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giovedì 29 settembre 2016

Caivano (Na): Esclusiva / Ponticelli F.I: "Giuseppe Ziello sarà il mio portavoce"

Caivano (Na): Esclusiva / Gaetano Ponticelli F.I: "Giuseppe Ziello sarà il mio portavoce personale"


di Angela Bechis


Giuseppe Ziello

Giuseppe Ziello, ex candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle, sarà il nuovo portavoce "personale" del Capo Gruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli. "Mi fa onore che Giuseppe Ziello, ex candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle, abbia accettato il mio invito a nuovo Porta Voce personale. Ci tengo a precisare - Continua Gaetano Ponticelli - che Ziello non sarà il portavoce di Forza Italia, ma bensì il mio portavoce personale. Questa mia scelta personale, è scaturita dal fatto che in questo ultimo periodo sono troppo impegnato sia sotto il profilo Istituzionale che Professionale." 

Giuseppe Ziello Replica: "Orgoglioso di rappresentare il Capo Gruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli, sotto il profilo personale. Il mio è un impegno non politico, difatti, non rappresenterò Forza Italia, ma il consigliere Ponticelli nelle singole istante. Anche se resto colpito dalla onestà intellettuale e materiale di tutti i consiglieri colleghi di Ponticelli. Il mio - ribadisce Ziello - non è un impegno politico, non appartengo a nessuna forza politica, ma un impegno personale affinchè contribuire anche se indirettamente al rilancio sociale del mio Paese".

Insomma, non possiamo far altro che augurare un in bocca al lupo al nuovo portavoce personale, Giuseppe Ziello. 

Boschi in tour, quanto ci è costato Voce maliziosa: "Vuoi vedere che..."

La Boschi in tour, quanto ci è costato. La voce maliziosa, vuoi vedere che.....



Il tour di Maria Elena Boschi in Sudamerica (circa trenta ore di volo di Stato in totale) per raccogliere consensi sul referendum ci è costato trecentomila euro, riporta il Giornale. Cinque tappe - Buenos Aires, Montevideo, Porto Alegre, Brasilia e San Paolo - per incontrare le comunità italiane e convincerle a votare sì. Nella delegazione guidata dal ministro ci sono Fabio Porta e Ferdinando Aiello, entrambi del Pd.

In Argentina, dove ci sono 200mila elettori, la Boschi ha incontrato mille persone della comunità italiana al Teatro Coliseo.  "Abbiamo bisogno di un sistema più stabile per il nostro Paese e noi vogliamo costruire assieme il futuro", ha detto il ministro. L'obiettivo infatti è avvicinare il più possibile al tema gli italiani in Sud America. Se, infatti, stando ai sondaggi, in Italia, al momento sembra prevalere il no, non è detto che sia così anche per l'estero. I potenziali elettori sono 4 milioni e il risultato finale potrebbe favorire Matteo Renzi. Insomma la Boschi è stata mandata in missione, per fare propaganda, anche se qualche maligno sostiene che di fatto sia stata allontanata appositamente. La sua presenza qui (tra caso banche, guai di papà e scontro con i partigiani) potrebbe rivelarsi dannosa per la campagna elettorale).  

Poker del Napoli al Benfica: il primo posto è cosa già (quasi) fatta

Poker del Napoli al Benfica: il primo posto è cosa già fatta



Il Napoli travolge il Benfica 4-2 e bissa il successo di Kiev, restando in testa a punteggio pieno nel girone B di Champions League. A segno Hamsik (20’), Mertens (51’ e 58’) e Milik (rigore al 54’). Per i lusitani, fermi a quota 1, risveglio tardivo con i sigilli di Gonzalo Guedes (71’) e Salvio (87’).

Nel girone B della Champions, ora il Napoli guida la classifica con 6 punti davanti al besiktas con 2, chiudono benfica e Dinamo Kiev con 1.

