negato che Massimo (e la gemella Laura) fossero figli illegittimi (è stato dimostrato che anche Fabio, il terzo figlio, non è del padre). Malgrado il Dna e un’inchiesta che - almeno per questo aspetto - è stata inattaccabile.

Bossetti continua. Cerca di farsi forza («Se riuscirò a uscire ti prometto che ti affronterò di persona, chiedendo spiegazioni su quello che mi hai sempre messo in testa per tanto tempo... le lettere dove per tutto questo tempo mi hai fatto credere solo menzogne... Te le farò vedere») e racconta la sua dura vita da carcerato («Se solo tu potessi vedere, lo stato in cui mi trovo, forse potresti capire. Sono diversi giorni che non mangio» e «mi sono chiuso in me stesso, ormai sono sfinito, ogni giorno che passa è sempre peggio andare avanti. Mi hai bloccato la mente e ti ringrazio, non me lo sarei mai aspettato)».

Poi ancora accuse e rimpianti «Con ansia ho aspettato i risultati perché sapevo che ero vicino alla libertà, per tutto questo tempo ho combattuto e per i miei figli. Neppure le preghiere sono servite. E se dovesse capitarmi qualcosa, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me prima di scoprire il Dna» e per finire un pensiero alla moglie: «Mi dispiace tantissimo per i miei figli ma so che Marita è bravissima ad andare avanti anche senza di me e riuscirà a far capire ai miei bambini quanto gli voglio bene. E gliene vorrò sempre... purtroppo come me, era (è) stato sempre più doloroso andare avanti, non sapendo più del papà, del Dna, del vero papà. Statemi tutti bene. Ciao Massimo».

Madia taglia gli stipendi agli statali Carriere e soldi: ecco cosa cambia

La riforma degli statali: carriere, concorsi e stipendi, ecco cosa cambia





Gli statali saranno licenziabili e avranno un tetto allo stipendio. Se ne era parlato tanto, ma la riforma del lavoro pubblico sta per prendere forma. Domani la Commissione Affari costituzionali del Senato deve sciogliere gli ultimi nodi della delega sulla Pubblica amministrazione. Per quanto riguarda la dirigenza pubblica, la strada sembra già tracciata: si entrerà dopo un corso-concorso o dopo un concorso pubblico. Nel primo caso si accede quindi agli uffici pubblici come funzionari, poi dopo quattro anni e dopo un esame si potrà diventare dirigenti. Chi entra dopo un concorso sarà assunto a tempo determinato e, dopo tre anni, potrà sostenere un esame e se lo si supera il contratto sarà trasformato a tempo indeterminato.  Ci sarà un unico ruolo dove finiranno tutti i dirigenti, quelli dei ministeri, Fisco, Inps, Istat, enti di ricerca. Di fatto dunque verranno eliminate le assunzioni dirette e i dirigenti dovranno comunque sostenere un test e un concorso per accedere alla Pa nei ruoli dirigenziali. 

La Commissione ad hoc - Secondo il ministro Marianna Madia  i dirigenti saranno della Repubblica e non proprietà privata delle singole amministrazioni. Si potrà, anzi  si dovrà, passare da un' amministrazione all' altra. Sarà istituita - come ricorda il Messaggero - una Commissione per la dirigenza statale, un organismo indipendente che vigilerà sulla correttezza del conferimento degli incarichi ma che detterà anche dei criteri generali alle singole amministrazioni da seguire quando vengono selezionati i dirigenti. 

Salari e premi - Ogni tre anni i dirigenti dovranno ruotare nei loro incarichi. La loro carriera sarà legata alla loro valutazione. Chi non riuscirà ad ottenere un incarico continuerà a percepire solo la parte fissa del suo stipendio. Dopo un certo numero di anni senza incarico (potrebbero essere tra 3 e 5) il rapporto di lavoro potrà essere sciolto. Per quanto riguarda poi la retribuzione: la riforma prevede la "definizione di limiti assoluti del trattamento economico complessivo". I dirigenti non potranno guadagnare più di una determinata cifra. Attualmente vige il tetto dei 240mila euro annua ma è possibile che i nuovi tetti saranno più bassi. Lo scopo è quello di recuperare dai tagli dei mega-stipendi circa 500milioni di eruo.  Molto cambierà anche per la struttura della retribuzione. Basta con i premi a pioggia.

