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lunedì 13 ottobre 2014

Il Pd al bivio del 25 ottobre: o in piazza o alla Leopolda

Il Pd al bivio del 25 ottobre: o in piazza o alla Leopolda




Abortita - per mancanza di materia prima e per fortuna - l'idea di asserragliarsi con i seguaci nel «Leopoldo» hotel in opposizione alla fastosa «Leopolda» renziana, Gianni Cuperlo ha annunciato che sarà in piazza con la Cgil nella manifestazione del 25 ottobre. Assieme a lui, è quasi certo che si affolleranno gli ultimi dei mohicani: Stefano Fassina e Pippo Civati. Il «colpo a sorpresa» al quale si lavora, ma del quale non v'è affatto certezza, è che si possa intravvedere tra le vecchie bandiere anche l'ex segretario Bersani. Di cui la Camusso era pur sempre fervente ammiratrice (scontandone il fio nel pessimo rapporto con il premier).

Ma sulle adesioni «di peso» il vertice del maggior sindacato italiano mantiene il massimo riserbo. Anche perché stavolta il gioco rischia di farsi pesante, e Matteo Renzi lavora di bastone e carota (soprattutto bastone) per ricondurre il dissenso interno a un simpatico intermezzo, un gustoso spot, tra due decisioni già prese. Vanno perciò intesi in senso più che mai «liquido» anche i minacciosi sfoghi intervenuti dopo la battaglia parlamentare sul Jobs Act. «Quelli li caccio fuori!», pare abbia urlato Matteo ai suoi. Ma la pochezza degli antagonisti ha reso molto più malleabile ed elastica la sferza. Il premier ormai pare limitarsi alle battute oblique, e così sarà almeno fino alla direzione del prossimo 20 ottobre, quando dovrebbe annunciare l'arrivo della sparuta pattuglia di dissenzienti vendoliani (Migliore e i suoi cari). Parlando dell'alluvione di Genova, Renzi ha scritto su Facebook: «Se vogliamo essere seri, se vogliamo evitare le passerelle e le sfilate da campagna elettorale, l'unica soluzione è spendere nei prossimi mesi i due miliardi non spesi per i ritardi burocratici. E cambiare finalmente le cose: portare a termine le riforme contro cui altri stanno facendo ostruzionismo in Parlamento».

Di espulsioni non si parla più. La dolce senatrice Laura Puppato, ormai sempre più in odore di renzismo, dice di esser pronta a battersi, pur di «scongiurare sanzioni nei confronti di colleghi che hanno ben lavorato e per i quali dovrebbe piuttosto valere una valutazione di tipo scolastico». Più o meno: vabe' ti perdono perché sei bravo. Persino il ministro Poletti ieri in tv ha tenuto a moderare i termini (alla Camera si vorrebbe evitare il ricorso alla fiducia), e propone una «riflessione su come si sta all'interno di un partito, di una comunità». Sottoscritta per i non comprendenti: si obbedisce. Invece il numero due del governo, Graziano Delrio, si appella ai reprobi: «Se i parlamentari evitassero di andare in piazza risparmieremmo ai cittadini quei brutti episodi del governo Prodi. Prampolini diceva: “uniti siamo tutto, divisi siamo nulla». Parole scelte con cura, in quanto la nuova linea in voga al largo del Nazareno è quella di varare un partito largo, «a vocazione maggioritaria» come sarebbe piaciuto a Veltroni (se Berlusconi non l'avesse affogato in culla). Una «casa» nella quale c'è posto per tutti e uno sgabuzzo pure per il custode delle orchidee in serra, sempre che non faccia schiamazzi oltre le 20, chè si mangia. Inevitabile il parallelo con la Balena bianca, quel che nel gergo dei cultori della materia viene definito «partito pigliatutto». Nelle parole del «reggente» Lorenzo Guerini, è un messaggio assai chiaro per i lavoratori stremati dalla crisi: «Non possiamo più cercare rifugio in una rappresentanza predefinita, ma dobbiamo parlare a tutti gli italiani». Grazie a Cuperlo e Fassina si terrà ancora un po' viva l'antica tradizione del partito «di lotta e di governo». L'importante è che rientrino a Casa Renzi rigorosamente per cena.

