La Commissione europea, ultimatum all'Italia: "Manovra entro aprile"
Dall'Europa, arriva la minaccia finale: "Approvare in modo credibile al più tardi entro aprile misure addizionali strutturali pari ad almeno lo 0,2% del Pil per ridurre lo scarto esistente per rispettare complessivamente le regole preventive di bilancio nel 2017". Altrimenti, "il criterio del debito non può essere considerato rispettato". La Commissione europea, nel rapporto sul debito pubblico pubblicato oggi, arriva a queste conclusioni: manovra, subito. Oppure l'Italia la pagherà cara.
I burocrati di Bruxelles indicano che "il timing permette all’Italia di prendere le misure necessarie nel 2017 per assicurare un aggiustamento sufficiente verso l’obiettivo di medio termine, che è un fattore chiave per concludere che l’Italia rispetta il criterio del debito". Altrimenti, questo il messaggio, verrà valutata l'ipotesi di aprire una procedura per deficit eccessivo.
Ora, il passo successivo sarà l'invio del rapporto al comitato economico e finanziario a cui appartengono gli sherpa dell'Ecofin, i quali entro due settimane prepareranno un loro documento per valutare "il potenziale mancato rispetto del criterio del debito da parte dell'Italia". Bruxelles, da par suo, è ancor più esplicita nell'avvisare il governo Gentiloni: "Se l'Italia non adotterà le misure strutturali aggiuntive pari almeno allo 0,2% del Pil che il governo si è impegnato ad adottare al più tardi nell'aprile 2017", la Commissione dovrebbe considerare "non soddisfatto il criterio del debito stabilito dal trattato".
Il parere della Ue è durissimo: secondo le autorità continentali, infatti, l'immobilità dell'Italia mette a rischio anche gli altri Paesi: "L'alto livello di debito del governo e una dinamica protratta di debole produttività implicano rischi con rilevanza transfrontaliera in prospettiva, in un contesto di alti non-perfomrng loans e disoccupazione". Non siamo però gli unici, secondo quanto scritto nel rapporto, a presentare squilibri macroeconomici. Nel mirino anche Germania, Irlanda, Spagna, Olanda, Slovenia e Svezia. Nel dettaglio, su Berlino, pesa l’enorme surplus delle partite correnti.
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