Renzi mette il bavaglio ai ribelli del Pd: "La legge elettorale è questa, votatela o..."

Legge elettorale, Matteo Renzi in direzione Pd: "Basta discussioni, entro maggio si vota". Diktat alla minoranza





"Questa sia l'ultima volta che si discute di legge elettorale in direzione di partito". Matteo Renzi mette subito in chiaro come dovrà finire sull'Italicum, consegnando alla minoranza Pd un pacchetto prendere-o-lasciare. E la direzione riunita al Nazareno si adegua, approvando all'unanimità la relazione del premier anche perché la minoranza si è astenuta. Quello di Renzi è un diktat, a cominciare dai tempi: il 27 aprile il testo deve essere in aula e a maggio "dobbiamo mettere la parola fine" senza ridiscutere il tutto in Senato. In caso contrario, ha spiegato il premier alla direzione democratica, "si darebbe il senso della politica come un gioco dell'oca: quando siamo al traguardo dobbiamo fare tre passi indietro". Serve, in sostanza, un voto che sia un giudizio su quanto è stato fatto finora e "un mandato su quanto faremo": "Bloccare la legge elettorale adesso sarebbe un grave colpo alla credibilità riconquistata dall'Italia". Le parole e la strategia di Renzi sono chiare: blindare l'Italicum al destino del governo, una fiducia doppia. Chi dentro al Pd voterà contro la legge elettorale, di fatto voterà per mandare a casa l'esecutivo. 

Renzi: "Basta coi ricatti" - "Sostenere che in democrazia non ci debba essere chi decide, non è democratico, anzi è pericoloso - ha difeso la sua posizione il presidente del Consiglio nonché segretario del Pd -. Dire che uno che vince delle elezioni debba governare è una banalità in tutto il mondo, tranne che da noi. Democrazia è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, ma con i pesi e contrappesi". Per questo, aggiunge, "il punto chiave di tutta la riforma elettorale è il ballottaggio, perché permette di avere un vincitore o meno". La minoranza Pd ha chiesto un ritocco alla Camera: "Lo ritengo del tutto legittimo - ha puntualizzato Renzi -, ma faccio una distinzione netta tra la richiesta di ritocco e quella di ricatto". "C'è una parte minoritaria della minoranza, che è quella del ricatto. Lo dico a D'Attorre che dice che senza modifiche c'è il voto segreto. E' un ricatto dentro il partito di fronte al quale non prendo nemmeno in considerazione di discutere". E sul premio di maggioranza il premier è netto: va al partito, non alla coalizione: "Potevamo restare Ds e Margherita se dovevamo continuare a favorire le coalizione. Pensare che la coalizione sia il momento decisivo e non il partito ci spinge verso le divisioni". 

D'Attorre: "La fiducia è ricatto al Parlamento" - E la minoranza? La reazione è stata morbida: il capogruppo Roberto Speranza si è offerto come mediatore, Gianni Cuperlo ha annunciato che non parteciperà al voto finale proponendo la modifica su capilista bloccati e non apparentamento al ballottaggio. Il più irriducibile però è proprio Alfredo D'Attorre citato da Renzi: la fiducia sull'Italicum "segnerebbe un vulnus gravissimo dal punto di vista politico e parlamentare, e quello sì che sarebbe un ricatto al Parlamento. Questo Italicum non c'è da nessuna parte del mondo, così come congegnato è incompatibile con la logica parlamentare". Stefano Fassina usa invece l'ironia, paragonando il conformismo della direzione Pd a quello del Partito comunista nordcoreano: "Ravviviamo la discussione. In 13 mesi di segreteria Renzi non mi pare di aver avuto esempi eccellenti, di aver ascoltato un renziano che si sia mai differenziato o abbia espresso un dubbio sulle posizioni del segretario".

