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venerdì 10 febbraio 2017

Manganellati gli universitari rossi Protesta anti-tornelli, la polizia carica

Protesta all'Università di Bologna, scontri studenti-polizia




Scontri a Bologna, in piazza Verdi, per le protesta contro i tornelli all'Università. Un gruppo dei collettivi si è barricato ed è avanzato verso via Zamboni in direzione della biblioteca. Le forze dell'ordine sono partite con una lunga carica e hanno sostanzialmente liberato la piazza. Molte persone si sono rifugiate nei locali per ripararsi dal lancio di oggetti e dalle manganellate.

Ieri, mercoledì 8 febbraio, gli attivisti avevano smontato fisicamente i tornelli. Nel primo pomeriggio di giovedì alcuni di loro, passando dall'interno, hanno riaperto le porte dell'edificio, chiuse dall'Ateneo in mattinata, e occupato gli spazi universitari. Hanno quindi fatto entrare altri giovani e annunciato di voler rimanere fino a quando non avranno la possibilità di parlare con qualcuno dell'Università.

Glicemia alta e colesterolo: nemici del cuore!


Chi ha la glicemia alta e colesterolo in eccesso è 3 volte più esposto al rischio di morire a causa di una... 
La Digos verificherà i fatti e si procederà per danneggiamento aggravato e invasione di edifici, ipotesi di reato che confluiranno nel fascicolo aperto sulle proteste dei giorni scorsi dal procuratore aggiunto Valter Giovannini, responsabile del gruppo "Sicurezza" della Procura. L'impressione è che la Procura voglia chiudere rapidamente le indagini, valutando tutti i fatti contestati.

Italicum, depositata la sentenza Perché la Consulta ha cancellato Renzi

"Il ballottaggio non garantisce rappresentatività"



La soglia di sbarramento introdotta con l’Italicum "non è irragionevolmente elevata" e "non determina di per sé, una sproporzionata distorsione della rappresentatività dell’organo elettivo". Lo scrivono i giudici della Consulta nelle motivazioni della sentenza sull’Italicum (n.35/2017), appena depositata. La Corte evidenzia che la legge elettorale voluta dal governo di Matteo Renzi "non può essere la compresenza di premio e soglia, nelle specifiche forme ed entità concretamente previste dalla legge elettorale, a giustificare una pronuncia di illegittimità del premio: ben vero che qualsiasi soglia di sbarramento comporta un’artificiale alterazione della rappresentatività di un organo elettivo, che in astratto potrebbe aggravare la distorsione pure indotta dal premio".

Il ballottaggio, così come configurato dall’Italicum, continua la Consulta, rischia di "comprimere eccessivamente il carattere rappresentativo dell’assemblea elettiva e l’eguaglianza del voto". E ancora, si legge nel testo depositato: "Una lista  può accedere al turno di ballottaggio anche avendo conseguito, al primo turno, un consenso esiguo, e ciononostante ottenere il premio, vedendo più che raddoppiati i seggi che avrebbe conseguito sulla base dei voti ottenuti al primo turno". Da tali disposizioni dunque si produce "un effetto distorsivo" analogo a quello individuato dalla Consulta nella sentenza contro il Porcellum.

Come seguire una vita sana contro l’iperglicemia


Che il nemico da combattere sia la glicemia o che si tratti del colesterolo, è importante fare attenzione a... 

"Hanno visto Berlusconi esultare": addio Conti? La bomba su Sanremo

Carlo Conti verso Mediaset, Berlusconi esulta: la bomba di Dago



"Io a Mediaset? Fantascienza". E poi: "Il mio contratto con la Rai scade nel 2019". Carlo Conti a Sanremo si è affrettato a smentire le indiscrezioni, diffuse da Dagospia, circa un suo passaggio alla tv commerciale. Ma oggi Dago arricchisce di ulteriori particolari i rumor che interessano il direttore artistico di Sanremo.

