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domenica 21 dicembre 2014

LA NUOVA MAPPA DELL'ITALIA Ecco il piano per tagliare le regioni

Regioni, ipotesi accorpamento in un disegno di legge Pd: come cambia la mappa

di Luca Forcini 

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Via 8 regioni, ne resteranno solo 12. Se l'idea così com'è stata concepita dai parlamentari Pd Roberto Morassut e Raffaele Ranucci andasse in porto, dovremmo prepararci a dire addio alla cartina dell'Italia per disegnarne una nuova. Niente più Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Un accorpamento per far nascere la regione Alpina. Via anche Marche, Abruzzo e Molise, nella nuova mappa ci sarà un'unica grande macchia con il nome di Adriatica.

La proposta di legge - La proposta di legge presentata alla Camera è realtà, e secondo quanto riporta oggi il Messaggero - si inserisce in un dibattito aperto direttamente dal presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino che - scrive il quotidiano - sarebbe favorevole a un accorpamento e avrebbe anzi chiesto al presidente Renzi un incontro urgente per discutere "di prospettive e ruolo delle Regioni". E siccome per i soli consigli regionali si spendono circa 1160 milioni di euro, dall'aggregazione potrebbero arrivare soltanto da questo capitolo risparmi per almeno 400 milioni di euro.

La mappa - Ecco dunque la nuova mappa. A Nord, l'unica amministrazione a rimanere inalterata sarebbe la Lombardia. Al suo fianco, oltre all'Alpina, nascerebbe il Triveneto, unione di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Al centro Italia, l'Emilia guadagnerebbe dalle Marche la provincia di Pesaro e accanto alla già citata Adriatica, nascerebbe l'Appenninica, unione di Toscana, Umbria e provincia di Viterbo. Il Lazio scomparirebbe, diventando un unico grande Distretto di Roma Capitale, lasciando le province meridionali alla neonata regione Tirrenica, insieme alla Campania. Sempre al Sud, la Puglia guadagnerebbe dalla Basilicata - soppressa - la provincia di Matera, trasformandosi in Levante. Mentre la Calabria. Immutate, infine, Sicilia e Sardegna.

Presepe gay al centro commerciale La Lega: "Inaccettabile". E' bufera...

Piacenza, presepe gay al centro commerciale: furia dei clienti




Due San Giuseppe che vegliano Gesù Bambino. E' questo il presepe messo in vendita in un centro commerciale della periferia di Piacenza. L'insolita rappresentazione della Natività non ha lasciato indifferenti i clienti che avrebbero protestato. Polemiche in Rete: "E' inaccettabile", affermano alcuni utenti. A lanciare la polemica è stato il neo consigliere regionale piacentino della Lega Nord, Matteo Rancan, che ha pubblicato la foto sulla sua pagina di Facebook la foto del presepe contestato: "Sicuramente è stato un disguido, vero? Mi dicono anche che è stato prontamente rimosso dopo aver ricevuto alcune segnalazioni da parte di seri cittadini. Bene così! La tradizione deve rimanere viva! Manteniamola tale".

NDRANGHETA, COMI (F.I): "Bene Campagna Klaus Davi. A disposizione per diffondere cultura e legalità"

NDRANGHETA, COMI (F.I): "Bene Campagna Klaus Davi. A disposizione per diffondere cultura e legalità"



di Gaetano Daniele 


"La mafia tenta di infiltrarsi nel tessuto economico lombardo intravvedendo la possibilità di lauti guadagni. Un vero e proprio cancro che va combattuto in tutti i modi, con la magistratura e le forze dell'ordine, ma anche diffondendo una cultura della legalità. E' quanto sta facendo il giornalista Klaus Davi che lunedì prossimo sarà a Fino Mornasco, in provincia di Como, per girare un video contro il pizzo e la ‘ndrangheta. L'iniziativa di Klaus Davi - continua l'On. Lara Comi - coinvolge anche altri centri lombardi. Obiettivo: squarciare il velo dell'omertà, far venire allo scoperto il fenomeno in tutta la sua gravità. E' un impegno coraggioso, che ammiro. I media possono essere un alleato molto efficace nella lotta alla criminalità. Per questo, da cittadina lombarda e da europarlamentare - conclude L'europarlamentare Comi - sono a disposizione e offro la mia collaborazione perché le mafie siano combattute anche con le armi dell'informazione, della denuncia, del coinvolgimento della società civile e auspico che la sua campagna sia sostenuta anche dalle istituzioni e dalle associazioni."

