Capuozzo: “Ecco i nemici dei marò, dai politici ai giornalisti. E anche Napolitano è stato troppo morbido”
Intervista a cura di Adriano Scianca
“Abbiamo solo mantenuto la parola data!”. Il tono, più ancora che le parole in sé, di Salvatore Girone – il soldato italiano da due anni prigioniero in India insieme a Massimiliano Latorre – sembra destinato a scuotere i sonnacchiosi palazzi della politica e l’elefantiasi della diplomazia italiana. “Era il minimo che ci si potesse aspettare”, chiosa il giornalista Toni Capuozzo. che aggiunge: “In Italia i marò hanno molti nemici. E troppi sono stati molli. A cominciare da Napolitano”
Come interpretare lo sfogo di Girone? Un segno di stanchezza o un messaggio inviato a qualcuno?
«Direi entrambe le cose. Sfogo, peraltro, non inaspettato, direi. Dopo due anni in cui Girone e Latorre hanno dimostrato resistenza morale e grande dignità, era il minimo che ci si potesse aspettare».
Lei ha seguito bene la storia dall’inizio: qual è ora lo stato dell’arte della vicenda?
«Il problema, adesso, è la formazione del nuovo governo indiano. Io credo che non necessariamente la situazione con il nuovo esecutivo sarà più difficile da affrontare, anche se si tratterà di un governo nazionalista. In fin dei conti tutta la vicenda dei marò è nata all’interno del Partito del congresso. Anche il fatto che Sonia Gandhi fosse chiamata “l’italiana” ha portato gli indiani a essere talvolta più realisti del re…».
In Italia esiste un fronte di “nemici dei marò”?
«Sicuramente. A tutti i livelli. Ci sono state anche molte dichiarazioni forti, ma mai più che verbali. Sono stati rimandati in India dopo il secondo permesso violando la norma costituzionale che proibisce l’estradizione in un paese che abbia la pena di morte. Pensi che neanche uno straniero, per la legge italiana, può essere estradato in un paese con la pena di morte».
Chi sono, allora, questi nemici?
«Sono molti. Troppi sono stati a dir poco molli nell’affrontare la questione: dal Presidente Napolitano alle alte gerarchie militari, fino all’informazione, che ci ha permesso di conoscere meglio Avetrana piuttosto che quello che accadde a bordo dell’Enrica Lexie».
Ha detto anche Napolitano?
«Certo. Il Capo dello Stato ha sbagliato nell’aver fatto tornare i marò in India prima di aver avuto garanzie che nel loro caso non sarebbe stata applicata la pena di morte».
Anche le lentezze e le furbizie dell’India stanno dando torto a chi, per riflesso condizionato anti-italiano, invitava a non giudicare male una grande democrazia che sicuramente avrebbe dato tutte le garanzie del caso…
«Purtroppo le lentezze della giustizia indiana sono proverbiali. Ma su questo punto direi che l’Italia ha poco da pavoneggiarsi…».