Bongiorno sul caso di Garlasco: "Stasi e la revisione del processo, la verità"
di Cristiana Lodi
«Non è facile. Anzi è davvero molto raro ottenere la revisione di un processo, anche se il Codice di procedura penale lo prevede quando emergono nuove prove. Bisogna trovare la chiave giusta e non tutte possono funzionare per la stessa serratura».
Avvocato Giulia Bongiorno, nel caso di Garlasco sarebbe stato trovato un Dna riferibile a un soggetto maschio, sul quale si potrebbe ora indagare. Scagionando un condannato.
«Bene fanno gli avvocati di Alberto Stasi, se ritengono di avere in mano questa evidenza. Il Codice non a caso lo contempla. È giusto però fare una riflessione in merito al Dna e alla cosiddetta prova scientifica, la quale non è inconfutabile né incontrovertibile».
A lei si può credere avvocato, lo si è visto al processo di Perugia: il suo assistito Raffaele Sollecito è stato scagionato da ogni accusa nonostante il suo Dna impresso sul reggiseno della vittima.
«C'è Dna e Dna, non si può fare lo stesso ragionamento in ogni contesto. Dipende sempre dal tipo di Dna, ovvero dalla qualità e dalla quantità della sostanza biologica di cui si dispone. Impossibile trascurare anche il contesto in cui questa prova (solo ipotetica) si inserisce. Soprattutto quando il tempo trascorso è molto. E i testimoni possono essere scomparsi o diventati inattendibili».
Per questo delitto, i difensori del condannato hanno agito su due fronti paralleli. Significa che la loro tesi è supportata?
«Il processo per l'omicidio di Chiara Poggi è il processo indiziario per eccellenza. Anche la sentenza di condanna ha seguito un percorso controverso: quattro gradi di giudizio. Due assoluzioni, poi la condanna nel secondo Appello e quindi la conferma in via definitva, oltretutto con l'accusa stessa che chiedeva di annullare la condanna. Un caso emblematico per complessità e contraddizioni. Ripeto: bene fa la difesa a chiedere la revisione alla procura generale di Milano (che dovrà inviare gli atti alla corte d' Appello di Brescia) e a ordinare nuove indagini alla Procura di Pavia. Eccoli i due fronti di cui lei dice e sui quali si è agito. Aspettiamo. Ma attenzione: la revisione del processo non è il quarto grado di giudizio. Non è un' altra Cassazione. Resta la revisione di una sentenza alla luce delle nuove prove, che devono essere tassative».
La mamma di Alberto Stasi dice: c'è un nuovo Dna, ora scarcerate mio figlio.
«No, questo non sarà possibile e rimane un' altra storia. L'istanza per la riapertura di un caso non comporta la liberazione del condannato in automatico, nemmeno se si accertasse l'attendibilità delle nuove prove acquisite.

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