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domenica 5 marzo 2017

Ti abboffi di sushi senza limiti? Ahia... Inchiesta delle Iene: cosa mangi davvero

Inchiesta delle Iene: ecco cosa mangi davvero nei ristoranti "all you can eat"



Stasera, domenica 5 marzo in prima serata su Italia 1, tra i servizi delle Iene Show, con Nadia Toffa, Andrea Agresti, Paolo Calabresi, Giulio Golia e Matteo Viviani, uno sui cosiddetti ristoranti "All you can eat", ovvero dove, sia a pranzo che a cena, è possibile mangiare senza limiti spendendo un esiguo prezzo fisso.

La maggior parte di questi esercizi serve cibo giapponese, tra cui il sushi. È possibile consumare pesce crudo fresco e spendere solo poche decine di euro?. Se lo chiede Nadia Toffa nella sua nuova inchiesta sulla sicurezza alimentare che, con l’aiuto di un esperto, si reca in alcuni di questi ristoranti a Milano per valutare, tramite un primo impatto visivo, olfattivo, gustativo e tattile, la qualità del cibo offerto.

Successivamente, l’inviata decide di far analizzare alcuni campioni di pesce prelevati all’interno di otto “all you can eat” milanesi per testare il loro stato igienico-sanitario. Tre di questi riportano risultati discretamente soddisfacenti, mentre negli altri cinque casi viene riscontrata un’elevata presenza di batteri all’interno del pesce, da escherichia coli a stafilococco.

Secondo questo esame, se nel sushi di prestigiosi e rinomati ristoranti giapponesi il valore di riferimento dei batteri si colloca a 100, nei campioni dei cinque “all you can eat” risultati negativi, i parametri arrivano fino a 860.000. In due casi è stata anche rilevata la presenza di istamina, una sostanza che può provocare addirittura il soffocamento in individui particolarmente allergici.

Infine, la Toffa incontra il famoso chef di origine nipponiche e brasiliane Ricardo Takamitsu che fornisce un vademecum per riconoscere il sushi fresco.

"Aiuto, mi vogliono violentare in India..." Carabinieri-eroi: così salvano un'italiana

"Sono su un treno in India: mi stanno importunando". Donna salvata dai Carabinieri del comando di Udine



Una telefonata sicuramente diversa dalle altre quella arrivate nella notte tra venerdì e sabato alla centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri di Udine: "Aiutatemi, sono su un treno in India: alcuni ragazzi mi stanno importunando". Dall'altra parte del telefono c'era una turista friulana di 66 anni, in India per un pellegrinaggio con un gruppo di monaci tibetani, che a causa loro non riusciva a rientrare nella struttura in cui alloggiava.

Attraverso un cellulare con la scheda indiana ha chiamato il numero fisso della caserma di Udine chiedendo soccorso, spaventata da questi uomini probabilmente intenzionati a sottrarle del denaro. L'operatore che ha preso la telefonata ha immediatamente contattato il ministero degli Esteri e l'ambasciata italiana a Nuova Delhi, consentendo così alla donna di essere scortata e rientrare al suo alloggio senza ulteriori problemi.

Dite addio al prosciutto San Daniele: che (brutta) fine fa il "Re" dei crudi

Il prosciutto San Daniele in mani francesi: Ca Animation rileva Dok Dall'Ava



Un altro prodotto d'eccellenza del made in Italy è finito in mani straniere. Dopo Parmalat, Bottega Veneta, Bulgari e Gucci, questa volta è toccato al prosciutto San Daniele del Friuli: il gruppo alimentare francese Ca Animation, a cui fanno capo le società produttive Loste Tradi France e Jean Larnaudie, ha annunciato l'acquisizione della maggioranza del prosciuttificio italiano Dok Dall'Ava con sede a Udine.

Come riporta Il Giorno, la Ca Animation è gestita dalla famiglia di Antoine d'Espous, ha un fatturato di 400 milioni di euro con un margine operativo di circa 34 milioni ed esporta salsicce, salami e prosciutti in 11mila punti vendita di 40 paesi. I 1900 dipendenti lavorano divisi in 12 stabilimenti di produzione.

Carlo dall'Ava ha dichiarato che la nazionalità dei prosciutti non deve essere messa in discussione, in quanto il San Daniele continuerà a essere legato al suo territorio: "Si tratta di allargare gli orizzonti, di allearsi per entrare in nuovi mercati, offrendo nuove percezioni gustative". A stretto giro di posta, ecco la risposta Antoine d'Espous: "Pensiamo che Dok Dall'Ava sia il miglior prosciutto italiano, quindi uno dei migliori al mondo".