"Carletto Conti, probabilmente stordito dall'impegnativo ruolo di valletta che sta affrontando in queste ore sul palco dell’Ariston deve essere stato colto da una momentanea amnesia", esordisce Alberto Dandolo che puntualizza come Mediaset non abbia smentito la clamorosa voce di tele-mercato.

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Secondo Dago una "autorevolissima fonte in quel di Cologno" conferma la fondatezza della notizia. E aggiunge che "le trattative tra lo staff di Carlo Conti e i vertici Mediaset hanno avuto inizio quest’estate, nel periodo immediatamente successivo alla presentazione dei palinsesti del Biscione. Trattative segretissime e riservatissime, di cui fino a ieri non erano a conoscenza nemmeno alcuni altissimi dirigenti di Cologno. Persino Maria la Regina (ovvero la De Filippi, ndr) ne era all’oscuro".

C'è poi un risvolto ancora più gustoso. Sembra che il 22 dicembre scorso, durante una riunione ad Arcore Silvio Berlusconi esultasse per avere quasi ingaggiato il conduttore dalle uova d'oro per piazzarlo nella delicatissima fascia oraria ora occupata da Paolo Bonolis e in una serie di prime serate.

C’è l’intenzione di riportare su Canale 5 il Festivalbar e Conti ne sarà (se firmerà) conduttore e direttore artistico. Conti, per siglare il contratto, voleva aspettare di condurre il Festival di Sanremo. Era terrorizzato che il dg Campo Dall'Orto e la De Filippi venissero a conoscenza dell'inciucio. Le trattative proseguono.

giovedì 9 febbraio 2017

Leucemia mieloide cronica, un corso di perfezionamento per l’infermiere

Leucemia mieloide cronica, un corso di perfezionamento per l’infermiere



di Eugenia Sermonti



Ad un anno dall’avvio dei lavori per la preparazione dei moduli formativi, il Gruppo Pazienti Leucemia Mieloide Cronica dell’Ail, la Società Italiana di Ematologia (Sie) e la Federazione Ipasvi hanno presentato il corso di perfezionamento partito a dicembre 2016. Il progetto è sostenuto da un contributo non condizionato di Incyte Biosciences Italy. Il team ha lavorato con determinazione e sinergia per poter garantire continuità al percorso intrapreso ed arrivare al momento formativo finale. Il corso di perfezionamento intende istituzionalizzare ancor più la figura professionale dell’infermiere specializzato nella Lmc. Il corso rappresenta la tappa più recente del Progetto EURICLEA, un’esperienza virtuosa partita nel marzo 2015 con l’obiettivo di accrescere le competenze infermieristiche per la gestione degli effetti avversi in pazienti affetti da LMC. Infatti, benché oggi siano disponibili farmaci innovativi in grado di controllare la malattia, il paziente può sviluppare reazioni indesiderate di vario tipo (mielosoppressione, eruzioni cutanee, disturbi gastrointestinali e alcune manifestazioni come debolezza, affaticamento, mal di testa, alterazioni degli esami di laboratorio, tendenza alle infezioni e sanguinamenti/emorragie, comparsa di pallore, tachicardia ed affanno) che necessitano di intervento da parte del personale sanitario. “Abbiamo creduto fortemente nel progetto sin dal suo esordio. EURICLEA è un’eredità Ariad che Incyte Bionscies Italy, azienda biofarmaceutica focalizzata su sviluppo di prodotti innovativi per la cura delle leucemie, è orgogliosa di portare avanti e nella quale continuerà ad impegnarsi. EURICLEA ha risposto ad un bisogno che proveniva dai pazienti e il percorso di approfondimento della leucemia mieloide cronicari volto agli infermieri offre un’ulteriore opportunità per la migliore gestione della malattia – ha commentato Giancarlo Parisi, Generale Manager di Incyte Biosciences Italy”.