Parla la giornalista smascherata da Striscia: "Ma che sceneggiata, vi racconto come è andata"

Parla la giornalista smascherata da Striscia: "Ma che sceneggiata, vi racconto come è andata"




E' stata travolta da uno tsunami di critiche e attacchi Alessandra Borgia, la giornalista di Videonews finita sotto le grinfie di Striscia la Notizia che ha trasmesso dei suoi fuorionda della sua intervista a Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpicinio del povero Loris. Un servizio che denunciava come la giornalista avesse "organizzato la sceneggiata" dell'incontro casuale con Fidone. La Borgia, spiega la sua versione, al sito Blogo. "Non c'è stata la costruzione di una sceneggiata, di una fiction, di nulla! A me dispiace che dalle immagini di Striscia sia venuta fuori un'altra cosa, un modo di lavorare che non mi appartiene. Dal punto di vista cronologico sono stati montati dei pezzi in maniera non contestualizzata... Quando dico 'fermatelo' non è quando dovevo intervistarlo ma all'inizio, prima di conoscerlo". La Borgia fa notare come il senso di un servizio cambia anche a seconda del montaggio. 

La versione della Borgia -  "Dieci minuti prima della messa in onda ero lì a fare le prove. Dietro le telecamere i miei operatori mi dicono 'Alessandra, sta passando il cacciatore'. C'è stato anche un momento in cui non ricordavo neanche il suo nome. Allora dico 'fermatelo, fermatelo', lui stava passeggiando con un amico. Io l'ho raggiunto, anzi è venuto lui alla mia postazione. Ci siamo messi dietro la telecamera e gli ho detto: 'Stiamo per andare in onda, se ha voglia potrebbe dire delle cose'. Oltre ai miei tecnici c'erano altri giornalisti. Lui mi disse: 'Abbiamo deciso con il mio avvocato che non avrei mai fatto l'ospite nelle trasmissioni, però, siccome io non ho niente da nascondere, se dovesse vedermi in giro e magari vuole una dichiarazione, vuole farmi una battuta... se ho voglia di rispondere, in base alle domande che mi fa, io non ho nessun problema'. Quindi lui è andato via e io mi sono rimessa. All'inizio non volevo dire nulla. Ho dovuto metabolizzare il tutto. Questa roba non mi appartiene. Onestamente non ho fatto nulla e non pensavo di dovermi difendere su una questione non chiara dalle immagini ma che pensavo si risolvesse dopo. A me queste cose non mi piacciono. Ne sono rimasta fuori, non ho scritto nulla. Avrei potuto cavalcarle, ma a me non me ne frega. Il mio lavoro deve parlare. Non voglio visibilità, non voglio avere un caxxo. Ho 40 anni, non sono mai stata assunta. Chiedetevelo perché!". 

Presente e futuro - "Sono sempre stata corretta, le persone che ho incontrato possono testimoniarlo" dice Alessandra Borgia che  aggiunge: "Ho seguito tantissimi casi, ho sempre lavorato con correttezza. Oggi mi ritrovo a dover rispondere di un qualcosa che non è avvenuto così. E che non mi appartiene. Sarei stata la prima a dire 'ho sbagliato'. Nei fuori onda uno può dire di tutto. La mia leggerezza è stata questa forse.... siccome non avevo nulla da nascondere, è partito di tutto. Quando uno è sotto stress può scappare un sorriso inopportuno, una battuta, ci può stare tutto. Ma non perché non sei sensibile. Ma stiamo scherzando? Chiedetelo all'azienda: io non vado mai con le telecamere ai funerali! Oggi invece sono attaccata come se organizzassi situazioni... Ma a che pro? Che scoop sarebbe stato questo? Non serviva a un cavolo fare una cosa del genere. Né alla trasmissione né a me. È una roba ridicola. Dopo 15 anni di lavoro a Mediaset, mi metto a fare queste cose? La frase di Striscia "attrice che recita la parte della giornalista" mi è molta dispiaciuta. Ma stiamo scherzando? Dopo tanti anni che faccio questo mestiere!  E sul suo futuro, quando il giornalista le risponde se continuerà a lavorare con Videonews, risponde: "Mi auguro di sì (ride, Ndr). Non ho fatto niente di male, perché non dovrei più lavorare? Sono dal '99 in questa azienda, ma non sono mai stata assunta, mi rinnovano i contratti ogni 6 mesi. Se mi devo tutelare, lo devo fare da sola.

Manovra stravolta dal governo Tutte le novità nella legge di stabilità

Legge di stabilità, ecco tutte le "marchette" e le "porcate" sventate all'ultimo




"Abbiamo stoppato l'assalto alla diligenza". Esulta, Matteo Renzi, per l'approvazione al Senato della legge di stabilità. Pazienza se il voto (di fiducia, la quarantesima da quando c'è lui è a Palazzo Chigi) sia arrivato soltanto alle 5 di sabato mattina, dopo una giornata di imbarazzi e difficoltà per il suo governo. E soprattutto, pazienza se "l'assalto alla diligenza" sembrano averlo condotto proprio uomini dell'esecutivo, visto che sono stati loro a presentare 80 emendamenti e ingorgare in questo modo discussione e votazione, allungando i tempi in modo più tragico che comico. 

