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venerdì 4 novembre 2016

Caivano (Na): Video Esclusiva / Angelino e Sirico: "Ricorsi al Presidente della Repubblica"

Caivano (Na): Video Esclusiva / Angelino e Sirico: Si ritorni subito alle urne Dissesto Finanziario? Siamo ricorsi al Presidente della Repubblica 



di Gaetano Daniele


Da sx l'Assessore ai Lavori Pubblici, Luigi Sirico
con il Neo Sgretario del PD, Antonio Angelino

Solo i cittadini decideranno le sorti del proprio Paese, Caivano. Dopo il Sindaco Simone Monopoli, l'assessore ai lavori pubblici di Afragola nonchè consigliere comunale nelle fila del Pd, Luigi Sirico, è l'unico politico più influente del Paese. Ci accoglie nella sua tenuta, stile rustico, a Caivano, in provincia di Napoli. E' una delle zone più colpite dal problema rifiuti, la cosiddetta Terra dei Fuochi, e non solo. Difatti, il Sindaco di Forza Italia, Simone Monopoli, dopo le numerose promesse avanzate in campagna elettorale, dal reddito di cittadinanza ai Droni, tanto per citarne alcune, inconsapevole, politicamente parlando, ha dichiarato il Dissesto Finanziario. Ma proviamo a sentire la denuncia in esclusiva del Neo Segretario del Pd, Antonio Angelino, che davanti ai lettori del blog il Notiziario, si impegna per istituire un fondo per le fasce più deboli, e appunto l'impegno del leader del Pd, l'assessore ai lavori pubblici di Afragola, Luigi Sirico. 


Parisi, disastro totale: quanto ha perso da quando è arrivato in politica

Stefano Parisi all'attacco: "La mia azienda punita perchè faccio politica"



«Io sono stato in Confindustria e ho una mia azienda», la Chili tv, piattaforma italiana di video on demand. «E da quando sono entrato in politica sto pagando anche dei prezzi ingiusti». Lo dice Stefano Parisi, intervistato nel videoforum di Repubblica.it. Durante la campagna elettorale per le Comunali a Milano, gli avversari avevano accusato Parisi di aver ricevuto un trattamento di favore dalla Regione Lombardia per un bando che finanziava aziende localizzate nel territorio. In realtà, ha spiegato recentemente l'amministratore delegato Giorgio Tacchia, Chili tv non ha ricevuto né il favore, né i soldi.

«Sono stati dati a 38 aziende, l'unica che non li ha ricevuti è la nostra», ha spiegato ad Affaritaliani.it. La giustificazione? Ufficialmente nessuna. La Regione non ha motivato. Ma è noto che i leghisti non amino il leader di "Energie per l'Italia". Il presidente della Regione Roberto Maroni, a Parisi, preferisce il suo rivale azzurro Giovanni Toti. Con lui e con Luca Zaia ha stretto un patto di collaborazione avviando un coordinamento amministrativo tra Liguria, Lombardia e Veneto. I tre governatori condividono anche una visione del centrodestra più classica, che non ha bisogno di uno che, da fuori, spieghi come si fa a vincere. Loro sono stati eletti con un centrodestra in formazione completa.

Stare uniti, dicono, è la sola garanzia di successo. Senza cercare jolly nella società civile. Quanto a Matteo Salvini, fin dall' inizio ha guardato con perplessità all' ascesa di Parisi, fortemente voluta da Silvio Berlusconi. Ed è difficile pensare che il leader leghista possa consigliare ai suoi assessori di favorire la creatura imprenditoriale parisiana. Che, però, ha raccolto importanti investitori stranieri e non può permettere di vedersi penalizzata per la scelta politica del suo fondatore. Fare causa alla Regione? «Ci sono gli estremi», ha detto Tacchia. «Il tema vero è che non vorrei ci fosse dietro una speculazione politica. Noi abbiamo bisogno che tutti quelli che lavorano con noi siano concentrati e tranquilli, e che non girino voci che possono farci male anche con le major a Los Angeles».

L'ex direttore di Confindustria ci tiene comunque a precisare che il suo caso è diverso da quello berlusconiano: Mediaset «ha pagato un danno» per la discesa in campo di Silvio, «perché loro facevano i tg, io non faccio quello, non ho nessun conflitto d' interesse, anzi il contrario». Le aziende, chiosa, «devono essere filo-governative, è giusto che lo siano».

