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mercoledì 14 settembre 2016

Armani, la mossa (a sorpresa) del Re: a chi andrà il suo impero miliardario

La mossa a sorpresa di Giorgio Armani. Ecco a chi andrà il suo impero miliardario



L'impero miliardario di Giorgio Armani rischiava di restare senza un erede, visto che Re Giorgio a 82 anni ha fatto capire che non ha intenzione di fare colpi di scena su questo fronte. Per questo poche settimane fa, riporta Radiocor e il Giornale, in un'assemblea straordinaria della Giorgio Armani spa sono state approvate due delibere che di fatto delineano la strada da seguire quando uno tra i più grandi stilisti viventi non ci sarà più.

Re Giorgio non ha nessuna intenzione di ritirarsi neanche stavolta, come aveva già ribadito qualche anno fa, quando in un'intervista aveva chiarito che il suo interesse principale è quello di far crescere il suo team. Intanto però continua a gestire tutta l'azienda in prima persona, come fa ormai dal 1975. E in prima persona durante l'assemblea ha prima eliminato il valore nominale delle azioni, annullato le proprie pari al 5%, arrivando a possedere il 100% della società.

Non proprio il primo passo di chi si vuol fare da parte quindi, considerando poi che gli affari vanno a gonfie vele, visto che solo nel 2015 il bilancio consolidato ha visto ricavi in crescita di 2,66 miliardi, con un utile netto di 240,8 milioni di euro e una disponibilità di 654,4 milioni. Il secondo passo lo ha fatto sempre Armani in persona, illustrando: "la proposta di adottare, con effetto dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani, un nuovo testyo di statuto sociale che lascia immutata denominazione, sede e oggetto, fatta salva l'introduzione e precisazione dei principi fondanti ai quali l'attività sociale deve essere improntata, e prevede la proroga al 31 dicembre 2100".

Le linee che il gruppo dovrà seguire saranno le stesse della sua Fondazione, già anticipate a luglio scorso, cioè: "autonomia e indipendenza, un approccio etico alla gestione con integrità e correttezza, un'attenzione all'innovazione e all'eccellenza, priorità assoluto allo sviluppo continuo del marchio Armani, sostenuto da adeguati investimenti, una gestione finanziaria prudente ed equilibrata, un limitato ricorso all'indebitamento e un cauto approccio alle acquisizioni".

Si suicida dopo lo scandalo hot: Tiziana, la tragica fine a Napoli

Tiziana Cantone si suicida dopo lo scandalo hot: due anni fa il video del sesso orale con l'amante



Si è suicidata Tiziana Cantone, la 31enne napoletana diventata famosa suo malgrado due anni fa per un video a luci rosse. L'amante l'aveva ripresa con il telefonino mentre lei gli stava praticando sesso orale. Accortasi dello smartphone, aveva commentato divertita: "Stai facendo il video? Bravo". Quella frase si è però trasformata rapidamente in un tragico tormentone: il filmato è finito su Whatsapp e da lì in rete, condannando di fatto Tiziana al pettegolezzo e alla derisione prima virtuale e poi reale. 

Fine tragica - La giovane di Mugnano non si è mai ripresa dallo scandalo hot e dalle malelingue. Molti dicevano avesse voluto apparire in un video per lanciare una fantomatica carriera nel porno, altri parlavano di fuga al Nord per evitare commenti e occhiate dei compaesani. Balle: la realtà era molto più grande di lei, tragica. È stata trovata senza vita in uno scantinato a casa di alcuni parenti in via Rossetti a Mugnano, si sarebbe impiccata con un foulard.

Alla gogna - Era finita alla gogna, non poteva più condurre una vita normale, si sentiva depressa. Aveva anche intentato una causa a Facebook, e il social network era stato obbligato dal giudice a chiudere una pagina in cui gli utenti la irridevano. Lesione del diritto alla privacy, diritto all'oblio. Una vittoria in tribunale che non le ha però ridato la serenità e la voglia di vivere.

