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domenica 12 febbraio 2017

Esclusiva il Notiziario / Nasce la "Rubrica della Salute" a cura del Dott. Francesco Pellegrino

Nasce la "Rubrica della Salute" a cura del Dott. Francesco Pellegrino


Esclusiva il Notiziario


Dott. Francesco Pellegrino


Inizio questa mia esperienza editoriale su il Notiziario, diretto da Gaetano Daniele, tracciando quello che è il senso della Salute che anima il mio quotidiano lavorativo e personale. La Rubrica uscirà settimanalmente, aggiornando i lettori de il Notiziario, di come è possibile tenere presente alcune tematiche che nel quotidiano tendiamo a dimenticare, sia per lo stress quotidiano che per altri motivi. 

La Salute è quello stato di equilibrio favorevole all’individuo che può e deve essere tutelato nell’interesse dello stesso individuo ma soprattutto nell’interesse della Comunità, qualsiasi sia l’entità con cui si voglia caratterizzare la Comunità stessa. 

Infatti che questa sia il nucleo familiare od una Comunità di quartiere, una Comunità di paese, una Comunità di città, di regione, di stato oppure di federazione di stati l’interesse futuribile resta la tutela e la salvaguardia della Salute al fine di autopreservare una potenzialità biologica futura vitale e sana. 

Questo interesse ha fatto sì che nell’aggregato di Cnosso o Festa in Creta i Micenei avessero già sviluppato dei canali per lo scorrimento di acque chiare ed acque scure, che l’ingegneria idraulica della Roma Imperiale fosse un elemento determinante del vivere opulento del Municipium romano e la forza determinante delle bonifiche e relative rese agrarie. La stessa Roma Imperiale conosceva il valore prezioso del sale marino al punto da usarne quale salario per i soldati e intitolare una via consolare Salaria. 

Insomma nei millenni la curiosità e l’osservazione umana hanno permesso all’uomo di tracciare un percorso di miglioramento dei propri standard sanitari, correlando un allungamento della prospettiva di vita da alcuni decenni al centenariato, celebrato stranamente prioritariamente in areali come nel bacino mediterraneo ed il sudest asiatico piuttosto che in stati moderni dove potremmo trovare l’innovazione più avanzata.

Difatti fino al secolo scorso il vero spartiacque della vita sono state le malattie infettive fino alla messa a punto degli antibiotici farmaceutici, ma l’uomo con la sua osservazione attenta aveva già selezionato alimenti e stili di vita che potessero migliorare la propria vita.

Tutti ricordiamo la campagnola che fino a qualche decina di anni fa peregrinava per le città campane proponendo l’acquisto di rane. I nostri nonni già conoscevano in modo intuitivo il valore dei GlicosAminoGlicani (GAG) estratti con il brodo dell’anfibio per la loro capacità di sostenere e potenziare l’adolescente nella crescita e nello sviluppo ottimale delle cartilagini degli adulti così ne facevono regolare uso, alternando la fonte dalla rana con quella del piccione (palombo etimo che in ambito marinaro individua lo squaletto mustelus mustelus altra fonte nota di cartilagine soprattutto per giapponese e cinesi)per cui  i nostri nonni ne allevavano nei fori areatori delle soffitte dalle pareti in tufo dei cortili delle vecchie case padronali.

Questi anziani li ricordiamo soprattutto perchè tutelavano la propria salute con una medicina basata sulle evidenze ante litteram dove la medicina era un uso consuetidinario tramandato di genitore in figlio, quale tesoro orale familiare. Riuscendo in tal modo ad allungare la prospettiva di vita di generazione in generazione.

Oggi allora siamo al massimo dell’espressione della potenzialità della salute ?

Potrebbe sembrare poichè le malattie infettive sono, al momento facilmente controllabili con gli antibiotici, abbia, inoltre, abitazioni dove la vivibilità è molto confortevole e l’esposizione al rischio di salute biologico sembrerebbe ridotto, ma il benessere inteso dall’etimo anglosassone di welfare sembrerebbe aver raggiunto una sua massima espressione per seguire l’uomo nella evoluzione 2.0 oppure già 3.0.