Nel frattempo il manager prosegue il suo tour politico "Megawatt, Energie per l' Italia" lungo la Penisola. Oggi sarà ad Arezzo, sabato a Perugia. «Prima di parlare di toto-leader, il centrodestra va ricostruito. Il leader deve essere una persona moderata, con esperienza, che raccoglie la fiducia degli elettori. Oltre a lui, serve gente brava intorno». Parisi è in ballo, si candida: «Sì certo», assicura, «ho visto il consenso in giro per l' Italia, la gente vuole il cambiamento e tanti vorrebbero tornare a votare un centrodestra credibile».

Dopo il referendum, assicura, non c'è un Renzi-bis, né lo spazio per una collaborazione di governo allargata a Forza Italia: comunque vada, «vincano i Sì o i No, non si arriverà alla fine di questa legislatura». Le riforme vanno fatte sì, ma dando vita a «una Costituente che lavori si pochi e precisi indirizzi scelti dagli elettori». Secondo Parisi, il bipolarismo tornerà a essere tale quando i poli tradizionali sapranno offrire delle scelte valide ai rispettive elettorati: «Quando c' è un' alternativa vera di centrodestra e centrosinistra, i Cinque Stelle non arrivano al 10 per cento». Bisogna evitare che l' Italia finisca nelle loro mani, «sarebbe un grave rischio per l' economia e la società». Avere i grillini a Palazzo Chigi, un bel guaio. «Io credo veramente in un rischio se le forze antisistema dovessero arrivare a governare. Stanno dimostrando cosa sono a Roma e in tutti i Comuni in cui governano hanno dei problemi. Non hanno una cultura di governo e aumenterebbero la spesa pubblica in modo drammatico».

Renzi, quella verità inconfessabile "Sì" o "No", ecco i veri numeri

London School: vittoria netta del No al referendum



Vittoria netta del No al referendum costituzionale: 92,3%. E' il risultato che prevedono due politologi dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze in uno studio pubblicato sul sito Europpblog, della London School of Economics. Sondaggi alla mano, gli studiosi mostrano che il Sì, partito vincitore dopo l'approvazione della riforma di circa un terzo della Costituzione, sia piano piano precipitato.

I politologi James Dennison e Jonas Bergan Draege, riporta Repubblica, hanno raccolto i sondaggi sul voto di dicembre pubblicati negli ultimi due anni e mezzo: "Se si guarda soltanto ai sondaggi di ottobre e si ignorano gli indecisi, c'è una probabilità del 92,3% che il no sia in vantaggio", spiega Dennison. I due precisano però che il loro lavoro è soggetto ad ampi margini di incertezza, primo fra tutti la percentuale di indecisi. 

Non solo. Dennison e Draege credono che Matteo Renzi sia ancora in grado di recuperare lo svantaggio se riuscirà a concentrare la comunicazione sui contenuti della riforma e non sul suo futuro politico. "La personalizzazione del voto dell' inizio della campagna è stata un grave errore" dice Draege: "Il fronte del Sì sta provando a superare questa strategia e questo potrebbe aiutarli".

giovedì 3 novembre 2016

Il marchio di moda che non vedrete più Debiti per decine di milioni / Guarda

Stefanel affoga nei debiti: il marchio rischia di sparire per sempre


di Nino Sunseri



Le speranze di Bepi Stefanel per il momento sono andate deluse. Il cavaliere bianco su cui molto aveva sperato per salvare il gruppo di famiglia non c'è o comunque non si è ancora palesato. Così all'imprenditore veneto non è rimasto che chiedere l' ammissione al concordato preventivo «in bianco» o «con riserva». È la procedura introdotta da Corrado Passera quando era ministro dello Sviluppo economico e che riflette il "Chapter 11" molto utilizzato negli Usa per risolvere le crisi aziendali. Consente di proseguire la produzione congelando i debiti. Nell' attesa, naturalmente, di trovare un accordo con le banche.

Piazza Affari, ovviamente non ha apprezzato l'annuncio del concordato preventivo tanto che il titolo ha perso circa il 40%. Meno di una settimana fa le azioni Stefanel erano balzate su voci di un passo indietro da parte della famiglia. L' indiscrezione, ripresa da Libero era stata smentita lasciando intendere la volontà di Giuseppe di restare al suo posto.

