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martedì 14 giugno 2016

Linus, addio radio. La svolta drastica, sceglie la politica: ecco che cosa farà

Linus, dalla radio alla politica: in campo per Sala?



Il direttore di Radio Dj Linus e il capo del centrosinistra in Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli, sono i nomi degli assessori che Beppe Sala ha annunciato per la sua giunta. Anche l’ex ministro Emma Bonino si occuperebbe di Milano in caso di vittoria del centrosinistra: "Diventerà la mia principale consigliera per la politica internazionale", dice Sala in un’intervista a Repubblica. "Penso all’area del Mediterraneo e a quella del Medio Oriente per capire le enormi possibilità di investimento, crescita turistica, capacità di fare rete tra università e ricerca che ha una città come Milano. E non c’è nessuno che come Emma Bonino conosca questi pezzi di mondo. Verificheremo più avanti il suo grado di coinvolgimento istituzionale, ma lavorerà con me", spiega Sala.

I ruoli - "Linus può aiutare la città su molti fronti: ha una grande conoscenza dei giovani e può fare tanto anche per la creatività, gli eventi su cui Milano deve continuare a puntare, lo sport. Ambrosoli, invece, può dare una mano sulla partecipazione, sulle regole, su una scommessa come la Città metropolitana e il rafforzamento dei municipi. E poi c’è il rapporto con la Regione: è fondamentale se vogliamo curare i problemi profondi delle case popolari, ragionare su larga scala di mobilità e trasporti, fare del futuro dell’area Expo una occasione vera di crescita". Addio radio? Forse. Di sicuro, Linus, si è schierato. Chissà cosa ne penseranno molti dei suoi fan...

Dramma Hollywood: ricordate il pupazzo Alf? Lotta tra la vita e la morte / Foto

In coma l'attore che in tv interpretava il pupazzo Alf



Chi ha più di trenta-trentacinque anni se lo ricorda Alf, il pupazzo-alieno che negli anni '80 e nei primissimi '90 era presenza fissa tra i telefilm dati in tv. Un alieno ironico e simpatico. Negli Usa fu un successo enorme, da noi un po' meno. Sono passati circa 25 anni dagli ultimi suoi passaggi in tv e dagli Stati Uniti arriva la notizia che Alf lotta tra la vita e la morte. No, non il pupazzo, ma l'attore che per anni gli ha dato vita stando al suo interno: il nano ungherese Mihali Meszaros. Alto 83 centimetri, Mihali, che oggi ha 76 anni, è stato trovato privo di conoscenza nel bagno della sua abitazione di Los Angeles. Ora è in coma. Già otto anni fa aveva avuto problemi di salute, quando era stato vittima di un ictus.

Salvatore Parolisi, ora è davvero finita: la condanna-mazzata in Cassazione

Parolisi, ora è finita: la condanna-mazzata in Cassazione



È stata confermata in Cassazione la condanna a 20 anni di reclusione per Salvatore Parolisi per l’omicidio della moglie Melania Rea. Gli avvocati avevano fatto ricorso in Cassazione per la seconda volta, dopo che gli ermellini avevano già in parte annullato la prima condanna di secondo grado escludendo l’aggravante della crudeltà. Il secondo grado bis era stato poi celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno ed era terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

È il 18 aprile 2011 quando Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dove è andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno in uno chalet. Nessuno però, si apprenderà in seguito, l’ha mai vista entrare.

È lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme: Parolisi chiama i soccorsi e fa scattare le ricerche. Il corpo della donna viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo.

L’autopsia, eseguita dal medico Adriano Tagliabracci, appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Accanto al corpo di Melania viene trovato il suo cellulare con la batteria scarica. Poi viene ritrovata anche un’altra sim card. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa. Poi, non si hanno più segnali. Parolisi non viene da subito iscritto nel registro degli indagati. L’avviso di garanzia gli viene notificato il 29 giugno 2012, a più di due mesi dall’omicidio della moglie Melania.

L’arresto arriva invece quasi un mese dopo: a chiederlo il procuratore di Ascoli Piceno Michele Renzo e il sostituto Umberto Monti. A disporlo il gip Carlo Cavaresi, che il 19 luglio lo fa arrestare. Per il primo giudice che lo spedisce dietro le sbarre, Parolisi avrebbe ucciso la moglie Melania Rea a causa della situazione che si era creata con l’amante, la soldatessa Ludovica Perrone. La misura cautelare in carcere verrà confermata dalla Corte di Cassazione il 28 novembre del 2011: a 7 mesi dal delitto la prima sezione penale della Suprema Corte respinge il ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che chiedeva di ribaltare l’ordinanza del Tribunale del Riesame ell’Aquila. Giudicato con rito abbreviato, concesso il 12 marzo del 2012 dal giudice Marina Tommolini, Parolisi viene condannato all’ergastolo il 26 ottobre del 2012.

Il caporalmaggiore dell’Esercito viene condannato al massimo della pena, con isolamento diurno, per l’omicidio della moglie dal gup Marina Tommolini. A Parolisi il Gup commina anche tutte le sanzioni accessorie, compresa la perdita della patria potestà genitoriale, stabilendo inoltre il pagamento di una provvisionale di un milione a favore della figlia Vittoria e di 500mila euro per i genitori di Melania. Il 30 settembre 2013 arriva la sentenza di secondo grado: Parolisi viene condannato a 30 anni dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila per l’omicidio della moglie Melania Rea.

Nel ricorso presentato dai suoi legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, insieme anche al noto penalista Titta Madia, la difesa di Parolisi chiede alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di condanna. Il 10 febbraio 2015 la Cassazione annulla l’aggravante della crudeltà nei confronti di Salvatore Parolisi. Quindi il secondo grado bis, celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno, terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

L'Italia gode, un esordio da sogno Giak-Pellè, Belgio KO

L'Italia gode, un esordio da sogno. Giak-Pellè, Belgio KO



Meglio di così non poteva iniziare. L'Italia batte il Belgio 2-0 all'esordio ad Euro 2016. Un trionfo, a Lione. Anzi, un tripudio. I ragazzi di Antonio Conte hanno piegato l'osso più duro del girone, battuto con grande merito. Un ottimo primo tempo con il gol di Giaccherini che ci porta in vantaggio, nella ripresa il raddoppio di Pellè, che si fa perdonare un paio di errori di troppo. Il 2-0 arriva dopo lunghi minuti di sofferenza, in cui il Belgio - la squadra numero 1 nel ranking Uefa, bene ricordarlo - ci aveva messo alle corde, più sul piano del gioco che su quelle dello occasioni (Lukaku prima e Origi poi, però, hanno fatto tremare il Belpaese, ma la palla non è finita in rete). Una grande Italia, una grande difesa e anche un grande attacco, quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: azzurri cinici e spietati, anche se le reti non sono arrivate nelle uniche occasioni da gol che abbiamo avuto.

Tra i migliori in campo sicuramente Giaccherini, autore del gol e di grandiose sgroppate sulla fascia. Poi un Leonardo Bonucci assolutamente monumentale, sempre puntuale in difesa: una diga, un combattente che finisce la partita con i crampi, è lui il migliore in campo. Bene anche Chiellini. Tra chi delude, almeno un poco, ecco Darmian, un De Rossi apparso stanco ed Eder. Al posto dell'interista, al 75esimo è entrato Ciro Immobile, che ha subito dimostrato di avere un'altra marcia: ha sfiorato la rete con un missile da fuori area e ha corso per cinque. Un messaggio chiarissimo, quello di Ciro, a mister Conte.