Il Welfare nell’accezione anglosassone intende una fusione tra il senso di salute e di sociale come viene ben identificato dal ministero europeo che supera il senso prettamente italiano di salute scissa dal sociale. Gli anglosassone hanno ben inteso da sempre che il benessere possa essere solo uno stato in cui l’individuo possa godere delo stesso benessere stando bene in salute e contemporaneamente esprimendosi al meglio nella propria Società, quindi cogliendo la partecipazione attiva al diritto ed al dovere del convivere con propri simili, con la propria personale caratterizzazione ed esprimendo le proprie fragilità.

Sarà questo la criticità del mondo globale individualista che stiamo vivendo in quesi giorni e che stiamo preparando per i nostri discendenti?

Sono convinto di no.

Infatti una lobby che vuole intendere la salute ed il welfare come un valore finanziario unicamente speculativo ha un limite stesso nella propria ipotesi di lavoro e proposizione. Riusciremo pure a dare un costo ad una invalidità o ad una malattia con un prontuario ma sarà sempre più complesso e prezioso il valore della sofferenza e del contrapposto benessere.

L’esempio ci viene fornito dal libro dall’Altra parte (1) in cui l’oncologo Gianni Bonadonna, il cardiochirurgo Sandro Bartoccini ed il chirurgo toracico Francesco Sartori, grazie alla loro malattia, hanno capito che non è sufficiente per l’ammalato una medicina anche se ad alto livello, come è stata la loro, che segua correttamente le linee guida, ma piuttosto la ricerca della restituzione del benessere, ben più complesso.

Infatti non saranno possibili mura di divisione che possano dividere la biologia in areali reconditi da areali di benessere economico, prima o poi la biologia mostra il conto ( la selezione di ceppi batterici super resistenti, la speculazione finanziaria sul prezzo di farmaci di nicchia Daraprim-Turing pharmaceuticals-Shkreli oppure i farmaci per l’epatite C).

Il sistema sanitario italiano ha da diversi anni scelto l’organizzazione aziendalista con la nascita delle USL e ASL AO attuali, mancando nella formazione di un management correlato alla messa sul mercato imprenditoriale della Salute delle proprie Aziende.

Questo ci tiene ancora oggi in stallo.

La Storia ci insegna che queste fasi preludono grandi slanci dell’Umanità verso nuove conquiste.

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39
81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

Feltri: patata e "pistola fumanti" Umiliate le verginelle a 5 Stelle

Patata bollente e pistola fumanti, Feltri umilia le verginelle 5 stelle


di Vittorio Feltri



Il caso del nostro titolo di ieri, Patata bollente, riferito alla vicenda tribolata di Virginia Raggi, è paradigmatico dello strabismo che affligge il mondo politico e quello dei media. Attivisti di partito e cronisti usano due pesi e due misure nel valutare i fatti, anche i più semplici. Ne diamo immediata dimostrazione. Il 15 gennaio 2011 Libero se ne uscì con lo stesso titolo succitato: Patata bollente. Ma nessuno se ne scandalizzò, zero polemiche, zero accuse di sessismo al nostro quotidiano.

Sapete perché, cari lettori? Allora, quel titolo era dedicato (identica posizione in prima pagina, apertura) non certo alla Raggi bensì a Ruby Rubacuori, la minorenne che, stando alle notizie dell'epoca, dilettava le serate di Silvio Berlusconi a Villa San Martino di Arcore. Capito l'antifona? Se ti occupi delle ragazze che allietavano le cene eleganti dell'ex premier puoi tranquillamente scrivere che si trattava di patate bollenti. Ovvio, di Silvio potevi dire di tutto, e delle sue amiche, idem. Lui era definito da varia stampa nano, caimano eccetera. E loro, le fanciulle, erano impunemente liquidate quali escort e anche peggio. È evidente la malafede. Sei anni orsono non ci fu anima che abbia osato criticare Libero per il medesimo titolo riservato ieri alla sindaca di Roma. Come se Ruby avesse minor dignità umana rispetto alla Virgo potens.


