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venerdì 23 settembre 2016

Lean management gestionale, la ‘pillola’ che guarirà la sanità

Lean management gestionale la ‘pillola’ che guarirà la sanità


di Martina Bossi



Potrebbero essere di oltre 20 miliardi l’anno i risparmi nella spesa sanitaria nazionale se nei servizi sanitari regionali si ricorresse in modo più diffuso al lean management (gestione snella), una modalità organizzativa e gestionale già applicata con successo nel settore dell’industria automobilistica (Toyota è stata la prima) e che ora comincia ad essere adottata con ottimi risultati in sanità, anche in ambito oncoematologico. Una pratica che si propone la riduzione degli sprechi di tempo e denaro e la massimizzazione del tempo dedicato al paziente. In pratica, si analizzano i processi di cura e si ottimizzano le singole attività che ne sono parte, riducendo tempi e attività superflue e concentrandosi, invece, su quelle che producono valore per il paziente. Questi dati sono emersi nel corso del convegno - tenutosi oggi all’Istituto Superiore di Sanità - sul tema ‘Patologie oncoematologiche: evoluzione della terapia e del modello assistenziale’. Considerando, ad esempio, i dati del rapporto GIMBE 2015 (Gruppo Italiano per la Medicina Basata Sulle Evidenze), si ritiene che il valore degli sprechi nelle diverse aree operative dei servizi sanitari sia dovuto per il 26 percento al sovrautilizzo di interventi inappropriati o inefficaci, per il 21 percento a frodi ed abusi, per il 19 per cento a tecnologie sanitarie acquistate a costi eccessivi, per il 12 per cento al sotto utilizzo di interventi efficaci o appropriati, per il 12 per cento a complessità amministrative e per il 10 per cento all’inadeguato coordinamento dell’assistenza. Valori, questi, che sovrapposti alle valutazioni del professor Donald Berwick, presidente emerito dello statunitense Institute for Healthcare Improvement, secondo il quale questo insieme di inefficienze pesa almeno per il 20 per cento sul totale della spesa Media Partner sanitaria, danno un’idea di quelle che potrebbero essere le risorse liberate per il nostro sistema sanitario da riallocare alle attività di valore per i pazienti e alla qualità delle cure.

Le potenzialità e gli effetti concreti - economici e non - del lean management sono stati resi evidenti nel corso del convegno di Roma con la presentazione del caso dell’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) di Siena che in diversi ambiti, tra cui quello oncoematologico, ha conseguito risparmi e recuperi di efficienza non indifferenti, reinvestiti in alta tecnologia e in iniziative a favore del paziente. Nel periodo compreso tra il 2012 e gennaio 2016, l’AOU senese l’AOU senese ha registrato una soglia di risparmio di oltre tre milioni di euro. I proventi ottenuti da questi contenimenti sono periodicamente reinvestiti in iniziative a favore del paziente: una scelta importante, questa, visto che solo nel 2014 è stato raggiunto un risparmio, tra tutti i reparti, quantificabile in 600 mila euro, reinvestiti in alta tecnologia. «Tuttavia, l’aspetto economico per noi non ha rappresentato la prima priorità - spiega Giacomo Centini, direttore amministrativo AOU Senese - ma la conseguenza di scelte destinate a migliorare l’esperienza del paziente e la qualità delle terapie. Abbiamo individuato una gerarchia di priorità: prima di tutto servire meglio il cliente, poi costruire un ambiente lavorativo positivo per gli operatori e solo in ultima battuta ridurre i costi minimizzando gli sprechi». Uno degli elementi caratterizzanti il lean management, oltre alla razionalizzazione dei processi, è il ricorso, ove possibile, alla deospedalizzazione e all’assistenza domiciliare: una pratica che tiene il paziente oncologico lontano da possibili luoghi di contagio oltre a consentirgli una migliore qualità della vita. «In oncoematologia è sempre più auspicabile il ricorso alla deospedalizzazione - ha rilevato Mario Boccadoro, ordinario di Ematologia all’Università di Torino. Pensiamo alla chemioterapia: un tempo si faceva in regime di ricovero, poi in day hospital, poi in ambulatorio e ora anche domiciliarmene. È un’evoluzione naturale: si andrà sempre più in questa direzione. Pensiamo che in ematologia si fanno anche trapianti, a casa»

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