Gli altri risultati delle gare disputate ieri sera e valide per la seconda giornata della fase a gironi della Champions League: Arsenal-Basilea 2-0, Atletico Madrid-Bayern Monaco 1-0, Besiktas-Dinamo Kiev 1-1, Celtic-Manchester City 3-3, Fk Rostov-Psv Eindhoven 2-2, Ludogorets-Paris Saint-Germain 1-3, Borussia Moenchengladbach-Barcellona 1-2.

Pensioni, accordo coi sindacati Chi si becca la quattordicesima

Pensioni, quattordicesima a chi ha un reddito fino a mille euro



C’è un primo accordo sulle pensioni tra Governo e sindacati. Al termine dell’incontro di oggi, le parti hanno siglato un verbale condiviso che sintetizza in cinque cartelle i cardini della riforma. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha spiegato che il Governo conta di destinare 6 miliardi in tre anni per gli interventi e che confida di poter portare l’intesa in legge di Bilancio. Il confronto governo-sindacati proseguirà per individuare la platea di coloro che potrenno usufruire dell’Ape sociale. E l’intesa manca anche sulla definizione di lavori usuranti.

Ape (Anticipo di pensione) - I lavoratori di età pari o superiore a 63 anni e che maturano entro 3 anni e 7 mesi il diritto alla pensione di vecchiaia d’importo non inferiore a un certo limite, potranno accedere su base volontaria all’Ape, l’anticipo pensionistico. È previsto un periodo di sperimentazione della durata di due anni. L’Ape volontaria è richiesta presso l’Inps ed è finanziata da un prestito corrisposto da un istituto di credito; contestualmente al prestito il richiedente accende un’assicurazione contro il rischio di premorienza con una compagnia assicuratrice. L’Ape è esente da imposte ed è erogata mensilmente per dodici mensilità. La restituzione del prestito (comprensiva degli interessi bancari e degli oneri relativi alla polizza assicurativa) avviene a partire dalla data di pensionamento con rate di ammortamento costanti per una durata di vent’anni. In caso di decesso, il capitale residuo sarà rimborsato dall’assicurazione e quindi non si rifletterà sull’eventuale pensione di reversibilità o sugli eredi.

Governo e sindacati intendono poi prevedere un’Ape agevolata per alcune categorie, tramite la definizione di bonus fiscali aggiuntivi o di trasferimenti monetari diretti, volti a garantire un «reddito ponte» interamente a carico dello Stato per un ammontare prefissato(ferma restando la facoltà dell’individuo di richiedere una somma maggiore). Tale intervento agevolato riguarderà alcune categorie di lavoratori: disoccupati e privi di reddito, coloro che svolgono lavori pesanti o rischiosi, in particolari condizioni di salute, o con parenti di primo grado conviventi con disabilità grave.

Quattordicesima - Verrà corrisposta ai pensionati che hanno un reddito personale complessivo fino a mille euro al mese. La platea dei beneficiari passerebbe così da 2,1 milioni a 3,3 milioni.

No tax area - Nel verbale è previsto, completando il percorso avviato con la scorsa legge di stabilità dai pensionati con più di 74 anni, l’aumento della detrazione d’imposta (riconosciuto a fino a 55 mila euro) per tutti i pensionati al fine di uniformare la loro no tax area a quella dei lavoratori dipendenti (8.125 euro).