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Pubblichiamo la documentazione di quanto abbiamo asserito da cui risulta, incontestabilmente, che i soloni del politicamente corretto cambiano parere sul linguaggio a seconda delle persone oggetto di attenzione. Ruby, dato che stava col Cavaliere, era considerata alla stregua di uno straccio col quale era lecito lustrarsi le scarpe, mentre la Raggi che ha triplicato, per affetto, lo stipendio al suo Romeo, che a sua volta ha regalato a lei, ignara, una polizza da 30 mila euro, non può essere sfiorata nemmeno con una patata né bollente né fredda. Ma vi sembra, questo, un metodo accettabile?

Nel presente numero di Libero spicca una foto ricavata dal sito di Beppe Grillo. Guardatela, rimarrete a bocca aperta davanti a cotanta volgarità.

Accusano noi di sessismo e dimenticano che il Movimento 5 stelle nacque col vaffaday, cioè con l'ideologizzazione del vaffanculo. D' accordo che il culo è neutro, maschile e femminile, però non è più chic della patatina fritta. Perfino Matteo Salvini in questa circostanza ha espresso solidarietà a Virginia. Ne siamo sorpresi. Solidarietà di che? Di casta?

Noi siamo cronisti e raccontiamo quello che vediamo con una scrittura il più colloquiale possibile, e tu Salvini, che pur ci conosci, per fare il figo ti allei coi grillini allo scopo di crocefiggerci come se fossi una qualsiasi Boldrini? Scusa, ma ti senti bene?

Poi ci sono Di Maio e una schiera di pentastellati che ci insultano secondo il loro stile, dimenticandosi di essere essi stessi i teorici del vaffanculo su cui hanno fondato successi elettorali incomprensibili sul piano logico. Non sanno i verbi ma sono verbosi. Non sanno parlare ma straparlano. Ignorano che i giornali di opinione se non avessero una opinione non avrebbero senso di esistere, e non è obbligatorio che tale opinione coincida con quella di Grillo.

E veniamo all'Ordine dei giornalisti. Mi informano che il presidente nazionale, Iacopino, considera il nostro titolo disgustoso. Gli farei notare che, sei anni fa, era già al vertice della corporazione, ma non si accorse del trattamento che usammo per Ruby, identico a quello usato ora per la Raggi. Il che significa che per lui Virginia è di una razza superiore a quella della marocchina?

Spero di non offendere nessuno se affermo che siamo di fronte a un plotone di esecuzione formato da "pistola fumanti". Gente che spara alla cieca per adeguarsi al conformismo più vieto. Non abbiamo la pretesa che si condividano le nostre idee. Ci accontentiamo di poterle esprimere senza dover affrontare tribunali speciali. Siamo sessisti? Forse. Ma noi lo siamo a parole, e gratis. Altri lo sono in pratica e si fanno triplicare la paga solo perché vogliono bene a chi gliela dà. La paga. E magari non solo quella.

Per la Raggi altra patata bollente La soffiata: cosa vogliono farle i pm

Virginia Raggi, la procura vuole chiedere l'interdizione per due mesi




La procura di Roma starebbe valutando l'ipotesi di fermare Virginia Raggi per due mesi. L'idea, secondo quanto riporta il quotidiano "Il Giornale" sarebbe del procuratore aggiunto Paolo Ielo, che starebbe valutando se chiedere al giudice per le indagini preliminari un provvedimento di "interdizione" della sindaca. Durerebbe, appunto, due mesi. Il gip dovrebbe pronunciarsi dopo un nuovo interrogatorio di garanzia. La sindaca interdetta, a quel punto, potrebbe fare ricorso e ottenere rapida udienza. Ielo ci sta pensando, il sostituto procuratore Francesco Dall'Orto è pronto a seguirlo nella richiesta, più cauto pare il procuratore capo Giuseppe Pignatone.

