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lunedì 29 febbraio 2016

DOPO THOHIR Trump si compra l'Inter Ecco chi si porta

L'indiscrezione dalla Spagna: Trump si compra l'Inter e Simeone in panchina



Erick Thohir vuole vendere l'Inter. Tutta oppure un pezzo. Cerca soci. Da settimane la notizia gira sui giornali e sui siti internet. E ora dalla Spagna, e in particolare dal quotidiano catalano "Sport", arriva una indiscrezione clamorosa. Il socio che potrebbe entrare all'Inter accanto al miliardario indonesiano è nientemeno che Donald Trump, il magnate americano che è in corsa alle primarie per diventare il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Trump non apparirebbe direttamente, ma entrerebbe nella società nerazzurra per mezzo di una società che fa capo a lui, la Proto Group Ltd.

E non è finita qui. Perchè sempre il giornale catalano rivela un'altra trattativa in corso, che potrebbe andare in porto se davvero Thohir trovasse un partner danaroso per via Durini: quella che farebbe arrivare sulla panchina nerazzurra, al posto di Mancini, Diego Simeone, il "Cholo" che ha portato in alto i "colchoneros" dell'Atletico Madrid nella Liga spagnola e in Champions League. Per Simeone sarebbe pronto un contratto da 20 milioni a stagione che lo consolerebbe dall'aver perso la corsa al Chelsea (a vantaggio di Antonio Conte).

È nato Tobia, il figlio di Vendola La soffiata: ecco chi è la madre

È nato Tobia, il figlio di Vendola. Lo scoop: ecco chi è la madre


di Giacomo Amadori



Ieri nel tardo pomeriggio (ora italiana) in una clinica californiana top secret è nato Tobia Antonio Testa. Le prime notizie in Puglia sono arrivate verso le 19. È dunque un maschietto il figlio di Nichi Vendola e del suo compagno trentottenne, l’italo-canadese Ed Testa. La madre genetica (la proprietaria dell’ovulo), secondo alcune indiscrezioni, sarebbe californiana, mentre l’utero dovrebbe essere di una donna di origine indonesiana residente negli Stati Uniti. Un bel pot-pourri di nazionalità che porterà il piccolo ad avere tre passaporti. I due papà, in base alle prime notizie, torneranno in Italia non prima di fine marzo. Probabilmente dopo Pasqua.

Non è facile avere altre notizie o conferme, vista la cortina fumogena alzata dai famigliari dei neo papà. Nei giorni scorsi uno dei fratelli di Nichi, su Facebook, aveva addirittura scritto che Vendola era negli States per curarsi una «otite con epididimite ingravescente» che lo affligge da quando aveva 12 anni. In realtà Nichi è partito a fine gennaio per andare ad assistere all’ultimo mese di gravidanza la donna di cui è stato «affittato» l’utero, una pratica legale in California, proibita nel nostro Paese. Vendola potrà veder riconosciuta ufficialmente la propria paternità in Canada, Paese del suo compagno, ma non in Italia fin quando non sarà approvata la legge sulla cosiddetta «stepchild adoption», ovvero quella sull’adozione del figlio del compagno nelle coppie gay. A meno di un (probabile) intervento di un giudice. Infatti il padre genetico di Tobia Antonio è Ed, quasi 20 anni più giovane del cinquantassettenne Nichi. Una scelta ragionata quella della coppia che è servita a trasmettere al bimbo il patrimonio genetico dell’aspirante padre più giovane, lo stesso che, prevedibilmente, potrà vivere accanto al figlio più a lungo.

Il primo nome, Tobia, non appartiene a nessuno dei nonni, il secondo è stato messo in onore di Antonia Lategola, mamma di Nichi, deceduta il 17 dicembre scorso a 90 anni, ma anche del papà di Ed, Antonio, ottantenne parrucchiere emigrato in Canada dall’Alto Lazio (la mamma Anna è un ex bancaria con radici abruzzesi). Vendola nei mesi scorsi aveva sottolineato il suo desiderio di paternità: «Appena lascerò l’incarico alla Regione, rifletterò se affrontare la paternità. Questo è un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Per quanto mi riguarda, ogni volta che leggo di un neonato abbandonato in un cassonetto dell'immondizia, vorrei correre a prendermi cura di quella creatura». Nei giorni scorsi Libero aveva rivelato che stava per esaudire il suo desiderio.