Fisco, clima da Ddr

Il peso delle tasse: un milione di italiani ha denunciato i vicini. Così si rischia di tornare ai tempi della Stasi

di Andrea Cuomo 



Le segnalazioni hanno portato alla luce 165 milioni di euro di sommerso. La rabbia dei contribuenti: chissà quanti sassolini dalle scarpe si saranno tolti quegli italiani che hanno denunciato il commerciante, l'artigiano, il professionista poco incline alla ricevuta fiscale



Roma - Un milione di spiate dal valore di 164 milioni di euro e spiccioli. È la delazione fiscale, bellezza. Un modo per far trionfare l'onestà, certo. Ma chissà quanti sassolini dalle scarpe si saranno tolti quegli italiani che hanno scritto al sito evasori.info per denunciare il commerciante, l'artigiano, il professionista poco incline alla ricevuta fiscale. Siamo nell'anno di grazia 2014 e se il ristoratore non ti ha portato lo scontrino, soffiandoti il conto nell'orecchio con piglio da cospiratore, le cose sono due: o lo stronchi su TripAdvisor o gli mandi la finanza elettronica. Comunque ti godi l'acre sapore della vendetta senza nemmeno muoverti da casa.

C'è un mood un po' da Germania dell'Est nell'elaborazione dei dati di evasori.info fatta dall'agenzia AdnKronos. Quel clima plumbeo che ha ispirato narratori e registi, per cui in appartamenti incistati in falansteri da architettura socialista ciascuno diffidava del vicino di casa che avrebbe potuto spiarlo attraverso il muro di cartongesso per poi raccontare alla Stasi, la polizia segreta, che con la moglie si era lamentato della mancanza dei cetriolini sottaceto giù al supermercato di zona.

Ma se ci si libera di quel sapore un po' ferroso da collaboratori del regime, ci si può congratulare con l'erario, che festeggia 164.860.730 euro di evasione fiscale potenzialmente recuperata grazie alle soffiate «spontanee» dei cittadini arrivate entro le ore 16 dello scorso 10 ottobre. I cittadini superonesti, oppure vendicativi, se la prendono soprattutto con i bar (33,2 per cento delle segnalazioni), con i ristoranti (12,2), con negozi di alimentari, bevande e tabacchi (9,6), con servizi per la persona (9,2) e con gli ambulanti (4,4). In termini di valore, però, le evasioni più ingenti sono quelle degli studi legali e notarili (35,8 per cento dell'ammontare totale), seguiti da medici e dentisti (7,4), ristoranti (5,9), bar (5,2), agenzie immobiliari (5,6) e servizi alla persona (5,2).

La ricerca individua anche le categorie meno inclini alla fattura o allo scontrino, che sono, nell'ordine: i servizi finanziari in provincia di Como, le agenzie immobiliari in provincia di Milano, medici e dentisti in provincia di Roma, i loro colleghi napoletani, rivenditori e meccanici di auto e moto in provincia di Roma, pubblicitari sempre in provincia di Roma, ristoranti in provincia di Milano, servizi immobiliari in provincia di Roma e bar in provincia di Roma. Una lista che mostra una maggiore propensione all'evasione nelle grandi città e al Nord. O forse una maggiore talento per la soffiata.