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sabato 11 febbraio 2017

Patata bollente, Grillo sputtanato: ecco cosa diceva lui di Boschi, Boldrini e Montalcini

Patata bollente, Grillo sputtanato: ecco cosa diceva lui di Boschi, Boldrini e...


di Gianluca Veneziani



Ma come, Beppe, proprio tu. Tu che, tra blog e social, hai sparso perle sessiste un po' dovunque, senza fare distinzioni di età, di partito, di avvenenza fisica, e che hai attaccato ripetutamente le parlamentari in quanto donne, le donne in quanto parlamentari e le donne in quanto donne, ora fai il piangina e gridi allo scandalo per il titolo di Libero sulla Raggi alle prese con una «Patata bollente»?

Che la coerenza non fosse il tuo forte lo avevamo già intuito, ma pensavamo che ciò si limitasse a faccende tutte politiche, al fare i giustizialisti con gli altri e i garantisti con i propri, alla convinzione che «tutti gli indagati sono uguali, ma i nostri sono più uguali degli altri». E invece no, ci sbagliavamo, perché i cortocircuiti e le continue giravolte fanno parte del tuo modo di essere e di scrivere e forse della natura stessa del Movimento, che ha inventato insieme la post-verità e il suo rovescio. E in questo ci vuole talento, bisogna riconoscerlo.

Il tuo modo di essere smart.



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Sai com'è, però. Uno dei maggiori problemi del web, della tua amata rete, è che le cose che dici e scrivi rimangono, e puoi rinnegarle, cancellarle o rimangiartele quanto vuoi, ma là restano, scripta manent in Internet. E ci sarà sempre qualcuno pronto a tirarle fuori e a rinfacciartele, alla prima occasione buona. Come noi, stavolta.

Ecco, dunque, tu che ora ti ergi a paladino della Raggi vilipesa sessualmente da Feltri&Senaldi, dovresti ricordarti di quella volta in cui, con un post su Facebook, ti chiedevi «cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?» e linkavi un video, sotto il quale i commentatori si scatenavano, dicendosi pronti o a «trombarla» in prima persona o a «portarla in un campo rom e farla trombare con il capo villaggio». Non era sessista quel post? E soprattutto non se lo ricorda la Boldrini, che ora invece prende le parti del Movimento e in un tweet scrive «Piena solidarietà alla sindaca Raggi per volgarità sessista del quotidiano #Libero»? Eppure parliamo di quella stessa Boldrini, contro la quale voi del Movimento avevate fatto querela per diffamazione, avendo lei definito gli interventi sul blog di Grillo degni di «potenziali stupratori».

Ma ci si dimentica subito delle offese date e subite quando si tratta di fare fronte comune contro uno stesso nemico: un giornale di destra. E perciò è probabile che si sia scordata degli insulti pure Maria Elena Boschi contro la quale tu, Grillo, avevi ritwittato un post non proprio sobrio secondo cui il vero lavoro dell' allora ministra delle Riforme era battere sulla strada. «#Boschidovesei», lanciavi l'hashtag su Twitter, dopo l'affaire Banca Etruria. E subito rilanciavi la risposta di un tuo follower: «In tangenziale con la Pina». Quando si dice lottare contro il sessismo...

Non fu l'unico caso. Perché le donne del Pd sono state da te a lungo associate ad attività che esulavano, come dire, dalla prassi politica. Ad esempio quella Debora Serracchiani, da te accusata sul blog di avere troppi incarichi al suon di «Serracchiani mille mani» (avevi avuto la decenza di non specificare, allora, cosa facesse con quelle mani), e ancora più direttamente offesa con il retweet «#SerracchianiBugiarda stuprati le orecchie».

