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giovedì 11 agosto 2016

La madre si Stasi, dà il suo cellulare "Chiamatemi. Qualcuno sa, ma non..."

"Chiamatemi al 333-253...". L'appello della madre di Stasi: "Qualcuno sa, ma non parla"



"Sono Elisabetta Ligabò. Mio figlio Alberto è in carcere da otto mesi. E se lo meritasse, credetemi, lo sopporterei. Ma io sono certa che lui è innocente e sono anche certa che qualcuno sa la verità ma non la dice. Per questo ho deciso di rompere il silenzio di questi lunghi anni e di rivolgermi direttamente a chi sta custodendo questo terribile segreto: parlate, vi prego”. Inizia così l'appello della madre di Alberto Stasi, in un pezzo pubblicato sul settimanale Giallo. Si parla, ovviamente, dell'omicidio di Chiara Poggi, per il quale Stasi, lo scorso dicembre, è stato condannato in via definitiva a 15 anni di reclusione.

Mio figlio è in carcere e io non ci dormo la notte, perché so che qualcuno sa la verità ma non la dice. La mia non è una speranza: Garlasco (Pavia) è una certezza. Quindi mi rivolgo direttamente a voi, che sapete chi ha tolto la vita a Chiara. Io vi prego: so che avete paura, lo capisco, ma mettetevi una mano sulla coscienza. Alberto ha 33 anni ed è in prigione. Non vi chiedo di mettere a rischio la vostra vita. Non pretendo che siate coraggiosi: ci sono molti modi anonimi per farmi arrivare informazioni e notizie. Per questo voglio darvi una mail e un numero di telefono. La mail è aiutiamoalberto@yahoo.com, il numero è 333.2537691. Scrivetemi, chiamatemi. Non voglio sapere chi siete, voglio solo sapere quello che avete visto. Stando zitti non fate un torto solo a Chiara, che merita giustizia, ma distruggete un’altra persona, mio figlio, che non è ancora morto, ma che non ha più una vita".

Un clamoroso appello, quello di mamma Elisabetta, che mette a disposizione addirittura il suo numero di cellulare e dei suoi riferimenti privati, convinto che qualcuno possa sapere cosa è successo a Chiara Poggi. "Nemmeno i giudici sono riusciti a dire per quale motivo mio figlio avrebbe ucciso Chiara. Lui la chiamava 'amorino', stavano per andare qualche giorno in vacanza assieme, la sera prima avevano mangiato la pizza, erano giorni felici, lei lo incoraggiava, lui stava per laurearsi, aveva il futuro a portata di mano e nessun motivo per giocarsi la vita. E poi io lo conosco da trent’anni, mio figlio: un assassino dagli occhi di ghiaccio? Ma per carità. Se lo pensassi, se avessi anche solo un minimo dubbio, ve lo giuro, lo amerei lo stesso e allo stesso modo e non lo abbandonerei mai e poi mai, ma lo guarderei scontare la sua pena, in silenzio, perché sarebbe giusto così", conclude il suo disperato appello.

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