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venerdì 16 settembre 2016

La data del voto? Renzi ha già deciso Occhio: così fa infuriare il Quirinale

Matteo Renzi ha deciso la data del voto. La mossa che fa infuriare il Quirinale e non solo



Da un lato Matteo Renzi da giorni invita a schiarire le nubi che avvolgono il dibattito del referendum costituzionale. Dall'altro però il premier non fa altro che aggiungere carne al fuoco, infarcendo il dibattito di questioni che solo apparentemente poco c'entrano con il voto sulla riforma costituzionale, ma che di fatto gli sono funzionali all'obiettivo finale: restare in sella a prescindere dall'esito delle urne.

Ieri ha cominciato di buon mattino la sua giornata campale che si sarebbe conclusa col confronto a Bologna davanti al presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia. Come riporta Il Giornale, Renzi ha richiamato una fantomatico: "fondo di 500 milioni per la povertà" dal quale si potrà attingere naturalmente solo se vincerà il Sì. La sera alla Festa dell'Unità bolognese ha battagliato usando bastone e carota con quel pezzo di partito storicamente a lui più riottoso, arrivando anche alle minacce velate quando, a chi dal pubblico gli chiedeva di andare a casa, lui ha ribadito che resta dov'è finché gode della maggioranza in Parlamento. E ultimo, ma non meno trascurabile, c'è il pezzo di carne più fumoso sul bracere, cioè quello delle possibili modifiche all'Italicum, la legge elettorale, sulla cui legittimità si esprimerà la Corte costituzionale il prossimo 4 ottobre.

Quel che resta ancora un mistero è il giorno in cui gli italiani saranno chiamati a decidere se tenere o no la riforma Renzi-Boschi. Il premier ha annunciato che la data sarà discussa nel Consiglio dei ministri del 26 settembre. Con il calendario che scorre, le opzioni utili si stanno riducendo all'osso, facendo presagire che il giorno più probabile potrà essere domenica 27 novembre. Data non proprio casuale, perché a quel punto la legge di Stabilità sarà già passata alla Camera, portando con sé una serie di stanziamenti sempre suscettibili di modifiche nel passaggio al Senato, ma dopo il voto referendario. Una scelta squisitamente politica che poco piace al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che inutilmente ha provato a spendersi nei giorni scorsi perché il voto fosse "sterilizzato" da incursioni di mercimonio politico.

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