Uno può pensare che sia normale prendersela con le donne più in vista, con quelle che, al momento, rappresentano bersagli da attaccare sul piano personale per colpirle sul piano politico. Ma allora come giustificare gli attacchi immotivati a figure di lungo corso e ormai di secondo piano, che non sono più un vero ostacolo per la conquista del potere?

Gente come Rosy Bindi che nel 2012, in una poco allegra dichiarazione, definisti una sessuofobica nonché una povera sfigata che non aveva mai conosciuto i piaceri della carne. «La Bindi», dicevi, «problemi di convivenza con il vero amore non ne ha probabilmente mai avuti. Vade retro, Satana. Niente sesso». Al confronto, la punzecchiatura del Cav che la definiva «più bella che intelligente» era una carezza... A proposito di Cav, sei stato pure capace di postare un'immagine di pessimo gusto con Mara Carfagna, Ruby e Nicole Minetti che si toccavano gli attributi, in compagnia di Gad Lerner, che a sua volta si ravanava i gioielli di famiglia; un fotomontaggio del tutto gratuito rispetto al contenuto del post in cui sostenevi che in politica non serve la gavetta... Ma in quel caso era l'immagine a parlare, più delle parole. Non fu l'apice del trash sessuale, perché fosti in grado di prendertela anche con l'allora 92enne (sic!) Rita Levi Montalcini, l'illustre scienziata italiana, accusandola dopo la sua nomina a senatrice a vita (era il 2001) di aver ricevuto il premio Nobel solo perché al soldo di una casa farmaceutica che le aveva comprato il premio, e chiosando in modo invero elegante: «Vecchia puttana!».

E vabbè, dici, sono le donne il pallino fisso di Beppe Grillo, che sotto sotto deve essere pure un po' misogino. E invece no, perché Beppe-il-paladino-delle-donne-contro-Libero sa berciare anche contro gli omosessuali, gay in politica come Vendola che - siccome riceve un vitalizio di oltre 5mila euro - merita, a suo giudizio, tweet pesantemente omofobi. Ai tempi Grillo lanciò prima l'hashtag #BabyVendola, contro la sua baby-pensione, e poi ritwittò il post «Vendola vaffanculo! Ah no, ti piacerebbe»... Che classe. Se gli tocchi la Raggi, va su tutte le furie. Ma se si tratta di bersagliare ogni altra donna o omosessuale, che si insulti pure. Forse la spiegazione sta in una battuta di Crozza, parafrasata: per lui la Raggi non è una donna. È una grillina

Caserta: Mozzarelle di bufale con latte adulterato: sequestrate tre aziende

Mozzarelle di bufale con latte adulterato: sequestrate tre aziende



Operazione della guardia di finanza nei confronti di allevatori, rivenditori di latte e titolari di caseifici nel Casertano. L'accusa è di contraffazione del marchio DOP per la mozzarella di bufala e latte adulterato. Un primo bilancio dell'inchiesta "Aristeo" vede già il sequestro di tre delle aziende coinvolte nella frode, oltre agli arresti e alle misure interdittive intraprese. L'indagine è coordinata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, e affidata ai militari della guardia di finanza della compagnia di Marcianise, guidati dal capitano Davide Giangiorgi.

Renzi convoca il Consiglio di guerra La mossa: il Pd vuole la sua testa e lui...

Renzi convoca il Consiglio di guerra. La mossa: il Pd vuole la sua testa e lui...


di Renato Farina




Renzi è deciso a far saltare il banco. La direzione del Partito democratico convocata per lunedì a Largo del Nazareno sarà il luogo del redde rationem interno e per vedere se Grillo, Salvini e Meloni sono di parola come lui. Dicono: Renzi è impazzito.

Non è mai stato savio, peraltro. Un paio di volte l'azzardo folle ha funzionato. L'ultima volta, il 4 dicembre della sua bastonatura, molto meno, per usare un eufemismo. Ha sbattuto la crapa e le chiappe sul fondo della piscina, e vuole saltar fuori al volo, anzi gli sembra già tardi per la rivincita, e allora via, alle armi, prima di essere spolpato dai vecchi pescecani (D'Alema, Bersani, Sposetti, Cuperlo) e dai giovani scotennatori turchi (Orlando, Martina, Orfini), e poi messo nel sacco dal furbo alleato Franceschini. Ha i numeri per imporre la sua tattica: voto subito.