Renzi a Grillo: "Sciacallo, vergognati Ti dico io cosa penso di mio padre"

Indagine Consip, botta e risposta tra Grillo e Renzi sul papà Tiziano



Di politico ormai lo scontro tra Beppe Grillo e Matteo Renzi non ha più nulla. Il botta e risposto tra i due - via blog - è tutto personale e va a toccare le corde più private della vita di ognuno. La prima stoccata è partita dal leader grillino che ha dedicato un lungo post all'indagine che riguarda Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Secondo Grillo, le ultime apparizioni in tv di Renzi dimostrerebbero quanto l'ex segretario Pd sia spregiudicato, al punto da scaricare il padre. La frase incriminata è quella detta a Otto e mezzo su La7, quando Renzi ha dichiarato: "Se si scoprisse che mio padre fosse colpevole, dovrebbe essere condannato a una pena doppia". Su queste parole Grillo ha cominciato il post: "L'unica vera notizia - ha scritto sul blog - è la frase più infelice e stupida della storia, quella del rottamatore che riuscì a rottamare il solo padre". E poi aggiunge: "Si comporta come l'ultimo cucciolo di alien, quello bianco (mezzo uomo e mezzo alien) nasce e si mangia la madre. Così come il menomato morale dice: 'per mio padre doppia condanna', lo esclama così... con l'intensità morale di un'ordinazione al bar del circolo dei compagni di merende. Sono prime pagine che non si possono leggere, le uniche cose comprensibili sono schifezze".

Renzi ha risposto di suo pugno, usando il suo blog personale. Lo ha fatto con una lettera diretta a Grillo, un testo duro e diretto, che non si concede ampi passaggi sulla vita personale dell'ex premier, sulla sua infanzia e adolescenza e sulla figura del padre in tutti quegli anni. Una descrizione accorata che conclude: "Questo è mio padre. Buttati come uno sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto".


Caro Beppe Grillo,

ti rispondo da blog a blog dopo aver letto le tue frasi su mio padre.

Non sono qui per discutere di politica. Non voglio parlarti ad esempio di garantismo, quello che il tuo partito usa con i propri sindaci e parlamentari indagati e rifiuta con gli avversari. Quando è stata indagata Virginia Raggi io ho difeso la sua innocenza che tale rimane fino a sentenza passata in giudicato. E ho difeso il diritto-dovere del Sindaco di Roma di continuare a lavorare per la sua città. Ma noi siamo diversi e sinceramente ne vado orgoglioso.

Niente politica, per una volta.

Ti scrivo da padre. Ti scrivo da figlio. Ti scrivo da uomo.

Da giorni il tuo blog e i tuoi portavoce attaccano mio padre perché ha ricevuto qualche giorno fa un avviso di garanzia per “concorso esterno in traffico di influenza”. È la seconda volta in 65 anni di vita che mio padre viene indagato. La prima volta fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato indagato per due anni e poi archiviato perché - semplicemente - non aveva fatto niente.

Vedremo che cosa accadrà. Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza, si è fatto interrogare rispondendo alle domande dei magistrati, ha attivato tutte le iniziative per dimostrare la sua estraneità ai fatti.

Personalmente spero che quando arriverà la parola fine di questa vicenda ci sia la stessa attenzione mediatica che c’è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere.

Ma tu, caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima - la dimensione umana tra padre e figlio - senza alcun rispetto. In modo violento.

In una trasmissione televisiva ieri ho spiegato la mia posizione, senza reticenze. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe - proprio perché mio padre - il doppio della pena di un cittadino normale. E ho detto che spero si vada rapidamente a sentenza perché le sentenze le scrivono i giudici, non i blog e nemmeno i giornali.

Per decidere chi è colpevole e chi no, fa fede solo il codice penale, codice che pure tu dovresti conoscere, caro Beppe Grillo.

Dire queste cose costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l’unico modo per rispettare le Istituzioni. Perché quando hai giurato sulla Costituzione, quando ti sei inchinato alla bandiera, quando hai cantato l’inno nazionale davanti a capi di stato stranieri rimani uomo delle Istituzioni anche se ti sei dimesso da tutto. Anziché apprezzare la serietà istituzionale tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto.

Allora lascia che ti dica una cosa.

Mio padre è un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta).

Per me però è semplicemente mio padre, mio babbo.

Mi ha tolto le rotelline dalla bicicletta, mi ha iscritto agli scout, mi ha accompagnato trepidante a fare l’arbitro di calcio, mi ha educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini, mi ha riportato a casa qualche sabato sera dalla città, mi ha insegnato l’amore per i cinque pastori tedeschi che abbiamo avuto, mi ha abbracciato quando con Agnese gli abbiamo detto che sarebbe stato di nuovo nonno, mi ha pianto sulla spalla quando insieme abbiamo accompagnato le ultime ore di vita di nonno Adone, mi ha invitato a restare fedele ai miei ideali quando la vita mi ha chiamato a responsabilità pubbliche.

Questo è mio padre. Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto.

Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti Mattia, Francesco, Gabriele, Emanuele, Ginevra, Ester, Maddalena, Marta e Maria.

E spero che un giorno ti possa vergognare - anche solo un po’  per aver toccato un livello così basso.

Ti auguro una buona serata. E ti auguro di tornare umano, almeno quando parli dei valori fondamentali della vita, che vengono prima della politica.