Fonti vicine al gruppo avevano fatto trapelare l'esistenza di trattative piuttosto avanzate per l'ingresso di un cavaliere bianco. Se il negoziato fosse andato a posto Giuseppe Stefanel avrebbe tenuto una quota (probabilmente vicina al 30%) lasciando ai nuovi soci spazio attraverso un aumento di capitale. La trattativa, se c' è, non si è ancora conclusa e purtroppo non chiaro se si concluderà mai.

Non si può dire che la famiglia Stefanel non abbia fatto di tutto per salvare l'azienda fondata da Carlo negli anni '50 con l' etichetta "Maglificio Piave". In sei anni ha fatto due aumenti di capitale e tre ristrutturazioni del debito. Sforzi, però, che non sono serviti a uscire dai guai. Nel frattempo sono state effettuate vendite importanti come quello di Nuance.

Complessivamente i debiti sono scesi da 160 a 85 milioni ma non è bastato. Non a caso la società di revisione non ha certificato la semestrale non essendoci i presupposti per la continuità aziendale. Non solo la perdita netta consolidata a giugno è stata di 13,3 milioni, ma soprattutto non c' è più capitale dato che il patrimonio consolidato è ora negativo per 11,5 milioni. Di fronte a queste cifre le banche hanno puntato i piedi. La pazienza è molta, ma non infinita.

Le ristrutturazioni del debito alla Stefanel sono cominciate nel 2008 e al quarto giro la giostra si è fermata. I creditori hanno apprezzato gli sforzi ma ora basta. Hanno atteso l'arrivo del cavaliere bianco che, nonostante le promesse, non si è visto. Non è nemmeno detto che arrivi tanto presto. L'azienda ha una perdita strutturale che solo in questi ultimi mesi sembra sanata. Troppo breve il successo per trovare il compratore. Nel frattempo un altro pezzo pregiato del Nord-est si è avvitato nella crisi.

Napoli, Nuovo Palazzo di Giustizia Referendum Costituzionale, quali prospettive? Giovedì 24 Novembre ore 12.00

Napoli, Nuovo Palazzo di Giustizia Referendum Costituzionale, quali prospettive? Giovedì 24 Novembre ore 12, le ragioni del sì e del no





Giovedì 24 Novembre, ore 12.00, Sala Metafora, il nostro prossimo evento, reso necessario dal delicato ed attuale tema affrontato: "REFERENDUM COSTITUZIONALE, Quali Prospettive?" L'evento, organizzato a pochi giorni dall'appuntamento elettorale di dicembre, vuole fare chiarezza su quelli che sono gli aspetti più rilevati della riforma, in modo imparziale, neutrale ed obiettivo. L'esercizio del Voto è un diritto ed un dovere civico e, pertanto, va esercitato con coscienza e consapevolezza .

C'è il primo partito anti-profughi La rivoluzione: dove e con chi

Immigrati, in Veneto nasce il primo partito "anti-profughi"



Il Veneto in queste settimane è la frontiera italiana della "resistenza" all'immigrazione irregolare in genere. Una situazione caldissima (sit-in, barricate e proteste, da Gorino a Ficarolo) che sta per dare vita al primo "partito anti-profughi" ufficiale. Il nuovo progetto nascerà ad Abano Terme: una lista civica in vista delle amministrative della primavera 2017, con al centro del programma un "No" secco e irremovibile all'accoglienza dei migranti.

Il nucleo è il comitato Grande Abano, nata come organizzazione di protesta per bloccare i cancelli del Primo Roc, l'ex caserma di Abano Terme, dove si sarebbe dovuto organizzare un hub per l'accoglienza dei migranti. "È una discesa in campo politica, una proposta concreta", spiega la portavoce Sabrina Talarico di Grande Abano. E la Lega Nord cosa ne pensa, di questa iniziativa che potrebbe togliere voti? Nicola Finco, capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, interpellato dal Corriere del Veneto, aveva puntualizzato: "Non ci sentiamo scavalcati e nulla vieta in futuro di collaborare con questi comitati".