In direzione ha la maggioranza assoluta, a differenza che nei gruppi parlamentari dove prevalgono i franceschiniani. Perciò più che una direzione sarà un consiglio di guerra. Nessun congresso faticoso, con riunioni, tessere, spostamento di truppe cammellate dalla Puglia o dalla Campania per sostenere il perfido Scipione l'Emiliano.

In direzione lancerà una proposta di legge elettorale da prendere o lasciare, provvederà all'umiliazione della sinistra interna, e - in ragione non delle idee convincenti ma della forza cogente - metterà di fronte Franceschini e Orlando a una proposta indecente: confermarsi fedeli e dunque dotati di posti per i propri famigli nel Parlamento futuro o perdere rappresentanza nelle liste.

Idem per Gentiloni. Se vuol fare la fine di Dini, Monti o Letta provi a resistere, vada pur a piangere da Mattarella e Napolitano, ma finirà nella stanza dei salmoni affumicati; insomma prepari le valigie secondo tempi rapidi o nessun avvenire politico diverso dal soprammobile. Punto e a capo.

Ovvio. Girano altre narrative più quietiste. Ma quella che forniamo ci viene annunciata, con una costernazione dolente, da una fonte che non ruba le noccioline nella giungla dei peones, ma veleggia in altissimis, dove si ritiene la possibilità di decisioni più meditate non superiore al dieci per cento. Ovvio che porgere una notizia di questo tipo a chi poi - e sarei io - la scriverà non è innocuo.

Modifica il quadro. La comunicazione in politica è essa stessa politica. Come diceva Einaudi però è necessario conoscere per deliberare, e far sapere che minestrone sta per esserci servito è un modo perché chi può ragioni, e acconsenta o ponga rimedio. Lo diciamo a tutti, ma specie ai leader di centrodestra, ma anche a Grillo. Sicuri che votare ora, con queste leggi, sia consentire al popolo di esprimere in pienezza la sua sovranità? Se perdono tutti, anche il popolo perde, e le frattaglie di una sovranità confusa se le mangerà la volpe tedesca.

Renzi è arciconvinto che il rinvio a causa di assise internazionali e scadenze europee sia una scusa, e come tutte le scuse - diceva Manzoni - riveli una colpa. Una truffa. Per questo ribalta il tavolo e obbliga Gentiloni a essere molto gentilone con le sue pretese fiorentine e di andarsene. Quelle scuse sono le stesse panzane che Berlusconi sorbì due volte. La prima nel '95, con Dini, e finì bollito lasciando nel '96 il governo a Prodi. La seconda le accostò alle labbra con Monti, il Cavaliere alla fine capì, ma buttò il bicchiere della cicuta troppo tardi per impedire lo strazio di Bersani.

Renzi non vuole fare lo stesso errore del suo avversario di Arcore. Domanda. Il Fiorentino gioca d'azzardo, ma alla Lega e a Fratelli d' Italia conviene assecondare questa sfida mentre Forza Italia non ha ancora riaperto la ditta e il padrone aspetta di poter rientrare in partita dopo la sentenza di Strasburgo (autunno)? Se si va subito alle urne a giugno non si voterà con una legge che premi la coalizione, e il 40 per cento che dà la maggioranza assoluta sarebbe probabilmente un'utopia, ma comunque spingerebbe molti, attratti da un' ipotesi di governabilità, a scegliere tra i due partiti più grossi. Cioè 5 Stelle e Pd. Due poli grossi che se la giocherebbero. E il centrodestra? Sarebbe uno spezzatino di polo, anzi di pollo, una fricassea di pollastro, che se invece stesse insieme sarebbe potenzialmente il più grande e papperebbe anche il becchime degli altri. Fa così schifo vincere insieme? Meglio aver la soddisfazione di essere i migliori perdenti? Ma va'. Ah sì, forse anche il Pd si spacca. Sai che soddisfazione. Che si fa? Si organizza un nuovo Nazareno con la festa dei trombati ma felici?