"Quando vedo Salvini e Landini in tv..." - Al Nazareno non sono mancate le stoccate ai suoi due principali oppositori. A destra, Matteo Salvini: "Smettetela di lamentarvi di Salvini in tv: più va in tv e più gli italiani lo conoscono. E' un personaggio-soprammobile da talk televisivo". A sinistra, Maurizio Landini: "Quando lo vedo in una trasmissione televisiva mostrare di non conoscere, da sindacalista, la legge di Stabilità mi rendo conto che la politica diventa una rappresentazione mediatica che non ha alcun rapporto con la realtà". Da animale televisivo e pop, Renzi usa proprio la televisione per spiegare agli scettici dem il senso ultimo dell'Italicum: "Chi guarda Masterchef sa che quando arriva la mistery box non sai cosa c'è dentro. La mistery box è quello che accade col Porcellum. Non sai chi c'è. Con l'Italicum 1.0, che poi abbiamo cambiato, puoi indicare una lista di nomi, sei al massimo, accanto al simbolo. Con l'Italicum 1.0 affermiamo il principio che va ridotto il potere dei partiti". 

TUTTA LA VERITA' DI LUMUMBA "Amanda è colpevole, vi spiego perché"

Patrick Lumumba: "Amanda Knox? Se me la trovassi davanti le chiederei dei soldi"





Patrick Lumumba, il "calunniato" del processo di Perugia, dopo l'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito dice la sua a La Zanzara di Radio24. Lumumba, all'epoca dell'omicidio di Meredith Kercher, finì in carcere dopo le accuse (false) della Knox, che lavorava proprio nel bar di Lumumba. La ragazza di Seattle lo accuso dell'omicidio, ma Lumumba non c'entrava nulla. E intervistato da Giuseppe Cruciani e David Parenzo punta il dito: "L'assoluzione di Amanda mi ha addolorato. E' colpevole, ne sono certo". E ancora: "Amanda si è salvata perché è americana e approfitta della posizione del suo Paese, che è un Paese potente. Ha fatto molti soldi, e la giustizia di oggi sulla terra non condanna mai i ricchi".

Contro lo Stato - Il congolese continua: "Oltre alle cose certe che sono venute fuori sulla sua colpevolezza c'è il fatto che mi ha calunniato. Per quale motivo? Non ci credo che era sotto stress". Secondo le ricostruzioni dell'inchiesta, tra Lumumba e la sua dipendente Knox non correva buon sangue, tanto che prima dell'omicidio pensava di licenziarla per gli atteggiamenti troppo "libertini" che aveva con i clienti del suo bar. Lumumba riprende, puntando il dito anche contro lo Stato: "Ho preso solo 8mila euro di risarcimento (per ingiusta detenzione, ndr), ma Amanda è negli Stati Uniti. Se me la trovassi di fronte le chiederei dei soldi, sicuramente. Ma dipende solo dalla sua volontà".

Il risarcimento - "E' lo Stato italiano che mi ha danneggiato - prosegue il congolese - perché non è stato in grado di valutare quello che ha detto contro di me. Alla fine mi ha dato solo 8mila euro, ma ha una grande responsabilità". E ancora: "Non capisco niente della giustizia italiana, veramente niente. Ma sono sicuro che Amanda sa chi ha ucciso la povera Meredith, deve sapere cosa è successo. Sono convinto. Lei è furba, furbissima. Una grande attrice, un grande talento per recitare. Non è una battuta, sa come ottenere quello che vuole", conclude sibillino Lumumba.