Napoli, 1 Ottobre 2016 Sala Valeriano Chiesa del Gesù Nuovo

Con il Patrocinio dell'Ufficio Nazionale per la salute della Cei



a cura di Gaetano Daniele



San Giuseppe Moscati
Testimonial di Misericordia

Il mondo della cura della salute negli ultimi tempi ha avuto una grande evoluzione e grandi modifiche. La ricerca scientifica fa passi da gigante e pone a disposizione nuove conoscenze per studiare e curare al meglio le patologie. Si presentano grandi evoluzioni tecnologiche nelle strumentazioni da adoperare, che rendono le procedure per studiare e per curare più semplici e più efficaci. È comunque da tenere presente che al Centro dell’attenzione del mondo della cura della salute c’è una PERSONA UMANA AMMALATA, con una sua individualità, una sua storia, una sua psicologia, una sua cultura, una sua condizione socioeconomica e familiare. Tutti questi elementi non sono secondari per lo studio e la cura della MALATTIA. Sono essenziali e tutti prioritari, perché si studia e si cura una PERSONA UMANA, non una macchina fatta di organi. La cultura della Umanizzazione della Medicina nell’epoca che viviamo, purtroppo, si fa sempre più carente. Questo, crea problemi nello studio e nella cura dell’ammalato. Un esempio di Grande Medico, che ha posto alla base dell’esercizio della professione medica la preparazione e la conoscenza tecnica ed il sapere che, per curare le patologie, bisogna studiare, conoscere e valutare la “persona” sofferente, è Giuseppe Moscati. Desideriamo porre all’attenzione del mondo della cura e delle strutture che formano il personale del mondo della cura l’esigenza indiscutibile della cultura dell’Umanizzazione della Medicina e approfondire e diffondere la conoscenza del nostro Santo Medico. Con tali finalità abbiamo voluto, nell’anno della Misericordia, un convegno sul tema: Giuseppe Moscati: Testimone della Misericordia.

Faculty:

Don Arice Carmine SSC, Roma
Padre Marafioti Domenico, S.J., Napoli

Boscia Filippo, Bari
Bova Aldo, Napoli
Cantelmi Tonino, Roma
Casini Carlo, Firenze
Cervellara Giovanni, Milano
Morello Mario, Padova
Palma Antonio, Napoli
Rispoli Gennaro, Napoli
Uroda Pietro, Roma

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a sostenere l'organizzazione di questo incontro 

mercoledì 28 settembre 2016

Di Pietro condannato e ridotto in miseria A chi deve pagare 2 milioni di euro / Foto

Di Pietro ridotto in miseria. Deve pagare 2 milioni di euro ad Occhetto e Giulietto Chiesa: la condanna-terremoto



Il Tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell'Idv alle Europee del 2004. Una mazzata, per Tonino, alla quale si è arrivati al termine di una lunga vicenda giudiziaria.

Il "Cantiere", così fu battezzato il gruppo politico di cui faceva parte anche Elio Vetri, avrebbe infatti dovuto riceve poco più di 5 milioni di euro di fondi pubblici, ma non arrivò neppure un centesimo. La somma fu incassata dall'Associazione Italia dei valori, parallela al partito dell'ex pm e composta proprio da Di Pietro, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dalla tesoriera, Silvana Mura.

Secondo i giudici, la Camera avrebbe concesso i finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva i requisiti per riceverli: non era né partito né movimento politico. Di Pietro, dunque, è chiamato a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell'importo originario l'associazione di Chiesa, che è di fatto ancora esistente.

L'intervista inedita - "Italia fuorilegge, adesso basta": l'accusa devastante di Luttwak

"Italia fuorilegge, adesso basta": immigrazione, l'accusa devastante di Luttwak. Sulla Mogherini: "Inutilissima"


di Andrea Tempestini
@anTempestini



«Libia is made in Italy. Se tu compri una lavatrice dalla ditta “Rossi” è quella che la deve riparare, è logico. Voi l’avete creata, la Libia è un Paese che non era mai esistito prima che gli italiani lo costituissero. Ma ora l’Italia rifiuta il suo ruolo naturale. Mandare infermieri e tre soldati è una cretinata. Ci deve essere un intervento serio». Edward Luttwak, consulente del governo Usa ed esperto di geopolitica incline al giudizio tranchant, va dritto al punto. Logico, per chi sostiene da tempi non sospetti che l’emergenza immigrazione si risolve «bombardando i barconi». Ovvio, per chi ritiene che piuttosto che colpire gli avamposti dell’Isis converrebbe «bombardare Molenbeek», ovvero la periferia di Bruxelles dove cova la radicalizzazione coranica. Sulla Libia - divisa tra il governo ufficiale di Al Serraj, quello parallelo del Feldmaresciallo Haftar, decine di tribù e infestata dal terrorismo islamico - spiega che il governo italiano sta sbagliando tutto.