"Niente acqua per quei bambini dell'asilo" L'ordine dell'Appendino: genitori infuriati

Torino, l'ordine dal Comune: "Niente acqua ai bambini non iscritti alla mensa"


di Claudia Osmetti




Agli studenti di Torino è negata pure l'acqua del sindaco". Anzi, della sindaca. All'ombra della Mole Antonelliana le caraffe delle mense scolastiche non sono per tutti. Nossignori: i bambini che si portano il pranzo al sacco da casa non possono usufruirne. Immaginate: arrivate a fine lezione stremati, magari l'ultima ora di matematica vi ha dato pure il colpo di grazia, prendete dalla cartella il panino al prosciutto che vostra madre vi ha preparato, iniziate a mangiarlo e vi viene sete. Ecco, a questo punto non avete soluzione: siete costretti a finirlo "a secco", come si suol dire. Insegnanti e inservienti non ci possono fare nulla, il diktat viene addirittura dal Comune: giù le mani dalla brocca.

A denunciare la situazione è la pagina Facebook di "Caro Mensa", che raccoglie le lamentele delle mamme piemontesi. C'è chi è corso ai ripari mettendo nello zaino del proprio bimbo una bottiglietta d'acqua in più, ma c'è anche chi è costretto a bere dai rubinetti del bagno. L'acqua in questione è potabile, per carità, ma andare alla toilette per "mandare giù" l'ultimo boccone ha proprio del ridicolo. Tant'è: in diversi istituti torinesi oramai è la regola, la caraffa del refettorio la toccano solo quelli che pagano la mensa. Punto.


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Tutta colpa di un emendamento bocciato dal Consiglio comunale pentastellato. L'opposizione ci aveva pure provato ad ammorbidire i termini della questione, ma no, la giunta di Chiara Appendino non ne ha voluto sapere. E ha stroncato la proposta del capogruppo leghista Fabio Ricca: il Carroccio apriva alla possibilità di condividere quel benedetto bricco tra compagni di banco «quale che sia il tipo di pasto consumato e fermo restando che i bambini che fruiscono del pasto domestico dovranno essere muniti di bicchiere personale», ma alla fine a scrosciare è stata solo la polemica.

Risultato: la prossima gara per affidare il servizio mensa in città dovrà tenere conto della decisione anti-caraffa. Alla faccia dell'acqua pubblica. Che i genitori di Palazzo Carignano e dintorni non l'abbiano presa benissimo, invece, è pacifico: sui social network è spuntata anche la lista dei consiglieri contrari, perché «è giusto che si sappiano nomi e cognomi di chi ha respinto l'emendamento». Per una volta che Pd e Forza Italia si erano anche schierati compatti col fronte del sì. E se i grillini bollano come «strumentalizzata» l'intera vicenda, dall' altra parte politica alzano il tiro: «È pazzesco che si vieti ai bambini che portano il pasto da casa di poter bere come i loro compagni», attacca il leghista Ricca, «è una scelta stupida e ingiustificabile». Così una mamma si sfoga on-line raccontando che suo figlio mangia «diviso dai suoi amici, porta le bottigliette da casa e non può nemmeno usare la pattumiera, ma riporta indietro anche i tovaglioli sporchi». Il tutto per aver detto no al servizio mensa. Quello dell'acqua è solo l'ultimo capitolo della saga sui pasti scolastici: schiscetta sì o schiscetta no. A Milano, una settimana fa, un ragazzino di 11 anni era stato costretto a uscire dall' istituto che frequenta e a ripararsi (si fa per dire) per strada per consumare il pranzo casalingo. Almeno lui, però, aveva da bere.