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domenica 11 giugno 2017

Elezioni, i dati dell'affluenza Renzi, Grillo, Cav e Salvini: chi rischia di più (e dove)

Elezioni, i dati dell'affluenza. Da Renzi a Grillo, da Berlusconi a Salvini: i dati



È del 19,36% l'affluenza alle elezioni comunali rilevata dal Viminale alle ore 12. Il dato riguarda i 1.004 Comuni dove sono chiamati alle urne oltre 9 milioni di elettori per il rinnovo delle amministrazioni locali. I seggi si chiuderanno questa sera alle ore 23. Per quanto non sia possibile un raffronto omogeneo sullo stesso numero di Comuni, la partecipazione appare in notevole crescita rispetto alle tornate amministrative più recenti, quando però si votava anche il lunedì. Domenica 26 maggio 2013 alle ore 12 aveva votato l'11,57% degli elettori, mentre domenica 6 maggio 2012 l'affluenza alla stessa ora era stata del 13,05%. 

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Questo nonostante tutti i partiti abbiano fatto una campagna elettorale soft, senza caricare di valenze nazionali il voto locale, e con candidati molto radicati sul territorio. Fari puntati sui Comuni più significativi a livello politico, da Genova dove Beppe Grillo gioca in casa ma potrebbe vedere il proprio candidato restar fuori dal ballottaggio, a Parma, prima città che ha visto trionfare il Movimento 5 Stelle con Federico Pizzarotti che oggi corre da solo in aperta polemica con il Movimento che l'ha espulso. 

L'impressione è che i partiti e i leader abbiano più da perdere che da guadagnare. Innanzitutto Matteo Renzi, uscito più forte dalle primarie democratiche e dato in leggera risalita nei sondaggi. Al Nazareno considerano una vittoria aggiudicarsi almeno 15 Comuni, anche se qualcuno pesa più degli altri. Due "feudi" come L'Aquila e Genova e poi Palermo, dove invece Grillo sogna il colpaccio. Il Movimento 5 Stelle si gioca moltissimo però a Genova, dopo il caos della candidatura tra Pirondini imposto dall'alto e la Cassimatis votata sul blog e poi silurata, e ora in corsa da sola. Una sconfitta poi a Parma, magari per mano dell'ex Pizzarotti, sarebbbe un brutto colpo, soprattutto simbolico.

A sinistra sono alla finestra Bersani e gli scissionisti di Mdp. Contano sul tracollo di Renzi, perché per ora l'unione vagheggiata con Pisapia e l'ex Sel non esiste. Pezzi di sinistra sostengono vari candidati del Pd, e in generale si dividono tra liste civiche. Non un buon segnale per il primo test elettorale.

Nel centrodestra si giocherà il primato tra i moderati di Silvio Berlusconi e i sovranisti di Matteo Salvini. Il centrodestra al Nord corre insieme, ma con candidati "di parte". In Veneto la Lega punta alla doppietta a Verona (contro il "traditore" Tosi, che potrebbe dare una mano al Pd) e Padova, mentre Forza Italia giocherà la sua partita soprattutto in Lombardia, tra Lodi, Monza e Como.

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