Visualizzazioni totali

domenica 13 luglio 2014

Il Brasile completa la figuraccia mondiale: l'Olanda vince 3-0 e si prende il terzo posto

Mondiali, finale per il terzo posto: Brasile-Olanda 0-3



La figuraccia è completa. Allo stadio Nacional di Brasilia va in scena la partita che entrambe le nazionali avrebbero preferito evitare. Il Brasile in questo mondiale giocato in casa aveva una grande pressione addosso ed è chiaro che la squadra del CT Felipe Scolari non è stata in grado di gestirla nel migliore dei modi. Il gioco non è mai stato convincente, mettendo in evidenza quanto questa nazionale dipenda da Neymar in fase di costruzione del gioco e da Thiago Silva in fase difensiva. Così anche stasera il Brasile è finito sotto i colpi dell'avversario.

La partita - All'Olanda bastano tre gol per piegare i verdeoro. Al primo minuto Thiago Silva stende Robben che scappava in velocità: calcio di rigore. Van Persie batte Julio Cesar e porta in vantaggio l'Olanda. Olanda sul 2 a 0 già al 16'. Altro errore di David Luiz che rinvia male di testa, palla che arriva a Blind che sorprende tutti calciando di destro. Palla in rete e Brasile in ginocchio. La partita del Brasile finisce qui. Nella ripresa al 50’ rischia ancora il Brasile: se ne va sulla sinistra Robben, cross deviato su cui Wijnaldum non riesce a deviare di testa. Al '73 Scolari schiera Hulk, ma il bomber del Brasile non riesce a portare sul binario giusto la partita. Così l'Olanda cala il tris. Al 92' Wijnaldum mette la palla alle spalle di Julio Cesar con una conclusione da dentro l'area su assist di Janmaat. Per il Brasile finisce così un mondiale da dimenticare in fretta...

Equitalia, il mostro va in pensione Rivoluzione Fisco, ecco cosa cambia La promessa: mai più cartelle pazze

Equitalia va in pensione: cosa cambia per il contribuente



Equitalia, cambia tutto. Il "mostro" nato nel 2005 dalle ceneri degli esattori privati va in pensione. Il riscossore unico affidato all'Agenzia delle Entrate, in tempi brevissimi, potrebbe chiudere la sua poco gloriosa parentesi. Già in agosto, infatti, potrebbe arrivare la tanto attesa riforma dell'esattore pubblico più odiato dallo Stivale. Come spiega Repubblica, in parallelo, il governo lavora anche al piano contro l'evasione fiscale: obiettivo principale, la tracciabilità dei pagamenti. Nel mirino, i grandi evasori.

Le cartelle - Al punto primo della riforma di Equitalia - previsto dalla legge delega sulla riforma fiscale - le cartelle (e le vessazioni) che riceveranno i contribuenti: l'istituto della riscossione coattiva delle somme iscritte a ruolo (ossia il meccanismo che permette allo Stato di incassare un credito e che, in passato, ha dato vita a veri e propri drammi tra ganasce e pignoramenti), dovrebbe essere rivoluzionario. Nel dettaglio, si punta su un "mini ruolo", destinato alle piccole somme fino a 1.000-2.000 euro, con un approccio più soft. La cartella arriverà con modalità differenti: lo Stato opererà un po' come i gestori telefonici con i clienti morosi, con un call center che solleciterà il pagamento, per poi passare ad inviti bonari e, solo in caso di necessità, partirà la cartella e scatteranno le procedure esecutive della riscossione. Insomma si avrà più tempo per pagare.

Governance - Altra questione centrale da riformare è la trasformazione della governance della nuova Equitalia, o "Agenzia per la riscossione". Oggi è una Spa controllata al 51% dalle Entrate e al 49% dall'Inps. Un assetto che crea dei problemi, come una sorta di conflitto di interessi tra enti (uno, le Entrate, deve stanare l'evasore; l'altro, Equitalia, che deve riscuotere il credito). Un assetto che, in caso di errori, crea altri problemi: l'Agenzia per non scontentare l'esattore, ossia Equitalia, potrebbe anche non riconoscere l'eventuale errore subito dal contribuente. Accorpare le due entità, paradossalmente, potrebbe accentuare questo fenomeno (e proprio su questo sono piovute le critiche del Movimento 5 Stelle).