“Oggi la Lmc è una patologia cronicizzata grazie all’impiego di terapie target e le persone che ne sono affette hanno un bisogno assoluto di figure dedicate che, in affiancamento agli ematologi, siano in grado di rispondere puntualmente alle sfide lanciate dalla malattia, alle sue manifestazione e al suo decorso. Il corso di perfezionamento universitario nato dal Progetto EURICLEA e rivolto agli infermieri dei centri ematologici è il risultato del lavoro di un anno di confronto tra pazienti, medici e infermieri - afferma Felice Bombaci, presidente Gruppo AIL Pazienti Lmc - sono molto soddisfatto di questo traguardo, la crescita professionale degli infermieri va a diretto beneficio dei pazienti affetti da Lmc”. L’infermiere riveste un ruolo fondamentale nella gestione degli effetti collaterali delle terapie disponibili, questa gestione ottimale è in grado di garantire l’aderenza alle cure. I pazienti riconoscono nell’infermiere il proprio punto di riferimento nella gestione quotidiana della patologia. Si è evidenziato che per affrontare gli effetti collaterali in maniera efficace sia necessaria, accanto al rapporto di fiducia paziente infermiere, l’effettiva collaborazione da parte di quest’ultimo con il clinico. Solo così, con la cooperazione tra paziente, infermiere ed ematologo, è possibile evitare l’interruzione delle cure, che andrebbe ad inficiare l’efficacia terapeutica.

“Gli infermieri svolgono un ruolo molto importante nella gestione quotidiana dei malati affetti da varie patologie ematologiche, supportando e agevolando il lavoro dei medici - spiega il professor Fabrizio Pane, presidente Società Italiana di Ematologia - per questo motivo Sie sostiene da sempre il progetto EURICLEA e supporta il corso di perfezionamento universitario, partito a dicembre da Napoli, presso il dipartimento di Medicina Clinica dell’Università Federico II. Il corso che prevede come docenti professori universitari ed anche altri esperti in aspetti peculiari delle malattie ematologiche, si articolerà in 5 incontri distribuiti tra la fine del 2016 ed i primi mesi del 2017 durante i quali verranno approfonditi i percorsi diagnostici e terapeutici delle principali patologie ematologiche che hanno un importanza nella formazione e crescita professionale post-laurea degli infermieri che lavorano in questi reparti. Consentire agli infermieri di acquisire le conoscenze necessarie per gestire in modo più autonomo i pazienti con varie patologie ematologiche tra cui anche la leucemia mieloide cronica garantisce il miglioramento dell’assistenza a questi pazienti così delicati e andrà sicuramente a rafforzare il lavoro di squadra già esistente”. 

L’obiettivo del progetto rimane sempre quello di creare sul territorio nazionale un ampio network di infermieri specializzati, in modo da coprire il fabbisogno di tutti i centri italiani.“Il corso di perfezionamento è una occasione importante per noi infermieri e di conseguenza, per le persone che assistiamo - conclude Irene Rosini, Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI -. Abbiamo, infatti, la possibilità di acquisire ulteriori competenze e svolgere una funzione qualificante al fianco dei nostri pazienti con cui già condividiamo impegno, professionalità e continuità nei processi di cura e assistenza. I cinque moduli del corso prevedono la partecipazione di numerosi infermieri in qualità di formatori con un ventaglio di argomenti che andranno dalla gestione delle complicanze nel trapianto di cellule staminali emopoietiche agli aspetti etici e deontologici quali l’accanimento terapeutico e le cure di fine vita”. 

