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martedì 7 ottobre 2014

Facebook diventa una banca per scambiarsi denaro e pagare Ecco come funzionerà la piattaforma

Facebook sfida PayPal: sarà una piattaforma di pagamento




Facebook è pronto a trasformarsi in una piattaforma di pagamento. A riportarlo è il sito affariitaliani.it, secondo il quale gli utenti potranno presto scambiarsi denaro esattamente come fanno oggi con una foto. Sarebbe anche per questa ragione che nei giorni scorsi il social network ha chiesto agli iscritti di aggiornare il proprio servizio di messaggistica, installando Messenger.

A rivelare le intenzioni della compagnia di Mark Zuckerberg avrebbero contribuito il ricercatore esperto di sicurezza, Jonathan Zdziarski, che aveva scoperto un "codice di pagamento" su Facebook. Adesso uno studente di Stanford, Andrew Aude, ha fatto di più: ha hackerato uno screenshot (poi postato su Twitter) che certifica l'esistenza del codice e il funzionamento dei pagamenti via Facebook.

Il denaro potrà circolare tramite una carte di credito e carte prepagate, oppure essere custodito in una sorta di "portafoglio" Facebook, che potrebbe poi trattenere una commissione sui trasferimenti. L'obiettivo è fare concorrenza a PayPal. Non a caso, spiega sempre affariitaliani.it, Zuckerberg ha scelto David Marcus (ex presidente di PayPal) per guidare Messenger. Zuckerberg ha ammesso che "saranno possibili sovrapposizioni tra Messenger e una piattaforma di pagamento".

Renzi manda a quel paese Civati & Co Sul Jobs Act ci sarà il voto di fiducia Adesso il governo è in mano a Silvio

Il governo: sì alla fiducia sul Jobs act




L'obiettivo, non dichiarato apertamente, era arrivare al vertice europeo sul lavoro dell'8 ottobre con la legge di riforma del lavoro (il cosiddetto "Jobs act") approvato almeno una prima volta in Parlamento. Di fronte alle profonde divisioni interne al Pd e ai tanti emendamenti presentati in commissione Lavoro a Palazzo Madama, è chiaro che il risultato sarebbe stato impossibile senza ricorrere allo strumento della fiducia, rispetto al quale però le minoranze Pd si erano dette estremamente contrarie. "Il ricorso alla fiducia avrà conseguenze politiche" aveva annunciato Pippo Civati nelle scorse ore, lasciando intendere che la strada verso una scissione del Pd potrebbe partire proprio dalla fiducia sul Jobs act. Notizia di questa sera, 6 ottobre, è che il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ricorso alla fiducia, di fatto sancendo lo strappo (che potrà essere anche "politico") con le minoranze del Partito democratico. Ora la palla passa a Civati, Fassina e compagni... L'8 ottobre Renzi si presenterà al vertice europeo "forte" del primo sì alla sua riforma del lavoro.

lunedì 6 ottobre 2014

Juve Roma finisce in Parlamento Fratelli d'Italia e Pd contro l'arbitro

Juve Roma finisce in Parlamento. FdI e Pd presentano un'interrogazione contro l'arbitro scandaloso




L'arbitraggio scandaloso di Gianluca Rocchi durante la partita Juventus Roma finita a 3 a 2 per i gobbi finisce in Parlamento. Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Fabio Rampelli ha annunciato su Fb che presenterà un'interrogazione parlamentare "su Juventus-Roma e sul comportamento dell’arbitro Rocchi che avrebbe potuto e potrebbe far scaturire incidenti dalle conseguenze incalcolabili". "A tutto c’è un limite", scrive il deputato. "Gli italiani pagano fior di quattrini per il campionato di calcio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio, che detiene la delega allo sport, ha il dovere di spiegarci come intenda garantire risultati ottenuti per esclusivi meriti sportivi", prosegue Rampelli. "I commentatori delle varie trasmissioni televisive hanno gridato allo scandalo in maniera unanime dopo la visione in moviola degli episodi da cui sono nati i goal della Juventus. Migliaia di utenti di decine di emittenti in tutta Italia, appartenenti a ogni tifoseria, hanno gridato all’ennesimo scandalo calcistico", aggiunge Rampelli. "Assegnare due rigori inesistenti e un goal in fuorigioco, determinando matematicamente la vittoria della partita, può significare -sottolinea Rampelli- attribuire i punti sufficienti per l’assegnazione finale del titolo, ma anche condizionare l’andamento in borsa delle società quotate, alterare per importi milionari i premi delle scommesse regolari". Per Rampelli, "se la Figc e la Lega calcio, che non prendono iniziative per introdurre la moviola in campo e limitare il potere discrezionale dei giudici di gara, vogliono rischiare che lo scudetto sia assegnato aldilà dei valori in campo, oltre a pagare gli arbitri e paghino tutto il resto". L’esponente di Fdi conclude affermando: "È pressoché certo che non si debba far tirare fuori agli italiani un solo euro per lo svolgimento di un torneo falsato dagli errori o dai favori già accertati in passato".