Poi le reti, entrambe meravigliose. La prima al 32esimo del primo tempo, di Giaccherini: stop alla Ronaldinho a tu per tu con Courtois, infilato di destro. Ma occhio al lancio, da Becknbauer, o Pirlo fate voi: una precisione millimetrica. Lancio di chi? Sempre lui: l'immenso Bonucci. Il raddoppio nella ripresa, nel momento più duro della partita, così come solo le grandi squadre sanno fare. Dopo l'ennesimo contropiede - che bello, vedere l'Italia correre in contropiede - Candreva s'inventa un assist per Pellè: la punta tira al volo, una botta precisissima che s'insacca in rete. Triplice fischio. L'Italia in festa. Forse nessuno si aspettava un esordio del genere. Buona la prima, anzi buonissima: siamo primi nel girone a tre punti, a quota un punto Svezia e Irlanda, che hanno pareggiato nel pomeriggio. Ma soprattutto lo spauracchio-Belgio è a zero. Già, lo abbiamo battuto. Sul campo. Senza appello.

lunedì 13 giugno 2016

Pubblicate le lettere di Enzo Tortora: l'accusa pesante ai vip della televisione

Pubblicate le lettere dal carcere di Tortora: la frase sui colleghi che sconvolge tutti 



Sette mesi lunghissimi, infiniti, che travolsero la vita di Enzo Tortora. Dal giorno dell’arresto, il 23 giugno del 1983 fino al gennaio del 1984 il noto presentatore televisivo, accusato di avere legami con la camorra, cominciò a scrivere una serie di lettere alla sua compagna Francesca Scopelliti che oggi vengono pubblicate nel libro “Lettere a Francesca”. Sono lettere - scrive Repubblica - inedite da cui trapela tutta l’umanità di Tortora. “Guarda per me il mare”, le scriveva e ancora: “Ci si sente umiliati fino al midollo”.  Nelle lettere c’è tutta la rabbia, lo sgomento e anche il dolore fisico per la grossa ingiustizia che ha subito dalla giustizia italiana. Tortora non si dà pace. "La lotta fra me, innocente, e l'accusa, impegnatissima a dover dimostrare il contrario (un altro aspetto di questa farsa italiana), durerà a lungo" scrive. "Non hanno niente in mano" e poi l'accusa ai magistrati "Solo tre categorie di persone (ho scoperto) non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati".

Le condizioni tremende - Scrive frasi come: “Sto pensando di chiedere il cambio di cittadinanza, questo Paese non  è più il mio)”. E non risparmia la sua rabbia verso i colleghi, quelli che in teoria avrebbero dovuto dargli sostegno: "Non mi parlare della Rai, della stampa, del giornalismo italiano. E' merda pura". C’è molta dell’umanità di Tortora. Lui chiama Francesca “mio caro amore”, oppure: “Cicciotta”. Poi descrive le condizioni aberranti del carcere: "Ci pigiano in sette in pochi metri", "Chissà perché si dice 'al fresco' io muoio di caldo in cella". Sei al cesso, un buco apposito consente loro di vederti".

Giada, l'italiana che andrà a Miss Mondo

Miss Italia Mondo 2016: la bellezza è la calabrese Giada Tropea



Calabrese, 17 anni, 175 centimetri di altezza, occhi e capelli castani. È Giada Tropea la bellezza mediterranea che rappresenterà l'Italia a Miss World, il più antico e prestigioso concorso di bellezza del pianeta. Originaria di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, Giada Tropea, è stata eletta a Gallipoli sul palco del Teatro Italia. La serata è stata condotta da Paolo Ruffini, affiancato dalla bellissima Claudia Russo, Miss Mondo Italia 2008. “Dedico questa vittoria alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicina, che ha sempre creduto in me e che mi ha supportata ovunque e comunque”, sono state le prime parole pronunciate dalla nuova Miss Mondo Italia 2016, che ha ereditato la fascia da Greta Galassi. Dopo le passerelle, Giada ha altri piani per il suo futuro: “Ora studio al liceo scientifico. Poi vorrei fare la facoltà di Medicina, specializzandomi in Neurologia: il cervello e il suo funzionamento mi hanno sempre affascinato”.

Socci, il sospetto su Cav e Ratzinger Sono vittime dello stesso complotto

Socci, il sospetto terrificante: complotto contro Cav e Ratzinger


di Antonio Socci



Robert Spaemann e Josef Seifert, due filosofi cattolici, amici e collaboratori di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, demoliscono l'Amoris laetitia (e il pensiero) di Bergoglio. Il cardinale Mueller definisce «eretica» l'affermazione di «uno dei più stretti consiglieri» di Bergoglio. Mentre il catto-conservatore americano George Weigel, che sta con Bergoglio, se la prende con Benedetto XVI perché è ancora «papa emerito», mentre - secondo lui - doveva tornare semplicemente vescovo.

Sono fatti di questi giorni. Nella Chiesa è in corso un terremoto. Ma per capirlo bisogna partire dagli antefatti. Non era mai accaduto, in 2000 anni, che un papa iniziasse il suo pontificato dicendo: «Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi».

Per un curioso caso proprio quel papa, senza alcun grosso motivo dichiarato, poi «rinuncia» al ministero (il diritto canonico lo ammette, ma per gravissimi motivi).

Tuttavia decide - primo nella storia - di essere «papa emerito», dicendo nel suo ultimo discorso: «La mia decisione di rinunciare all' esercizio attivo del ministero, non revoca questo».

Fu vera rinuncia? Nel febbraio del 2014 pubblicai su Libero un' inchiesta su questa domanda e sulle cause di quella vicenda misteriosa, anche perché era evidente che Ratzinger non aveva problemi di salute.

Un vaticanista andò a disturbarlo. E alla domanda sul perché era rimasto papa emerito (invece di tornare vescovo), si sentì rispondere: «Il mantenimento dell' abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c' erano a disposizione altri vestiti».

La veste misteriosa - Una raffinata e ironica elusione della domanda: come si poteva credere che, invece di tornare vescovo (come di prassi), Benedetto fosse rimasto papa per motivi sartoriali? In tutto il Vaticano non c' era una tonaca nera? Una tale risposta faceva capire che, in quel momento, il papa non poteva ancora parlare e c' era un mistero. Solo ora, dopo tre anni, i veli finalmente si stanno squarciando.

Il 21 maggio scorso infatti mons. Georg Gaenswein, segretario di Ratzinger, ha tenuto un' esplosiva conferenza dove ha ribaltato la «tesi sartoriale», rivelando che dal 2013 c' è un «ministero (petrino) allargato. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l' appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è "Santità". Egli non ha abbandonato l' ufficio di Pietro, egli ha invece rinnovato quest' ufficio». Inoltre siamo in «una sorta di stato d' eccezione» e quello di Benedetto è un «pontificato d' eccezione». Il fulmine di quel giorno su San Pietro? «Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica». Gaenswein ha pure spiegato che Benedetto non si è dimesso per la vicenda Vatileaks: «Quello scandalo era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto piú grande il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto». Dunque tutt' altro che un banale andare in pensione con la veste bianca perché era nell' armadio. Oggi si scopre che si tratta di un «passo di millenaria portata storica» in cui Benedetto «non ha affatto abbandonato questo ministero».

Il terremoto in corso nella Chiesa ruota attorno a questi eventi. Ma va letto all' interno di un complicato scontro geopolitico e ideologico planetario.

In esso c'è anche la chiave per capire i fatti politici degli ultimi anni: l' egemonia tedesca della Ue che ha terremotato la nostra economia; la defenestrazione di Berlusconi del 2011 e l' arrivo di Monti e Renzi; la criminalizzazione e l' isolamento di Putin; il tumulto per la Brexit (forse pure il crollo del prezzo del petrolio).

L'alleanza proibita - I contorni di questa guerra non convenzionale emergono ora grazie al tramonto di Obama, all' irrompere dei cosiddetti «populismi» che in Europa sono nati per reazione alla Ue tecnocratica (tedesca) e grazie al terremoto rappresentato dal successo di Trump, un corpo estraneo per la Casta americana, fatta di Democratici, di Wall Street e (alcuni) Repubblicani.

In sintesi l' obiettivo strategico della Casta americana - rappresentata da Obama e dalla Clinton - è impedire che si saldi la storica alleanza fra Europa e Russia che farebbe la fortuna di entrambe: la prima ha un' enorme potenza tecnologica e industriale, la seconda è un immenso scrigno di risorse naturali. Una tale alleanza euro-asiatica, di 800 milioni di persone unite da una storia che affonda le sue radici nel cristianesimo (fortemente riscoperto nella Russia di Putin), diventerebbe inevitabilmente interlocutrice della Cina (il più grande mercato del pianeta) e produrrebbe di fatto un mondo multipolare.

Gli Usa hanno cercato di far saltare questa prospettiva anzitutto destabilizzando alcuni paesi ex sovietici, in particolare l' Ucraina, sostenendo lì regimi antirussi. Poi costringendo l' Europa a imporre sanzioni economiche alla Russia per isolare Putin (sanzioni che all' Italia costano tantissimo). Infine cercando addirittura di allargare la Nato fino ai Paesi baltici, con strategie aggressive e provocatorie (come le esercitazioni militari Anaconda 2016 di questi giorni). Lo scopo è creare un corridoio che dall' Europa occidentale arriva fino all' Asia (l' Ucraina è fondamentale).

Questa strategia americana presuppone però un' Europa unificata sotto la Germania, come tecnocrazia, e sotto un' ideologia «liberal» (ovvero laicista), per isolare Putin. Per conseguire tale obiettivo dovevano essere spazzati via i soggetti estranei a questo progetto. Per esempio - in Italia - quel Berlusconi che prendeva le distanze dalla tecnocrazia Ue e propagandava l' amicizia e l' alleanza con Putin. Silurato.

Ieri il «populista» Nigel Farage ha fatto la «vera storia d' Europa» di questi anni in una mirabolante intervista al Corriere della Sera dove spiega come siamo diventati «una colonia tedesca». Ma uno degli intoppi per questo progetto era rappresentato anche dalla Chiesa di Benedetto XVI. Paradossalmente il papa tedesco era un ostacolo per una Ue a guida tedesca, sotto l' egemonia «liberal» obamiana.

Fu prospettato a Benedetto XVI di accettare una «riunificazione ecumenica» con i protestanti del Nord Europa e del Nord America per dar vita a una sorta di «religione comune dell' Occidente». Per la Chiesa Cattolica significava sciogliersi nel minestrone del pensiero unico «politically correct». 

Diventando un irrilevante museo folk in un' Europa «multiculturale». A questa «dittatura del relativismo» Benedetto XVI disse no. Rispose: finché ci sono io non accadrà. Il «caso» volle che dopo un po' sentì venir meno il vigore e fu costretto a rinunciare all'«esercizio attivo» del ministero petrino (rinuncia a metà?).

Dentro la Chiesa - ha spiegato Gaenswein - era in corso un «drammatico scontro» fra la fazione progressista e quanti seguivano Ratzinger nella sua lotta contro «la dittatura del relativismo». I progressisti persero al Conclave del 2005, ma, dopo la rinuncia, vinsero nel 2013.

Religione imperiale - Ora papa Bergoglio ha fatto sua l' Agenda Obama. Il 18 maggio, a Washington, al Catholic-Evangelical Leadership Summit, Obama ha affermato che le chiese devono lasciar perdere i «temi divisivi» come aborto e matrimoni gay e dedicarsi al problema della povertà. L' Impero vuole una Chiesa «assistente sociale» che consola i perdenti nell' ospedale da campo dei poteri forti, ma non disturba i manovratori.

La candidata Hillary Clinton un anno fa, a un convegno di femministe abortiste, ha addirittura affermato: «I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e i pregiudizi strutturali devono essere modificati».

Le chiese dunque devono arrendersi al laicismo «liberal» dell' Impero. Di fatto Bergoglio ha abbandonato i «principi non negoziabili». E ora lui, da sempre in ottimi rapporti con i protestanti americani, si prepara al viaggio del 31 ottobre in Svezia per celebrare Lutero e «ricucire» a 500 anni esatti dallo scisma. Prove di nuova religione imperiale?

Occhio, arriva la bomba di caldo africano Massime fino a 42 gradi: dove e quando

Meteo, arriva la bomba di caldo: fino a 42 gradi in Sicilia



Estate sì, estate no. Poche volte l'arrivo della bella stagione è stato incerto come quest'anno. E non solo in Italia, visto che nelle scorse settimane il maltempo ha investito ripetutamente diverse zone d'Europa. Ora, però, l'estate sembra irrompere a tutta a birra, almeno nella parte centro-meridionale della nostra Penisola. A partire dalla giornata di mercoledì, infatti, l'anticiclone africano risalirà prepotentemente lo Stivale, interessando Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Abruzzo e Molise in modo particolare. Così, mentre al Nord ancora la settimana che si è appena aperta proseguirà all'insegna dell'instabilità, nel meridione le temperature cresceranno esponenzialmente: Già nella giornata di mercoledì si registreranno massime comprese tra i 30 e i 34 gradi e nei giorni successivi si toccheranno picchi di 35-38 gradi. Ma il culmine di questa prima vera ondata di caldo africano lo si toccherà nel fine settimana nelle zone interne della Sicilia, dove si registreranno fino a 40-42 gradi di massima. Temperature in lieve rialzo anche al Nord, con massime tra i 25 e i 27 gradi ma con un tempo comunque ancora all'insegna della instabilità.

L'everydance di Sant'Arpino conquista il Teatro Olimpico di Roma

L'everydance di Sant'Arpino conquista il Teatro Olimpico


di Mario Setola



The Everydance centro studi danza di Sant'Arpino diretto da Antonietta Schmitz Genovese e Cristina Monticelli colleziona ancora successi. Gli allievi del centro hanno partecipato al festival ballet-ex concorso nazionale dedicato all'interpretazione classificandosi 2 nella categoria modern seniores con una coreografia originale di Cristina Monticelli. L’evento si è tenuto l’altro giorno presso il teatro olimpico di Roma. I complimenti anche degli esperti capitolini alle ragazze Carolina Dell'aversana, Federica Cuzzaniti, Mattia Capasso, Assunta Silvestre, Alessia Silvestro, Alessia Compagnone, Vincenza Dell'aversana, Anna Saviano, Maria Vittoria Cristiano, Theresa Crescenzo, Raffaella orefice , Claudia Canciello , Nicla di santo , Matteo de Cristofaro , anna Fusco , rosa Auletta, Imma Buonanno, Marta Granata, Floriana Papa, Rita Gargiulo. Il titolo della coreografia, sapientemenete creato dalla brava e bella Cristina Monticelli, è "asylum - la bottega delle bambole ". 

Giachetti nei guai: spunta la megavilla E parte l'accusa: "Così frega il Fisco"

La villa extralusso che inguaia Giachetti. Il sospetto: "Così frega pure il fisco"


di Giulio Zannini



«La campagna del Movimento 5 Stelle è disperata, scappano dai confronti e seminano bufale». Roberto Giachetti lascia intendere di voler mettere da parte materiale per i legali e magari per valutare qualche querela. Di là dai toni dei pentastellati e dalle repliche, la vicenda dei «casaletti» di Subiaco, località montana in provincia di Roma, corre il rischio di tagliare definitivamente le gambe al candidato del Partito democratico nella corsa alla guida della Capitale. A sette giorni dal ballottaggio, il duello con Virginia Raggi è sempre più ruvido e ora Giachetti potrebbe finire sotto le macerie delle sue abitazioni. Con la casa, del resto, si sono rovinati in tanti, fra i politici.

Basta ricordare la casa comprata «a sua insaputa» con il contributo esterno da Claudio Scajola, alle polemiche dell' appartamento con affitto pagato da Marco Carrai per Matteo Renzi e, ovviamente, l' immobile a Montecarlo col quale Gianfranco Fini ha chiuso, di fatto, la sua storia da parlamentare.

Di cosa stiamo parlando? La scorsa settimana nel confronto tv con gli altri candidati a sindaco di Roma, il vicepresidente della Camera aveva dichiarato di possedere due «casaletti» a Subiaco. Ma il tentativo di agire con la massima trasparenza gli sta tornando indietro come un pericoloso boomerang. Con alcune inchieste giornalistiche che hanno portato alla luce elementi discordanti con le affermazioni di Giachetti.

Il quale - ecco un rapido resoconto della vicenda - nel 2002 aveva acquistato un terreno a Subiaco, più precisamente in località Torretta dei Galli. L' affare dell' ex radicale riguardava un appezzamento in cosiddetta «area boschiva» nel cuore dei monti Simbruini, dove insistono più vincoli, tra i quali, secondo il Piano territoriale paesistico della Regione Lazio, quello di «Paesaggio naturale». A quel tempo, secondo il Catasto, sul terreno c' era solo un piccolo casale rurale di 6,5 vani, registrato come casa popolare. Nel luglio del 2006 il casale viene ristrutturato e i vani diventano 9, per 165 metri quadrati di superficie coperta. La categoria catastale non cambia. Nel frattempo spunta un nuovo casale di cinque vani accatastato come abitazione civile. Il secondo casale, dopo una serie di lavori, passa da cinque a 7,5 vani mentre ora al posto del casaletto c' è una nuova struttura della grandezza di 179 metri quadri e un' altra struttura di altri 317 metri quadri: un totale di 16,5 vani e 661 metri quadrati. A cui qualche tempo fa si è aggiunta una piscina, costruita con la demolizione e la ricostruzione di un fabbricato per lavori del valore di 500mila euro. Dall' amministrazione comunale hanno spiegato che «l' aumento di cubatura è stato fatto grazie al piano casa della Regione Lazio». A naso, sembrerebbero esserci, però, delle discordanze tra le superfici: l' ampliamento, insomma, sarebbe extralarge. Al Comune hanno detto che «non è possibile che sia così grande» mentre hanno spiegato che la piscina è «una pertinenza» e dunque tutto in regola.

Stando a quanto sostengono gli abitanti di Subiaco e pure dai rilievi fotografici pubblicati in pagina, l' operazione dell' immobiliarista Giachetti è destinata a diventare qualcosa di diverso da una villetta familiare. Tra le ipotesi, una Rsa (ovvero una residenza sanitaria assistenziale) magari per gli anziani; oppure, più verosimilmente, un agriturismo. Del resto, sarebbero stati costruite cinque camere con altrettanti bagni e, considerando la piscina, la struttura pare più destinata a ospitare villeggianti che anziani bisognosi.

La polemica coi grillini, si diceva. «Ma sì, poca roba, che saranno mai due casaletti a Subiaco. Se poi somigliano a una villa con piscina e due fabbricati per un' estensione di oltre 650 metri quadrati, ahò, pazienza. Però qui gatta ci cova, signori miei». È durissima la deputata Paola Teverna: «A noi risulta che con tutto questo accrocco di furbate Giachetti oggi paga solo 1/3 dell' Imu che dovrebbe pagare, ovvero circa 1.300 euro l' anno invece di 4.500.

Avete capito l'uomo che ha una storia? L'uomo delle liste all' antimafia? L'uomo in motorino (ma che sembra un' astronave)? Fa tanto la predica, si erge a cattedra morale del bene comune e poi la fa sotto il naso ai cittadini».

Terribile agli Europei, un volo pazzesco Il botto e la tragedia: un Paese è in lutto

Terribile lutto agli Europei, una tragedia assurda: un intero Paese sconvolto



Arriva la prima tragedia per gli Europei in Francia. Un tifoso dell'Irlanda è morto la notte scorsa a Nizza. Secondo la rete all news Bfm Tv, l'uomo era ubriaco ed è caduto da un parapetto precipitando per oltre otto metri.

Denuncia-bomba: "Elezioni truccate" Parla il candidato, terremoto politico

Bomba sul voto: elezioni truccate. La denuncia: quanto costa ogni voto



Un nuovo scandalo sta per travolgere le elezioni comunali a Roma. La denuncia arriva da un candidato nella lista Noi con Salvini, Daniele Dragone, che era in corsa per un posto nel Consiglio comunale. In un'intervista al tempo, Dragone lancia una bomba devastante: "Un voto a Roma si compra con dieci euro". L'uomo ha raccontato di essere stato contattato al telefono da uno sconosciuto che l'ha chiamato con un numero anonimo già nel corso della raccolta delle firme per la presentazione delle candidature. "Sono stato raggiunto telefonicamente un paio di volte prima delle elezioni - ha detto Dragone - All'inizio mi ero candidato a sindaco di Roma presentando 340 candidati tra Municipi e Comuni. In questa occasione mi hanno chiesto se mi servivano le firme per presentare le liste".

Secondo la storia di Dragone, l'intero voto romano potrebbe essere stato completamente inquinato da un "mercato delle vacche", dove i bovini sono gli elettori raggruppati in pacchetti da piazzare per un candidato pagante: "Milletrecento fime con otto-novecento euro, così mi hanno detto - ha aggiunto il leghista - Con questo pacchetto sarei potuto andare al Comune e presentare il simbolo con le firme dei cittadini per questa mia pseudocandidatura. Qualche mese dopo sono stato chiamato per acquistare i voti: a dieci euro potevo guadagnare cinquemila voti spendendo cinquantamila euro".

Dragone ha detto di aver sempre rifiutato l'offerta, anzi ora è pronto a spiattellare tutto ai giudici: "Sto preparando la denuncia. Sto acquisendo altro materiale". Il suo sospetto è che però tanti altri abbiano accettato quella scorciatoia e individuarli non sarebbe complicato: "Dicevano che potevano arrivare a un massimo di cinquemila voti. Credo che sia il bacino massimo che possono dare come disponibilità. Ripeto: c'è il mercato delle vacche, se magari questo gruppo di persone può garantire centomila voti, questi probabilmente verranno divisi tra vari candidati". Difficile immaginare che un movimento di voti del genere possa essere gestito da una sola persona: "La struttura è da verificare. Ma se andiamo a verificare però le firme presentate nelle varie liste di competizione elettorale secondo me ne vedremo delle belle".

giovedì 9 giugno 2016

Regeni, spunta una pista inglese: tre sms nelle ore del rapimento

Caso Regeni, il mistero dei tre sms nelle ore della scomparsa



Il 25 gennaio scorso, tra le 19.30 e le 20.30, orario compatibile con la scomparsa al Cairo di Giulio Regeni, da un telefono inglese partirono tre sms diretti ad altrettanti cellulari egiziani agganciati alle stesse celle attraversate in quel momento dal ricercatore friulano. E all’una e 45 della notte tra il 2 e il 3 febbraio, da un’altra utenza inglese partì un messaggino diretto a un cellulare egiziano agganciato nel quartiere ’6 Ottobre', dove qualche ora dopo fu ritrovato il cadavere del 28enne italiano. Partono da questi contatti, finora inediti, i nuovi accertamenti della Procura di Roma che pochi giorni fa ha ottenuto dall’autorità egiziana una parziale sintesi del traffico delle celle telefoniche, più volte sollecitato nelle due rogatorie. Gli esperti di Ros e Sco sono ora al lavoro per dare un nome ai titolari delle due schede telefoniche inglesi, attività che l’Egitto non può fare non avendo un rapporto di collaborazione giudiziaria con Londra.

Beppe Sala, le foto della vergogna: cosa fa con l'auto in pieno centro a Milano / Guarda

Beppe Sala, le foto della vergogna: cosa fa con l'auto in pieno centro a Milano



Beppe Sala pizzicato. Il candidato sindaco di Milano del Pd, ex manager di Expo, cosa fa il giorno dopo la competizione elettorale? Lo rivela Dagospia: si è preso caffè e cornetto al bar ma è scivolato sul più banale dei gesti da italiano medio: l'auto in doppia fila alla Lapo Elkann. Le foto su Dago documentano la trasgressione stradale del piddino. Chissà a cosa stava pensando. Forse a Stefano Parisi che lo ha quasi rimontato...? 

MUTUO DA INCUBO Casa, torna una tassa Botta su milioni di italiani

Hai un mutuo? Torna una tassa. Mazzata contro gli italiani



Se la stangata per i padroni di casa arriverà, non sarà di certo ora che gli italiani devono votare al ballottaggio, né tantomeno a ottobre, quando Matteo Renzi si giocherà il tutto per tutto con il referendum costituzionale. Per quanto penzolante però la spada sulla testa di quasi quattro milioni di proprietari di casa è una minaccia concreta che potrebbe spuntare nella prossima legge di Stabilità. Come riporta il Giornale, il governo ha in mente di aumentare le tasse usando il trucco della cancellazione di una spesa fiscale. Se il governo vuol dare seguito alle promesse di tagliare l'Irpef e dare un bonus ai pensionati, dovrà necessariamente andare a pescare nel labirintico mondo delle deduzioni e detrazioni. Un ginepraio di 800 opzioni che vale 300 miliardi di euro. Una cifra che fa gola al governo, deciso a imporre un limite all'importo massimo di deduzioni possibili, in proporzione al reddito.

Le prime indiscrezioni parlano di un limite di 1500 euro per un reddito di circa 30 mila euro, ben più severo di quanto aveva immaginato e mai messo in pratica il governo di Mario Monti. Dal ministero dell'Economia e Finanza provano a frenare le voci, rassicurando che le detrazioni più delicate da un punto di vista sociale non dovranno essere considerate, ad esempio quelle da lavoro dipendente e sui carichi familiari. Non dovrebbero rischiare neanche quelle legate agli sgravi sanitari e le ristrutturazioni edilizie.

Le brutte notizie arrivano per chi ha acceso un mutuo per l'acquisto della casa. Nel mirino del governo ci sarebbero le detrazioni che oggi permettono di scalare il 19% degli interessi passivi per il mutuo. Una casistica che andrebbe a colpire circa quattro milioni di contribuenti.

5 Stelle, piano per prendersi l'Italia Retroscena: i nomi dei nuovi grillini

Il piano per prendersi l'Italia: i nomi dei nuovi grillini



Il Movimento cinque stelle si sta preparando per vincere le elezioni politiche e lo sta facendo muovendosi parallelamente su due binari. Da una parte, riporta il Corriere della Sera in un retroscena, coinvolgendo a livello locale gli esponenti pentastellati moderati che possono rafforzare il partito sul territorio, dall'altra, coinvolgendo professori universitari e imprenditori/manager per la stesura di un programma economico e per capire quali sono le loro esigenze.

Così, mentre si lavora per i ballottaggi - l'altro ieri martedì 7 giugno c'è stato un vertice virtuale via Skype tra lo staff della comunicazione, Virginia Raggi e Chiara Appendino, nel movimento dopo questo primo risultato elettorale sta prevalendo la linea pragmatica di Luigi Di Maio e di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, la cui consulenza è fondamentale per il Movimento.

In particolare a livello locale, potrebbero acquisire maggior peso alcuni esponenti regionali che ricalcano più da vicino i profili di Appendino e Raggi, come Giancarlo Cancelleri (che sarà lanciato come candidato governatore in Sicilia), Stefano Buffagni e Valeria Ciarambino, chiamati a intervenire su aree come Lombardia e Campania dove il Movimento non ha raccolto molti consensi. Da tempo sono poi in corso incontri con docenti universitari e col mondo delle imprese: gli economisti della Bocconi sono stati interpellati per essere eventualmente coinvolti nella stesura di un programma economico, le imprese per capire quali siano le priorità su cui agire. "Ci stiamo organizzando, serve tempo", dicono dal Movimento.

L'accusa: "Hanno taroccato le elezioni" Trema il Pd: perquisita la sede del partito

Trema il Pd: carabinieri nella sede di Napoli. L'accusa: "C'è stata corruzione elettorale"



I militari dei Carabinieri stanno perquisendo la sede del Partito democratico di Napoli. Secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa, gli inquirenti stanno indagando con l'ipotesi di corruzione elettorale di un candidato al consiglio comunale e uno in un municipio. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto di Napoli Alfondo D’Avino e dal pm Francesco Raffaele, i politici locali coinvolti promettevano posti di lavoro nell’ambito del progetto regionale Garanzia Giovani in cambio di voti all’ultima tornata elettorale.

mercoledì 8 giugno 2016

Doppio canone Rai, la mazzata: a rischio 23 milioni di case italiane

Doppio canone Rai, a rischio 23 milioni di case


di Sandro Iacometti



La lotteria del canone Rai in bolletta è ufficialmente partita. E le vittime si preannunciano numerose. La pubblicazione, sabato 4 giugno, in Gazzetta Ufficiale dell' attesissimo decreto attuativo del ministero dello Sviluppo (era previsto per il 15 febbraio e porta la data del 13 maggio) ha confermato la scorciatoia che sarà utilizzata dal fisco per far scattare la presunzione di possesso della tv e quindi l' addebito sulla bolletta elettrica dei 100 euro di canone (in 10 rate, ma solo per quest' anno con rata unica di 70 euro e poi 30 euro rateizzati). «Per la coincidenza del luogo di fornitura di energia rispetto alla residenza», si legge, «le informazioni sono desumibili direttamente dai contratti della tipologia clienti residenti e dai contratti della tipologia altri clienti domestici». Per questi ultimi l' Agenzia delle entrate incrocerà i dati del contratti con quelli anagrafici, per i primi, invece, non sarà fatto alcun controllo, dando per scontato che il titolare dell' utenza residenziale domestica abiti nel luogo di fornitura dell' energia. Equazione per nulla pacifica.

Come scrive il garante della privacy nel suo parere al decreto ministeriale del 27 aprile scorso, «suscita perplessità la scelta di individuare i soggetti obbligati al pagamento del canone, automaticamente e in via presuntiva, attraverso i dati relativi alla tipologia di tariffa applicata per l' erogazione dell' energia (...) senza effettuare preventive verifiche con i dati di residenza presenti in anagrafe tributaria». Il problema è che i dati dei contratti sono spesso fasulli. La tariffa, scrive sempre il garante, «risulta applicata dalle imprese in base alla mera richiesta del cliente», senza richieste di autocertificazione né verifiche a campione. Con le disposizioni previste dalla legge di stabilità e dall' autorità dell' energia, che introducono il vincolo, pubblicizzato anche in bolletta, tra utenza residenziale e canone, la questione dovrebbe essere superata per il futuro. Ma per le imposte che saranno caricate dal prossimo luglio seguendo la tariffa applicata, gli errori saranno all' ordine del giorno. Per avere un' idea delle dimensioni del mare in cui il fisco effettuerà la sua pesca a strascico, basti pensare che le utenze domestiche in Italia sono complessivamente 29,4 milioni, di cui 23,5 residenziali, a fronte dei circa 15,7 milioni di abbonati Rai attuali a cui si aggiungono 1,2 milioni di morosi .

Per evitare di finire per sbaglio nella rete bisogna avventurarsi nel mondo delle dichiarazioni sostitutive, necessarie sia per certificare la non detenzione della tv sia, il caso più a rischio di doppio balzello, per comunicare che il canone è già pagato da un altro componente del nucleo familiare. E qui viene il bello. Le modalità di invio della dichiarazione sono infatti state ufficializzate solo sabato scorso con il decreto, ma il termine stabilito dall' Agenzia delle entrate per lo stesso invio è scaduto il 16 maggio (da ora si potrà evitare solo il pagamento del canone per il secondo semestre 2016). Non solo. Il decreto ha stabilito che per le dichiarazioni bisogna usare «esclusivamente» il modello approvato dal fisco il 24 marzo.

Il che significa, a differenza di quanto previsto sul sito delle Entrate (valgono «tutte le dichiarazioni, purché rese ai sensi dell' articolo 47 del DPR 445/2000») che le autocertificazioni presentate prima finiscono nel cestino. Quanto al modello del fisco, esso deve essere inviato o in modalità telematica (con le credenziali Entratel o Fisconline) o via pec (ma solo se si è in possesso di firma digitale) oppure per raccomandata (ma con il plico, senza busta).

Si capisce bene che con questo percorso ad ostacoli ben pochi saranno riusciti a fare le cose come prescritto. Per loro non resta che la strada del rimborso, che dovrebbe avvenire con un accredito in bolletta. Come chiederlo, nessuno ancora lo sa. Le modalità, si legge nel decreto, «saranno definite con provvedimento del direttore dell' Agenzia delle entrate da emanarsi entro 60 giorni». Nel frattempo, meglio organizzarsi. Questo il consiglio del legale dell' Aduc, Emmanuela Bertucci: «Verificare con estrema attenzione le bollette elettriche dal mese di luglio in poi. Se ci sono importi di canone non dovuti, consigliamo di stornare la somma relativa e comunicare il mancato pagamento sia all' Agenzia delle entrate sia alla società elettrica». Basterà? Lo sapremo presto.

Il bluff dell'8 per mille alla Chiesa A chi vanno (davvero) i vostri soldi

Il bluff dell'8 per mille alla Chiesa. A chi vanno i vostri soldi


di Davide Maria De Luca



Come ogni anno è arrivato il momento di pagare le tasse e di decidere a chi destinare il proprio 8 per mille, una quota dell' IRPEF che è possibile usare per finanziare la propria confessione religiosa o altre attività sociali e umanitarie realizzate dallo Stato. Ma a chi vanno davvero i soldi dell' 8 per mille? La risposta è contenuta in alcune recenti inchieste giornalistiche e soprattutto in un rapporto della Corte dei Conti pubblicato lo scorso ottobre: almeno in parte, finiscono a pagare multe delle curie oppure in investimenti spericolati; vengono distolti per legge dalla funzione a cui li aveva destinati il contribuente oppure vengono indirizzati dove non dovrebbero andare con delle vere e proprie truffe.

E la cosa più paradossale è che questo giro di affari del valore ogni anno di quasi un miliardo e mezzo di euro (circa la metà del gettito dell' imu sulla prima casa) va avanti oramai da decenni, senza che nessun governo cerchi di intromettersi in una materia che molti ritengono troppo ingarbugliata da risolvere. L' 8 per mille venne introdotto per la prima volta nel 1985, con l' idea di destinare l' 8 per mille del gettito IRPEF a scopi di «interesse sociale», e dare la possibilità ai cittadini di cedere la propria quota allo Stato oppure alla propria confessione religiosa.

In realtà, per i cattolici le cose sono andate piuttosto spedite e la Chiesa ha subito cominciato a incassare una cifra che nel giro di un paio di decenni si è quasi decuplicata a causa dell' aumento del gettito IRPEF - tanto che la Corte dei Conti sottolinea da anni che in un quadro di riduzione della spesa pubblica, il gettito dell' 8 per mille è uno dei pochi trasferimenti che continuano a crescere, portando «a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana». Per le altre confessioni le cose sono andare più a rilento.

Lo Stato ha impiegato cinque anni a riconoscere luterani, induisti, buddisti, mentre le altre confessioni hanno dovuto aspettare in media un paio d' anni. Non esiste alcuna intesa con le numerose organizzazioni che rappresentano i musulmani in Italia. L'idea alla base della norma era spendere in attività assistenziali l' intero 8 per mille del gettito IRPEF. Per questo venne prevista sin da subito l' opzione di assegnare la propria quota allo Stato.

In questo modo anche le persone non religiose, o che non si rispecchiano in nessuna delle confessioni riconosciute, possono versare il denaro per finanziarie imprese meritorie, come la cooperazione internazionale, o, dal 2015, l' edilizia scolastica. Sulla base di questo principio, chi non esprime una preferenza sulla destinazione da dare all' 8 per mille si vedrà comunque redistribuita la propria quota, in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti.

In sostanza funziona più o meno così: l' 8 per mille di tutto il gettito IRPEF viene messo da parte e poi distribuito sulla base delle percentuali di coloro che hanno espresso una preferenza, cioè poco meno della metà degli italiani ogni anno. In questo modo, anche chi non ha espresso una preferenza, vede i suoi soldi finire distribuiti in proporzione a chi ha effettivamente compiuto una scelta. Quindi, nel 2015, l' 80 per cento di tutto il gettito, quasi un miliardo di euro, finirà alla chiesa cattolica, nonostante solo il 36,75 per cento dei contribuenti abbia indicato la chiesa cattolica come destinatario.

E anche su questo 36,75 per cento è legittimo avere qualche dubbio. Nel suo rapporto, la Corte dei Conti illustra i risultati di una serie di indagini a campione effettuate dall' Agenzia delle Entrate nei CAF Acli e Mcl, i centri di assistenza fiscale gestiti dai sindacati cattolici. Ne è venuto fuori che in quasi il 10 per cento dei casi si sono verificate delle irregolarità. Ad esempio, nel 5 per cento dei casi i centri non avevano conservato la copia originale della dichiarazione compilata dal contribuente, oppure la dichiarazione presentava una destinazione dell' 8 per mille differente da quella indicata nel documento originale. Semplici errori che possono capitare? Può essere, in ogni caso più dell' 80 per cento degli «errori» era a favore della Chiesa cattolica.

Di recente, la magistratura si è interessata spesso a come vengono spesi questi soldi. In genere la Conferenza Episcopale Italiana, che di fatto gestisce i fondi dell' 8 per mille, divide il denaro in tre destinazioni: la prima è «esigenze di culto», per le quali nel 2015 ha speso 403 milioni, distribuiti in attività come costruzione di nuovi luoghi di culto, spese delle diocesi, dei tribunali ecclesiastici e via dicendo. La seconda voce è il sostentamento del clero, costato nel 2015 327 milioni. Infine ci sono le attività caritative vere e proprie: nel 2015 la Cei ha speso in questa attività 265 milioni, meno di un terzo del miliardo che ha ricevuto. Su come vengono spesi questi fondi, la Corte dei Conti precisa che non esiste alcuna forma di controllo. Fatta salva la libertà di spenderli nel modo che preferiscono, la Corte ha specificato che sarebbe comunque necessaria una qualche forma di supervisione. Quest' anno, per la prima volta, la Cei sembra intenzionata a migliorare il livello di trasparenza, ad esempio richiedendo che singole diocesi inizino a pubblicare bilanci preventivi e consuntivi delle loro attività finanziate con l' 8 per mille. E di maggiore trasparenza sembra proprio esserci bisogno, visto che gli scandali che riguardano la gestione dell' 8 per mille sono diversi.

C' è ad esempio quello che riguarda l' ex vescovo di Cassino, Pietro Vittorelli, accusato di aver sottratto i fondi dell' 8 per mille destinati all' Abbazia più antica d' Italia. Il Vescovo è accusato di aver prelevato più di mezzo milione di euro. Un' altra inchiesta, indicata dalla stessa Corte dei Conti nel suo rapporto, riguarda invece la sottrazione di fondi dell' 8 per mille della diocesi di Trani, con cui sarebbero state pagate, tra le altre cose, alcune multe. E di questi giorni sono anche le notizie di numerosi enti religiosi che avevano investito i proventi dell' 8 per mille nelle azioni della Banca Popolare di Vicenza (il tipo di investimento più pericoloso in assoluto), perdendo così svariati milioni di euro arrivati dalle tasche dei contribuenti.

Ma se la Chiesa dovrebbe lavorare sulla trasparenza, lo Stato non è da meno. La Corte dei Conti fa notare che il governo non fa quasi alcuna pubblicità della possibilità di destinare il proprio 8 per mille a progetti pubblici. Soltanto nel corso della seconda metà dell' anno scorso alcuni siti del governo hanno iniziato a fornire questo tipo di informazioni, oltre a dati storici e contabili sugli anni precedenti - anche se alcuni link, in particolare sul sito del Ministero delle Finanze, non risultano attivi. Con tutto questo disinteresse non sembra un caso che soltanto il 7 per cento dei contribuenti abbia deciso di barrare la casella dell' 8 per mille per progetti pubblici. E curiosamente, questi soldi a volte finiscono comunque per ritornare alla Chiesa Cattolica. È il caso ad esempio degli svariati milioni di euro di competenza statale che sono stati utilizzati per restaurare la facciata e il cortile della Pontificia Università gregoriana di Roma. Nonostante siano stati utilizzati i soldi che i contribuenti italiani volevano destinare alla tutela del patrimonio italiano, l' edificio dell' università tecnicamente non appartiene al nostro Paese, visto che gode della extraterritorialità. Inoltre, come scrive la Corte di Conti, la facciata dell' edificio non ha «particolare pregio», soprattutto se paragonata alla lunghissima lista di monumenti italiani che avrebbero bisogno di interventi urgenti.

Verdini e Renzi, adesso è scontro: cosa si sono detti (e la minaccia)

Verdini e Renzi, adesso è scontro: (la minaccia)



Denis Verdini è furibondo. Quella frase pronunciata da Matteo Renzi che collega il pessimo risultato delle amministrative all'alleanza con Ala lo fa imbestialire. "Da un anno Bersani e Speranza massacrano Renzi, e adesso sarebbe colpa di Ala? L'errore, piuttosto, è stato non partire subito con il partito della Nazione...", avrebbe detto Verdini ai suoi fedelissimi secondo un retroscena di Repubblica. Non vuole essere il capro espiatorio di nessuno Verdini: "Non scherziamo, il Pd ha perso a sinistra, non ha mobilitato i suoi".

Minaccia - E se Renzi dovesse escludere i verdiniani, dovrà pagarne le conseguenze: premesso che "al Senato, ormai lo sanno tutti, siamo decisivi" e che "il Partito democratico non può fare a meno di noi", "non lo aiuteremo più. E vediamo se sarà capace di andare avanti. Ma sia chiaro che a quel punto i nostri voti li impiegheremo per un altro governo. Si scordi di andare al voto anticipato". E per far traballare il governo "non serve molto", minaccia, "basta un colpetto sul primo provvedimento utile".

Resa dei conti - Ma se la situazione non dovesse precipitare, in tema di referendum la linea di Verdini non cambia: "Noi ci impegneremo. Poi a ottobre", spiega Ignazio Abrignani, "brindiamo tutti, oppure ci suicidiamo tutti... ". Intanto c'è da vedere cosa succederà, il 20 giugno, a urne chiuse. Secondo Verdini Renzi non romperà il patto: "L'accordo reggerà", scherza: "Matteo non farà come quel marito tradito che per fare un dispetto alla moglie... ".

martedì 7 giugno 2016

Panarello arriva la verità dei periti: la rivelazione che cambia tutto

Panarello arriva la verità: la rivelazione che cambia tutto



Veronica Panarello ha una “personalità non armonica” ma “capace di intendere e di partecipare al processo”. Sono le conclusioni in sintesi dei periti che hanno eseguito gli esami psichiatrici sulla mamma di Andrea Loris Stival. L’accertamento è stato disposto dal Gup di Ragusa davanti alla quale la donna è sotto processo con l’accusa di avere ucciso il figlio Loris, di 8 anni, e di averne poi occultato il cadavere nel canalone di contrada Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina, il 29 novembre del 2014. Veronica non sarebbe quindi “pazza” e  rischia trent'anni per l'omicidio del figlio. 

Caivano (Na): L'opposizione chiede le dimissioni del Sindaco Monopoli

Chiusura Ufficio Giudice di Pace di Afragola Le opposizioni chiedono le dimissioni del Sindaco Monopoli


Dal 1 luglio 2016 non avremo più il Giudice di Pace ad Afragola. Un servizio molto importante anche per Caivano. Caso strano ad Acerra e Vallo di Lauro riportano l'Ufficio, e il Sindaco Monopoli contribuisce a chiudere quello di Afragola perché non ha 20.000 €. I primi segnali del probabile DISSESTO FINANZIARIO? Insomma, Monopoli che viene da una lunga opposizione sul territorio, e vivendo da dentro le molteplici difficoltà del Comune di Caivano, appena insediato, assume un Capo di Staff, in questo caso il dott. Giovanni De Cicco per un importo di circa 40 mila euro per l'intero mandato, soldi tra l'altro dei caivanesi, e, come appunto lamentano le opposizioni, taglia per 20 mila euro l'anno, l'unico presidio di Giustizia presente su Napoli Nord. Un paradosso. Un controsenso. Si all'informazione amica, si alle ulteriori spese che pendono sulle spalle dei cittadini, ma no al Giudice di Pace di Afragola. Ai cittadini l'ardua sentenza. 

La tragica verità sull'incidente di Salom Ecco perché è morto il giovane Luis

La tragica verità sull'incidente di Salom. Ecco perché è morto il giovane Luis



Arriva una dura verità sul tragico incidente che domenica scorsa ha ucciso il pilota spagnolo di moto2 Luis Salom. Secondo le indagini dei periti della Sag team, la caduta del 24enne maiorchino alla curva 12 della pista di Montmelò non è stata causata da un guasto meccanico, ma da una frenata ritardata. Una tragica fatalità dovuta a un errore umano quindi: "una frenata di 6 km/h più lenta del suo giro più veloce - hanno dichiarato i tecnici - a causa di una minore accelerazione in uscita dalla curva 11".

PEZZE DA NOVANTA In due 20mila preferenze Chi sono le regine del Cav

Forza Italia, Gelmini e Carfagna regine delle preferenze: insieme fanno quasi 20mila voti



La scelta ha pagato. Qualcuno deve aver sollevato perplesso il sopracciglio quando ha visto il nome di Maria Stella Gelmini, ex coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia ed ex ministro, nelle liste per il consiglio comunale milanese. E invece ha avuto ragione lei e chi l'ha voluta in quella lista. Perchè con quasi 12mila preferenze la Gelmini è stata una tra le candidate alle amministrative più votate d'Italia e ha sicuramente spinto Forza Italia al grande risultato milanese coi suoi numeri e col suo nome. Ora, lei ha detto che a Palazzo Marino ci resterà. Magari in caso di vittoria è possibile che Parisi la scelga per la squadra di governo della città. O forse, come illustri precedenti tipo Letizia Moratti, è possibile che la Gelmini dopo qualche mese in Comune, decida di passare ad altro. Ma comunque il suo contributo è stato determinante per gli azzurri, e lo sarà anche nelle settimane che ci portano al ballottaggio. Numeri leggermente inferiori ma sicuramente degni di nota ha messo da parte anche un'altra big azzurra in corsa domenica: Mara Carfagna. Pure lei, come la Gelmini, ex ministro, ha incassato oltre 5.500 preferenze da capolista azzurra a Napoli, contribuendo a spingere Lettieri al ballottaggio contro De Magistris.

VOCE DEVASTANTE La mossa di Marchini "che cambierà tutto"

La voce devastante su Marchini. "Questa mossa cambierà tutto"



Il secondo turno delle Amministrative potrebbero funzionare da prove generali per grandi manovre politiche nazionali dal sapore un po' retrò ma che sembrano ancora resistere tra le aspirazioni dei principali partiti di maggioranza e opposizione. Per il centrodestra il voto del 5 giugno nelle grandi città chiamate alle urne è stato uno tsunami. Fatta eccezione per Milano, dove il pareggio tra il renziano Beppe Sala e il moderato Stefano Parisi tiene accesa la fiammella della speranza, o per Napoli, dove il candidato di Forza Italia Gianni Lettieri ha strappato un biglietto per il ballottaggio contro un rampante Luigi De Magistris, nelle altre città come Roma e Torino il centrodestra spaccato sarebbe in teoria fuori da tutti i giochi.

Appunto in teoria, perché di fatto nessuno può considerarsi abbastanza nemico da non concepire un apparentamento, magari informale, se il soggetto da sconfiggere è un nemico ben più temibile. Su questo scenario si muoverebbero Partito Democratico e Forza Italia, alle prese con nuovi tentativi di patto del Nazareno, grazie a sostegni incrociati da nord a sud.

Un'anticipazione de Il Foglio sostiene che esistano già accordi di massima stretti tra i candidati rimasti esclusi, sia dem che azzurri, a favore dell'altro e soprattutto contro l'avversario grillino di turno. Per esempio a Torino, dove Piero Fassino dovrà vedersela contro Chiara Appendino, il candidato azzurro Osvaldo Napoli difficilmente darà consiglio ai suoi elettori di votare per la grillina. Stesso discorso, ma a parti inverse, a Napoli, dove la dem Valeria Valente si ritrova davanti al dubbio amletico se sostenere il ribelle De Magistris o il più ragionevole Gianni Lettieri. E che dire dell'accordo degli accordi, quello a Roma tra l'escluso di lusso Alfio Marchini e il dem in affanno Roberto Giachetti. Nella capitale, la grillina Virginia Raggi è andata vicina al 40%, i pentastellati romani già parlano di miracolo, e un po' miracolati di sentono anche dalle parti del Nazareno, visto che Giorgia Meloni ha mancato il ballottaggio per un'incollatura.

Caos nel quartier generale della Raggi Rocco Casalino sbrocca coi giornalisti

M5S, tensione al quartier generale della Raggi: Rocco Casalino sbrocca coi giornalisti



Momenti di tensione al quartier generale del Movimento 5 Stelle a Roma. Sono decine i giornalisti appostati nella speranza di carpire una dichiarazione tra i tanti big che stanno seguendo la sfida elettorale di Virginia Raggi. La notte è lunga, carica di emozioni e di contrordini, con annunci di interventi poi smentiti. 

"O così, o andatevene" - I giornalisti si assiepano intorno al responsabile della comunicazione del M5S al Senato Rocco Casalino, ex concorrente della storica prima edizione del Grande Fratello. Quando si sparge voce che i parlamentari grillini romani parleranno in diretta alle tv prima di incontrare i cronisti presenti (e in attesa da ore) parte la rivolta. Casalino, però, non si piega e anzi parte al contrattacco: "Io non lavoro per voi - avrebbe ribadito a chi lo contestava, secondo quanto riferisce l'agenzia Askanews -, io faccio ciò che serve a noi. Se non vi va bene potete anche andarvene".

lunedì 6 giugno 2016

"Risparmiatori ingannati, ho le prove" E la Gabanelli chiede al big di dimettersi

Milena Gabanelli: risparmiatori ingannati dalla banche. Vegas si dimetta subito



"O è in grado di produrre la smentita a questa lettera a lei indirizzata (protocollo numero 11038690) o credo che responsabilmente lei debba dimettersi". Milena Gabanelli ha chiesto in diretta durante la puntata di Report su Rai 3 di domenica 5 giugno le dimissioni del presidente della Consob, Giuseppe Vegas.

Durante il programma è stato mostrato un documento della divisione emittenti della Consob che risale al 3 maggio 2011 e che riguarda i prospetti informativi delle offerte pubbliche di vendita e sottoscrizione o di scambio di strumenti finanziari non-equity. Nella lettera la Consob invita gli enti emittenti a non inserire le informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto degli strumenti finanziari come le obbligazioni che le banche hanno venduto alla clientela, e si citano tra questi anche la Banca Popolare di Vicenza.

Vegas, sostiene la Gabanelli, "ha violato la regola Consob che prevede di raccomandare alle banche l'utilizzo di uno strumento che al risparmiatore dice: acquistando per esempio queste obbligazioni hai il 62% di probabilità di perdere metà del tuo capitale. Certo, è una probabilità, non è scritta nella pietra, ma è uno strumento utilissimo per il risparmiatore. Perché non è stato utilizzato nel corso di tutti questi anni dove Vegas si è sempre difeso dicendo: ma non sono mica stato io a vietarlo, è l'Europa che non lo vuole e comunque è uno strumento ingannevole. Allora, di sicuro in questi casi a essere stati ingannati", ha continuato la Gabanelli, "sono stati i risparmiatori, che invece la Consob deve tutelare". Anzi, "l'Europa invita ogni Paese a fare del proprio meglio per dare le informazioni chiare. E allora chi ha preso l’iniziativa di far sparire lo strumento che le informazioni chiare le dava? Vegas stesso. E la prova è in questa lettera datata Roma 3 maggio 2011".

Renzi flop dà la colpa ai candidati Poi attacca il vero nemico: chi è

Renzi: "I flop Pd sono colpa dei candidati". Poi attacca la Lega



Matteo Renzi in fuga, nella conferenza stampa sul voto alle amministrative. Il premier e segretario del Pd si presenta con un po' di ritardo in diretta tv, bruciato sul tempo sia da Giorgia Meloni sia da Matteo Salvini. E parte parlando non del Pd, ma degli altri partiti: da Forza Italia (che, dice "va bene a Milano ma malissimo altrove"), dai 5 Stelle ("bene a Roma e Torino ma non sfondano da nessuna altra parte"), dalla Lega ("Se Salvini è contento per aver preso il 2,7% a Roma, gli faccio tanti auguri. Se poi consideriamo che a Milano Forza Italia ha preso il doppio della Lega..."). E solo in fondo arriva al suo di partito, per dire che "non siamo andati bene, perchè noi siamo una squadra a cui piace vincere dappertutto e sempre e se non lo facciamo, diciamo che non va bene". Quindi, scarica le responsabilità dei flop ai candidati ("Alle amministrative il risultato dipende dal singolo candidato" e stigmatizza il "caso Napoli" dove anticipa una soluzione commissariale dopo le due sconfitte del 2011 e 2016.Poi sibila: non dimenticate che, anche dove non abbiamo vinto al primo turno, i nostri candidati hanno preso intorno, ma spesso di più, del 40%". 

Renzi nero, riunione segreta del Pd La frase disperata. Cosa succede

Renzi tesissimo, riunione segreta del Pd: la frase disperata. Cosa succede adesso



Questa volta Matteo Renzi è davvero "preoccupato". Seduto al tavolo nella sua stanza a Largo del Nazareno, riporta Repubblica in un retroscena, il presidente del Consiglio, ai suoi fedelissimi, esprime tutta la sua "preoccupazione". Non se lo aspettavano, sono scioccati. Gli exit poll riservati di Palazzo Chigi non riportavano una così devastante avanzata dei 5 stelle.  

Ma i grillini avanzano. Volano a Roma, sfidano Piero Fassino a Torino. "Se facciamo 4 ballottaggi su 5 è un risultato su cui si può lavorare", aveva detto Renzi appena chiusi i seggi. Ma ora la situazione è "allarmante". Ora il presidente del Consiglio deve scegliere cosa fare: stare con Denis Verdini o ripristinare l'Ulivo? Difficile rispondere adesso. Il nemico non è più Silvio Berlusconi ma Beppe Grillo. Il clima al Largo del Nazareno è tesissimo. Ma non c'è tempo da perdere. Il Pd perderà facilmente Roma, rischia a Torino e Milano. Bisogna sfruttare al massimo queste due settimane prima del ballottaggio: Renzi avrebbe già in mente una campagna elettorale più aggressiva.  E soprattutto sarà costretto a sedersi al tavolo con Sel e Sinistra italiana. 

SILVIO TRAVOLTO Meloni e Salvini lo asfaltano Matteo verso la leadership?

Salvini e Meloni asfaltano Berlusconi Si apre la corsa alla leadership



"Berlusconi prenda atto che è unna stagione chiusa", parla Matteo Salvini subito dopo i risultati romani. Sicuramente, guaradando i numeri c'è stato un ribaltone nei rapporti di forza all'interno del centrodestra. In soldoni la situazione è questa: dove corre unita la coalizione va al ballottaggio. Giorgia Meloni  lo dice chiaramente che a Roma può cambiare la storia del centrodestra. Il verdetto uscito dalle urne è poco rassicurante per Forza Italia e quindi molto molto incoraggiante per Matteo Salvini.

La sfida delle Meloni - "Dove ci siamo noi possiamo vincere. E attacca: "Se a Roma non dovessimo farcela, sarò colpa della scelta suicida di Berlusconi". Giorgia Meloni ha vinto la battaglia contro Marchini e per un soffio ha perso il ballottaggio a favore di Giachetti. Meloni e Salvini non comandano ancora il centrodestra però assistono con soddisfazione alla crisi di Berlusconi. Ed è proprio alla leadereship che punta Matteo Salvini. Aspetta l'incoronazione ufficilae, magari certificata da primarie nazionali che Berlusconi ha sempre rifiutato. Non a caso continua a ripetere: "Se fossi in lui mi godrei i frutti del mio lavoro". Ovviamente, l'entuaiasmo c'è ma non è totale. Perché Meloni con il 20,7 èp stata superata da Giachetti e il 19 giugno al ballottaggio con la Raggi ci andrà il Pd.

Debora Serracchiani disperata: il suo drammatico appello dopo la botta

Debora Serracchiani disperata: il suo drammatico appello



Si appella al popolo della sinistra Debora Serracchiani. In una intervista a La Stampa la vice segretaria dem commenta i risultati elettorali di queste amministrative: "La sinistra che si candidava fuori dal Pd in quanto a risultati non ha raggiunto le previsioni dei pronostici, a Roma, Milano, Torino". Quindi, "auspichiamo che l'elettorato della sinistra si ritrovi nel programma di Roberto Giachetti, al di là delle dichiarazioni fatte finora. Bisognerebbe evitare ovunque che le divisioni facciano vincere populismi e anti-politica".