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lunedì 26 ottobre 2015

"Ho perso mia figlia, tu non morirai" Così il carabiniere sventa il suicidio

Carabiniere salva una donna dal suicidio: "La ho convinta parlandole della morte di mia figlia"




Un appuntato dei carabinieri e una donna, di 43 anni, pronta a togliersi la vita gettandosi dal cavalcavia di una stazione: sotto, i treni che marciano tra Ancona e Falconara. Ed è stato il carabinieri, Carlo Morresi, con 20 anni di servizio alle spalle, ad evitare la tragedia e a salvarle la vita. Il militare ha parlato alla donna attraverso la grata che divide il camminamento dalla balaustra che dà sul vuoto. Parole dolci, tenere, con le quali ha convinto la donna a desistere, e a non privarsi della sua stessa vita. Quest'uomo, un eroe, è stato intervistato da Il Giorno, a cui ha spiegato: "Abbiamo parlato di Dio. Se è stato sufficiente? Certo che no. Continuavo a ripeterle che ci vuole più coraggio a vivere che a morire. Lei mi ascoltava, e mi guardava negli occhi ma non diceva una parola".

Il ricordo della figlia - Poi la donna si è girata verso il vuoto, e l'uomo prosegue nel racconto: "Le ho preso la mano, gliel'ho toccata con dolcezza. Continuava a ripetermi: E' inutile, tanto mi butto". Dunque il carabinieri le ha detto che "la vita ci mette continuamente a dura prova". Si riferiva "alla morte di mia figlia. Era il 5 giugno del 2008. Era molto giovane, in macchina, un incidente terribile dalle parti di Modena. E adesso basta che non ne voglio più parlare". La ha convinta a non buttarsi parlando della figlia, e l'appuntato lo conferma: "E' vero. Le ho detto: Oggi non morirà nessuno e sai perché? Perché oggi sarebbe stato il compleanno di mia figlia che non c'è più. E non puoi rovinarmi questo bellissimo ricordo". Parole che hanno convinto la donna, che non si è buttata. E che hanno trasformato il signor Morresi in un eroe.

Addio al salame, non lo mangeremo più La crociata dell'Onu: va messo al bando

L'Onu mette al bando il salame: "Pericolose per la salute le carni lavorate"



di Attilio Barbieri


Bacon, hamburger e salsicce, ma anche pancetta, coppa, salame e perfino prosciutto potrebbero finire all’indice. Nella lista dei prodotti pericolosi, accusati di causare il cancro. Come le sigarette. A sentenziarlo dovrebbe essere l’Organizzazione mondiale della sanità, organismo che fa capo nientemeno che all’Onu. Per lunedì, dopodomani, è atteso l’annuncio: i prodotti confezionati a base di carne rossa dovrebbero finire nella lista delle sostanze cancerogene. A far compagnia a sigarette arsenico, alcol e amianto. Nel mirino anche la carne fresca, che rischia di essere inserita nella «enciclopedia dei cancerogeni» ed etichettata come «lievemente meno pericolosa» rispetto ai lavorati industriali. A rivelarlo in anteprima è il quotidiano britannico Daily Mail che cita una «fonte interna ben posizionata» nell’Oms.

L’annuncio atteso per lunedì rientrerebbe negli aggiornamenti periodici delle linee guida che l’Organizzazione con sede a Ginevra trasmette a ricercatori e autorità competenti dei diversi Paesi.

LA RACCOMANDAZIONE
Secondo l’edizione web del Daily Mail, l’Oms potrebbe anche emettere una raccomandazione volta a inserire «avvertimenti sulle etichette dei prodotti interessati». Un po’ come quelle che già compaiono sui pacchetti di sigarette. Il giornale inglese parla di «novità potenzialmente shoccante per le catene di fast food e per l’industria della carne», dimenticando di dire, però, che i Paesi più danneggiati sarebbero Germania e Italia, ai primi posti nella classifica mondiale dell’industria delle carni lavorate.
Per quel che ci riguarda rischierebbero di finire sulla lista nera dell’Oms tutti i salumi, inclusi quelli sottoposti soltanto a salagione, come il prosciutto crudo. In compagnia di salame, coppa, pancetta, mortadella e perfino bresaola. Il risultato finale sarebbe addirittura peggiore di quello ottenuto con le etichette a semaforo introdotte lo scorso anno dalla Gran Bretagna e giudicate inammissibili dall’Unione europea.