Di quale tipo di intervento parla?

«Mandateci l’inutilissima Mogherini, meglio con l’elmetto che vederla saltellare in Europa. Mandateci almeno 100mila soldati, poi si inizia a ragionare. I libici hanno ampiamente dimostrato di non saper fare le cose da sé: la Cirenaica e la Tripolitania non sono mai state unite un istante nella storia se non sotto il vostro governo. Deve essere l’esercito italiano a gestire la situazione: inglesi, francesi e americani sarebbero pronti a scansarsi. Non sarebbe un intervento a fondo perdutissimo come quello americano in Afghanistan: in Libia, a due passi da casa vostra, l’Italia ha uno scopo economico, il petrolio. Nessuno vi chiede di occuparvi della Corea del Nord».

Forse eviteremmo anche altri rapimenti di connazionali.

«Potrebbero pure essere in mano a quattro gangster, non so cosa sia successo. Il rapimento non è niente rispetto al quadro generale. Un problema vero, piuttosto, sono i profughi».

A tal proposito, Renzi ha affermato che non c’è alcuna correlazione tra barconi, immigrazione clandestina e terrorismo. Che ne pensa?

«È vero».

Mi sorprende...

«Renzi ha detto “immigrazione clandestina”. Ecco, il problema è di concetto: in Italia non esiste immigrazione clandestina, ma l’importazione di migranti che non hanno diritto di venire da voi. I migranti si avvicinano alle vostre coste, la Guardia costiera li preleva e permette ai trafficanti anche di risparmiare i soldi dei barconi. L’immigrazione clandestina, al contrario, implica che arrivino di notte, nonostante gli sforzi delle autorità per difendere le frontiere. Non è il vostro caso. Chi arriva in Italia, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha alcun diritto d’asilo, che può essere chiesto solo al primo Paese raggiunto da un migrante: da voi arrivano dopo aver passato 18 frontiere».

Renzi, dunque, sbaglia quando lamenta il menefreghismo Ue?

«L’Europa in questa vicenda c’entra solo perché l’Italia fa parte di Schengen, per cui ha il dovere di respingere chi non ha diritto d’asilo. Semmai è l’Italia a essere in violazione di Schengen. Mi chiedo perché controlliate i passaporti a Fiumicino, potreste direttamente andare a prendere i migranti in aereo».

Passiamo agli Usa. Gli attentati a New York e Minneapolis possono influire sulle presidenziali?

«È ovvio, un atto di terrorismo causato da un individuo radicalizzato fa guadagnare molti voti a Trump. In questi attentati ci sono due attori: un somalo a Minneapolis e un afghano a New York. Tutti e due importati come profughi, per ragioni umanitarie, con i soldi delle tasse che pago io. Questa è violenza islamica importata: come può non favorire Trump?».

Lei per chi voterà?

«Come direbbe Hillary, sono uno di quei miserabili, analfabeti e xenofobi che voterà Trump».

Perché?

«Rappresenta la forza, la decisione, la discontinuità. Soprattutto in politica estera: lui non vuole mediorientali in America e non vuole americani in Medioriente. È chiaro che vuole interrompere missioni inutilissime come quelle in Afghanistan o in Iraq. Ma lo voterò soprattutto perché sono andato a vivere negli USa perché non volevo sottostare a mille regolamenti».

Mi spiega?

«Con Obama si è andati molto oltre ciò che la legge esige, ha ostacolato ogni forma di costruzione, strade, ponti, dighe o fabbriche. E Hillary vuole continuare a europeizzare gli Stati Uniti, farne una terra di regole, regolette, leggi e leggine che già hanno rallentato la nostra economia. Con Trump, nei ministeri e nell’amministrazione, arriveranno persone che applicano le leggi senza andare un passo oltre».

Che idea si è fatto sulla malattia della Clinton? Polmonite?