Matteo Renzi

Le mani di Beppe Grillo sull'Italia Sondaggio devastante: fa il vuoto

Sondaggio Demos, il M5s torna primo partito. Cala il Pd, crolla la Lega Nord



La scissione, le lotte intestine, gli scandali, l'inchiesta Consip, le dimissioni di Matteo Renzi. Il Pd non è in un momento d'oro e i numeri ne risentono a vantaggio di Beppe Grillo. Come illustra un sondaggio realizzato da Demos e pubblicato su Repubblica, se nel febbraio del 2017 i dem raccoglievano una percentuale di consensi del 29,5, a marzo si prospetta una perdita di due punti: siamo a quota 27,2. E, come detto, i grillini godono: passano dal 26,6 del mese scorso al 28.8 attuale, prima forza in assoluto. Dietro Forza Italia che perde ancora passando dal 13,2 all'11,5. Piange anche la Lega Nord di Matteo Salvini: se a marzo raccoglieva il 13,4 per cento adesso siamo al 10,6. Un tonfo clamoroso e che, se confermato, consegnerebbe ancora a Silvio Berlusconi le chiavi del centrodestra.

Chi poi continua, costantemente, a salire è Fdi-An, balzata al 6,7% rispetto al 5,2% della precedente rilevazione (si pensi che a giugno del 2015 il partito di Giorgia Meloni era dato al 3,3 per cento). Poi Sinistra Italiana, accreditata di un 4,2%, Ndc-Udc al 2,4% e Campo Progressista, il nuovo partito di Giuliano Pisapia, che si deve accontentare di un misero 2 per cento. Infine, fari puntati sulla "cosina rossa" nata dalla scissione del Pd: Democratici e progressisti, il partito di Bersani e D'Alema, viene accreditato di un 4,2 per cento.

sabato 4 marzo 2017

"Gli immigrati tutti da ammazzare" Video rubato: Pd, chi li vuole morti

Castenaso, i militanti alla festa del Pd: "Gli immigrati tutti da ammazzare"



A sentirli parlare sembrano i classici militanti della Lega che spesso vengono mostrati in tv, esasperati dall'immigrazione clandestina e dall'emergenza sicurezza. E invece quelli mandati in onda giovedì scorso da Piazza Pulita su La7 sono tutti militanti del Pd, ma di quel Pd duro e puro che partecipa ancora alla Festa dell'Unità. Le telecamere del programma di Corrado Formigli sono andate a Castenaso, nel Bolognese, cuore rossissimo dell'elettorato Dem. Quando l'inviato ha provato a conoscere le opinioni dei vecchi comunisti sulle politiche dell'accoglienza tanto care alla sinistra, si è sentito rispondere: "L'immigrazione è troppa, che vadano a casa loro". Un altro militante ha tagliato corto: "Ma quale sinistra? La sinistra non esiste più".

Bando alle etichette, anche i vecchi comunisti non si ritrovano più negli schemi del secolo scorso. Anzi c'è chi non si fa troppi problemi a tirare in ballo Matteo Salvini: "Su certe cose son d'accordo con lui: ammazzare tutti gli immigrati. Anzi. Al rumeno che ha rubato, lo seppellisci con un escavatore e nessuno lo trova". Gli amici di bocciofila gli fanno eco: "Se entra un ladro in casa gli sparo in fronte. Non ho paura, ho 9 fucili e 4mila cartucce. Prima che mi prendono ne lascio a terra così tanti".

Il quartiere degli italiani anti-clandestini Dove sono le ville blindate (in vendita)

Treviso, un intero quartiere blindato anti-immigrati



Treviso, villaggio “Borgo San Martino”. Un fortino, un quartiere-bunker difeso da un muro alto quasi tre metri, una zona esclusiva e inaccessibile, abitata prevalentemente da liberi professionisti. Una mamma che abita la struttura ha detto: “La sicurezza è intesa a 360 gradi: un clima famigliare, bimbi che possono giocare senza il rischio di venire investiti, vicini di casa selezionati. La barriera perimetrale scoraggia i malintenzionati”. 

Delle 21 case realizzate soltanto una è ancora acquistabile, ma il progetto è in continua evoluzione: pronto un ampliamento con altre sette villette a due piani. Il costo, tutto sommato, non è proibitivo: da 320 mila a 410 mila euro, a seconda della grandezza dell'abitazione. Prevista la videosorveglianza per ogni alloggio e si fa sempre più probabile la possibilità di una guardia a presidiare il borgo, o un più sobrio servizio di portineria.

Nel frattempo si sono accese le polemiche: “Vanno stigmatizzate queste iniziative che si basano sul livello di percezione della sicurezza, non su quella reale. Siamo una cittadina di provincia, con reati in calo e criminalità sotto controllo. Cosa dovrebbero fare allora a Milano o Torino: mettere un fossato con le mitragliatrici?” ha detto il presidente provinciale dell’associazione ambientalista Romeo Scarpa. Anche il sindaco Giovanni Manildo ha espresso la sua: “Sicuramente la nostra idea non è quella di quartieri fortificati o murati, Treviso è una città sicura e di certo non ha bisogno di alzare barriere. Rispettiamo e promuoviamo il diritto di ciascuno alla protezione e alla privacy".