NUOVA DIETA
In questo caso, a effettuare la riclassificazione dei componenti della dieta alimentare è l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms, che, sempre secondo la fonte citata dal Daily Mail, avrebbe approfondito la questione «in seguito alle preoccupazioni crescenti che la carne fosse all’origine del cancro all’intestino, il secondo tipo di tumore per frequenza nel Regno Unito». Quindi fra le segnalazioni arrivate a Ginevra, tali da indurre l’agenzia dell’Onu ad assumere una decisione così gravida di conseguenze per chi consuma ma anche per chi produce, ci sarebbe anche quella di Londra.

La carne in generale contiene grandi quantità di grasso, sostengono gli inglesi, e c’è il dubbio che il composto che la rende rossa possa danneggiare lo strato interno dell’intestino: questa la motivazione all’origine della sua messa all’indice. Non migliorano la situazione, sempre secondo il Regno Unito, i trattamenti di preparazione e conservazione industriali, dalla salatura all’aggiunta di conservanti chimici, potenzialmente cancerogeni. Le stime del governo inglese indicano che, nella metà dei casi, per evitare di ammalarsi di tumore all’intestino basterebbe seguire uno stile di vita più sano, che prevede un consumo non eccessivo di carne rossa. Tesi finora con confermata da evidenze scientifiche.

Prevedibile la tempesta di polemiche che la decisione dell’organismo ginevrino potrebbe suscitare. Anche se, almeno per l’Italia, non si tratterebbe di una novità. Come non ricordare lo scontro tutto interno a Federalimentare fra i produttori di pasta e quelli di carne, per l’endorsement dell’oncologo Umberto Veronesi a favore della prima e contro la seconda.

LA POSTA IN GIOCO
La posta in gioco, almeno per l’Italia, è notevole. Sui 180 miliardi annui di valore prodotti dalla filiera agroalimentare tricolore, le carni pesano per 32 miliardi, dei quali 22 riconducibili all’industria e 10 all’agricoltura. La parte del leone spetta ai suini, con 10 miliardi, mentre bovini e pollame pesano ciascuno 6 miliardi di euro. Ad essere più colpito, a giudicare da quel che è trapelato finora, sarebbe il comparto delle carni trasformate, a cominciare dai salumi. Poco importa che nella lavorazione dei prosciutti non entri in gioco alcun conservante, ma solo il sale per il crudo e le spezie per il cotto.

Resta da capire se le indiscrezioni amplificate dal giornale britannico troveranno lunedì una conferma nelle comunicazioni dell’Oms. In quel caso, non si faranno certo attendere le prese di posizione degli operatori del settore.

La firma di Repubblica insulta la Fallaci L'incredibile frase: "Lei non ha mai..."

Natalia Aspesi contro Oriana Fallaci: "Non portava mai una notizia"




Su Repubblica compare una doppia paginata, una lunghissima intervista a Natalia Aspesi, storica firma proprio di Repubblica. "Sono cattiva, determinata e frivola. Così - spiega - ho tenuto lontano l'infelicità". Si parla di tutto, nel colloquio: della sua carriera, della politica, di cultura, della guerra. E anche dei colleghi. Su Camilla Cederna spiega: "Meravigliosa. Una generosità professionale assai rara. E ha avuto molto coraggio, nonostante gli insulti di Montanelli che poco mancava che le desse della troia". Ma il passaggio che forse più di tutti cattura l'attenzione è quello relativo ad Oriana Fallaci, per la quale la Aspesi spende parole taglienti: "Oriana, Oriana. Non si fa che parlare di Oriana. Lei era la protagonista. Quando incontrava Kissinger o Khomeini, sembrava che fossero loro a intervistarla e non viceversa. Se tu oggi rileggi i suoi pezzi ti accorgi che non c'era una notizia". Un colpo bassissimo, quello della Aspesi contro un pezzo di storia del giornalismo italiano, la Fallaci appunto, accusato di "non portare mai una notizia".

Il bonus per pagare l'asilo e la badante. Ecco l'ultima novità in busta paga

Il bonus per pagare l'asilo e la badante. Ecco l'ultima novità in busta paga


di Fausto Carioti



Sulla carta è l' uovo di Colombo: si incentiva la produttività aziendale, si migliorano le relazioni tra datore e dipendenti e si mette in tasca ai lavoratori un voucher che equivale a denaro sonante che può essere speso per pagare l' asilo dei figli o la badante che si occupa del genitore anziano. Lo Stato rinuncia a ogni pretesa fiscale su questa somma, ma recupera comunque parte del gettito facendo emergere dal nero una quota importante di questi servizi. È quello che sta provando a fare il governo, ispirandosi all' esempio francese; il risultato, ovviamente, dipenderà da come l' idea sarà tradotta in pratica.