La polemica sui social - Ovviamente il post di Rampelli ha scatenato la polemica di chi ritiene che il Parlamento dovrebbe occuparsi di altro. Alessandro Santucci scrive: "Ma perche non pensa ai problemi reali..... preparare un intervento per juve roma con soldi publici è vergognoso!" Sulla stessa linea Domenico Aloi: "Ma non avete niente di più importante? O forse immigrazione clandestina, mancanza di lavoro, emergenza delinquenza etc etc possono venire dopo un pallone". Gianluca Laspesa scrive: "Ma te rendi conto?!? ....stiamo con le pezze al culo e stai a pensare al rigore di Juve - Roma. Sprecare un solo minuto per questa stupidaggine è vergognoso. Devo pagare €600 di Tasi, €600 di nettezza urbana, bollette insostenibili, Irpef, Irap, Inps, l'iva al 22%, disoccupazione alle stelle... E tu fai un'interrogazione parlamentare per Juve - Roma? Vergognatevi!"

Anche il Pd interroga - Ma non è solo Fratelli d'Italia a chiamare in causa la politica per una partita di calcio. Una analoga iniziativa è stata annunciata dal parlamentare del Pd Marco Miccoli: «Presenterò un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia ed un esposto alla Consob dopo i fatti che si sono registrati ieri sera durante la partita Juventus Roma», ha detto il dem spiegando che "Roma e Juventus sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche -prosegue Miccoli- Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti". "Ritengo anche che la partita di ieri, trasmessa in tutto il mondo, abbia dato una pessima immagine del Paese. Meritocrazia e qualità vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate -dice  ancora l’esponente del Pd-. Più che dell’ articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole,  assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato. A Roma c’è l’americano Pallotta che continua ad investire in Italia. Speriamo che ieri non abbia visto la partita. O, almeno, che l’abbia dimenticata in fretta...".

Lavoro, Renzi "copia" Marchionne Ecco come saranno i nuovi contratti

Riforma Lavoro, accelerazione a Palazzo Chigi: modello Fiat per i contratti




Matteo Renzi copia Sergio Marchionne. "Modello Fiat" per le nuove relazioni industriali. Matteo Renzi preme sull’acceleratore del cambiamento incontrando, con una convocazione a sorpresa i sindacati, per la prima volta, martedì a palazzo Chigi. Se sui licenziamenti userà davvero la fiducia per eliminare la discrezionalità del giudice su quelli disciplinari  cercherà il confronto con i sindacati. Il premier a Ferrara ha detto di voler incontrare i sindacati, a patto che questi cambino. I temi sono quelli annunciati nella direzione del Pd: legge sulla rappresentanza sindacale, contratti di secondo livello, salario minimo. Si tratta di una vera bomba destinata a spaccare i sindacati proprio alla vigilia delle manifestazioni di piazza da questi annunciate, a partire da quella della Cisl del 18 ottobre.

I consigli di Marchionne - Secondo alcune indiscrezioni raccontate dal Corriere della Sera, il modello che Renzi avrebbe in mente, e che il manager della Fca, Sergio Marchionne, potrebbe avergli suggerito nell’ultimo incontro a Detroit. La ricetta prevede una prevalenza del contratto aziendale o territoriale su quello nazionale. Sul punto Renzi ha presente il tentativo dell’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (Ncd), che nella Finanziaria del 2011 inserì l’articolo sulla derogabilità del contratto nazionale, poi sterilizzato da un successivo accordo tra Confindustria e i sindacati che ne arginò la portata. 

Tempi rapidi - Proprio Sacconi ha detto che "il governo ha il dovere di recepire i criteri di rappresentatività che le parti hanno definito nella loro autonomia, incentivando la contrattazione aziendale e territoriale attraverso il ripristino di una tassazione di favore per il salario in essa deciso". Insomma sulla riforma del Lavoro il premier accelera e il ministro Giuliano Poletti chiede tempi rapidi per l'approvazione: "Ci sono i regolamenti parlamentari che non possiamo violare, ma mercoledì al vertice europeo del Lavoro deve essere chiara la volontà del governo di voler fare le cose. Abbiamo la necessità - dice - di un’approvazione rapida e certa. Domani (lunedì, ndr) troveremo il punto di incontro".