Un argomento affrontato da Ed già nel 2012, quando l’allora «first gentleman» della Puglia, aveva dichiarato a Vanity Fair che lui e Nichi sognavano «più di un figlio». Il giovane, nativo di Montreal, laurea in Economia e grafico di professione, aveva raccontato come lui e Vendola si fossero conosciuti in un bar di Roma: «Abbiamo cominciato a chiacchierare, Nichi si è subito offerto di accompagnarmi a scoprire alcuni angoli incantati della vecchia Roma. Davvero una bella passeggiata, non è mai più finita». Nell’occasione svelò un lato inedito del leader di Sel: «Spesso intona delle canzoncine che inventa lì per lì, facendomi credere che si tratti di vecchie canzoni d'amore. E io ci casco».

I due convivono dal 2004 nel borgo antico di Terlizzi (Bari), paese natìo di Vendola, dove Eddy giura di non aver mai subito discriminazioni. «Piuttosto io e Nichi ci sentiamo discriminati da uno Stato che non riconosce i nostri diritti, che quasi non ci vede, e che sembra troppo condizionato da una classe dirigente ipocrita e arretrata».

domenica 28 febbraio 2016

Caivano (Na): Parte la Fase 2?

Caivano (Na): Parte la Fase 2? 



di Gaetano Daniele


 Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

Tanto caos e molti scontenti. Cittadini in primis. La cosiddetta Fase 2 proclamata più di 5 settimane fa stenta a decollare e la gestione comunale viene fortemente criticata dai cittadini caivanesi. Troppe contraddizioni. Dopo le dimissioni dell'assessore de La Svolta Mena Sorrentino, e dopo le dimissioni del Vice sindaco di Forza Italia, Diana Bellastella, siamo ancora fermi ai proclami. Le opposizioni tacciono, forse per tornaconto politico. Ma il nuovo proclamo del Sindaco Simone Monopoli, è targato 26 febbraio. Dopo 5 settimane di nulla, arriva il nuovo proclamo: Un fine settimana per me zeppo di incontri e di riflessioni mettendo al centro l'interesse di Caivano. La "start up" e' stata perfetta. Adesso abbiamo il dovere di partire con la "fase 2" garantendo il massimo sforzo possibile per un governo locale di "alto profilo" in grado di rappresentare un valore aggiunto alla comunità. Aprendo anche con la minoranza, sui grandi temi, un confronto di contenuto per ‪#‎lavorareinsieme‬ ‪#‎perscrivere‬ ‪#‎tuttaunaltrastoria‬ ‪#‎percaivano‬. 

Insomma, sarà vero? e quanti giorni dovranno ancora passare affinchè il sindaco ufficializzi realmente i nomi dei nuovi assessori visto che la "start up" è stata perfetta? La clessidra è stata girata, i cittadini attendono, le opposizioni inciuciano, il Paese affonda. 

La stangata tra (ex) moglie e marito cosa farà ora la Finanza sui divorzi

La stangata su divorzi e assegni. Cosa userà la Finanza contro gli evasori



Arriva un nuovo giro di vite sui controlli della Guardia di Finanza per le coppie in fase di divorzio, separazioni e per quelle coinvolte in procedimenti che prevedono assegni di mantenimento. Già dal 1970, l'articolo 5 delle legge n.898 dava la possibilità al giudice di dare mandato alle Fiamme gialle per verificare eventuali discordanze sulle dichiarazioni che i due coniugi devono presentare relativamente al proprio patrimonio e a quello comune. Soprattutto nel caso in cui, ad esempio, uno dei due coniugi si dichiari non abbiente e richieda la difesa a carico dello Stato. Stando alla circolare n.364521/2015, i controlli possono essere disposti sia dal giudice che spontaneamente dal comando territoriale della Finanza. Un nuovo metodo che avrebbe portato a esiti positivi nello smascherare false dichiarazioni e che ha portato i comandi territoriali a rafforzare i controlli.