Il presupposto è che il welfare pubblico non ce la fa più. In Italia e altrove i legislatori studiano il modo per farlo affiancare, e in parte sostituire, dal cosiddetto «secondo welfare», fornito dai privati. Con quali soldi, visto che il contante scarseggia? La risposta la dà la legge di stabilità all' articolo 12, quello che cambia il regime fiscale dei premi di produttività. È qui che il progetto entra in conflitto con le resistenze dei sindacati, Cgil in primis, ancorati al modello della contrattazione centralizzata.

La manovra non si limita infatti a introdurre la tassazione agevolata al 10% per i premi di produttività, con tetto fissato a 2.000 euro lordi (che diventano 2.500 per le aziende «che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell' organizzazione del lavoro») e ad ampliare la platea dei beneficiari, innalzando a 50mila euro lordi l' asticella dei redditi ammessi all' incentivo. La legge punta anche a favorire, con una forte defiscalizzazione, lo sviluppo del welfare aziendale per i dipendenti e i loro familiari.

Il welfare aziendale oggi è disciplinato dal Testo unico delle imposte sui redditi, il cui impianto risale al 1986: l' articolo 51 stabilisce che, ai fini fiscali, non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente le somme e i servizi erogati dal datore di lavoro «per la frequenza degli asili nido e di colonie climatiche da parte dei familiari» dei dipendenti, nonché «per borse di studio a favore dei medesimi familiari».

Poca roba, insomma. Il testo della manovra stravolge questo vecchio impianto. La legge di stabilità allarga l' elenco a opere o servizi concessi ai lavoratori «per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto». Aggiunge inoltre i «servizi di educazione e istruzione anche in età prescolare, compresi i servizi integrativi e di mensa ad essi connessi, nonché la frequenza di ludoteche e di centri estivi e invernali» forniti ai familiari dei dipendenti (welfare aziendale per i figli) e fa lo stesso con «i servizi di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti» dei lavoratori (welfare per genitori, nonni e disabili).

Ovvio che le aziende che producono pulegge o giornali, e in generale tutte le piccole e medie imprese, non possono attrezzarsi per fornire simili servizi. La soluzione individuata è la versione (molto) ampliata del vecchio "buono pasto". La legge di stabilità prevede infatti che «l' erogazione di beni, prestazioni, opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire mediante documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale».

Il modello è il Cesu (Chèque emploi service universel) introdotto in Francia nel 2005: un "buono" che il datore di lavoro può dare come benefit integrativo ai dipendenti. I quali lo possono spendere in servizi alla persona destinati a loro stessi o ai familiari (baby sitter, asilo, colf, badanti...). Oltralpe è nato così un vero e proprio voucher universale. Il governo di Parigi lo ha defiscalizzato (sia per l' azienda sia per il lavoratore) per un importo pari a 1.800 euro l' anno, rendendolo talmente conveniente da farlo diventare una parte importante della contrattazione di secondo livello.

Si è creato un mercato dove le multinazionali (come Edenred, leader nei buoni pasto con i Ticket Restaurant) concorrono per offrire alle imprese questi pacchetti di servizi da veicolare ai dipendenti.

Secondo la manovra, il «Cesu» italiano prossimo venturo concorrerà al raggiungimento della soglia dei 2.000 (o 2.500) euro con il premio di produttività vero e proprio; ma a differenza di questo, che come visto sarà tassato al 10%, il voucher universale avrà tassazione pari a zero. Chiara la predilezione del governo nei confronti di questo strumento.

Anche dal punto di vista politico, non è una mossa neutrale: la trattativa aziendale tra lavoratori e datore per questi servizi taglia fuori i sindacati e la vecchia contrattazione centralizzata. Se il modello si diffonderà, i primi a non esserne contente saranno le sigle confederali.