Tra i comportamenti denunciati c'è di tutto: il barista che nella frenesia mattutina finge di dimenticarsi lo scontrino del tuo cappuccino&cornetto. Il dentista che per la lunga cura ortodontica di tuo figlio ti propone un doppio binario: una cifra A senza fattura e una cifra A+B con. Il cameriere che scrive il totale a penna sulla tovaglia di carta e si aspetta ovviamente il pagamento cash. E anche un buona mancia, che c'entra. Siamo mica nella Ddr!

giovedì 9 ottobre 2014

Senato approva il Jobs Act Renzi incassa la fiducia ma non ride

Jobs Act, al Senato fiducia per Renzi: 165 sì, nel Pd non votano Mineo e Casson




Il governo ottiene la fiducia sul Jobs Act al Senato: 165 voti favorevoli, 111 contrari e 2 astenuti. Non hanno partecipato al voto i "dissidenti" del Pd Corradino Mineo e Felice Casson, in parziale "rottura" con il fronte degli altri 34 ribelli che alla fine hanno scelto di confermare la fiducia al premier Matteo Renzi. E uno schiaffo alla linea imposta dal segretario-presidente del Consiglio è venuto da un altro senatore ribelle del Pd, Walter Tocci, che ha rassegnato le proprie dimissioni. Segno che al Nazareno il dissenso c'è ed ancora forte, nonostante l'esecutivo tenti di sedarla a colpi di fiducia. 

Rissa e insulti al Senato - Una giornata lunghissima, a Palazzo Madama, con tensione alle stelle, risse, insulti, fuoriprogramma decisamente umilianti per tutta la politica italiana. In mattinata la contestazione dei senatori grillini e sospensione della seduta subito dopo l'intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che doveva presentare in Aula il testo dell'esecutivo. Nel pomeriggio succede di tutto, con grillini e leghisti che occupano i banchi del governo, tirano monetine e libri all'indirizzo del presidente Pietro Grasso e una rissa scatenatasi a sorpresa tra i banchi della sinistra, con la vendoliana De Petris che ha ferito accidentalmente al polso la dem Fattorini. 

Cosa cambia sull'articolo 18 - "Sono sceneggiate, non politica", ha commentato da Milano lo stesso Renzi che incassa il sì al Jobs Act e al superamento dell'articolo 18 ma che vede rinviati alla Camera i nodi fondamentali, soprattutto riguardo al reintegro. Reintegro che, come annunciato da Poletti, resta per i neo-assunti soltanto nei casi di licenziamento discriminatorio o per gravi motivi disciplinari. "Siamo andati sulla piattaforma della destra, favorisce recessione e disoccupazione", è la critica del dem Stefano Fassina. Per Paolo Romani di Forza Italia, che ha votato contro, la riforma non è né carne né pesce, incerta sia sull'articolo 18 sia sui co.co.pro: "Norme troppo generiche, lascia aperte tutte le strade alla legge delega", accusa il senatore azzurro. E la palla ora torna in mano a Renzi.

Muro e attacco, ai Mondiali le azzurre del volley volano: super 3-0 agli Usa

Mondiali pallavolo, l'Italia di Bonitta vola: 3-0 agli Usa




Le azzurre del volley a un passo dalle semifinali del Mondiale. Al Forum di Assago l'Italia di coach Bonitta batte 3-0 gli Stati Uniti grazie a una difesa superba e ai grandi colpi in attacco di Antonella Del Core (15 punti), Nadia Centoni, Carolina Costagrande e Valentina Arrighetti. Sabato sera seconda e ultima partita del mini-girone delle Final Six contro la Russia. Davanti a 11.500 spettatori entusiasti, le azzurre hanno dimostrato di avere una rosa lunga e di qualità anche contro le americane di Karch Kiraly, tra le favorite della vigilia. Il primo set è deciso da tre muri nei momenti chiave, chiuso dalla Del Core sul 25-23. Combattutissimo anche il secondo set, finito 25-22 dopo il break Usa sul 22-20. E dopo il sorpasso decisivo, il terzo set vede le americane sotto choc: il punto della Costagrande fissa il punteggio sul 25-20, facendo iniziare la festa. Ma la finale, a questo punto, è un pensiero doveroso.

