Ddl Senato, Pietro Grasso: "920 richieste, sì al voto segreto in alcuni casi". Protesta Ncd, timori Renzi
Un mezzo sgambetto per Matteo Renzi. Sulla riforma del Senato il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso ammette "lo scrutinio segreto sui soli emendamenti riferiti alle funzioni delle Camere", aprendo la strada a possibili "imboscate" già anticipate dallo stesso premier in mattinata: "Ci potranno fare qualche scherzetto col voto segreto, ma alla fine cambieremo alla Camera e faremo la riforma". Grasso ha precisato come il numero di 920 richieste di voto segreto "non ha precedenti nella prassi parlamentare". Voto segreto non ammesso, però, per le parti del Ddl riforme relative al procedimento legislativo.
L'irritazione del Pd - Immediati i mal di pancia dentro al Partito democratico, preoccupato per l'eventuale fuoco amico sul ddl Boschi. I senatori Pd confidano che l'incontro imminente tra Grasso e Giorgio Napolitano possa cambiare le carte in tavola, anche perché fanno notare, con una punta di "irritazione" come riferisce HuffingtonPost, che la decisione del presidente del Senato è irrituale (la Giunta aveva espresso parere opposto) nonché scorretta, perché in questo caso il voto segreto non andrebbe a tutelare materie sensibili. I dem mettono sul piatto la questione dei tre soli voti in Parlamento in un giorno, un ruolino di marcia assolutamente insufficiente per approvare il Ddl entro la prima settimana di agosto. E Napolitano, dal canto suo, ha ribadito che "la paralisi è un grave danno al Parlamento".
Il motivo della scelta - Grasso, dopo aver ricordato che la Giunta del Regolamento di oggi ha "unanimemente convenuto di rimettersi alle decisioni della presidenza", ha spiegato come in ragione del tenore lessicale dell'art.113 comma 4 del Regolamento, "sia sempre ammissibile il ricorso allo scrutinio segreto laddove si faccia riferimento alla tutela delle minoranze linguistiche, con l'avvertenza che - innovando rispetto alla prassi procedurale precedente, in relazione all'elevato numero di richieste - l'adozione dello scrutinio non sarà ostativa dell'applicazione della cosiddetta regola del canguro, vale a dire alla votazione delle parti comuni degli emendamenti con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione". Alla fine, il verdetto: "Viceversa - ha detto Grasso - per quanto riguarda le proposte emendative che richiamano a diverso titolo gli articoli 13 e seguenti della Costituzione sui rapporti etico-civili ed etico-sociali, come richiamati dall'articolo 113 comma 4 del Regolamento, la presidenza, sempre alla luce del dibattito svoltosi nella Giunta - ritiene di ammettere lo scrutinio segreto sui soli emendamenti riferiti alle funzioni delle Camere (articoli 1 e 18 del disegno di legge al nostro esame) e non al procedimento legislativo (articolo 10)".
Ncd: "Decisione discutibilissima" - "Esprimiamo tutto il nostro stupore per la discutibilissima decisione del presidente del Senato, nonostante il parere prevalentemente contrario della Giunta del regolamento, di accogliere la richiesta di voto segreto per molti emendamenti, spesso confezionati ad arte per confondere con le materie sensibili altre di ben maggiore rilevanza". Lo affermano in una nota le senatrici del Nuovo Centrodestra, Laura Bianconi e Federica Chiavaroli. "In questo modo i proponenti confidano, infatti, di trovare nel voto segreto quella maggioranza che, altrimenti, non si esprimerebbe, così da far saltare la riforma senza che se ne possano individuare tutti i colpevoli", concludono.