Le novità - La controffensiva della Finanza contro l'evasione nelle separazioni prevede una serie di aggiornamenti ai metodi di contrasto che parte dall'introduzione di nuovi codici nel database informatico delle Fiamme gialle, passando per l'uso più intensivo di mezzo aerei e navali. In questo modo i finanzieri controlleranno l'eventuale esistenza di immobili e concessioni governative, con le relative imposte non pagate ad esempio per barche e seconde case.

"Facevo sesso in cucina col nonno" Veronica frase choc: Loris la vide e...

Veronica Panarello: "Loris mi beccò mentre facevo sesso in cucina con mio suocero"



Emergono colpi di scena sempre più clamorosi nel caso sulla morte di Loris Stival, il bimbo di 8 anni di Santa Croce Camerina che, secondo l'accusa, sarebbe stato ucciso dalla madre Veronica Panariello. La trasmissione tv "Quarto grado" venerdì scorso, ha rivelato i contenuti di una conversazione che la donna accusata di omicidio avrebbe avuto con una psicologa del carcere di Catania, dove è attualmente detenuta. "Voglio raccontare una cosa che finora non avevo detto a nessuno per vergogna" ha detto Veronica. "Dieci giorni prima della morte di Loris, mentre i bambini erano a letto e io pensavo che dormissero, io e mio suocero abbiamo avuto un rapporto sessuale in cucina e Loris ci ha visti. E' entrato all'improvviso e ci ha beccati. L'ho raggiunto in camera, ero disperata e lui molto arrabbiato". Secondo la donna, nei giorni successivi il bambino l'avrebbe minacciata di raccontare tutto a suo padre.

Dieci giorni dopo, Loris non aveva voluto andare a scuola e il nonno Andrea era "capitato" a casa. "Andrea cominciò a discutere con Loris, poi chiese di andare a prendere qualcosa per farlo stare fermo... Quando tornai di là, Andrea aveva preso un cavetto usb grigio del computer, non so da dove, e lo stava stringendo attorno al collo di Loris". Dichiarazioni choc, che gli inquirenti stanno valutando. Il nonno, indagato per atto dovuto, sarà ascoltato mercoledì prossimo.

Il clamoroso scippo di Sky alla Rai: dite addio a un evento storico della tv

Il clamoroso scippo di Sky alla Rai: addio a un evento storico della tv




Dopo sessant'anni di vita, la cerimonia di consegna dei David di Donatello sarà trasmessa su Sky e non più dalla Rai. La consegna degli oscar italiani non sarà più una triste e soporifera trasmissione relegata ai margini del palinsesto di viale Mazzini, ma una produzione realizzata da Magnolia quasi in stile hollywoodiano. Ci saranno contenuti speciali, approfondimenti e tutta una programmazione dedicata per preparare gli spettatori alla data dell'evento, il prossimo 18 aprile. "L'accordo tra l'Accademia del Cinema italia e Sky - ha detto il presidente Gianluigi Rondi - prevede, oltre alla serata di premiazione, una serie di manifestazioni celebrative che avrano l'obiettivo di fare il punto sul cinema italiano di oggi, in modo da diffondere tutti gli aspetti creativi e produttivi e per avvicinarlo sempre più favorevolmente alle attese del suo pubblico".

Belpietro smaschera Napolitano "Vi svelo il suo piano con Renzi"

Maurizio Belpietro: "Napolitano tira i fili pure a Renzi"


di Maurizio Belpietro



Quando il 14 gennaio di un anno fa Giorgio Napolitano firmò la lettera di dimissioni e lasciò il Quirinale, tirai un respiro di sollievo. Finalmente usciva di scena uno dei peggiori presidenti della Repubblica che la storia ci avesse riservato e per giunta quello che più a lungo era riuscito a restare in sella. Con lui sul Colle si arrivò là dove nessun capo dello Stato si era mai spinto, non solo per il doppio mandato, ma anche per una supplenza che di fatto lo aveva trasformato nel monarca di una Repubblica presidenziale. Un sovrano non eletto dal popolo, che pur senza avere alcun mandato degli elettori agiva e si comportava come se lo avesse e come se disponesse di pieni poteri, compresi quelli di fare e disfare governi. Dunque, quando Napolitano lasciò, salutai l’addio festeggiando con un brindisi. Purtroppo mi sbagliavo. E non perché il suo successore si sia rivelato peggio di lui (così non è stato). E nemmeno perché Sergio Mattarella si sia dimostrato l’opposto del predecessore, ossia talmente poco presidenzialista da apparire più simile a un fantasma che a un presidente. No, la ragione per cui mi sbagliavo è che Napolitano pur dimettendosi dall’incarico di fatto non se ne è mai andato.

