Pd a pezzi tra Renzi e Quirinale. Ecco le strategie di D'alema per far fuori Bersani
di Claudio Brigliadori
Di tele politiche da tessere in gran silenzio e strategie da realizzare sottobanco. Massimo D'alema è uno dei massimi esperti della politica nostrana. Non a caso, Baffino gode della simpatia degli avversari più acerrimi, compreso Silvio Berlusconi, che sempre gli hanno riconosciuto queste capacità machiavelliche, mentre è guardato con un misto di sussiego, timore e rancore dai suoi compagni di partito. Ecco perchè ogni sua manovra scuote il Partito Democratico fin dalle fondamenta, tanto più in un momento di collasso strutturale. Più vicino a Renzi che a Bersani - La cronaca di giornata parla di un D'alema in visita a Palazzo Vecchio dal Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Sì, il rottamato per eccellenza, nemico numero uno di Bersani, in visita proprio a Renzi, che ha basato la sua campagna elettorale per le primarie sulla demolizione dell'ex premier. Un incontro cordiale, anche se rapido, a margine di una lezione tenuta da D'alema all'Istituto di Scienze umane sulla crisi dei partiti in Europa ( astenersi commentatori ironici ). Visita di cortesia, si sarebbe detto in altri momenti e con altri protagonisti. Ma non è questo il caso: il faccia a faccia, oltre che di disgelo, sa di spostamento di equilibri notevolissimo. "E' stato un errore non far votare Renzi per il Quirinale", accusa D'alema intervenendo sul caso intervenendo sulla scelta dei rappresentanti della Regione Toscana chiamati a eleggere il prossimo presidente della Repubblica italiana. Il Sindaco Renzi, infatti, ne ha fatto un caso politico, ha parlato di "telefonata da Roma" per far pressioni e di "doppiogiochisti" nel partito, tirando in ballo direttamente Bersani. Un clima di tensione, quindi, ormai esploso e che ha fatto parlare Dario Franceschini di rischio scissione nel Partito Democratico. Con l'aiuto di Silvio - E qui interverrebbe proprio la manovra di D'alema. Avvicinarsi a Renzi e, al contempo, picchiare duro su Bersani e il caso Quirinale, contribuisce a indebolire ulteriormente la posizione del segretario, già compromessa. Una voce sempre più pesante in largo del Nazareno riferisce di mire altissime da parte di Baffino: il Colle, addirittura, aprendo la strada di Palazzo Chigi niente meno che a Renzi. Il tutto, naturalmente, con il benestare di PDL e Silvio Berlusconi in persona. Nel giorno in cui Bersani si è tirato fuori dal dopo Napolitano, ("Io penso solo ai Colli piacentini"), anche D'alema ufficialmente l'ha fatto: "Io candidato? Non lo sono, il nome per il Quirinale lo sceglierà Bersani". Un cul-de-sac, insomma. Ma nello stallo assoluto passerà e tanto la posizione del Cavaliere. Un altro Gossip di Palazzo Chigi riferisce una battuta dell'ex. Pdl, oggi Fratelli D'Italia, Ignazio La Russa: "Io conosco il prossimo capo dello Stato". E' una donna e si chiama Salva di nome e Condotto di cognome". Battuta, per indicare l'eventuale "salvacondotto" che sarebbe stato richiesto dal Presidente Silvio Berlusconi in cambio di una stampella al Pd. E se quel salvacondotto fosse proprio D'alema??????!!!!!!!