«Non sono un dottore, non ho informazioni sulla validità delle voci che circolano. Ma nascondere le malattie è una vecchia tradizione dei presidenti democratici: John Kennedy, per esempio, prendeva cortisone e steroidi in grandi quantità. E per i Clinton nascondere la verità è una tradizione anche di famiglia. Tutta questa storia rafforza l’immagine di Trump: nessuno prova solidarietà per Hillary, non c’è benevolenza per la signora malata, ma solo irritazione per le bugie».

Ritiene possibile un cambio di candidato in corsa?

«Zero. L’unica possibilità è che Hillary abbia un vero collasso. Altrimenti, nonostante dubbi o accuse, la sua corsa continua: solo lei può decidere di rinunciare, e il meccanismo che i democratici dovrebbero mettere in moto nei 50 Stati sarebbe troppo lungo a poche settimane dal voto. Il discorso semmai potrebbe cambiare dopo le elezioni».

In che modo?

«Se vincesse, dopo un eventuale ricovero potrebbe subentrarle il vicepresidente, che a quel punto nominerebbe una sorta di co-presidente».

Nomi? 

«Joe Biden o Jerry Brown, il governatore della California, molto popolare, con una visione conservatrice».

Michelle Obama?

«Balle dei media».

Un giorno sarà lei la candidata?

«Lo escludo. È una figura esclusivamente mediatica, non politica: prenderebbe pochissimi voti».

Torniamo a Trump. La sua vittoria non rischia di sconvolgere gli equilibri mondiali?

«Lui vuole sconvolgere questi equilibri. Le faccio un esempio. Gli europei non sono disposti a mandare 400mila soldati in Ucraina per risolvere la crisi? Benissimo, si schiera con la Russia e divide la torta con Putin».

Ecco, Putin.

«Basta con le sanzioni, basta con queste burattinate. Donald Trump vuole coinvolgere il Cremlino, o quantomeno mantenerlo neutrale, mentre si concentra sulla Cina: è quello il vero problema, il potere di Pechino deve essere arginato subito».

La tregua in Siria è naufragata dopo poche ore. Cosa pensa della strategia di Russia e Usa?

«Putin, rispetto a Obama, ha un grande vantaggio strategico: in Siria può permettersi di appoggiare Assad e una parte dei combattenti. Gli Stati Uniti, invece, non possono avere un partner: le onlus e gli amanti dell’umanità fanno pressione su Obama: “Fai qualcosa, muoiono i bambini». Ma Assad per gli americani è un partner troppo sconveniente, è lui il fautore dell’uccisione dei bambini. Certo è scomodo, ma ora è un male necessario, con cui solo Putin può sedersi a trattare».

In breve, un bilancio del doppio mandato di Obama

«Ha gestito la crisi finanziaria molto bene».

Mi sorprende ancora.

«Molto bene, ma soltanto per i ricchissimi. Ha salvato Wall Street dai propri eccessi, ha reso i ricchi più ricchi e ha convinto i bianchi poveri a votare Trump. In politica estera, invece, rievoca Jimmy Carter: non è un’opinione contestabile che sotto la sua amministrazione gli Usa abbiano perso di credibilità, soprattutto nel secondo mandato, quando ha sostituito gli uomini di Bush alla Difesa e al Consiglio nazionale di sicurezza con il suo gruppo di Chicago».

Boccia anche l’ambasciatore Usa a Roma? L'intervento di John Phillips a favore del "sì" al referendum qui ha sollevato un polverone.

«Mi scusi, gli Stati Uniti sono alleati dell’Italia: corretto?».

Corretto.

«Bene. Le alleanze si fanno con il governo del momento, non con le montagne e i fiumi. E se il vostro governo vuole il sì al referendum è ovvio che quello americano sostenga la stessa posizione. Se il premier sostenesse il no, l'ambasciatore dovrebbe fare altrettanto».

Ma non sarebbe stato più opportuno il silenzio?

«Avrebbe potuto sottrarsi alla domanda, ma mister Phillips non c'entra. Ripeto: in un rapporto d'alleanza l'ambasciatore deve obbligatoriamente sostenere la posizione del governo del momento».