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domenica 12 aprile 2015

Strage in Tribunale, Vittorio Feltri massacra Sergio Mattarella: "Caro presidente, hai rotto il silenzio e pure le... Perché non ricordi che..."

Strage in Tribunale, Vittorio Feltri massacra Sergio Mattarella: "Ha rotto il silenzio e pure le scatole"





"Mattarella? Ha rotto il silenzio e pure le scatole...". E' il succo dell'editoriale al vetriolo di Vittorio Feltri contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'occasione sono le polemiche sull'assurda strage al Tribunale di Milano in cui l'imprenditore killer Claudio Giardiello ha ucciso un magistrato, un avvocato e un coimputato. "Non usate quella strage per santificare le toghe", ammonisce il fondatore di Libero ed editorialista del Giornale, che come Mario Giordano su Libero di sabato 11 aprile punta il dito contro l'atteggiamento delle autorità giudiziarie italiane. Incasellare una follia "personale e privata" in un più generale "clima anti-magistrati" è sbagliato, avvertono le due penne. Vero è che Giardiello, alle prese da anni con la giustizia, ha ammesso di "odiare il Tribunale" ma come sottolinea Giordano il suo in realtà era "odio contro il mondo". 

L'affondo su Mattarella - Feltri però si concentra soprattutto sul presidente. Fino a giovedì di Mattarella si segnalavano solo le dichiarazioni misuratissime, la modestia, la volontà di restare fuori dalla rissa mediatica. "Giovedì ci siamo ricreduti -  si lamenta Feltri -. Mattarella ha parlato e ci ha talmente deluso da insinuare il sospetto che, avendo rotto il silenzio, d'ora in poi ci romperà anche le scatole con un'incessante sequela di dichiarazioni petulanti, per non dire di peggio". A scatenare le ire di Feltri sono state le frasi in difesa delle toghe subito dopo la strage: "Basta discredito sui magistrati", ha detto il Capo dello Stato. "Siamo d'accordo con il presidente che costoro non debbano essere gratuitamente offesi, cosa che invece avviene abbastanza frequentemente - ha spiegato ancora il fondatore di Libero -. Ma il punto è un altro: che c'entra il discredito gettato sulle toghe con il massacro in tribunale?". Di fatto, nel Palazzaccio non è morto solo il giudice Ciampi ma anche, come detto, il giovane avvocato e l'ex socio di Giardiello. "Mattarella avrebbe dovuto prendersela non solo con chi scredita i magistrati, ma anche con chi diffama i legali e i soci in affari. (...) Forse spinto dal desiderio di manifestare solidarietà nei confronti dei giudici, ha colto l'occasione dell'eccidio per fare udire la propria voce in loro difesa. Probabilmente si è pure dimenticato che spesso i magistrati si  screditano da soli: la recente lite fra Bruti Liberati e Robledo, proprio nella Procura di Milano, ne è la prova".

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