Altro che presidente emerito: l’ex inquilino del Quirinale è un presidente nel merito. Sì, sul Colle c’è quell’altro, ma in campo resta sempre lui, il nonno della Repubblica, il quale pur avendo mollato la poltrona, si è tenuto stretto tutto il resto, intrighi compresi. È lui che briga, traffica, suggerisce e incoraggia il Parlamento. Legge elettorale, riforma del Senato, Unioni civili. Nonostante non abbia alcun ruolo ufficiale, li esercita tutti per indirizzare le cose secondo il suo volere. Colloqui, interviste, indicazioni: la sua pressione si fa sentire ovunque. Una moral suasion che ai miei occhi è quanto di più immorale e poco democratico ci sia. Che il vecchio comunista non si sia fatto da parte, ritirandosi a vita privata, lo dimostra non tanto il fatto che stazioni perennemente nell’aula del Senato, tanto perennemente da dimenticarsi la tessera per votare inserita anche quando lui non c’è, ma che il suo zampone sia spuntato anche nella polemica che nei giorni scorsi ha visto fronteggiarsi l’attuale presidente del Consiglio con quello passato. Non mi riferisco ovviamente a Enrico Letta, che dopo essere stato defenestrato da Palazzo Chigi ha fatto perdere le proprie tracce. No, il richiamo è a Mario Monti, l’ex bocconiano che proprio Napolitano volle alla guida di un governo tecnico nel novembre del 2011. Il professore con un intervento nell’aula di Palazzo Madama ha bocciato la linea del governo sull’Europa e per farsi capire meglio ha anche scritto una lettera al Corriere della Sera. Matteo Renzi ovviamente non l’ha presa bene. Un po’ perché è allergico a qualsiasi critica, anche la più lieve (non a caso si prepara a tappare la bocca ai pochi programmi tv che non esaltano il verbo renziano) e un po’ perché nell’intervento del senatore a vita ha intravisto la mano dell’ex presidente della Repubblica, il quale sui rapporti con l’Europa e sulle relazioni con i cosiddetti partner ha sempre voluto mettere bocca e soprattutto il naso. La nascita del governo Monti e il siluramento di quello Berlusconi del resto sono opera pacificamente riconosciuta di nonno Giorgio, il quale con Angela Merkel aveva (e ha) buoni rapporti e pure con Francois Hollande.

Del resto, che l’uomo non stia in Senato al solo scopo di godersi il vitalizio ma semmai di godere del potere di condizionamento che ancora esercita, lo si è visto anche ieri, quando Jean Claude Juncker, ossia l’arcinemico di Renzi, prima di incontrare il presidente del Consiglio ha voluto far visita all’ex capo dello Stato. E quando mai si è visto un presidente della Ue in visita ufficiale che si attarda per tre quarti d’ora con uno che in teoria non dovrebbe contare più niente? E non dopo essersi recato a Palazzo Chigi o al Quirinale, ma prima, quasi che servisse quell’appuntamento per dissodare il terreno.

Sta di fatto che dopo aver parlato con Napolitano, Juncker ha visto Matteo Renzi e sono state rose e fiori. Altro che fuochi d’artificio, come aveva promesso il nostro capo del governo. L’incontro si è concluso a tarallucci e vino, con una dichiarazione del nostro presidente del Consiglio che è apparsa come un modo per abbassare le penne. «Il governo è dalla parte delle regole, crede nel rispetto delle regole e fa di tutto per essere all’avanguardia». Poi ha aggiunto: «Condividiamo la linea della commissione sulla flessibilità. Per noi il riferimento è quello che ha scritto la Commissione europea sulla flessibilità, non chiediamo di cambiare».

Ma come? Fino a ieri Renzi minacciava sconquassi se non avesse avuto in cambio la flessibilità di bilancio, e ora fa retromarcia? Stai a vedere che con le sue manovre il presidente a riposo ha messo sull’attenti il presidente (del Consiglio) in carica. In tal caso si capirebbe chi è il burattinaio e chi il burattino.