Champions, il Napoli non stecca: Milik alla Maradona, Dinamo Kiev ko 2-1

Champions, il Napoli non stecca: Milik alla Maradona, Dinamo Kiev ko 2-1



Missione Champions compiuta: il Napoli di Sarri debutta in Europa vincendo 2-1 sul non facile campo della Dinamo Kiev. In Ucraina l'eroe della serata è il polacco Milik: l'erede di chi ha preferito la prima rivale, la Juventus, segna una doppietta di testa da autentico animale d'area di rigore che ribalta il vantaggio dei padroni di casa di Garmash. Nella ripresa gli azzurri rischiano poco e sfiorano il tris con Mertens, fermato dal palo. Nell'altra gara del Gruppo B finisce 1-1 tra Benfica e Besiktas, il 28 settembre i portoghesi faranno visita al San Paolo.

Giannini umiliato da Floris: come l'ha ridotto in diretta a DiMartedì

Giannini umiliato da Floris: come l'ha ridotto in diretta tv


di Alessandra Menzani



Fa un po’ lo stesso effetto di quando avevamo assistito al naufragio di Simona Ventura all’Isola dei famosi, piena di fango e umiliata, lei che l’aveva condotta per tante e gloriose edizioni. Un po’ di tristezza pari a perplessità.

Ecco, Massimo Giannini come condottiero era stato molto meno glorioso, quando fino allo scorso anno era il padrone di casa di Ballarò, ma comunque era un timoniere, uno che dirigeva i giochi. Invece le leggi della televisione e della politica sono subdole. Si passa con disinvoltura da numeri uno a paggetti del tuo ex rivale, Giovanni Floris. Pensando forse di vendicarsi, così, con la Rai che ti ha mandato a casa e che ha chiamato, al tuo posto, Gianluca Semprini. Da conduttore su Raitre, Giannini è passato a opinionista fisso su La7 a DiMartedì, piuttosto che trascorrere del tempo nella redazione di Repubblica. E pur di non restare lontano dalla tv: sopravvivere senza lucina rossa non è facile, non è il primo né l’ultimo colpito dal sacro fuoco del video.

In ogni caso, fino alle 22, il verbo di Giannini non era pervenuto. Imperversavano solo Travaglio, Crozza e Bersani. In compenso, la sua presenza è venuta buona come materiale satirico per Crozza. «Ho visto che c’è Giannini, caro Floris», ha esordito il comico nella copertina, «Occhio: Giannini quando era venuto su Raitre ti aveva fregato lo studio». Certo, e Tina Cipollari si mette a condurre Uomini e donne al posto della De Filippi. Di conduttori che hanno accettato un ridimensionamento come opinionisti è piena la tv: dalla mitica Mara Venier a Veronica Maya. Giannini non la vive come una retrocessione. 

Giovanni Floris ha spiegato in conferenza stampa: «Massimo sarà nostro ospite nella prima puntata e lo sarà nei primi tempi. Sarà ospite il più possibile. È un giornalista che ha una competenza fuori dal comune, un modo di esporre che mi è sempre piaciuto, è stato coraggioso a condurre Ballarò. Il primo mese, di sicuro, ci sarà», ha messo le mani avanti il conduttore di DiMartedì, «Poi vedremo. Giannni non è catalogabile come anti-renziano». Ah no?

Comunque l’operazione ha un senso: visto che lo scorso anno si spartivano gli ascolti, che si dimezzavano per entrambi, adesso l’unione fa la forza. Bisogna vedere cosa resta a Politics su Raitre. «Siamo molto contenti della nostra crescita», ha detto Floris a proposito dei risultati d’ascolto, «cercheremo di interessare sempre più persone. La differenza la fa l'approccio. Tratteremo i temi con serietà, onestà e lealtà. Questo porta ad avere nel programma un po’ di originalità. Insisteremo su questo». A La7 sottolineano come DiMartedì abbia battuto «per 14 volte» Ballarò. Sarebbe il colmo se con Giannini in poppa, Floris risultasse penalizzato

SILURI IN DIRETTA TV Di Battista dalla Gruber scarica la Raggi (e di Maio)

Di Battista dalla Gruber, scarica la Raggi (e di Maio) in diretta



La Raggi scaricata in diretta tv, Di Maio quasi. Intervistato a Otto e mezzo da Lilli Gruber, il grillino Alessandro Di Battista non risparmia critiche a Virginia Raggi e alla gestione del caos romano: "Oggi la Raggi è del tutto autonoma, oneri e onori - spiega Dibba -. Per me amministrare Roma è più difficile di fare il presidente del Consiglio. Io ho dei dati sconvolgenti sullo stato della Capitale". "Abbiamo fatto degli errori, soprattutto all'inizio - ammette -. Quando c'è una grande voglia di interagire e di dare una mano si possono commettere errori. Comunque non mi sembra una cosa drammatica il fatto che possa cambiare un assessore". 