'Stati generali' sulla meningite in arrivo linee guida della Simit

'Stati generali' sulla meningite in arrivo linee guida della Simit


di Matilde Scuderi


Massimo Galli
Vicepresidente Simit


Nelle scorse settimane la notizia dei casi di meningite, localizzati soprattutto in Toscana ha suscitato una forte preoccupazione in una parte della cittadinanza, anche a causa della risonanza mediatica che ha contribuito a diffonderla. I casi di malattia meningococcica invasiva (Mmi) che vengono ogni anno segnalati nel nostro paese sono circa 200 - gli 0,2 e gli 0,3 casi per 100mila abitanti- senza significative variazioni negli ultimi anni. Con oltre 4 casi per 100mila, l’incidenza maggiore si registra nei bambini al di sotto dell’anno di vita. Dal 2015 si è osservato in Toscana un incremento inusuale di casi invasivi dovuti a un ceppo appartenente al sierogruppo C e al complesso clonale 11 (cc11), che è caratterizzato da marcata invasività. Malgrado il numero di casi osservati non si discosti significativamente da quanto accade ogni anno, la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) ha ritenuto necessario convocare gli 'Stati generali Simit sulla meningite', una giornata di studio e discussione dedicata alla mmi, coinvolgendo i primari italiani di malattie infettive con la presenza del ministro Beatrice Lorenzin. La giornata di studio si è proposta inoltre di definire i compiti degli infettivologi italiani e le modalità degli interventi che ad essi competono per quanto attiene alla estensione della proposta vaccinali alle popolazioni di pazienti a rischio. documento risultante verrà diffuso a cura di Simit con le modalità già sperimentate per le linee guida sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1 e pubblicato su una rivista scientifica internazionale.

Lo studio in Toscana. Un recente studio è stato attuato nella primavera del 2016 in Toscana su oltre 2000 tamponi faringei prelevati in marzo, aprile e maggio del 2016 e ha evidenziato una percentuale di carriage compresa tra il 2,3 e il 4,7% nella fascia d’età tra gli 11 e i 19 anni e tra l’1 e il 2,3% nella fascia d’età tra i 20 e i 44 anni. Il meningococco C'è stato isolato in solo 4 dei 58 casi positivi - tutti adolescenti - a suggerire che questo sierotipo sia caratterizzato da uno stato di carrier di breve durata.

I vaccini. I vaccini per il meningococco attualmente disponibili in Italia sono tre: un vaccino monovalente coniugato contro il sierogruppo C -il secondo sierograuppo per numero di casi un vaccino tetravalente coniugato anti-A,C,Y,W e un vaccino subcapsulare contro il sierogruppo B, che causa più del 50 per cento dei casi. Il piano nazionale di immunizzazione recentemente approvato prevede la vaccinazione per il meningococco B nei bambini entro il primo anno di vita, il vaccino per il meningococco C nei bambini tra i 13 e i 15 mesi, il vaccino tetravalente ACYW negli adolescenti e per chi viaggia all’estero in aree endemiche. La vaccinazione è inoltre raccomandata per tutte le persone considerate ad aumentato rischio di malattia meningococcica, quali i portatori di immunodeficienze congenite ed acquisite e di particolari condizioni elencate nel piano. L’efficacia del vaccino monovalente anti meningoccocco C è risultata maggiore del 95% e la durata della protezione è stimata in circa 5-10 anni. I dati disponibili sono però ancora limitati e si ritiene necessario procedure a ulteriori studi sull’argomento. Nel piano vaccinale italiano è raccomandata negli adolescenti fino ai 18 anni una dose di vaccino anti-meningoccico quadrivalente ACYW135, sia che non abbiano mai effettuato, nell’infanzia, la vaccinazione C monovalente o quadrivalente, sia che abbiano già ricevuto una dose di vaccino.