Conflitti - E' in questo contesto, dunque, che il governo sta meditando sullo scorporo di Equitalia dal controllo dell'Agenzia. Così il Nuovo Esattore verrebbe trasformato in una agenzia autonoma e indipendente, senza conflitti d'interesse. La partita, però, non è da poco: ad oggi i ruoli - ossia i crediti - in carico di Equitalia ammontano alla cifra-monstre di 615 miliardi (molti dei quli però sono inesigibili). Inoltre, abbandonare la forma societaria cambierebbe la filosofia aziendale della nuova Equitalia: non più privatistica e tentata dai risultati, ma più adatta a svolgere un servizio pubblico.

Enti locali - Terzo e ultimo punto base della riforma dell'esattore pubblico è quella relativa alla riscossione degli enti locali, uno dei punti più deboli del già poco digeribile sistema Equitalia. Le somme iscritte a ruolo dai Comuni sono piccole - in media 33o euro -, e spesso è difficile incrociare le banche dati e compiere le normali verifiche. L'idea, dunque, sarebbe quella di scorporare dalla nuova Agenzia per la Riscossione una divisione enti locali specializzata proprio nel recupero crediti sul territorio.

Scintille Vespa-Paragone. Gianluigi fa una domanda a Bruno sul canone e finisce malissimo: ecco cosa è successo...

Canone, scintille tra Bruno Vespa e Gianluigi Paragone



Scintille tra Bruno Vespa e Gianluigi Paragone. Il giornalista e conduttore di Porta a Porta, infatti, durante un'intervista a Benvenuti nella Giungla, trasmissione radiofonica in onda su Radio 105 condotta da Gianluigi Paragone e Mara Maionchi, ha attaccato il telefono in faccia (con gentilezza) ai conduttori dopo una domanda riguardante il canone speciale, il canone di 407,35 euro indirizzato a partite Iva, pubblici esercizi e aziende iscritte alle Camere di commercio che ha creato immediatamente scalpore e che ha costretto il direttore generale Luigi Gubitosi ad un chiarimento. 

La telefonata - Bruno Vespa, come racconta Tvblog, è intervenuto telefonicamente  per parlare soprattutto della polemica a distanza con il sindaco di Roma, Ignazio Marino, reo di non risolvere il problema dei rifiuti che intaccano la bellezza del centro storico della capitale. Il discorso, successivamente, si è spostato sul canone: "I bollettini della Rai dei 408 euro che poi hanno detto che è stato un errore non sono come il pattume di Roma?", hanno chiesto i conduttori. A questo punto Vespa ha chiuso il telefono in modo brusco senza rispondere alla domanda: "Arrivederci e buonasera, è stato un piacere". 

L'Europa fa tremare il governo Renzi rischia grosso sui conti: ecco la data in cui può saltare tutto

Governo, ecco tutte le scadenze di Matteo Renzi: ipotesi nuova manovra



Matteo Renzi non potrà godersi le sue vacanze. Il premier tra una apparizione in Europa e una conferenza stampa a palazzo Chigi rischia di saltare per aria senza già a settembre. Il governo e soprattutto il ministro Padoan sanno bene che una manovra correttiva potrebbe essere dietro l'angolo già in autunno. Traduzione: arriveranno nuove tasse. Quella del 20 settembre è una data di fuoco segnata sul calendario di palazzo Chigi. Entro questa data il presidente del Consiglio deve presentare alle Camere la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Quel giorno sapremo se il governo riuscirà a scongiurare un rischio di un'altra manovra lacrime e sangue. Il nodo della flessibilità chiesta in Europa è fondamentale. Renzi sa bene che con Bruxelles sta giocando una partita che rischia di finire male. Il rigore invocato da Berlino spaventa tanto Palazzo Chigi quanto Padoan. “Quello che verrà concesso in Europa all’Italia non sarà sufficiente per disinnescare una bomba da 24 miliardi che si intravede nell’orizzonte del governo”, dicono alcune fonti di governo a il Foglio. 

