La soffiata: i due indizi di Mattarella. Che cosa accadrà in Italia nel 2017
Di elezioni, da qualche tempo a questa parte, se ne parla meno. Eppure sarebbero sui radar sia di Matteo Renzi sia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Possibile che questo governo arrivi alla scadenza naturale nel 2018. Altrettanto probabile, però, che si vada alle urne già il prossimo anno, nel 2017. Già, ché l'anno in corso, tra mareggiate economiche, terrorismi, referendum e il caso-Libia si preannuncia burrascoso. E insomma, Renzi, dopo tutto ciò, riuscirà a resistere alla tentazione di andare al voto? Il punto è che di "tentazione" si tratta, come spiega Claudio Cerasa su Il Foglio, e questa tentazione, in primis, sta nella possibilità di cavalcare il - possibile - successo del referendum sulla riforma costituzionale.
E sempre il direttore de Il Foglio ci dà conto di una voce molto insistente tra i palazzi del potere. Una voce che riguarda niente meno che Mattarella, l'inquilino del Colle che avrebbe maturato una sua personalissima convinzione, la seguente: in caso di vittoria al referendum, Renzi troverà qualunque pretesto pur di far cadere in fretta e furia il suo governo per prepararsi al voto anticipato. Due le ragioni politiche che, sfruttando il referenudm, potrebbero portare il premier ad auto-staccarsi la spina. La prima: nel 2017 entrerà in vigore il Fiscal compact, e in mancanza della flessibilità necessaria, Renzi potrebbe impostare una campagna elettorale fieramente anti-Ue (e l'atteggiamento di queste ultime settimane pare un prologo all'ipotesi). La seconda, nel 2017 Renzi avrebbe già a disposizione la macchina-elettorale composta dai comitati referendari usati per la consultazione sulla riforma costituzionale: una struttura che renderebbe ben più appetibile l'ipotesi del voto anticipato.
Uno scenario nitido, lucido e più che credibile, quello che avrebbe ipotizzato Mattarella. Uno scenario al quale, da par suo, fonti governative si oppongono spiegando che nel 2017 non si può votare poiché l'Italia ospiterà il G7 e perché l'attuale maggioranza, sostenuta da micro-partitini destinati a sparire, è paradossalmente molto solida (a tenerla unita, questo il sottotesto, è il terrore di evaporare). Eppure la versione ufficiale potrebbe essere ben presto tradita dai fatti, in particolare se in questo 2016 la ripresa economica annaspasse, o peggio non ci fosse affatto. Se l'Italia non avesse alcun tipo di slancio, a Renzi resterebbe solo una possibilità: il voto, appunto, al quale arrivare in scia a un ipotizzabile successo referendario. Proprio come fece in Grecia Alexis Tsipras, sottolinea Cerasa, che si spinge a coniare un neologismo politico: "Effetto Renzakis".