Il nuovo documento Simit. "La rete dei reparti di malattie infettive negli ospedali italiani - dichiara Massimo Galli, vicepresidente Simit e professore ordinario di malattie infettive all'Università di Milano - rappresenta un valido strumento per la cura e la diagnosi delle malattie contagiose e diffusive, per la raccolta di dati sulla diffusione, l’emergenza e la riemergenza delle infezioni e per la trasmissione di informazioni e buone pratiche di prevenzione all’interno degli ospedali e alla popolazione tutta. Avvertendo la necessità di condividere le strategie di prevenzione, diagnosi e cura della mmi, con riferimento alle linee guida internazionali e ai contributi degli esperti, la Simit in collaborazione con la direzione generale della prevenzione del ministero della salute, ha promosso la stesura di un position paper contenente le raccomandazioni sui comportamenti da seguire nella gestione di diagnosi e cura di questa malattia e la sintesi dei più recenti dati epidemiologici". Simit si propone inoltre di esercitare quanto di sua competenza per facilitare l’applicazione sull’intero territorio nazionale delle indicazioni in merito alla profilassi e alla terapia della malattia meningococcica invasiva.

Il batterio. Il meningococco (Neisseria meningitis) ha una strategia che consiste nel ‘colonizzare’ la mucosa naso-faringea del suo ospite, diffondendosi da una persona all’altra mediante aerosol di secrezioni respiratorie, che in termine tecnico si definiscono ‘large droplets’ . Circa il 10% delle persone sane può, in ogni momento, essere portatore di N. meningitidis nelle vie respiratorie superiori ed è probabile che ciascuno di noi durante la sua vita ‘ospiti’ N.meningitis almeno per un periodo. Questo fenomeno è noto come carriage. Nei paesi ad alto reddito il carriage è più frequente negli adolescenti e nei giovani - prevalentemente tra gli 11 e i 20 anni - ed è favorito da infezioni respiratorie concomitanti, dal fumo di sigarette, da condizioni di sovraffollamento, dal bacio intimo. La condizione di carrier può prolungarsi per molti mesi, o essere intermittente o transitoria ed induce, entro poche settimane, una risposta anticorpale cui è attribuito un possibile ruolo protettivo. La gran parte dei ceppi isolati dai carrier non sono in grado di causare infezioni invasive. Si stima che si possa verificare un caso di malattia meningococcica invasiva ogni mille portatori. I fattori individuali che determinano la malattia invasiva sono tuttora poco definiti. I meningococchi isolati da pazienti con malattia invasiva (sepsi, meningite) appartengono ad un limitato numero di sierogruppi (prevalentemente A, B, C, Y e W135) e di complessi clonali (cc) iper-virulenti che possono includere sierogruppi diversi. Ad esempio, sia il sierogruppo W che ha causato epidemie nella cosiddetta fascia della meningite in Africa, sia il sierogruppo C, implicato nei casi recentemente osservati in Toscana, appartengono al cc11.

Le aspettative. "La produzione di raccomandazioni sulla gestione clinica e diagnostica, sulla prevenzione di una malattia e sulle indicazione di ambiti di ulteriore ricerca fanno parte dei compiti istituzionali di Simit - dichiara Galli - e rappresentano una delle principali ragioni che giustificano l’esistenza stessa di una società scientifica. Riunire i nostri soci per discutere su questo tema è innanzitutto un segnale di attenzione di chi costituisce una prima linea di assistenza e cura contro questa malattia. Fornire uno strumento che sintetizza le conoscenze più aggiornate sulla malattia invasiva meningococcica significa inoltre offrire agli infettivologi e ai medici di tutta Italia uno strumento di lavoro di facile accesso e consultazione e una guida nella pratica quotidiana. Il porsi interrogativi e l’indurre i colleghi a porseli serve a proporre soluzioni e ambiti di ricerca per meglio chiarire tutto ciò che non è ancora del tutto definito. L’interrogarci sul nostro ruolo e l’organizzarci per quanto ci compete nel promuovere e prescrivere il vaccino, specie nelle ‘popolazioni speciali ad aumentato rischio’ - come probabilmente potrebbero essere le persone con infezione da HIV-, serve a far camminare più rapidamente ed in maniera più efficiente gli interventi indicati dal piano vaccinale nazionale testè approvato. Certamente, questi sforzi potrebbero essere in gran parte vanificati in assenza di una omogenea e pronta risposta delle regioni nell’ applicazione delle direttive del piano".

