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venerdì 3 aprile 2015

La voce roca e la frase sinistra del Papa: "Sono stanco. E come incenso, presto..."

Papa Francesco e la stanchezza: "E' come incenso che sale al Cielo"





"Sapete quante volte penso a questo alla stanchezza di tutti voi? Ci penso molto e prego di frequente, specialmente quando ad essere stanco sono io". Con questa confidenza Papa Francesco ha aperto ieri, giovedì 2 aprile, l’omelia della messa crismale celebrata in San Pietro con il clero della diocesi di Roma e numerosi vescovi e cardinali della Curia. "Prego per voi", ha aggiunto il Pontefice, "che lavorate in mezzo al popolo fedele di Dio che vi è stato affidato, e in molti luoghi assai abbandonati e pericolosi". Quindi una frase pronunciata con voce roca, un pizzico preoccupante: "E la nostra stanchezza, cari sacerdoti, è come l’incenso che sale silenziosamente al Cielo". "La nostra stanchezza", ha puntualizzato, "va dritta al cuore del Padre”. "Siate sicuri", ha esortato i sacerdoti, "che la Madonna si accorge di questa stanchezza e la fa notare subito al Signore".

Tre tipi di stanchezza - Bergoglio ha parlato di tre tipi di stanchezza: la prima è quella "buona e sana" che arriva immergendosi fino in fondo nel gregge, cioè negli impegni che indica il Vangelo. La seconda è la stanchezza del male, che arriva dal Demonio e bisogna saperla neutralizzare senza "farsi cadere le braccia davanti allo spessore dell’iniquità, davanti allo scherno dei malvagi". Infine, la stanchezza che a Bergoglio sembra essere "la più pericolosa" quella di se stessi, come dire la noia: una pena che affligge quegli ecclesiastici che considerano i drammi degli altri come "un notiziario" e si nascondono "in un ufficio o nelle auto con i vetri oscurati". Bergoglio ha rassicurato i "suoi preti" con le parole del Signore: "’Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo". "Solo l’amore", ha concluso Papa Francesco, "dà riposo. Ciò che non si ama stanca, e alla lunga stanca male".

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