I conti non tornano - Renzi dovrà faticare sette camice per trovare i 10 miliardi che gli occorrono per trasformare gli 80 euro in misura strutturale, i 5 miliardi che gli occorrerebbero per estendere come promesso il bonus degli ottanta euro ai pensionati e ad altre categorie meno abbienti. Poi servono anche i 5 miliardi che gli occorrono per rifinanziare cassa in deroga e missioni all’estero e pure i 4 miliardi che occorrono per rispettare la clausola di salvaguardia presente nella legge di stabilità del 2013. Un elenco duro da digerire per via XX settembre. Adesso attendiamo il 20 settembre per capire se in autunno ci tocca tornare al voto...

sabato 12 luglio 2014

Made in Italy: Lara Comi si schiera a fianco dei risicoltori

Made in Italy: Lara Comi si schiera a fianco dei risicoltori 

di Gaetano Daniele 




Lara Comi eurodeputata di Forza Italia si schiera a fianco dei risicoltori: “Fin dalla mia prima legislatura combatto per difendere il Made in Italy e ora propongo un’Unione doganale tra gli stati membri”

“La difesa del Made in Italy è da sempre una delle mie battaglie: tutelare le nostre produzioni significa anche  difendere occupazione, crescita e territorio. Per questo sono vicina e condivido il malumore delle centinaia di risicoltori che sono scesi in piazza per chiedere i provvedimenti contro la concorrenza sleale dei produttori del sud est asiatico e per richiedere l’inserimento obbligatorio dell’etichettatura del prodotto che consente al consumatore di identificare la provenienza del prodotto”. 

L’Europarlamentare di Forza Italia e vice presidente del gruppo del PPE Lara Comi si schiera con i risicoltori che sono scesi in piazza per protestare e commenta: “il libero mercato non deve assolutamente essere una scusa per soffocare il commercio e le produzioni di qualità, né per mettere in difficoltà chi rispetta direttive di produzioni e leggi. L’Unione Europea deve basarsi su un’unione doganale che sostenga l’economia commerciale dei paesi membri e mi impegno, come ho sempre fatto, a sostenere l'agricoltura italiana a Bruxelles con presenza, impegno, costanza: applicare la Politica Agricola Comune (PAC) significa svolgere un lavoro molto tecnico, e c'è bisogno di deputati che siano presenti per evitare che gli altri Paesi occupino spazi che noi non presidiamo".

"Hai umiliato l'Italia, chiedi scusa per le tue schifezze, sei un..." Sgarbi scatenato: è rissa. Ecco con chi ce l'ha...

La Zanzara, Sgarbi contro Fuksas: "Chieda scusa per le schifezze che ha fatto"



Lite furibonda in radio, a La Zanzara su Radio 24, tra l’architetto Massimiliano Fuksas e Vittorio Sgarbi. All’origine della bufera alcune frasi pronunciate dal critico d’arte nel 2010 durante una trasmissione tv. Sgarbi aveva detto: “Fuksas è un distruttore, un fascista…deve andare in galera”.  L'architetto romano ha ritenuto diffamatorie chiedendo in tribunale il risarcimento danni. Fuksas, intervistato da Giuseppe Cruciani e David Parenzo della Zanzara su Radio 24 dice oggi che “Sgarbi è stato rinviato a giudizio e ha detto che si inchinerebbe, basta che non cacci i soldi e sarebbe pronto a inchinarsi anche davanti a me e a chiedermi scusa per gli insulti che mi ha fatto”. “Ma – aggiunge Fuksas alla Zanzara – io gli ho detto che deve pagare, deve cacciare i soldi perché la cosa che fa male a Sgarbi sono i soldi, del resto non gli frega nulla. Lui dovrebbe mandare una lettera implorante e poi forse neanche in questo caso…”. 