lunedì 30 marzo 2015

Risparmiare e scegliere il meglio: le 7 regole d'oro per fare la spesa

Risparmio, le sette regole d'oro per fare la spesa senza buttare via i soldi

di Attilio Barbieri 



La spesa ha regole precise e si svolge su un terreno, quello dei supermercati, in cui le relazioni dei clienti con i beni che acquistano, sono studiate apposta per stimolare la spesa. Nulla di scandaloso: i consumi non sono il male assoluto. Anzi: se non ripartono rischiamo di rimanere in recessione per altri cinque anni. Questo non significa però che nel rispetto dei ruoli di ciascuno, il consumatore non debba attrezzarsi per fare la spesa con la testa. Dopo anni di frequentazioni assidue delle corsie di super e ipermercati ho deciso di organizzare pubblicare sul blog una serie di accorgimenti per spendere con la testa. Lo confesso: in questo sono stato aiutato anche dalla lettura di alcune pubblicazioni ad «uso interno» della grande distribuzione in cui mi sono imbattuto quasi per caso.

Ci sono infatti alcune tecniche messe in campo dalle catene per stimolare gli acquisti che, se conosciute, consentono ai clienti di non abboccare alle innumerevoli esche di cui abbondano i punti vendita. Ecco una breve guida per evitarle. O perlomeno abboccare consapevoli.

LISTA. Prima di uscire di casa per recarsi al supermercato compilare con attenzione una lista della spesa. Cercate di non dimenticare nulla e attenetevi all’elenco. Più prodotti dimenticate di scrivere e più rischiate di acquistarne di inutili durante il via vai per i banconi.

ORDINE. Compilando la lista delle cose da prendere cercate di seguire l’ordine in cui le portate in tavola: bevande, antipasti, primi, secondo, contorni, dolci. E rispettate questa sequenza anche al supermercato. La prima tappa, ad esempio, dev’essere nel reparto delle bevande: l’acqua minerale e la birra, da sole, riempiono una buona parte del carrello che non vi sembrerà più vuoto e quindi «leggero» anche per il portafogllio. Non è un caso se la minerale, in tutti i supermercati, si trova nel punto più lontano dall’ingresso. Il cliente ci arriva dopo aver fatto parecchi acquisti, proprio invogliato dall’effetto «carrello vuoto».

SURGELATI & C. I cibi cucinati e surgelati, come quelli precotti, sono in genere molto costosi. Da soli possono raddoppiare il costo del carrello. Acquistateli se ne avete una reale necessità e comunque soltanto se li avete inseriti nella lista della spesa, un buon trucco per non cedere alla tentazione di un istante.

OFFERTE. Occhio alle offerte speciali. Quasi sempre i prodotti scontati sono posti in espositori collocati nei punti di maggior passaggio del negozio. Così, però, sono lontani dal bancone dove sono esposte le referenze dello stesso tipo. Trovare una birra scontata del 30% ma in bottigliette da 33 centilitri, non significa fare un affarone: invariabilmente nel reparto dei beveraggi si troveranno birre nella stessa pezzatura a prezzi inferiori e di qualità analoga, se non superiore.

CASSE-RICHIAMO. Vicino alle casse si trovano spesso gli espositori con i prodotti più soggetti all’acquisto d’impulso. Basta una sosta di qualche minuto, in attesa che si smaltisca la coda, per farci cadere in tentazione. Personalmente utilizzo questo stratagemma: se proprio mi accorgo di avere necessità di un prodotto che trovo esposto alle casse, faccio una corsa al reparto dove ci sono pure le marche concorrenti. Oppure esco dalla fila. Provate anche voi: in 8 casi su 10 vi accorgerete che quello esposto alle casse è l’articolo più caro di tutto l’assortimento.

BANCONI. È ancora molto diffuso il trucco di collocare i prodotti più costosi negli scaffali a portata d’occhio dei banconi. Li ci sono i prodotti meno convenienti. Le vere offerte, di solito, stanno nei ripiani più bassi. Talvolta, per leggere i cartellini dei prezzi è necessario inginocchiarsi.

PAGHI 2 PRENDI 3. Inconsciamente tendiamo a confondere l’offerta che sconta del 33% il prodotto con quella che ce ne regala il 33% in più. Nel primo caso spendiamo meno, nel secondo spendiamo di più. Il nostro cervello tende a considerare le due proposte come equivalenti. L’effetto sul portafoglio è però opposto.