Il Cav ha trovato l'anti-Renzi Ecco chi è l'uomo su cui punta per il rilancio di Forza Italia

Forza Italia, Silvio Berlusconi punta su Stefano Caldoro




Un volto nuovo per rilanciare l'immagine di Forza Italia. Silvio Berlusconi secondo le ultime indiscrezioni raccontate da il Messaggero e da il Giornale vorrebbe lanciare in tv Stefano Caldoro, governatore della Regione Campania. Il Cavaliere vede in Caldoro un interprete affidabile della linea politica di Forza Italia. Secondo i rumors, Caldoro dovrebbe essere l'anti-Renzi azzurro. Caldoro dovrebbe chiudere il tris dei "volti nuovi" che il Cav intende proporre agli elettori azzurri aggiungendosi a Giovanni Toti e all'ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo. Una decisione, quella di Silvio, di puntare su Caldoro, condivisa anche dalla sua compagna Francesca Pascale. 

Candidato premier? - E a quanto pare lo stesso Caldoro non rifiuta l'idea di proporsi come candidato premier anti-Renzi. In un'intervista al Messaggero afferma: "Io candidato premier? Quanta strada! Sicuramente sono lusingato dal fatto che il modello campano possa essere considerato un punto di riferimento, ma il mio lavoro ora è qui. Questo mi è stato chiesto e cerco di farlo con impegno e serietà, due parole che sembrano essere fuori moda". 

Pd a un passo dalla scissione La mossa per mollare Renzi e il partito...

Pd, la minoranza si riunisce a Castiglioncello: "Sarà la Leopolda di SinistraDem"




La minoranza dem si prepara per la scissione. A riunire i dissidenti del Nazareno ci penserà Gianni Cuperlo. E se il premier nel 2010 aveva lanciato la fortunata Leopolda, perché così si chiama la vecchia stazione di Firenze dove ogni anno si tiene la manifestazione, lo sfidante replica con l'appuntamento del Leopoldo: un hotel a tre stelle di Castiglioncello. Il nome di questo albergo, in provincia di Livorno, ha dato l'idea all'ex candidato alla segreteria, eterno sfidante di Renzi, di una contro manifestazione. La prima data degli anti-Renzi è già fissata dal 24-26 ottobre, mentre la seconda è ancora "in fase di costruzione, ma ci sarà. Lo abbiamo deciso ieri durante l'assemblea", garantisce Cuperlo. E sarà "nel mese di febbraio. Prima di quella data però faremo tanti altri incontri. Il Leopoldo sarà un appuntamento di due giorni in cui si parlerà del partito e si consoliderà SinistraDem che - chiarisce - è un'associazione, non una corrente o una componente del Pd, è qualcosa che rivolgiamo a tutti, lo abbiamo infatti chiamato 'Campo aperto'".

La guerra sul Lavoro -  Intanto la battaglia imminente del popolo del Leopoldo sarà quella sul lavoro e poi tutti pronti per organizzare la due giorni di febbraio, quando il premier Renzi, per la teoria dei corsi e dei ricorsi della storia, dovrà tener conto di una pattuglia di dissidenti che non si fa chiamare Leopolda - a lui tanto cara - ma che lo sfida con un gioco di vocali.

Renzi insiste: "Dal 2015 Tfr in busta paga"

Matteo Renzi: "Dal 2015 Tfr in busta paga"




Matteo Renzi non molla. Nonostante le chiusure di una parte del Pd e il monito di Confidustria, il premier annuncia che dal 2015 il Tfr sarà nelle buste paga di chi lavora. "Quelli del Tfr - dice - "sono soldi dei lavoratori" e "come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco perché mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga. Questo si tradurrebbe in un raddoppio dell'operazione 80 euro". A ruota, però, arriva l'apertura ai sindacati: quando martedì incontreremo loro e le parti sociali - sottolinea - "verificheremo la fattibilità di una proposta sul Tfr che viene incontro ai lavoratori senza gravare sulla situazione bancaria delle piccole e medie imprese".

Riforma del Lavoro - Poi il premier è tornato a parlare della riforma del Lavoro: "Il lavoro, la nostra emergenza. Sui giornali grandi discussioni sul Jobs Act e sull'articolo 18. A tempo debito sarà bello spiegare cosa cambia per un giovane precario, per un cinquantenne disoccupato, per una mamma senza tutele. Ma ne parleremo prestissimo", ha scritto  nella sua eNews. Insomma Palazzo Chigi accelera sul Job Act. E anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti chiede tempi rapidi: "Ci sono i regolamenti parlamentari che non possiamo violare, ma mercoledì al vertice europeo del Lavoro deve essere chiara la volontà del governo di voler fare le cose. Abbiamo la necessità - dice - di un’approvazione rapida e certa. Domani (lunedì, ndr) troveremo il punto di incontro".