Trionfo Hamilton: è Campione del Mondo Più forte dell'uragano: è il terzo titolo

Trionfo Hamilton, è Campione del Mondo. Non lo frena neanche l'uragano: terzo titolo




Lewis Hamilton trionfa nel Gran Premio degli Stati Uniti e si laurea per la terza volta in carriera, la seconda di fila, campione del mondo di Formula Uno. Il pilota britannico ha preceduto il compagno di squadra Nico Rosberg, che ha commesso un errore a pochi giri dalla fine favorendo così il sorpasso da parte del pilota britannico. Completa il podio Sebastian Vettel, autore di una bella rimonta dalle retrovie. Con tre gare ancora da disputare, il vantaggio di Hamilton (327 punti) nei confronti dello stesso Vettel e di Rosberg è superiore a 75 punti, ovvero i punti ancora a disposizione.

Guadagnare con casa propria La guida per arrotondare ma senza darla in affitto

Come guadagnare con la casa (anche una). La guida ai trucchi per arrotondare




Essere proprietari di una casa può essere una grande opportunità per arrotondare il proprio reddito. Ora che i possessori di un'abitazione saranno sgravati almeno dalla tassa diretta sulla proprietà, si fanno sempre più interessanti gli strumenti che le nuove tecnologie offrono per creare una nuova entrata nel bilancio familiare, fino a poco tempo fa riservata a chi godeva di almeno una seconda casa.

Come - Con lo sviluppo della sharing economy, l'economia della condivisione, è cresciuto l'uso di siti internet che permettono ai proprietari di casa di mettere a disposizione una stanza per i turisti e i viaggiatori alla ricerca di soluzioni vantaggiose e per brevi periodi. Un grande vantaggio di questa soluzione, anche più del mettere in affitto un'intera casa. Il meccanismo più diffuso è quello offerto da siti come Airbnb, che permette di mettere a disposizione al costo che si ritiene più favorevole e nei giorni più consoni alle proprie esigenze almeno una stanza di casa, magari rimasta libera dopo la partenza di un figlio che è andato a studiare in un'altra città. Con lo stesso metodo, si può pubblicare un annuncio su booking.com, da sempre specializzato in annunci per alberghi e bed&breakfast, oggi aperto anche agli appartamenti e alle stanze singole. La convenienza non è solo logistica, ma anche fiscale, visto che rimanendo sotto i 30 giorni di permanenza, la cedolare da riconoscere al fisco è del 21%. Rimangono le commissioni da riconoscere ai siti, con Airbn che richiede il 3% sul costo della camera, mentre Booking.com tra il 15 e il 18%. Il primo rispetto al secondo è più frequentato dagli utenti che cercano soluzioni più di fortuna rispetto alle classiche camere d'albergo, mentre il secondo si è guadagnato una buona rispettabilità negli anni offrendo annunci di professionisti del turismo. Opportunità anche per chi vuole monetizzare con la propria casa al mare o in montagna, quando questa rimane inutilizzata. Per questo tipo di mercato si è guadagnato una buona fetta di clienti il sito Homelidays.

domenica 25 ottobre 2015

L'assist di Matteo Renzi ai terroristi: il premier si scorda i money transfer...

Limite contanti a 3mila euro anche per i money transfer: l'assist di Matteo Renzi ai terroristi




Il limite dei contanti elevato a 3mila euro causa altri guai al governo: non per il principio in sé, strenuamente difeso da Matteo Renzi, ma per un effetto collaterale che non era stato considerato. L'aumento del tetto per le transazioni cash, previsto dalla legge di Stabilità, comprende infatti anche i money transfer, il circuito parallelo alle banche che permette di inviare denaro in tutte le parti del mondo. Si tratta in primis di un circuito sfruttato dagli immigrati per far rientrare le rimesse, per passare i soldi alle famiglie. Ma il circuito dei money transfer, con 60mila operazioni sospette, è utilizzato anche per attività di riciclaggio, oltre ad essere considerato uno degli strumenti che più rischiano di favorire il terrorismo internazionale.

Per queste ragioni, sul contante, questi esercizi hanno sempre avuto regole più stringenti: ad esempio quando il limite generale era pari a 12.500 euro, una norma fissava per i money transfer un tetto molto più basso, pari a 2mila euro. Poi, quando Mario Monti abbassò il tetto al contante a mille euro, furono cancellate le norme speciali per i money transfer: con un tetto così basso non sarebbero più servito. Ora, però, Renzi si è mosso in direzione opposta. E si è "dimenticato" dei money transfer. Una svista? Una scelta? Fonti da via XX Settembre, comunque, sottolineano come il caso sia balzato in cima all'agenda: possibile, probabile e auspicabile che vengano reintrodotte specifiche norme per questi esercizi.