Tutte le "marchette" sventate - E dire che nel pomeriggio di venerdì Renzi, fiutata l'aria che tirava a Palazzo Madama, aveva indicato la priorità: "Intervenire perché la legge di stabilità non sia quel monstrum con magari le varie leggi marchetta". Spulciando nel maxi-emendamento, in effetti, è interessante scoprire le "porcate" (per dirla alla Movimento 5 Stelle) sventate all'ultimo momento, un po' dal governo e un po' dai senatori. Un comma della manovra prevedeva l'assunzione di un dirigente di seconda fascia del Mef, addetto ai fondi strutturali con stipendio di 130mila euro lordi. La manina che aveva scritto il "suggerimento", evidentemente, proveniva proprio dal Tesoro. E poi ci sono le pressioni "localistiche" e "lobbistiche": c'è chi chiedeva di sbloccare l'appalto della strada di Telese, tra Caianello e Benevento, o di riprendere in mano l'idea della ferrovia tra Roma e Pescara (il relatore, Giorgio Santini, è del Pd). 

Dal Gran Paradiso a... Chiamparino - Ancora: un comma chiedeva la riforma di enti e uffici studi del Ministero dell'Agricoltura, che il governo vorrebbe viceversa eliminare del tutto. Un altro prevedeva nuove assunzioni per il Parco del Gran Paradiso, saltate, mentre il governo ha posto il veto alla creazione dell'albo per i promotori finanziari e al progetto di affidare alle Regioni l'incasso delle imposte sull'estrazione degli idrocarburi. Giusto per restare alle regioni, con il "Salva-Piemonte" Sergio Chiamparino è di fatto nominato commissario di se stesso. Ah no, questa non è stata sventata all'ultimo.

Schiaffo di Marchionne a Montezemolo Salta la nomina: ecco cosa è successo

Luca di Montezemolo ancora umiliato da Sergio Marchionne: ecco cos'è accaduto tra i due




La guerra tra Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne continua. Dopo essere stato silurato dalla guida della Ferrari, all'indomani del disastroso weekend monzese, Montezemolo ha subito una nuova umiliazione da parte del nuovo presidente della scuderia di Maranello.

Il caso - Due giorni fa, infatti, dopo settimane di movimenti e trattative sotto banco, Montezemolo era pronto ad annunciare, con un comunicato stampa, di essere diventato il nuovo presidente della F1 Group, la società che detiene i diritti del Circus e di cui Bernie Ecclestone è stato nominato amministratore delegato. Tutto era pronto, intorno a mezzogiorno: poi è arrivato il clamoroso stop, che secondo Repubblica (che riprende fonti inglesi e tedesche), è da imputare proprio a Marchionne. L'amministratore delegato di Fca si è opposto alla nomina di Montezemolo: la Ferrari non vuole più dare ruolo e potere ad un manager con oltre vent'anni di esperienza, ma soprattutto ritenuto non più amico. Da Maranello la notizia non viene commentata, mentre Ecclestone ha scelto di ridimensionare il ruolo di Montezemolo, che si è accontentato di un ruolo non esecutivo nel consiglio d'amministrazione.

Province, tagliati metà dei dipendenti E intanto loro "okkupano" gli uffici

Legge di stabilità, tagli a Regioni e Sanità. Province, il 50% dei dipendenti in esubero, stipendio pieno fino al 2017




Sono quattro i miliardi di euro in meno che il governo verserà alle Regioni, con conseguenze prevedibili sulla sanità pubblica. In più, ci sono gli esuberi dalle Province in via di dismissione. La legge di stabilità approvata al Senato all'alba di sabato dichiara in esubero il 50% dei dipendenti delle province e il 30% di quelli delle città metropolitane. Le liste di chi "resta" deve essere consegnata dagli enti entro l'1 aprile 2015. Lo stipendio attuale per tutti i dipendenti è garantito fino al 2017, poi scatterà la "disponibilità" di due anni con taglio del 20% in busta paga. Le cessazioni partiranno dal 30 aprile 2019.

La rivolta nelle Province - Le migliaia di dipendenti delle Province a rischio mobilità non hanno atteso il voto di fiducia per scatenare la protesta. Firenze ha guidato la sommossa, con i lavoratori che hanno letteralmente occupato le stanze del palazzo della Provincia. Cartelli, bandierine, sacchi a pelo e brande per passare la notte. "Qua saltano posti e servizi", lamentano allarmati dipendenti e sindacati: "Chi si occuperà della manutenzione delle strade, della sicurezza degli edifici scolastici, dei centri per l'impiego, della tutela ambientale?", domanda un "ribelle" dalle pagine di Repubblica. 

Partecipate e Regioni - A proposito di tagli alla spesa, il governo chiude le micro-società partecipate che hanno più amministratori che dipendenti e le "aziende doppione". Come detto, alle Regioni vengono tagliati 4 miliardi di euro. Un provvedimento che quasi sicuramente avrà ripercussioni sulla Sanità, visto che questa voce ricopre l'80% delle uscite delle Regioni. Piove sul bagnato, visto che i 4 miliardi si sommano ai 2,3 già tolti nei mesi scorsi.