Rambo abbatte Floris e Giannini: i due talk show crollano sotto i colpi di Stallone

Rambo falcia Floris e Giannini: i talk crollano sotto i colpi di Stallone




I dati dell'Auditel continuano a condannare Giovanni Floris e Massimo Giannini: i due talk-show DiMartedì e Ballarò, in onda rispettivamente su La7 e Raitre, non ingranano infatti negli ascolti tv. Entrambi, ieri sera, sono stati sconfitti da tutte le altre reti generaliste, ma il dato più significativo è che persino Rambo, il celebre film del 1982 con Sylvester Stallone protagonista (che sarà stato mandato in tv almeno venti volte), è stato più seguito di loro.

I numeri - La quarta puntata di Ballarò ha registrato nella presentazione 1.472.000 (share del 5,22%) e nel talk 1.549.000 telespettatori (6,63%). La quarta puntata del talk DiMartedì ha registrato un ascolto di 751.548 telespettatori (3,48%). Su Retequattro il film Rambo ha invece registrato un ascolto netto di 2.066.000 telespettatori, (7,8%).

De Falco: "Mi trasferiscono in ufficio E' la punizione dopo quella notte"

De Falco trasferito: "E' vessazione, io sono stato destituito"




E' stato trasferito e ora anziché mansioni operative ha compiti da ufficio. Ma il capitano Gregorio De Falco, che tutti conoscono per il naufragio della Costa Concordia e per il modo in cui ha trattato Schettino, non ci sta. "Dopo vent'anni di servizio ricevere un incarico senza alcuna valenza, senza alcuna responsabilità diretta, per essere pagato per niente non mi piace, non mi va".

La sintesi - Così ha detto in Senato durante l'audizione in Commissione Lavori Pubblici richiesta dal senatore del Pd Marco Filippi. "Un cambio di incarico non mi fa piacere - aggiunge De Falco - non è una questione personale e se ci sarà un'altra fase eventualmente giurisdizionale vedremo. Non traggo conseguenze, osservo e basta, non deduco. È accaduto qualcosa quella notte, c’è stato un certo fatto e dopo, alla fine
del fatto, c'è stato questo provvedimento. Questa è la sintesi". Insomma, De Falco è stato punito dopo il suo intervento durante il naufragio della Concordia.

Demansionamento - "Il provvedimento di avvicendamento lo ritengo un atto che assume connotazioni di vessazione, pesante vessazione e demansionamento. Tanto da essere pronto a lasciare", precisa il capitano. E a chi gli chiede di continuare a indossare la divisa, come il presidente della Commissione Altero Matteoli, De Falco risponde: "Ringrazio per avermi ascoltato. È un momento in cui sento le istituzioni vicine anche come cittadino". Ma "non c'è ordinarietà in quello che è stato fatto. Io non sono stato collocato in una organizzazione, ma spostato in un luogo che non esisteva e che tutt'ora stanno attrezzando". 

L'Isis è arrivato a Londra: arrestati in quattro, "stavano progettando un attentato"

L'Isis è arrivato a Londra: arrestati in quattro, "stavano progettando un attentato"




L'Isis conquista Kobane e continua ad avvicinarsi all'Europa: anzi, i miliziani dello Stato islamico sarebbero già arrivati nel Vecchio continente. E secondo il quotidiano inglese The Guardian, con quattro arresti effettuati nella giornata di ieri, sarebbe stato sventato ieri il primo attentato sul suolo britannico. Gli arrestati, di età compresa tra venti e ventun anni, sono accusati di "essere coinvolti nella preparazione di atti di terrorismo": uno di loro, secondo Scotland Yard, è legato proprio con il nuovo Stato islamico. I quattro arrestati risiedono tutti a Londra, tre in pieno centro e uno a ovest della capitale inglese.

La minaccia terroristica - "Questi arresti - ha comunicato Scotland Yard - fanno parte di un'indagine in corso sul terrorismo islamico": l'operazione è stata quindi pianificata e messa in pratica non appena "il materiale investigativo raccolto era sufficiente per poter prevedere la progettazione di un attacco terroristico". Avrebbero quindi avuto un certo effetto le parole del jihadista a volto scoperto, che in un video aveva minacciato l'Inghilterra e David Cameron, in risposta ai primi raid aerei compiuti in Iraq.