Papilloma: poche idee ma … confuse Il rapporto giovani e salute sessuale

Papilloma: poche idee ma … confuse Il rapporto giovani e salute sessuale



di Matilde Scuderi



Il rapporto tra i ragazzi tra i 12 e i 24 anni dovrebbe essere migliorato con una comunicazione più adeguata e più incisiva, soprattutto per quanto concerne gli aspetti relativi alle malattie sessualmente trasmissibili. Si inizia infatti ad avere i primi rapporti sessuali completi da giovani, intorno ai 17 anni, ma non sempre si sa come proteggersi adegatamente con i rischi ad essi connessi, è questo quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Censis con il supporto non condizionante di Sanofi Pasteur-MSD e distribuita da MSD Italia 'Conoscenza e prevenzione del Papillomavirus e delle patologie sessualmente trasmesse tra i giovani in Italia', che è stata presentata a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile dell’area welfare e salute del Censis, e discussa da un team di esperti. La ricerca è stata condotta intervistando un campione significativo di mille ragazzi tra i 12 e i 24 anni, e ne sono state desunti moltissimi dati riguardanti la sessualità e le fonti di informazione: 43,5 per cento dei giovani italiani tra i 12 e i 24 anni ha già avuto rapporti sessuali completi. La quota sale al 79,2 per cento tra i 22-24enni. L’età media al primo rapporto sessuale è di 16,4 anni, dopo circa un anno avviene il primo rapporto completo. Il 92,9 per cento di chi ha avuto rapporti sessuali completi dichiara di stare sempre attento per evitare gravidanze, ma una quota minore - il 74,5 per cento - si protegge sempre per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale poiché la distinzione tra contraccezione e prevenzione non è sempre chiara tra i giovani: il 70,7 per cento usa il profilattico come strumento di prevenzione, ma il 17,6 per cento dichiara di ricorrere alla pillola anticoncezionale, collocandola erroneamente tra gli strumenti di prevenzione piuttosto che tra i mezzi di contraccezione.

Importante il ruolo dei media nell’informazione, poi viene la scuola. Il 93,8 per cento dei giovani italiani di 12-24 anni ha sentito parlare di infezioni e malattie sessualmente trasmesse. Se si chiede ai ragazzi quali sono le malattie trasmesse da rapporti sessuali è l’Aids la patologia che viene maggiormente citata, con un buon 89,6 per cento di risposte. Solo il 23,1 per cento indica la sifilide, il 18,2 per cento la candida, il 15,6 per cento il Papillomavirus e percentuali tra il 15 per cento e il 13 per cento la gonorrea, le epatiti e l’herpes genitale. Il 31,1 per cento conosce o ha sentito parlare di almeno 3 infezioni e malattie, il 31,4 per cento di conoscerne da 4 a 6, il 37,5 per cento più di 6. Tra le fonti di informazione sulle infezioni sessualmente trasmesse è preponderante il ruolo dei media, utilizzate dal 62,3 per cento. Poi viene riconosciuto come significativo il contributo della scuola (53,8 per cento), ma con differenze rilevanti tra le diverse aree geografiche del Paese: si passa da oltre il 60 per cento al Nord al 46,1 per cento al Centro e al 47,9 per cento al Sud. Solo il 9,8 per cento cita i professionisti della salute come i medici di famiglia, i medici specialisti e i farmacisti.