"Chieda scusa per le schifezze" - Ma Sgarbi, sempre a La Zanzara, è tornato ad attaccare pesantemente l’ideatore della Nuvola: "Deve strisciare lui per quello che ha fatto all’Italia, non pagherò nulla a uno così. Ha fatto qualunque schifezza, in giro per l’Italia. Non pagherò una lira e non verrò condannato per aver detto la verità. Fuksas me lo posso comprare e fare oro”. E ancora: “Fuksas non tocca il mio pensiero, è un uomo la cui inesistenza è palese. Ti pare che per il consiglio regionale delle mutande verdi invece di sistemare un po’ di palazzi a Torino bisogna fare un palazzo della regione da 220 milioni di euro per mettere insieme 4 idioti di cui 22 milioni vanno a lui? Deve strisciare lui per come ha umiliato l’Italia, deve chiedere scusa all’Italia”. “Ho presentato – conclude a Radio 24 – una querela contro di lui perché mi ha diffamato. Non mi sono mai inchinato e non è vero che mi frega solo dei soldi, altrimenti nella mia vita non avrei debiti e mi sarei concentrato solo sui danari”.

Le cenette di Renzi a Palazzo Chigi Con lui le ministre Boschi e Madia Ecco cosa fa il premier la sera...

Matteo Renzi e le cene a palazzo Chigi con Delrio, Boschi e Madia



La vita di palazzo di Matteo Renzi resta per il momento "top secret". Il premier da quando è arrivato al governo di fatto ha blindato le pòorte di Palazzo Chigi. Poco o nulla si sa della vita dietro le quinte di Matteo. Chi vede, chi incontra e quali sono i suoi fedelissimi dopo l'ascesa alla guida dell'esecutivo. Il premier che va matto per flash e conferenze stampa non parla mai della sua vita privata. La moglie, Agnese, in un primo momento aveva deciso di restare al suo posto a Pontassieve, poi ha deciso di chiedere un'aspettativa per stare più vicina alla famiglia. Ma il suo Matteo resta comunque a Roma e la coppia tranne qualche sporadico week end passa poco tempo nella casa in Toscana. Così ora Dagospia prova a alzare il velo sulla vita di Renzi dietro le porte del "Palazzo". 

Gli ospiti di Renzi - Secondo quanto racconta il sito diretto da Roberto D'Agostino, le cene di Renzi a palazzo Chigi sarebbero tristi e solitarie. Ma spesso il premier si trova a mangiare qualche piatto di pasta o qualche pizza consegnata a "domicilio" a palazzo Chigi con Luca Lotti, Graziano Delrio e Maria Elena Boschi. Sarebbe questo il "cerchio magico" delle "cenette" del premier. Dagospia aggiunge anche che alle cene spesso si unisce Marianna Madia, il ministro della Funzione Pubblica. 

Mogherini nel mirino - Ma di cosa si parla a cena? Secondo alcune indiscrezioni, sempre raccontate da Dagospia, le più loquaci sarebbero proprio la Boschi e la Madia. L'argomento sarebbe sempre lo stesso: il ministro degli Esteri Federica Mogherini che a quanto pare non è "molto simpatica" alle sue colleghe di governo. Intanto tra un piatto di pasta e una pizza d'asporto con la Boschi&Co., Renzi ridisegna il suo cerchio magico. Secondo i rumors di Dagospia, si sarebbero rafferddati i rapporti con Marco Carrai e con Girogio Gori. Infine sarebbero gelidi i rapporti anche con Oscar Farinetti. Il patron di Eataly dopo aver fallito nella sua corsa ad un posto di ministro ha perso i contatti con palazzo Chigi. Oscar evidentemente non l'ha presa bene...