Roma, morte sospetta: "È mucca pazza, non ci sono dubbi"
È morto mercoledì sera, al Policlinico di Tor vergata, un ingegnere elettronico di 62 anni per un sospetto contagio di mucca pazza. L'uomo si era recato in ospedale qualche settimana prima con i primi sintomi del morbo, come la vista sdoppiata e le difficoltà di memoria. Entrato in ospedale il 5 gennaio, riporta Il Messaggero, solo cinque giorni più tardi era stato portato nel reparto di neurologia: le sue condizioni, peggiorate in breve, mostravano i primi segni del morbo come la demenza e improvvisi attacchi epilettici. La salma, ora custodita presso l'istituto nazionale per le malattie infettive di Lazzaro Spallanzani, sarà sottoposta all'autopsia che potrà così confermare o meno il morbo di Creutzfeldt-Jacob, di cui la mucca pazza è una variante, ancora senza cura.
Da una prima risonanza ed encefalogramma sarebbero già evidenti i buchi con sostanza biancastra nell'encefalo, tipici della meningoencefalite spongiforme. I familiari non hanno dubbi sull'esito dell'autopsia, come spiega una cugina dell'ingegnere, medico chirurgo del Gruppo San Raffaele di Milano: "I risultati del prelievo del liquor cefalorachidiano effettuato nei primi giorni di degenza e inviato a Verona sono arrivati il giorno prima della morte e non hanno lasciato spazio a dubbi, evidenziando il prione (una proteina alterata) del morbo. Mio cugino è morto mercoledì sera alle nove tra le mie braccia, circondato dall'amore infinito della moglie e dei due figli, una femmina e un maschio, poco più che ventenni. Ma com'è possibile morire ancora, nel 2017, di mucca pazza? Perché la ricerca si è fermata o non viene incoraggiata? Perché ci siamo dovuti sentire dire da medici impotenti che non c' era nulla da fare per salvare la vita di un uomo intelligente e brillante come lui? Per questo vogliamo denunciare l' accaduto perché non cali l' attenzione su questa malattia".
Da una prima risonanza ed encefalogramma sarebbero già evidenti i buchi con sostanza biancastra nell'encefalo, tipici della meningoencefalite spongiforme. I familiari non hanno dubbi sull'esito dell'autopsia, come spiega una cugina dell'ingegnere, medico chirurgo del Gruppo San Raffaele di Milano: "I risultati del prelievo del liquor cefalorachidiano effettuato nei primi giorni di degenza e inviato a Verona sono arrivati il giorno prima della morte e non hanno lasciato spazio a dubbi, evidenziando il prione (una proteina alterata) del morbo. Mio cugino è morto mercoledì sera alle nove tra le mie braccia, circondato dall'amore infinito della moglie e dei due figli, una femmina e un maschio, poco più che ventenni. Ma com'è possibile morire ancora, nel 2017, di mucca pazza? Perché la ricerca si è fermata o non viene incoraggiata? Perché ci siamo dovuti sentire dire da medici impotenti che non c' era nulla da fare per salvare la vita di un uomo intelligente e brillante come lui? Per questo vogliamo denunciare l' accaduto perché non cali l' attenzione su questa malattia".
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