L’informazione sul Papillomavirus umano (Hpv) è ancora inadeguata: il 63,6 per cento dei giovani italiani di 12-24 anni ne ha sentito parlare ma le differenze tra generi sono grandi poiché tra le ragazze la quota sale all’83,5 per cento, mentre tra i maschi si riduce drasticamente al 44,9 per cento. Rispetto alle modalità di trasmissione dell’Hpv, la gran parte cita i rapporti sessuali completi - 81,8 per cento -, ma una quota inferiore sa che l’Hpv si può trasmettere anche attraverso rapporti sessuali non completi, solo il 58 per cento. Per il 64,6 per cento il preservativo è uno strumento sufficiente a prevenire la trasmissione del virus, ma solo il 17,9 per cento è consapevole del fatto che non è possibile eliminare i rischi di contagio se si è sessualmente attivi. L’80,0 per cento degli informati dell’esistenza dell’Hpv sa che si tratta di un virus responsabile di diversi tumori, soprattutto di quello al collo dell’utero; il 62,4 per cento sa che si stratta di un virus che causa diverse patologie dell’apparato genitale, sia benigne che maligne ma che molto spesso rimane completamente asintomatico; il 37,1 per cento sa invece che l’Hpv è responsabile di tumori che riguardano anche l’uomo, come quelli anogenitali. Infine, il 33,0 per cento pensa che questo virus colpisca solo le donne e il 26,4 per cento sa che si tratta di un virus responsabile dei condilomi genitali.

Il 70,8 per cento dei giovani di 12-24 anni che hanno sentito parlare di Hpv sa che esiste un vaccino contro il Papillomavirus, anche qui le ragazze si rivelano più informate con il 79,8 per cento di risposte affermative a fronte del 55 per cento dei maschi. Sono i più giovani a esserne più frequentemente a conoscenza - l’84,4 per cento tra i 12-14enni e l’85,1 per cento tra i 15-17enni -, probabilmente grazie alle campagne di vaccinazione del Sistema sanitario nazionale. Il 73 per cento pensa che vaccinare anche i maschi sia una strategia utile per ridurre il rischio di contagio. Solo una piccola quota indica di non fidarsi del vaccino per gli effetti collaterali che può determinare, perché credono erroneamente che la protezione duri poco, perché non elimina la necessità di fare il pap test, rispettivamente il 15,8 per cento, il 12,1 per cento e ancora 12,1 per cento.

"Le infezioni sessualmente trasmesse costituiscono un insieme di malattie molto diffuse che interessano milioni di individui, ogni anno, in tutto il mondo. Esse hanno un forte impatto sia a livello individuale che di sanità pubblica e, tra l’altro, favoriscono l’acquisizione e la trasmissione dell’Hiv - ha detto Ranieri Guerra, direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della salute - Il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 e il decreto ministeriale sui nuovi Lea prevedono la vaccinazione Hpv nelle ragazze undicenni e l’introduzione della vaccinazione anti-Hpv nei maschi undicenni, segnando un notevole progresso rispetto allo scenario precedente". "L’insufficiente conoscenza di queste infezioni e di come prevenirle è tra i principali problemi - ha detto Andrea Lenzi, professore ordinario di endocrinologia dell’Università La Sapienza di Roma - La maggior parte delle informazioni che i giovani hanno derivano infatti dagli amici, seguiti dai media e dai social network, lasciando spazio a molta spazzatura sul web. Parlando di Papillomavirus e di maschi, per esempio, spesso i ragazzi non sospettano minimamente di poter essere portatori di una infezione che può anche causare un tumore». «Il nostro Telefono verde aids e infezioni sessualmente trasmesse riceve oltre 1.000 chiamate al mese, di queste solo il 10 per cento proviene da parte di giovani tra i 15 e i 24 anni, che risultano avere poche informazioni corrette sulla prevenzione di queste patologie e pensano che siano un problema legato a determinate fasce di popolazione e non causate da comportamenti a rischio" ha dichiarato Walter Ricciardi, presidente dell'istituto superiore di sanità - Ciò richiama l’importanza di attivare canali di informazione pensati specificamente per i giovani, per proteggere la loro salute, la loro fertilità, il loro futuro". "Gli adolescenti e i giovani millennial che abbiamo interpellato si muovono in un mondo inondato di immagini e contenuti sessuali sempre più facilmente accessibili, in media a 17 anni iniziano ad avere rapporti sessuali e hanno colmato le tradizionali differenze tra ragazzi e ragazze. Eppure circa il 50 per cento dichiara di avere dubbi in materia di sessualità - dice Vaccaro - Se in larga misura dichiarano di proteggersi anche dalle infezioni sessualmente trasmesse, non sempre sono consapevoli dei rischi che corrono. Le ragazze hanno una maggior conoscenza del Papillomavirus e della possibilità di prevenzione basata sulla vaccinazione, ma tutti sono ampiamente favorevoli alla sua estensione ai maschi".