"Sulla Muraro abbiamo sbagliato" - Il problema vero, sottolinea, è stato "nel primo mese non spiegare la situazione grave di Roma". Sul caso dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro, indagata per delle consulenze pregresse in Ama, "si è pensato di aspettare quantomeno settembre. Aspettavamo un avviso di garanzia. Se potevamo dirlo subito? Sì, è stato un errore che non dobbiamo più commettere". Un'autocritica che chiama in causa anche Luigi Di Maio, il primo ad ammettere di aver sottovalutato la questione Muraro. Di Maio è il candidato premier in pectore del Movimento 5 Stelle, anche se il pasticcio romano potrebbe affossarlo. Dopo il colpo di bastone, Di Battista estrae la carota: "Il candidato premier lo decidono gli iscritti. Io credo che Luigi abbia delle qualità come candidato premier che io personalmente non ho. Per esempio quella di gestione, in maniera anche corale, di una serie di dinamiche". Bisogna vedere se anche Beppe Grillo continuerà a pensarla così.

martedì 13 settembre 2016

Pippo Franco, il suo incubo terrificante Sotto schiaffo della sua colf: le minacce

Pippo Franco, l'incubo terrificante senza fine: pedinato con la moglie, minacciato da una fedelissima



Pippo Franco ha vissuto un terribile incubo per diversi mesi per colpa della sua ex colf. Come riporta Repubblica, l'attore e sua moglie sono stati presi di mira dalla donna e da alcuni suoi complici con appostamenti e minacce telefoniche. Non solo era stato tentato un furto intimidatorio alla vigilia di Natale a casa dell'attore, ma la banda voleva far credere a Franco di essere perseguitato da una gang di malviventi, cercando di convincerlo ad assumere un loro amico come giardiniere e guardiano. Solo una lunga indagine ha permesso di scoprire chi c'era dietro quelle minacce, portando quindi alla denuncia della ex colf e del suo compagno per tentata estorsione aggravata e minacce.

Come non pagare più il bollo auto Sentenza-rivoluzione: si può se...

Come non pagare più il bollo auto. Ecco la sentenza rivoluzione



Non pagare il bollo auto, a vostro rischio e pericolo, è possibile. Se vi siete scordati di saldare il conto e nessuno vi ha chiesto nulla, potreste sfangarvela. In soldoni, se l'amministrazione finanziaria non contesta nulla nei successivi tre anni rispetto a quello in cui era dovuto il pagamento, al contribuente non può essere chiesto più nulla.

Lo stesso accade se l'avviso di accertamento, pur notificato nei termini, non è seguito da alcun altro atto interruttivo per i tre anni successivi al 61esimo giorno dalla notifica. Il bollo auto, in queste condizioni, di fatto cade in prescrizione: la deadline, per la precisione, è il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo.

Lo stabilisce l'articolo 1, comma 163, della legge 296/06, che chiarisce come la cartella di pagamento debba essere notificata entro i tempi appena elencati. Inoltre, la sentenza della CTR di Catanzaro del 3 febbraio 2016 ha avallato la giurisprudenza favorevole al termine di tre anni rispetto a quello decennale sostenuto da diversi precedenti.

Dunque, un esempio pratico. Per il pagamento dovuto nel 2016, il termine triennale va conteggiato a partire dal 1° gennaio 2017, l'anno successivo a quello di riferimento per il tributo; la prescrizione si compirebbe a partire dal 1° gennaio 2020, trascorsi tre anni da quello in cui l'accertamento è diventato definitivo. Come detto, il termine si interrompe se al contribuente arriva un avviso di accertamento o una cartella di pagamento: la nuova prescrizione inizia a decorrere dal momento della ricezione dell'atto.