Statali, ecco il nuovo piano per licenziamenti e assunzioni
"Manderemo a casa gli statali fannulloni con le misure nel decreto legge Madia". Parola di Matteo Renzi. Dopo l’annuncio del premier in conferenza stampa spunta già il piano per il riordino dell'amministrazione pubblica. Molto probabilmente cambieranno le norme per le assunzioni e i licenziamenti. Come spiega Il Messaggero, a cambiare saranno i meccanismi di assunzione: ci sarà un unico concorso, poi i vincitori saranno smistati nelle varie amministrazioni; i precari della Pa godranno di un punteggio più alto.
Le norme - Sui licenziamenti, invece, il decreto potrebbe puntare a semplificare l’iter già previsto dalla riforma Brunetta, in base alla quale l’allontanamento del dipendente pubblico poco produttivo è già – teoricamente – possibile. I motivi per cui un dipendente Pa può essere licenziato, oggi, sono sette: 1) falsa attestazione della presenza in servizio; 2) assenza ingiustificata per più di tre giorni in un biennio; 3) ingiustificato rifiuto al trasferimento; 4) documenti falsi per assunzione o progressione di carriera; 5) condotte gravi, aggressioni o molestie; 6) condanna penale definitiva con interdizione dai pubblici uffici; 7) valutazione insufficiente del rendimento lavorativo per almeno due anni.
Il punto – come spiega ancora Il Messaggero – è che oggi nessun dirigente pubblico è disposto a correre il rischio di allontanare un suo dipendente poiché, nel caso in cui il licenziamento venisse ritenuto “illegittimo”, spetterebbe al dirigente stesso il risarcimento del danno erariale. Il ddl Madia potrebbe cercare di risolvere questo nodo semplificando l’iter, trasformando così la teoria in pratica.
Licenziamenti - Quanto ai licenziamenti economici, quelli “collettivi” sono stati “decisamente semplificati con le norme sulla mobilità del decreto Madia”, spiega al Messaggero Giuliano Cazzola, economista esperto di temi del lavoro. In base a queste norme, i lavoratori statali possono essere trasferiti liberamente, entro i 50 chilometri, all’interno di una stessa o più amministrazioni. Se un lavoratore messo in mobilità non accetta il trasferimento, ha diritto per due anni all’80% dello stipendio, poi può essere licenziato.