Strage Andria-Corato: "I soldi ci sono". La verità sui 10 milioni per le famiglie

Strage Andria-Corato: "I soldi ci sono". La verità sui 10 milioni per le famiglie


di Tiziana Balsamo



«I soldi ci sono e sono estremamente fiducioso sul fatto che entro fine mese sarà erogata una prima tranche delle risorse previste». Così l' onorevole del PD Francesco Boccia a Libero che ieri aveva sollevato il caso del fondo da 10 milioni di euro da destinare ai familiari delle vittime dello scontro tra i treni sulla Andria-Corato. Soldi di cui ad oggi non si è visto un centesimo ma che sono previsti da una legge speciale emanata dopo il disastro del 12 luglio.

La richiesta era stata avanzata al Governo proprio dal Presidente della commissione Bilancio il giorno dopo l' incidente, «la proposta è quella di equiparare la tragedia ferroviaria pugliese a quelle di Viareggio e Linate» aveva dichiarato allora l' onorevole. In quelle due occasioni il Parlamento approvò due leggi speciali che stanziavano, rispettivamente, 10 milioni e 12,5 milioni da ripartire tra tutte le vittime e i superstiti. A differenza però dei casi in questione la norma per la Puglia è arrivata in tempi record.

Ad agosto l' emendamento è stato inserito nel decreto legge Enti locali: duecentomila euro esentasse per i parenti delle 23 vittime e un sostegno da quantificare per chi aveva riportato lesioni gravi e gravissime. «Le somme», aveva spiegato in quell' occasione proprio Boccia, «rappresenteranno un sostegno immediato a tutti i soggetti coinvolti da questa nuova tragedia ferroviaria». Perché allora sono trascorsi 7 mesi? «Questioni amministrative dovute alla non completezza della documentazione richiesta ai comuni di residenza delle vittime, necessaria per stabilire a quali parenti destinare il sostegno». Ad oggi, risulta tuttavia a Libero, non tutti i comuni interessati hanno fornito i dati sollecitati dalla Presidenza del Consiglio qualche settimane fa. «A giorni», ha chiarito Boccia, «sarà varato un decreto per il trasferimento delle risorse alle famiglie delle vittime per le quali è già pervenuta la documentazione utile». In pratica, appena arriveranno anche gli altri dati mancanti, si procederà al completamento dell' erogazione anche per i restanti parenti. In totale parliamo di 4,6 milioni per gli "eredi" delle vittime, non meno di 200mila euro a famiglia. Nessuna buona nuova invece per i feriti.

Almeno nel breve termine. È stato firmato infatti solo lunedì il decreto di Palazzo Chigi per la nomina formale della commissione chiamata a definire le regole per il ristoro di questi ultimi che avverrà dopo l' analisi «della gravità delle lesioni subite e dell' effettiva necessità». Solo dopo si procederà a suddividere in maniera equa la restante parte del fondo ai parenti delle vittime.

Di chi quel giorno assolato di luglio si trovava su un treno della Bari Nord diretto all' inferno. Il giorno in cui tutto il mondo ha scoperto che tra Corato e Andria tanti di noi hanno viaggiato per cinquant' anni su un binario unico.