L'Avvocato Risponde: "Mobbing e licenziamento"

L'Avvocato Risponde: "Mobbing e licenziamento"



Esclusiva il Notiziario sul web


Avv. Mario Setola

Egregio Avvocato, mi chiamo Antonietta ho 33 anni e scrivo da Arpino (Casoria). Innanzitutto, complimenti per la Rubrica Settimanale, che seguo puntualmente sul blog il Notiziario sul web. Vengo al dunque. Qualche anno fa sono stata licenziata dal mio datore di lavoro, che ho citato in giudizio. Il giudice del lavoro ha accolto la mia istanza “restituendomi” il lavoro. Ora le chiedo, accertata la illegittimità del licenziamento, se una lavoratore, come me, viene reintegrato nel suo posto di lavoro, che ne è dei contributi dovuti per il periodo che intercorre dal licenziamento alla reintegrazione? Vorrei inoltre sapere, per esclusiva curiosità personale, cos’è il Mobbing ?

Grazie anticipatamente per le risposte. 

Gentile signora Antonietta, direi di appagare prima la sua sete di conoscenza illustrandole l’istituto del mobbing, dopodichè passeremo alla sua situazione che richiama una problematica ancora molto controversa. Il termine mobbing trae origine dal verbo inglese "to mob", mutuato addirittura dall'etologia, dove sta ad indicare il comportamento di alcune specie di animali consistente nel circondare minacciosamente un membro del gruppo per allontanarlo dal gruppo stesso. Nel contesto dei rapporti umani che si sviluppano sul luogo di lavoro il termine è associato propriamente a quell'insieme di atti e comportamenti posti in essere deliberatamente e ripetutamente nel tempo dal datore di lavoro o dai superiori (mobbing verticale), ovvero dai colleghi di pari livello o subalterni (mobbing orizzontale), nei confronti di un soggetto designato, tali da porlo in una condizione di estremo disagio caratterizzata da isolamento che può danneggiare l'integrità psico-fisica del lavoratore in modo transitorio o, nei casi più gravi, permanente, e spesso tale da indurlo alle dimissioni. Ecco, in estrema sintesi questo è il mobbing, ma ora veniamo alla domanda principale. Veda Antonietta, innanzitutto è bene che lei sappia che la posizione contributiva del lavoratore illegittimamente licenziato, andava comunque regolarizzata. La nuova normativa prevede espressamente con l'art. 18 del tanto chiacchierato Statuto dei Lavoratori, a seguito della modifica introdotta dalla Legge 108/1990, che il giudice del lavoro, accertata la illegittimità del licenziamento, oltre ad ordinare la reintegrazione del lavoratore illegittimamente licenziato, debba condannare il datore di lavoro al risarcimento del danno, corrispondendo una indennità commisurata alla retribuzione dovuta dal giorno del licenziamento a quello della effettiva reintegrazione, nonché al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dovuti nello stesso periodo. Insomma, la tutela risarcitoria in favore di chi come lei si vede licenziata ingiustamente, non si ferma soltanto al mero reintegro nel posto di lavoro, bensì ha varie diverse altre tutele tra cui, come detto, quella dell’obbligo per il datore di lavoro che ingiustamente ha licenziato il suo dipendente, di versargli i contributi anche per il periodo, per così dire di vacatio. Poiché il risarcimento del danno è dovuto nella misura minima di 5 mensilità, potrebbe accadere che l'indennità menzionata sia superiore alle retribuzioni effettivamente perdute. Ciò potrebbe accadere se il lavoratore fosse reintegrato prima della scadenza del quinto mese dalla data del licenziamento. E' peraltro ovvio che, in questo caso, il versamento dei contributi deve coprire solo il tempo effettivamente intercorrente tra il licenziamento e la reintegrazione. Invece, la legge non disciplina la questione contributiva in ordine alla indennità, commisurata a 15 mensilità, che il lavoratore può rivendicare al posto della reintegrazione. Resta così controverso se, in questo caso, il datore di lavoro sia anche obbligato al versamento dei contributi oppure dovrà essere il lavoratore a provvedere in tal senso. Esistono varie correnti di pensiero al riguardo. Tuttavia in una recente circolare l'Inps (Istituto Nazionale Previdenza Sociale), ha espresso la sua posizione in merito asserendo che quale i contributi non sono dovuti, dal momento che la somma ( le 15 mensilità) non viene corrisposta al lavoratore a titolo di retribuzione, ma esclusivamente a titolo di risarcimento del danno patito con l’ingiusto licenziamento. 
Cordiali Saluti

Avv. Mario Setola – Civilista-  Esperto in Diritto di Famiglia 
Studio: Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero