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martedì 21 febbraio 2017

Europa: 45 per cento dei decessi è provocato da malattie cardiache

Europa: 45 per cento dei decessi  è provocato da malattie cardiache


di Matilde Scuderi



Le malattie cardiovascolari provocano in Europa il 45 per cento dei decessi e costano annualmente ben 210 miliardi di euro. Sono cifre da capogiro, che richiedono il massimo impegno da parte delle istituzioni e, soprattutto, dei singoli cittadini: le malattie cardiovascolari infatti colpiscono il doppio dei tumori, ma possono essere evitate in un caso su tre cambiando dello di stile di vita. Nonostante una graduale tendenza ad adottare abitudini più salubri e l'instancabile lavoro delle organizzazioni e associazioni non governative il numero assoluto di casi di malattie cardiovascolari nel corso degli ultimi 25 anni è aumentato quindi, anche se abbiamo fatto tanto, c’è ancora molto lavoro da fare. Questo è quanto emerge dalle 'Statistiche sulle malattie cardiovascolari in Europa', studio condotto dallo European Heart Network di cui Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari onlus (Alt), è la rappresentante in Italia dal 1995. 

I dati pubblicati mostrano una forte disomogeneità tra i paesi: in Italia, 148 persone su 100 mila casi muoiono a causa di cardiopatia ischemica, ma il numero è molto più elevato nelle regioni dell’Est Europa: in Ungheria le morti sono 479 su 100 mila casi, in Lettonia 584 e in Lituania fino a 700 decessi. É un peccato non cogliere le occasioni per capire, imparare, ascoltare e mettere in pratica. Ictus e infarto sono due nemici molto simili, uno colpisce il cervello, l’altro il cuore: nemici dell’uomo e della donna, in modo diverso, ma ugualmente evitabili. L’impegno è non soltanto rivolto alla nostra salute ma anche alla condivisione e alla creazione di sinergie per rendere il beneficio della corretta informazione e della ricerca l’uno il potenziamento dell’altra. Vogliamo con forza guardare il 'bicchiere mezzo pieno': le malattie cardiovascolari si possono prevenire ed evitare grazie alla maggiore consapevolezza del ruolo che l’alimentazione gioca nella salute cardiovascolare e siamo in moltissimi ad averlo capito in Europa se consideriamo che negli ultimi tre decenni il consumo di frutta e verdura è considerevolmente aumentato in Europa. Parallelamente i livelli di colesterolo nel sangue sono diminuiti così come il consumo medio di alcol. Purtroppo c’è ancora un ampio margine di miglioramento per l’abitudine al fumo che, per quanto sia significativamente diminuita, continua a rappresentare un problema di salute pubblica e una causa rilevante per le malattie cardiovascolari. L’alimentazione e la scelta delle abitudini alimentari è e resta l’elemento chiave nella lotta contro le malattie cardiovascolari, l’obesità infantile è in drammatico aumento proprio a causa delle scorrette abitudini alimentari con eccesso di consumo quotidiano di grassi e cibi spazzatura.

Nonostante negli anni ci sia stato un aumento della qualità e della quantità di informazioni sulle malattie cardiovascolari, le attuali statistiche evidenziano la forte necessità di continuare la ricerca, la formazione e la diffusione delle informazioni. Un messaggio che Alt comunica da tempo e che ribadisce ricordando la 'dichiarazione di San Valentino', sottoscritta congiuntamente il 14 febbraio 2000 a Bruxelles dalle istituzioni e dai responsabili della salute dei cittadini europei, che recita “Ogni bambino nato nel nuovo millennio ha diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili”. “Ictus cerebrale e Infarto del miocardio possono essere evitati almeno in un caso su tre – dichiara Lidia Rota Vender, presidente di Alt - A noi il compito di informarci e mettere in pratica le informazioni per vincere la battaglia contro le malattie cardio e cerebro vascolari da trombosi. Uomini e donne devono fare squadra, impegnandosi in prima persona. Una lotta che tutti noi possiamo vincere: a casa, sul lavoro e ovunque nella nostra vita quotidiana. E che deve partire da ognuno di noi! Perché nessuno oggi può dire 'io non lo sapevo'!”.

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