Grandi opere, grandi mazzette: Dall'Expo al Mose la mappa delle inchieste
Quando nel febbraio 1994 venne approvata la legge anti-tangenti si pensò di aver risolto tutti i problemi: procedure più rigorose e controlli inflessibili negli appalti avrebbero evitato che politica e imprenditoria potessero far affari sulle opere pubbliche a danno della collettività. Niente di più sbagliato. E la dimostrazione sono gli scandali scoppiati ultimamente sull'Expo, il Mose, la ricostruzione dell'Aquila, i Grandi Eventi, la Salerno-Reggio Calabria. Cosa non ha funzionato nella legge? Sergio Rizzo sul Corriere ricorda che la legge firmata dall'allora ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni venne approvata senza un articolo fondamentale: quello che riduceva il numero abnorme di soggetti pubblici titolari del potere di appaltare opere pubbliche. Dovevano essere 20 in tutto, uno per Regione e sottoposti a rigidi controlli, spinti fino alle dichiarazioni patrimoniali dei funzionari e dei loro familiari. La norma c'era nel testo originale, ricorda Rizzo, ma non in quello che uscì dal Parlamento. "Tutte le forze politiche erano contrarie", dice Luigi Giampaolino, l'ex presidente della Corte dei conti, "tutte". E così nel nostro Paese si contano 33 mila stazioni appaltanti: dai piccoli Comuni ai ministeri, passando per le università, i consorzi di bonifica, le comunità montante che hanno a che fare con un dedalo di nome incomprensibili perfino per i tecnici più raffinati. "Un brodo di coltura ideale per la corruzione", scrive Rizzo, "ed è la dimostrazione che quel cancro nessuno l'ha mai voluto seriamente sradicare". E così il malaffare dilaga in tutta Italia: da Nord a Sud passando per il Centro come dimostrano le grandi inchieste sotto i riflettori della cronaca in questi giorni.
Salerno -Reggio Calabria - Il caso emblematico è quello della Salerno-Reggio Calabria già costata 7,4 miliardi di euro e non ancora conclusa. L'ammodernamento della A3 è da tempo al centro di inchieste sulle infiltrazioni mafiose nelle queli sono stati coinvolti esponenti della 'ndrangheta, imprenditori, funzionari.
Grandi Eventi - Poi c'è l'inchiesta sugli appalti dei "Grandi eventi", ovvero i mondiali di Roma di Nuoto, il g8 alla Maddalena, il 150° dell'Unità di Italia, che ha coinvolta la cosiddetta "cricca" con al centro Diego Anemone e Angelo Balducci. Per la Finanza sono 450 i milioni finiti nelle casse delle imprese di Anemone a seguito dell'aggiudicazione degli impianti gestiti dalle strutture dirette da Balducci nel decennio dal 1995 al 2009. La scorsa settimana è stato sequestrato il Salaria Sport Village di Anemone.
Il dopo sisma - E ancora gli appalti per la ricostruzione dell'Aquila dopo il sisma del 2009: si indaga da anni e nel gennaio 2014 una nuova inchiesta sulle tangenti per gli appalti della messa in sicurezza e ricostruzione degli edifici ha portato all'arresto di 4 persone e a indagarne 8 tra cui il vicesindaco Roberto Riga. Tutti sono accusati di corruzione: secondo l'accusa la cifra complessiva dell'appropriazione indebita è di 1.628.000 euro.
Expo - Lo scandalo Expo è scoppiato l'8 maggio scorso con l'arresto di 7 persone tra cui Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. L'accusa parla di un patto per dividersi i lavori: un sistema che prevedeva per le imprese gli appalti e promozioni per funzionari disposti a favorire aziende raccomandate.
Mose - L'ultima, in ordine cronologico, è l'inchiesta sugli appalti del Mose, il sistema di dighe mobile per difendere Venezia dall'acqua alta, che ha coinvolto anche il sindaco Orsoni e l'ex governatore Galan. In manette sono finite 35 persone e 100 sono gli indagati: secondo l'accusa hanno "asservito totalmente l'ufficio pubblico agli interessi del gruppo economico-criminale". L'opera, che costa 5,5 miliardi di euro, avrebbe prodotto 25 milioni di fondi neri.