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sabato 11 febbraio 2017

"Niente acqua per quei bambini dell'asilo" L'ordine dell'Appendino: genitori infuriati

Torino, l'ordine dal Comune: "Niente acqua ai bambini non iscritti alla mensa"


di Claudia Osmetti




Agli studenti di Torino è negata pure l'acqua del sindaco". Anzi, della sindaca. All'ombra della Mole Antonelliana le caraffe delle mense scolastiche non sono per tutti. Nossignori: i bambini che si portano il pranzo al sacco da casa non possono usufruirne. Immaginate: arrivate a fine lezione stremati, magari l'ultima ora di matematica vi ha dato pure il colpo di grazia, prendete dalla cartella il panino al prosciutto che vostra madre vi ha preparato, iniziate a mangiarlo e vi viene sete. Ecco, a questo punto non avete soluzione: siete costretti a finirlo "a secco", come si suol dire. Insegnanti e inservienti non ci possono fare nulla, il diktat viene addirittura dal Comune: giù le mani dalla brocca.

A denunciare la situazione è la pagina Facebook di "Caro Mensa", che raccoglie le lamentele delle mamme piemontesi. C'è chi è corso ai ripari mettendo nello zaino del proprio bimbo una bottiglietta d'acqua in più, ma c'è anche chi è costretto a bere dai rubinetti del bagno. L'acqua in questione è potabile, per carità, ma andare alla toilette per "mandare giù" l'ultimo boccone ha proprio del ridicolo. Tant'è: in diversi istituti torinesi oramai è la regola, la caraffa del refettorio la toccano solo quelli che pagano la mensa. Punto.


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Tutta colpa di un emendamento bocciato dal Consiglio comunale pentastellato. L'opposizione ci aveva pure provato ad ammorbidire i termini della questione, ma no, la giunta di Chiara Appendino non ne ha voluto sapere. E ha stroncato la proposta del capogruppo leghista Fabio Ricca: il Carroccio apriva alla possibilità di condividere quel benedetto bricco tra compagni di banco «quale che sia il tipo di pasto consumato e fermo restando che i bambini che fruiscono del pasto domestico dovranno essere muniti di bicchiere personale», ma alla fine a scrosciare è stata solo la polemica.

Risultato: la prossima gara per affidare il servizio mensa in città dovrà tenere conto della decisione anti-caraffa. Alla faccia dell'acqua pubblica. Che i genitori di Palazzo Carignano e dintorni non l'abbiano presa benissimo, invece, è pacifico: sui social network è spuntata anche la lista dei consiglieri contrari, perché «è giusto che si sappiano nomi e cognomi di chi ha respinto l'emendamento». Per una volta che Pd e Forza Italia si erano anche schierati compatti col fronte del sì. E se i grillini bollano come «strumentalizzata» l'intera vicenda, dall' altra parte politica alzano il tiro: «È pazzesco che si vieti ai bambini che portano il pasto da casa di poter bere come i loro compagni», attacca il leghista Ricca, «è una scelta stupida e ingiustificabile». Così una mamma si sfoga on-line raccontando che suo figlio mangia «diviso dai suoi amici, porta le bottigliette da casa e non può nemmeno usare la pattumiera, ma riporta indietro anche i tovaglioli sporchi». Il tutto per aver detto no al servizio mensa. Quello dell'acqua è solo l'ultimo capitolo della saga sui pasti scolastici: schiscetta sì o schiscetta no. A Milano, una settimana fa, un ragazzino di 11 anni era stato costretto a uscire dall' istituto che frequenta e a ripararsi (si fa per dire) per strada per consumare il pranzo casalingo. Almeno lui, però, aveva da bere.

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