CLIENTI CHIAVE. Le catene della grande distribuzione suddividono la clientela in cinque fasce: clienti potenziali, neoclienti, clienti “da poco”, clienti chiave e clienti persi. Il loro obiettivo è farci diventare tutti clienti chiave, che spendono tanto e regolarmente. I punti vendita sono studiati per questo.

ACQUISTI SOLIDALI. Attenti alle offerte che fanno leva sulla “responsabilità sociale”: la mission dei supermercati, così come quella delle imprese alimentari, non è di affrancare le popolazioni sottosviluppate dalla loro condizione miseranda, ma di vendere.

DIMOSTRAZIONI. Assieme agli assaggi sono pericolosissime: le vendite di una macchinetta per il caffè espresso si moltiplicano per 20 o 30 in presenza di una “demo”. Non sempre chi la acquista ne ha un reale bisogno perché magari ne possiede già una simile e perfettamente funzionante.

CORSI. Show cooking, corsi di cucina e pure di economia domestica vanno vissuti con il giusto senso critico. Quasi sempre nascondono «offerte imperdibili» degli sponsor che se ne sobbarcano i costi. Così c’è chi ha la dispensa piena di frullatori, robot da cucina e piccoli elettrodomestici che non userà mai.

TRAPPOLE PER MARITI. I migliori clienti in assoluto della Gdo sono i mariti: diversamente dalle mogli interpretano con fantasia la lista della spesa e cedono facilmente alla tentazione dell’acquisto d’impulso. Alcune catene hanno introdotto dei reparti di bricolage con l’offerta della settimana proprio per attrarre la clientela maschile. Mariti, papà e nonni: quando sono entrati nel negozio, comperano sì l’avvitatore multifunzione che hanno visto sul volantino delle offerte speciali. Ma anche molto altro. Non sempre necessario.

Nell'inchiesta sulle coop rosse e Pd spunta D'Alema: l'acquisto di vini, libri e tanti soldi alla sua Fondazione

Ischia, nell'inchiesta sulle coop rosse spunta il nome di Massimo D'Alema: CPL Concordia comprava il suo vino e pagava la fondazione





Spunta anche il nome di Massimo D'Alema nell'inchiesta che ha portato all'arresto tra gli altri del sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino, del Pd, e dell'ex presidente della Coop rossa emiliana CPL Concordia Roberto Casari e del responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo Francesco Simone (ex segretario di Bobo Craxi). Un'indagine dai risvolti potenzialmente devastanti, che punta a mettere in luce il giro di corruzione tra politica e impresa e i legami delle istituzioni con i clan della camorra. 

Soldi alla fondazione e vino - D'Alema non è indagato, ma finisce nelle carte in quanto la stessa Coop CPL Concordia nel 2014 aveva acquistato cinquecento copie del suo libro Non solo euro (insieme al libro di Giulio Tremonti) e duemila bottiglie di vino prodotte dall'azienda vinicola che l'ex premier gestisce con la moglie a Otricoli, in Umbria. Durante una perquisizione nella sede dell'azienda, inoltre, i carabinieri hanno trovato 3 bonifici da 20mila euro ciascuno a favore della fondazione di D'Alema Italianieuropei. Tutto lecito, tutto alla luce del sole e dichiarato, ma sarebbe questo uno degli elementi che confermano le entrature politiche nel mondo della sinistra da parte della coop emiliana. 

Lupi e i due pesi Pd - Fatte le debite proporzioni, è naturale il parallelo con l'ormai ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, travolto dall'inchiesta sulle Grandi opere e costretto alle dimissioni anche se non indagato per i regali ricevuti dagli imprenditori arrestati. Il Pd ha spinto per far lasciare Lupi ma ha sempre difeso i suoi rappresentanti, anche quando formalmente indagati (come la sottosegretaria Barracciu): difficile che il premier Renzi e gli altri leader dem facciano un processo morale proprio a D'Alema.