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sabato 4 aprile 2015

Il governo italiano alza la testa Il marò non torna in India. E l'altro...

Marò, il governo italiano alza la testa: Massimiliano Latorre non tornerà in India


di Chiara Giannini 


Massimiliano Latorre non tornerà in India. Una notizia che fonti vicine alla Difesa danno ormai per certa. Per il fuciliere di Marina, alla data del 12 aprile prossimo, giorno in cui scadrà il permesso di soggiorno in Patria concesso da New Delhi per consentirgli di curarsi in seguito all’ictus che lo colpì alcuni mesi fa, il governo Renzi avrebbe infatti presentato un’istanza con cui si chiede una proroga «per motivi umanitari», esattamente come accadde lo scorso gennaio, quando la richiesta fu accordata. Latorre, infatti, non sta ancora bene. Non è in grado di affrontare un viaggio verso una terra così lontana, anche se, da uomo d’onore, non ha mai nascosto che - se gli venisse chiesto - non esiterebbe a prendere l’aereo per raggiungere Salvatore.

Massimo riserbo - L’India avrebbe già mostrato segnali di apertura, cosa che renderebbe onore al governo Modi, anche se la comunicazione ufficiale non è ancora arrivata. Le conferme che l’intenzione del governo italiano siano quelle di procedere su questa strada, arrivano anche da alcuni rappresentanti del Cocer interforze, che pur non potendo parlare dell’incontro che hanno avuto martedì scorso con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, per essere aggiornati sulla vicenda, dichiarano: «Non è Massimiliano che deve tornare in India, ma Salvatore che deve tornare in Italia». Antonio Colombo, proprio del Cocer interforze, precisa: «Devo mantenere il riserbo, ma non vorrei che questo silenzio fosse interpretato come disinteresse, perché così non è. Da sempre siamo presenti e attenti per la vicenda dei nostri fucilieri. Noi restiamo in attesa di vedere cosa accadrà il 12 aprile, giorno in cui scadrà il permesso per Latorre, e se quanto ci è stato promesso, ovvero che Massimiliano non tornerà in India, sarà rispettato». Sulla stessa linea anche un altro collega del Cocer, Vito Alò, che ribadisce: «Se non parliamo non significa che siamo disinteressati, tutt’altro». Quasi un invito, insomma, a far lavorare chi di dovere.  D’altronde un indizio di una trattativa in corso starebbe proprio nel pressante silenzio che il governo e, in particolare, il ministro Pinotti e quello degli Esteri, Paolo Gentiloni, stanno continuando a tenere a ridosso della data del 12 aprile. Un silenzio dietro cui, lo dicono ancora fonti vicine alla Difesa, si nasconderebbe proprio la trattativa in corso anche per il possibile rientro di Girone.

La sorte di Girone - Il ministro avrebbe parlato della nuova istanza e del dialogo per una soluzione per il secondo marò per il quale, a questo punto, le cose sembrerebbero cambiare. Per il fuciliere, che trascorrerà la Pasqua assieme alla sua famiglia a New Delhi, il governo avrebbe messo in campo una serie di azioni. Voci di corridoio parlano di un negoziato e di una trattativa per il rientro veloce in Patria per motivi umanitari, viste le sue condizioni di stress psicologico. Insomma, niente arbitrato internazionale, ma un dialogo aperto tra due Paesi per una soluzione che possa mettere tutti d’accordo.  Il presidente della commissione Difesa della Camera dei deputati, Elio Vito, che a inizio settimana, assieme ad altri esponenti della commissione, ha fatto visita a Taranto a Latorre, racconta: «L’ho detto subito che Massimiliano deve restare in Italia ed è semmai Salvatore che deve tornare a casa. Max è un uomo forte, anche se l’ho visto provato e a causa delle sue condizioni di salute è auspicabile che resti in Italia. Potrà iniziare a star meglio solo quando troverà la dovuta serenità. Stessa cosa - continua - vale per Salvatore, le cui condizioni di stress sono alte. Da precisare che hanno già scontato una pena di oltre tre anni per un reato che non hanno commesso. È l’ora che tornino entrambi in Patria».  E anche l’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente dell’associazione Leone di San Marco se lo augura: «Sono già tre anni che dovevano essere qui, invece finora ci sono state solo chiacchiere che non hanno portato a niente. Noi non abbiamo più fiducia in quelli che dovrebbero essere coloro che curano i nostri interessi. Noi non siamo informati su cosa stia facendo il governo, ma posso assicurare che Massimiliano in India non ci tornerà. Siamo disposti anche a incatenarci ai cancelli d’imbarco, se la cosa dovesse accadere. E anche Salvatore deve essere riportato a casa, prima possibile. Perché sono innocenti e non esiste capo d’accusa». Il silenzio dietro cui si sta trincerando il governo Renzi, per una volta, pare si possa interpretare come un segnale di «lavori in corso». La speranza è che non si tratti del solito falso allarme.

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